Con il Pontoon boat General Motors debutta con Pure Watercraft

PURE barca elettrica

Il Pontoon boat con Pure Watercraft è uno dei primi passi, seppure in acqua, della trasformazione globale della General Motors in elettrico.

Nei giorni scorsi il gigante americano ha annunciato la volontà di passare alla batteria non solo nelle auto, ma pure sul settore aerospaziale poi treni, camion e barche. Dopo l’annuncio siamo già in acqua con il varo della prima barca insieme al nuovo partner di cui ha acquisito il 25% del capitale (leggi qui).

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Pure-Watercraft-GM-Electric-Pontoon-Boat. il primo frutto della collaborazione tra GM e PWC

Il battesimo pubblico di Pontoon boat al CES di Las Vegas e nel sito Internet è già possibile avviare i preordini. Si respira ottimismo nel cantiere che ha puntato su un segmento che rappresenta circa il 20% del mercato della nautica da diporto statunitense, con una crescita di oltre il 20% l’anno. Buone prospettive visto che sono state vendute circa 75.000 barche di questa categoria.

Pontoon boat con pacco batterie GM da 64 kWh, velocità massima a 19 nodi

Il Pontoon boat di Pure Watercraft ha una lunghezza di circa 7,5 metri e ospita fino a 10 passeggeri. Per quanto riguarda la propulsione è dotata di un pacco batterie da 66kWh che alimenta un motore da 25 kW – secondo l’azienda equivalente a un 50 CV – con un peso da 50 chili, RPM massimo dell’elica: 1.500 giri/minuto, elica a 3 pale.

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La velocità massima dichiarata è di oltre 19 nodi e in questo caso l’autonomia è di 26 miglia nautiche, una navigazione con una media di 4 nodi aumenta l’autonomia a 120 miglia nautiche. Questi sono i dati con un sistema di propulsione dotato di due fuoribordo. Cambiano quando si sceglie un solo fuoribordo. In questo caso la velocità massima è di 12 nodi che permette un’autonomia da 32 miglia. Ad una velocità di 4 nodi si arriva a 120 miglia come nel sistema con due motori.

I tempi di ricarica? Con 110 V si arriva a 27 ore, con 220 V siamo a 8,5 ore e con carica rapida in circa 1 ora da zero all’80% della capacità.

Quanto costa? Dai 45 ai 60 mila dollari

Il Pontoon boat è versatile, viene indicato per piccole crociere, gli sport acquatici e la pesca. Il prezzo indicato è 45.000 dollari (circa 40mila euro) con fuoribordo singolo che salgono a 60.000 (sui 50mila euro) per il fuoribordo doppio. E’ già possibile fare un preordine con deposito di 100 dollari, “completamente rimborsabile“. E come assicurano dall’azienda: “le prime consegne sono previste per la fine del 2022“.

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Avrà successo? I manager di Pure Watercraft ci credono: “La nautica con questa tipologia di barca è in piena espansione, perché le persone vogliono uscire in acqua e socializzare con la famiglia e gli amici nei grandi spazi aperti. Questa barca offre loro un’esperienza più piacevole, libera dal rumore del motore e dal fastidio del carburante e della manutenzione, a un prezzo paragonabile a quello di un equivalente convenzionale“.

Il problema nella nautica non è però il prezzo, anche quando vi sono scostamenti non banali, ma come sempre nel mondo elettrico, ancor di più in acqua, l’importante è l’autonomia. Se il Pontoon boat viene utilizzato secondo le tendenze attuali dove prevale il godimento della natura e della socialità sulle prestazioni e la velocità ci siamo. Ma c’è un punto critico. I tempi di ricarica. Problema simile ma più complesso che per le auto.

Visualizza commenti (6)
  1. Autonomia di 26/32 miglia, terrestri o nautiche? Se terrestri equivalgono a 40/50 km, se nautiche 48/60 km circa. Nemmeno si riesce a fare Como Bellagio e ritorno stando in sicurezza. In acqua l’autonomia è fortemente condizionata dalla forza e dalla direzione sia dell’onda che del vento e quindi un buon marinaio si terrà un buon 30% di margine di sicurezza sulla riserva d’autonomia. Stiamo parlando di un paio d’ore circa di navigazione per una “barca” che costa dai 40 ai 50mila $ negli USA, da verrebbe venduta sicuramente ad un prezzo maggiore. Auguri ai produttori e soprattutto ai coraggiosi armatori che avranno il coraggio di acquistare tale mezzo.

    1. Sono barche sociali, per la famiglia e gli amici per fare piccole crociere a bassa velocità. Non a caso si indicano due autonomie, non sono barche da navigare alla velocità massima. E’ un altro concetto di vivere l’acqua (sia marina che delle vie interne) e bassa velocità l’autonomia e molto più alta. Per i prezzi stiamo parlando di noccioline, le barche costano. Però ha ragione come ho scritto in conclusione il punto non è il prezzo, va bene il nuovo uso sociale ed ecologico ma il punto debole, come dice anche lei, resta l’autonomia. E le infrastrutture di ricarica.

      1. La ringrazio vivamente per le precisazioni, ciò mi permette di fare ulteriori considerazioni da appassionato fin da bambino della nautica. Avendo visto veramente tante volte piccole o grandi imbarcazioni in difficoltà per l’esaurimento del carburante questo è un argomento che ritengo importantissimo. Oltre ai soliti incauti e sprovveduti ho soccorso personalmente in una occasione la Polizia di Stato (ma non dovevi fare il pieno tu? Io no, spetta al sottoposto… vabbè siamo negli anni 60 quando tutto era ancora in divenire). Mi capitò anche una barca a vela (si dirà: tanto naviga col vento; già, ma se il vento cala e cessa?). Un paio di volte persino amici esperti navigatori sono rimasti a secco. Non mi stancherò mai di dirlo che in mare non si scherza, l’imprevisto è sempre in agguato per mille cause, non mettiamocene di nostre. Tornando al soggetto dell’articolo lo ritengo adatto al mercato americano dove quella tipologia di imbarcazioni ha un suo spazio, qui da noi non mi pare che ad oggi abbia fatto breccia e dubito possa farlo con la motorizzazione elettrica che già di suo non attrae molti utenti al momento. In futuro chissà, non si può escludere nulla ma le “miglia” da percorrere sono tante.

        1. Grazie a lei Mimmo per il contributo. Restare senza carburante capita anche ai più esperti, anche per troppa fiducia. Oggi però ci sono strumenti di previsione con algoritmi che permettono di verificare l’autonomia e quindi calcolare una navigazione sicura e il rientro alla base.

          1. Non lo metto in dubbio, sono fruitore oltre che fautore della tecnica digitale, ma rimane sempre l’imprevedibilità dei fattori atmosferici. Fidarsi della tecnologia è giusto ma bisogna anche saperne valutare i limiti in certe situazioni. Lussino, Croazia, anni 90, bellissima giornata di agosto, previsioni meteo ottime, si esce fra amici con due gommoni per una breve gita famigliare, rientro previsto nel tardo pomeriggio. Dopo poco più di mezz’ora di tranquilla navigazione decidiamo di ormeggiare in una piccola baia a nord di Lussino lato ovest. Relax, bagni, giochi dei bimbi, succulento pranzo e relativi brindisi. Segue doverosa pennichella interrotta da un improvviso annuncio a mezzo megafono della Capitaneria di Porto locale. In più lingue veniamo sollecitati a rientrare in porto a causa dell’arrivo di un imprevisto temporale (bora). In fretta e furia ci accingiamo a rientrare e nel giro di 15 minuti siamo in rotta di rientro, manco il tempo di vedere a poppa la nostra baia appena lasciata che all’orizzonte vediamo l’approssimarsi della buriana. Ci coglie di poppa improvvisamente e si alza di brutto il mare, cerchiamo di lavorare con la manetta del gas per mantenere un assetto adeguato e qui i consumi di carburante vanno alle stelle, tutte le stime vanno a farsi benedire. Io avevo quasi 3/4 di serbatoio disponibile più una tanica da 10lt di riserva. La tanica di riserva è andata al mio compagno di “avventura” che invece non aveva quasi più benzina. Per fortuna che il serbatoio di riserva aveva l’attacco compatibile con l’altro e quindi non bisognava fare rabbocchi che in quelle situazioni sono molto pericolosi col mare formato. Tutto si è risolto col molta preoccupazione ma anche con qualche spavento, c’erano bambini a bordo e bisognava rassicurarli. Avere così scarsa autonomia in mare è un fattore di rischio molto grande. Inoltre data la natura del mezzo a trazione totalmente elettrica andrebbe prevista una qualche possibilità di ricarica d’emergenza. Insomma, il mio parere personale è che questi nuovi natanti, allo stato dell’arte attuale, hanno un senso se usati in acque tranquille e per brevi, molto brevi, tragitti. Vanno sicuramente bene per una cosiddetta “scampagnata” appena fuori porta. La sensazione personale che ho è che si vada a cercare con questi nuovi mezzi una nuova utenza che non ha la minima esperienza marina attirandola, giustamente, con la motivazione del “green”. Tutto giusto, tutto più che lecito, ma l’aspetto sicurezza mi pare venga sottovalutato. Non vorrei sembrare ossessivo, ma ho l’impressione che si stia approcciando la questione come con i monopattini elettrici. Viene incentivata, aiutata, promossa una nuova mobilità in nome dell’ecologia senza troppo preoccuparsi degli aspetti negativi che questa porta con sé, in primis la sicurezza, per poi dover correggere a “babbo morto” (qui mi scuso con quelli che effettivamente hanno avuto lutti in quel contesto). Forse varrebbe la pena di preoccuparsi anche di promuovere una educazione, una cultura, ma qui chiedo troppo penso. Mi scuso per la lunghezza del testo e al contempo ringrazio chi mi vorrà leggere.

          2. Grazie Mimmo per l’avvincente racconto (a posteriori naturalmente) e non si scusi per la lunghezza del testo, è sempre un piacere leggere chi ci mette passione.

            Detto questo il discorso non è legato alla propulsione, come ha ben scritto l’imprudenza non dipende dal tipo di alimentazione della propulsione. Sono originario di una località che vive di escursioni marine e terrestri (ci sono 40 chilometri di costa senza strade) e il problema degli imprudenti da andare a recuperare si vive anche senza le barche elettriche. Come i tanti escursionisti che sul lato terrestre si va a recuperare perché non usano scarpe e abbigliamento adeguato, portano con se bambini piccoli che non possono affrontare certi percorsi, non hanno una cartina, una mappa, una bussola. Non si sono informati prima. Oggi esistono programmi di cui le barche elettriche, dove c’è più attenzione sul tema, sono fornite che simulano tutte le situazioni possibili. La responsabilità è sempre personale, non della tecnologia. Questa è invece responsabile se parliamo di motori alimentati con combustibili fossili dell’inquinamento dell’acqua. Una situazione indecente. L’acqua dei porti è ricoperta da patine di idrocarburi, per niente salutari. Ho visto perle dal fascino esotico dove scorrazzano gommoni, motoscafi che arrivano fino a riva e rendono irrespirabile l’aria. Situazioni indecenti che deturpano l’ambiente e creano anche danni economici. Nonostante tutte le criticità è un imperativo tutelare le nostre acqua e la nostra aria. E l’azione più semplice è utilizzare è utilizzare i motori elettrici. Quando possibile.

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