Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) taglia drasticamente le risorse destinate alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) nel Pnrr. La dotazione è stata ridotte da 2,2 miliardi di euro a 795,5 milioni; in pratica di due terzi. E ha confermato la chiusura dello sportello il 30 novembre. Molti progetti già avviati restano così a secco.
In un comunicato diffuso il 21 novembre il ministero ha chiarito che i progetti già presentati e valutati positivamente ma rimasti senza finanziamento non saranno scartati definitivamente. Verranno considerati “idonei” per eventuali scorrimenti o rifinanziamenti futuri. Ma come e quando verranno stanziati eventuali ulteriori fondi? E come saranno modulate le regole normative per favorire un rilancio delle comunità energetiche in futuro?
E progetti già approvati restano a secco

La misura fa seguito alla revisione complessiva del Pnrr, che ha già ricevuto un via libera da parte della Cabina di Regia e della Commissione europea. Fatto sta che tantissimi progetti in fase di realizzazione, con cospicui impegni di investimento, dovranno ora trovare altre fonti di finanziamento o gettare la spugna. Una doccia fredda per molti stakeholder: comuni, cittadini, imprese che avevano fatto affidamento su risorse PNRR per costituire comunità energetiche.
Giovanni Montagnani, Presidente CER Vergante Rinnovabile denuncia: «A 10 giorni dalla scadenza del bando (30 novembre), non esce un decreto, ma un post su LinkedIn del Presidente del GSE che annuncia il taglio di 2/3 dei fondi. Le regole cambiano a partita finita, bruciando i business plan di migliaia di aziende».
La “tagliola” del fine lavori entro giugno 2026
Le risorse, spiega un articolo pubblicato dal sito QualEnergia.it, sono state ridotte per una difficoltà strutturale. Molti progetti, infatti, non sarebbero riusciti a rispettare la scadenza del 30 giugno 2026, termine previsto per la conclusione degli interventi finanziati dal Pnrr. Questo avrebbe imposto una rimodulazione, con il MASE che ha dovuto “normalizzare” la misura delle comunità energetiche rinnovabili per garantire l’uso efficace dei fondi entro i vincoli temporali.
Ma sempre Montagnani sostiene che i ritardi derivano da inadempienze di Ministero e GSE. «Non esiste ancora il portale per erogare i fondi» e i «mesi persi per valutare le pratiche (siamo fermi a quelle di luglio) diventano tempo sottratto ai cantieri».

«Il taglio dei fondi PNRR alle Comunità Energetiche Rinnovabili – ha commentato Vittorio Marletto, Energia per l’Italia – è un passo indietro che rischia di indebolire uno dei pilastri più promettenti della transizione energetica italiana. Le CER non sono solo impianti: sono un motore economico che crea lavoro, innovazione e valore nei territori, ma soprattutto un modello che mette i cittadini al centro, trasformandoli in protagonisti attivi del cambiamento energetico. Ridurre oggi le risorse significa frenare investimenti, rallentare progetti già avviati e minare la fiducia di imprese e comunità».
Intanto, il GSE segnala che, al 20 novembre 2025, sono state richieste risorse per 772,5 milioni di euro. Sono relative a progetti con una potenza complessiva di 1.759,7 MW, superando la milestone Pnrr di 1.730 MW per la linea d’investimento M2C2 – investimento 1.2.
Pichetto Fratin parla d’altro. Il PD: “Un atto grave”
AGGIORNAMENTO- Parlando a Roma alla conferenza nazionale delle Comunità energetiche presso il GSE, il titolare del MASE Gilberto Pichetto Fratin ha detto che le Cer e i gruppi di autoconsumo «sono una sfida da raccogliere e vincere». Ma a domanda precisa non ha spiegato come il taglio dei fondi contribuisca a vincere questa sfida. Si è limitato a dire che «come tutte le novità anche le Cer hanno avuto bisogno di un rodaggio», ma «lo strumento è stato nel tempo orientato nel modo più efficace», anche «per rientrare nei parametri europei».
«Stiamo parlando di un atto grave che rischia di vanificare le progettualita’ gia’ avviate» replicano il vicepresidente in commissione Attivita’ produttive Vinicio Peluffo e il capogruppo Pd Alberto Pandolfo in un’interrogazione parlamentare. «L’obiettivo originario del Pnrr per le Cer – aggiungono -, che prevedeva l’installazione di 2 GW entro giugno 2026 e 5 Gw entro fine 2027 di nuova potenza rinnovabile, e’ messo seriamente a rischio da questa gestione confusa e al ribasso da parte dell’esecutivo»
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