Alla tesi di Franco Fellicò che propone di ignorare l’ondata di ostilità verso la transizione elettrica interrompendo le comunicazioni con i No Bev fa da contrappunto Alessandro D’Aiuto (qui il suo ultimo intervento) lamentando una comunicazione divisiva e autoreferenziale. E suggerisce di far leva su argomentazioni più vicine al sentire degli oppositori.
Troppa enfasi sull’ambiente, tanti si sentono minacciati
Greta Thunberg, volto simpolo della transizione energetica
di Alessandro D’Aiuto
Se la consistenza del pubblico di riferimento aumenta, bisogna prendere atto che anche la narrazione di un evento deve tenerne conto. Limitarsi a considerare come unici i validi argomenti che convincono un pubblico piccolo, specifico e già interessato, spesso è controproducente se ci si rivolge a ordini di grandezza maggiori.
E’ un dato di fatto che il tema della transizione energetica sia diventato una questione di dibattito pubblico. Un argomento mainstream insomma. Relegato per anni nei discorsi tra specialisti, ormai non passa quasi giorno senza che la cosa venga in qualche modo citata dalla quasi totalità degli organi di informazione. Senza nasconderci dietro ad un dito, e senza per questo voler prendere posizione in merito alle reazioni, è altrettanto assodato che quello in oggetto sia oggi un argomento decisamente divisivo.
Limitandomi all’aspetto comunicativo, tema di questa mia riflessione, mi sono interrogato recentemente su alcuni aspetti che a mio avviso dovrebbero prendere atto del cambiamento in corso, segnatamente dell’ immenso allargamento del “target” di riferimento a cui far giungere il messaggio che si vuole propagandare.
In linea generale, un conto è parlare di transizione energetica ad una platea che già in partenza è convinta della bontà della cosa e che magari, per soprammercato, coltiva già una coscienza ecologica più spiccata della media.
Cosa completamente diversa è rivolgersi a chi certi processi (anche in maniera del tutto “innocente”) non li ha mai presi in considerazione. E che magari, malamente edotto da chi per colpa o per dolo ritiene di voler cavalcare l’idea contraria, finisce col sentirsi in qualche modo minacciato da un cambiamento che presto o tardi sarebbe comunque da farsi.
L’era del petrolio finirà: la transizione è inevitabile, a prescindere dal clima
Sappiamo tutti perfettamente che l’attuale abbondanza delle c.d. fonti fossili, se anche queste ultime fossero innocue a livello di impatto ambientale, è prima o poi destinata a finire. Purtroppo la teoria dell’origine abiotica del petrolio non ci ha dato fin qui grandi soddisfazioni.
Sic stantibus rebus, per completare il quadro accenno quindi brevemente a cose che i lettori di Vaielettrico sanno già perfettamente: l’energia per il nostro modo di vivere è fondamentale e senza di essa ci sarebbe semplicemente la paralisi del mondo che conosciamo; le fonti fossili in ogni caso sono per la maggior parte detenute da regimi che nella migliore delle ipotesi possiamo definire “poco affidabili”; la progressiva scarsezza e la dipendenza dai governi di cui sopra porterà presumibilimente ad un sempre maggiore (e sempre meno sostenibile) aumento della bolletta energetica.
Senza nemmeno aver scritto una volta la parola “clima”, credo di aver già dato quattro validissimi motivi per ritenere che una qualsivoglia forma di “transizione energetica” non solo non sia da procrastinare, ma sia da perseguire fin d’ora lavorando alacremente.
Un fenomeno epocale, che raccontiamo male: ognuno ha la sua fetta di verità
Il problema che si pone oggi è che queste cose vanno spiegate ad una platea sempre più grande e variegata, meno “specialistica” e soprattutto meno motivata nei confronti degli aspetti ecologici della transizione.
Il guaio, lo vedo ogni giorno, è che si pretende di farlo usando quasi esclusivamente i soliti (sacrosanti) argomenti, giustamente cari a chi tutto il discorso lo ha già recepito e fatto suo. Il risultato che si ottiene, spesso in maniera incolpevole, è quello di una settarizzazione del discorso e di un conseguente “parlarsi addosso” in un senso o nell’altro, che tutto fa tranne che favorire la diffusione del concetto.
Nella mia nè lunga nè breve carriera giornalistica ho imparato che, in maniera se vogliamo pragmatica, ognuno di noi spesso ha bisogno della sua “fetta di verità” su cui ragionare ed elaborare un pensiero critico.
Poi non è che non si debba discutere sul tutto, al contrario, ma ognuno ha i suoi argomenti più o meno preferiti, le sue competenze ed ovviamente le sue sensibilità. Per esempio, per quanto mi riguarda mentirei spudoratamente se vi dicessi che mi sono avvicinato all’argomento perchè dopo una folgorazione sulla via di Stoccolma ho sviluppato una nuova e sfavillante coscienza ecologica.
Senza dubbio ritengo importante l’argomento, ma oggi mi occupo di gestione immobiliare ed è seguendo il mio puro e semplice interesse che sono approdato su queste pagine. Poi ok, ho un passato da giornalista auto-moto e vivo di motori dalla più tenera infanzia… Ma anche questo in qualche modo concorre all’interesse “culturale”.
Non si tratta di dire menzogne o anche solo di “addomesticare la verità”. Ritengo però necessario un “cambio di passo” in merito alla comunicazione di questo fenomeno epocale perchè rispetto al passato l’uditorio è cambiato.
Matteo SalviniElly Schlein
Non facciamone una questione di destra e sinistra
Abbandoniamo dunque i convenevoli ed entriamo a gamba tesa su quello che ritengo essere il “problema culturale”. Oggi nel c.d. occidente “il pallino” della questione energetico-ecologica statisticamente è in mano a individui e gruppi di opinione che come comun denominatore hanno come minimo una sensibilità di sinistra, se non addirittura un tale aperto orientamento ideologico. E’ del tutto comprensibile che tale galassia di individui, quando si occupa della questione energetica e dei suoi risvolti politici e sociali, finisca per imprimere all’argomento una inclinazione aderente alla propria sensibilità.
Cosa umanissima del resto: per ognuno di noi l’espressione del mondo è strettamente correlata alla visione dello stesso. Uno generalmente le cose “le dice” in base a “come la pensa”. Questo credo che sia abbastanza accettabile.
Senza volermi inguaiare in considerazioni che varrebbero tutto e il contrario di tutto, in virtù di quanto esposto sopra è però a mio avviso assolutamente necessario adeguare temi e contenuti se si vuole parlare con successo ad una platea che nutre convinzioni differenti o addirittura opposte.
Altrimenti, proprio come accade e come possiamo vedere con cadenza quotidina, la transizone ecologico-energetica per ampie fette dell’opinione pubblica rimarrà nella migliore delle ipotesi un vezzo da radical chic.
Comprendo bene che anche per non dilungarmi troppo sto “brutalizzando” il discorso, ma se si vuole parlare anche “a destra” bisogna avere un po’ di coraggio e usare argomenti “di destra”.
L’incontro tra Giorgia Meloni e Elon Musk (foto dal profilo Twitter di Giorgia Meloni).
La Transizione energetica vista da destra? Sovranità energetica, Made in Italy, sicurezza nazionale
Sovranità energetica, indipendenza dai ricatti delle dittature straniere, garanzia di uno sviluppo libero da condizionamenti esterni, orgoglio e volontà di “potenza energetica” (eolico offshore), indipendenza sulle materie prime (litio e soprattutto sodio del Mare Nostrum), indipendenza sulla costruzione e gestione del vero petrolio del futuro (batterie), sviluppo industriale fortemente orientato alla produzione di energia e da questa sostenuto senza vincoli esterni, nuovo impulso al made in Italy industriale, Italia motore pannello e batteria d’Europa, padroni a casa nostra e non dobbiamo chiedere a nessuno, quando gli altri saranno nei guai fino alle orecchie noi saremo sicuri e all’avanguardia…
Si potrebbe continuare a lungo e non dubito che qualcunio stia gia un po’ sorridendo per gli esempi che ho portato, ma il sunto è che non mancano gli argomenti in grado di suonare bene anche ad orecchie dotate di differenti sensibilità. Bisogna trovarli perchè ci sono, bisogna usarli perchè non si sta mentendo, si deve prendere atto che tanta gente (piaccia o no) per accogliere un’idea ha bisogno di vederne gli aspetti che gli sono più congeniali.
Idealismo e catastrofismo non aiutano la transizione
A oggi di tutto questo non vi è molta traccia nell’informazione generalista. Si insiste su argomenti sacrosanti, ma che spesso suonano troppo intrisi di idealismo e alle orecchie di molti hanno un sapore un po’ indigesto se non stucchevole.
Si passa dallo spauracchio dell’apocalisse climatica a considerazioni a volte “petalose” circa un futuro migliore e più giusto, e magari senza farci mancare l’imperdibile critica all’occidente capitalista e il canonico accenno a qualsivoglia concetto di “redistribuzione”. Perchè un “dagli al ricco o chi per lui” ci sta sempre bene, diciamolo. Nulla di palesemente falso sia chiaro.
E’ giusto fare dell’allarmismo climatico per spingere alla transizione energetica?
E lo si fa con un accanimento che in fondo ha del commovente, ma che presso ampie fasce della popolazione non sposta di un millimetro la percezione della questione. Anzi la rende addirittura antipatica, a furia di elogiare come imprescindibili cose che “non interessano” e che sottointendono un cambio di abitudini e stili di vita che in fondo nessuno ha chiesto (crudele, ma è così…).
Aggiustare la comunicazione per andare a prendere settori dell’opinione pubblica sempre più ampi non solo non è sbagliato, ma è cosa assolutamente normale per chi si occupa di questo tipo di dinamiche. Chiaro che va fatto con coscienza e con criterio, ma forse qualcosa va fatto se nel discorso pubblico l’unica vera alternativa è quella di continuare serenamente a dividersi in troglofossili e greencaxxari. (mi attribuisco la paternità del primo termine, il secondo in rete si trova a iosa…).
Lobby e complottisti? Da entrambe le parti
Detto questo, sono da sempre piuttosto scettico in merito a complotti e orchestrazioni. Ognuno tira acqua al suo mulino, ci mancherebbe. Ma al mondo i mulini (gruppi di interesse) sono davvero tanti. E nessuno di loro è privo di mezzi e influenza. Per ogni complotto si può spesso intravvedere il “controcomplotto” e anche la dialettica “fossili vs green” non fa eccezione. Per una testata giornalistca che si schiera “contro” ce ne è un’altra che è a favore.
Idem dicasi per molti politici, segnatamente quelli di indole più populista. Questi infatti non dettano il comune sentire ma per definizione lo inseguono. Sono pronto a scommettere che, se la cosa portasse più voti, alcuni di loro sarebbero pronti a sposare l’auto elettrica e rinnegare la Nutella. Penso che ci siamo capiti.
Più che la potenza di fuoco, conta la scelta dei proiettili
Quindi secondo me fare centro non è soltanto una questione di “potenza di fuoco”, ma anche e soprattutto di scelta dei proiettili.
Per concludere questi miei innocui vaneggiamenti sia chiarissima una cosa: se mi avventuro a fare tali considerazioni proprio su questo sito, che ringrazio per lo spazio che mi sta concedendo, è esattamente perchè su queste pagine tali argomenti sono dibattuti e analizzati. Mi sento libero di parlare qui proprio perchè qui la questione è presa in esame. Mi piace però pensare, quello sì, che queste mie considerazioni se ritenute valide possano trovare almeno un minimo di eco nelle tante occasioni di incontro e di discussione virtuale o “reale” che si creano grazie al lavoro della redazione di Vaielettrico. Che si rifletta su questi aspetti e si ragioni sull’opportunità di adeguare un po’ la comunicazione alle mutate circostanze.
In realtà, ringrazio Enzo e ringrazio anche tutti, ma il mio discorso vuole andare un po’ più in là rispetto allo stretto argomento del’auto elettrica.
Del resto nulla di strano per queste pagine: si parla normalmente di energia, di eolico, di fotovoltaico e di efficientamento energetico.
Il discorso quindi vuole essere un po’ più ampio e parte da constatazioni che ogni volta mi lasciano sempre più perplesso.
Per esempio mi è ormai incomprensibile “l’accanimento culturale” nei confronti dell’eolico e del fotovoltaico.
Sinceramente mi sfugge la ratio. Eppure è cosa che possiamo constatare ad ogni occasione.
Ora parliamoci chiaro: una ventina di anni fa, quando per i miei ben noti interessi distrattamente diedi un’occhiata al discorso dei pannelli solari (ed era il momento in cui praticamente li regalavano a furia di sussidi) mi fu dertto in tutta onestà da più di un installatore “guarda, durano si e no 15 anni ed ogni anno perdono grossomodo il 10% di resa. Chiaro che se te li regalano come più o meno stanno facendo ha senso, ma di per sè il gioco on vale la candela”.
Gli diedi retta… feci male? feci bene? pazienza è andata in cassazione.
Però da allora di sole ne è passato sopra i tetti, i pannelli di oggi sono qualcosa di completamente diverso. Banalizzando: 20 anni fa si stava scherzando, oggi si fa sul serio. Oggi funziona, oggi ha senso. Domani ancora di più.
Idem dicasi per l’eolico: le girelle di 20 anni fa nulla ma proprio nulla hanno a che vedere con quello che siamo in grado di installare oggi, a costi sempre più concorrenziali e con tali potenze installate che con una ventina magari scarsa di turbine (siamo allegramente sui 10 MW cadauna oramai!) si può già equiparare la cosa ad una più che dignitosa diga col suo bravo bacino idroelettrico.
(programma, PROGRAMMA!!! del partito della Le Pen, pubblicato senza meno sul sito ufficiale)
Dove al punto 12 si dice senza mezzi termini “Arrêter les projets éoliens et dé-manteler progressivement les parcs existants.”
(fermare i progetti eolici e smantellare progressivamente i parchi esistenti)
…Sinceramente vado in tilt. Cioè non capisco. Non è demagogia, è idiota, punto e basta.
E lasciamo perdere Trump e la sua cricca al carbon fossile.
Ma come? l’eolico ormai costa meno di altre forme, il vento se c’è è roba nostra, la materia prima è gratis.. GRATIS!
Ma ci mancherebbe, sono io il primo che pensa che sarà ben difficile liberarsi al 100% dal gas di qui al 2050 e peggio ancora entro i prossimi 13 anni… Ma santa polenta, il NOSTRO sole è NOSTRO, il NOSTRO vento è NOSTRO, pale e pannelli idem, non dipendiamo da nessuno e nessuno ce li tocca.
Facciamo finta che per un po’ si continui a ragionare “a gas” grossomodo nei termini conosiuti… Ma ci farebbe così schifo avere tutta questa energia IN PIU’?
Quando ce l’hai ci fai tante cose (alla peggio la “sprechi” e fai idrogeno), è quando non c’è e ti serve che sono uccelli per diabetici.
Ok, ragionamenti all’ingrosso e molto a ruota libera, ma per tornare a bomba politicamente ormai è insostenibile prendersela con le rinnovabili.
Dopo gli svarioni dell’anno passato è semplicentne stupido. Idiota. insostenibile.
Vuol dire non aver capito la lezione.
Nessuno potrà più pensare che finita la guerra in Ucraina e fatto passare un po’ di tempo per decenza noi si possa riprendere a importare gas da Putin come facevamo prima.
Nessuno si deve far più illusioni su paesi come l’Algeria o l’Egitto che con la mano destra ti salutano caramente e con la sinistra ti fanno i gestacci.
Il mondo è cambiato.
Lo stesso c.d. terzo mondo* con la Cina e l’India in testa si sta accorgendo che tutto sommanto… ma dai, in fondo.. ma sai che possiamo vivere anche senza quegli spocchiosi degli occidentali? che ci hanno trattato peggio delle bestie per secoli…
In fondo ormai che cosa possono darci che noi tutto sommato non sappiamo farci da soli?
Automobili? ce le facciamo anche da noi
beni di consumo? glieli facciamo noi a loro
Tecnologia? si ok, loro spesso la inventano, ma noi gliela produciamo e tutto sommato non siamo così indietro. E in ogni caso, per quello che eravamo abituati fino a ieri, ciò che facciamo oggi è spaziale.
Insomma, si stanno accorgendo che possono vivere benissimo anche senza di noi.
E’ un mondo diverso, dove senza farne una tragedia anche noi dobbiamo di nuovo rimboccarci le maniche e lavorare per la nostra “sicurezza”. Altimenti verremo mangiati in un boccone, e ne va della nostra identità.
Incredibile che argomenti che hanno a che fare con sicurezza, identità e sovranità vengano ritenuti estranei dalla c.d. destra.
Lasciamo stare i politici, ma bisogna parlare agli “elettori”. Bisogna. E se per farlo bisogna usare argomenti che capiscono, allora è da farsi.
Non importa che il gatto sia bianco o nero, importa che acchiappi i topi.
Bisogna disperatamente parlargli e trovare ogni mezzo per farlo.
Con i mezzi che finalmente abbiamo non è più sostenibile “buttare via” tutti il sole e il vento che gratis ci cascano addosso ogni giorno.
Fino a ieri era una scommessa perchè i mezzi non erano davvero all’altezza, ma oggi è buttar via denaro che ci viene dato gratis (come minimo)
Poi sia gloria al V6 al V8 e al V12, ma non mi stavo limitando a parlare di automobili.
Scusate, parole in libertà.
*con terzo mondo non volevo parlare di “poveracci”, ma si deve intendere il termine geopolitico ed economico in senso storico, riferito agli stati indipendenti non allineati (indicante usualmente i paesi in via di sviluppo) contrapposti sia al «primo mondo» (paesi democratici e capitalisti che gravitavano nell’orbita degli Stati Uniti d’America) sia al «secondo mondo» (paesi socialisti e comunisti che gravitavano nell’orbita dell’Unione Sovietica)
Alessandro, potrei risponderti caustico “ma ti sei accorto solo ora dei populisti?”
Questi mirano alla pancia della gente, sanno benissimo quello che stanno dicendo e quello che stanno negando, ragionano con un un orizzonte temporale che non va mai oltre la prossima scadenza elettorale, e con l’assoluta mancanza di progetti anche solo a medio termine. E non esiste destra o sinistra, sono tutti dannosi allo stesso modo, chi per malafede e chi per ignoranza: LePen, Trump, Salvini, Conte, Orban…
Tornando al tuo articolo però, il problema è come li disinneschiamo? Io onestamente sto pendendo la voglia, e sarà per questo che ogni tanto sbotto e faccio il fondamentalista climatico. Purtroppo la “teoria della montagna di merda” è a loro favore, nemmeno di poco, ed è l’arma più devastante che hanno.
PS: E io non credo sia solo il populismo, ma torneremmo a toccare argomenti triti quindi passo.
Ma figurati, ci mancherebbe, i populisti esistono da sempre. Lo so perfettamente.
Come detto, “non dettano il comune sentire ma per definizione lo inseguono”
È per questo che non bisogna puntare ai “politici” ma ai loro elettori. “Cambia” gli elettori, cambieranno anche i populsti.
E non mi nascondo che tutto il discorso che ho fatto in fin dei conti in qualche maniera sottointenda un atteggiamento un po’ populista. (Ti dico quello che ti fa piacere di ascoltare)
Ma perlomeno è fare del populismo dicendo delle cose vere e non cacciando delle grandissime balle
Il primo commento al bell’articolo di Alessandro è stato il mio e mi sono domandato quale era il suo suggerimento. Mi ha risposto che lui aveva descritto “Un elefante in una stanza” e che le risposte dovevano venire da una discussione.
Bene. Allora ecco quello che penso io.
Supponete che si possa con una piccola spesa una tantum disporre di energia elettrica a profusione quasi gratuita e per sempre, secondo voi ci sarebbero ancora tanti automobilisti che piuttosto che metter piede in una BEV, che finirebbe per viaggiare quasi gratis, preferirebbero pagare la benzina e l gasolio a più di 2 euro al litro?
La grande differenza nella tecnica con le ICE, o la particolare efficienza delle BEV continuerebbe a non essere di interesse per nessuno ma quando si tratta di portafoglio penso che le cose cambino.
La transizione, che comunque è indiscutibile e necessaria, in questo caso avverrebbe molto più rapidamente; dunque il problema è l’energia; se ne potessimo avere molta e a buon mercato saremmo turìtti “a cavallo”; e scomparirebbero anche le discussioni.
Ma cosa si può fare per arrivare a questa indipendenza assoluta dall’energia? Semplicemente averne moltissima e basso costo. E allora qual è l soluzione ? Dobbiamo assolutamente tappezzare l’Italia di pannelli fotovoltaici e importare quindi energia (oltretutto pulitissima) , da SOLE e non da Putin o da chiunque altro.
Ma con quali soldi si possono fare tutti questi impianti? Io dico con i soldi dei privati, che potrebbero essere felici d farlo ma AD UN PATTO.
Qui mi fermo perché la mia idea è descritta nel dettaglio in un mio scritto che non è mai apparso su VaiElettrico ma che è disponibile nel mio BLOG a questo link:
Ovviamente occorre che lo Stato intervenga con un’apposita legge, che però non richiederà alcun esborso. Se non lo fa non ha alcuna scusante visto che non deve impegnare risorse, ma solo fissare delle regole.
magari “scegliendo” le situazioni in cui rimarcare prima i vantaggi economici e di indipendenza, rispetto a quelli ambientali
personalmente poi senza accantonare del tutto i temi ambientali, se il tipo di discussione lo permette (ambiente non troppo refrattario o caciaresco), chiarita la questione economica, se c’è ancora spazio e tempo e la discussione non è già stata mandata in caciara, in seconda battuta citerei anche i temi ambienatali, poi se non vengono graditi la chiudo lì, non ha senso insistere, si può però fare lo sforzo di proporre, questo si
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esempio (sulle rinnovabili, più facile che sulle BEV)
in una chiaccherata tra conoscenti di diverso avviso, o peggio nei dibattiti-rissa nei programma TV, o in una interrogazione parlamentare :
se parti con il tema ambientale, e l’altra parte fosse un politico/amministratore di cosa pubblica (di qualunque colore fosse) in malafede / con interessi (rimane la spiegazione più semplice per certe scelte masochistiche, perchè non sono cosi stupidi da non capire questi concetti sui costi dell’energia, sono persone un minimo scafate e consigliate da tecnici), tempo 50 secondi ti ha già ridicolizzato l’argomento con un po’ di retorica pecoreccia e buttato tutto in caciara, e può farlo se il tema ambientale non è caro al suo elettorato
mentre se inizi la discussione chiedendo perché stiamo buttando soldi a palate mentre siamo già indebitati, dipendendo dall’estero e azzoppando le industrie con i prezzi dell’energia
l’interlocutore, anche se fosse ben motivato ad opporsi da interessi loschi, farebbe già un po’ più fatica a buttarla in caciara, dovrebbe abbozzare
ricordo ad esempio un ministro che in tv di queste figure di palta ne fece diverse e alla fine anche se partiva da una professionalità tecnica da spendere in credibilità, risulto bruciato come immagine e fu da sostuire con un’altro, nuova faccia da consumare mentre si fa melina per rallentare i provvedimenti più utili e le autorzizzaioni per le rinnovabili
l’interlocutore ci può provare ad abbozzare, ma diventa più facile pretendere spiegazioni sul terreno dei soldi, almeno per le rinnovabili, mentre per le Bev è più in prospettiva futura, richiede più astrazione nel pensiero
gli tiri fuori un grafico (perché una ricerca scritta è già troppo complicata da mostrare in molti ambiti) con le “linee colorate” dei prezzi dell’energia generati da fonti rinnovabili confrontate con altre fonti; buoni ad esempio i grafici di Lazard e di Bloomberg, li trovo semplici e autorevoli (storici analisti finanziari e banche di investimento speculative, non il WWF)
” questo costa 1/3, perchè non usiamo questo? ”
(oppure più cautelativo – inattaccabile, ” questo costa 1/2 ” )
meglio mostare entrambi i grafici, sennò ci sarà un tentativo di screditare la fonte di fronte al pubblico che magari non ha mai sentito parlare di questi consulenti / banche di investimento
Ti farà su un po’ di “supercazzola” (citazione) sull’intermittanza di sole e vento, che comporta dei costi aggiuntivi di rete, differenza tra costi LCOE e VALCOE, gli elettrodotti nuovi da interrare o posare via mare (Terna li sta già realizzando), i pannelli che al momento li compriamo dai cinesi con danno alla bilancia economica (..faccia tosta..l’alternativa è ricomprare i carburanti ogni anno), e la rava e la fa**
ma persino il “suo” elettore di riferimento che ha ascoltato, anche se in precedenza fosse stato pompato da campagne mediatiche a odiare pannelli solari e mulini a vento in mare, si trova di fronte questo “ora paghiamo il doppio / il triplo” e dipendiamo ogni anno da altri stati
anche aggiungendo il dubbio dei fattori correttivi veri o finti al costo LCOE, non smuove il succo più di tanto, il messaggio forse arriva = “costa molto meno, qualcuno ci sta facendo pagare ogni anno un affitto non necessario”
forse (?) anche il suo elettore più consevatore, dal più disastrato economicamente a quello in una posizione lavorativa privilegiata che se la sfanga bene anche se l’energia costa cara, inizia a farsi delle domande, desiderare di pagare meno l’energia (per la fabbrica o per la bolletta o per orgoglio di sentirsi più furbo enon raggirato) e non dover fare l’inchino al regime di turno che ora ci vende i rifornimenti di energia
se parto invece parlando del vantaggio ambientale
c’è la spiegazione non facile del cambiamento climatico, se non sono in un ambiente esperto e attento come qui, ma in un ambiente refrattario, ad avere l’occasione arrivare a citare i diversi costi dell’energia ottenibili con le rinnovabili non ci arrivo neanche, trollati, distratti, dai negazionisti climatici e solita solfa
occasione persa per mostrare l’argomento economico, che forse è meno noto di quello ambientale, in uno spazio con visibilità su un un canale internet, o in uno spazio televisivo raro da ottenere, perchè sono spazi che sottostanno a molte regole, diciamo che su 7 reti Tv principali tutte sottostanno alle regole dell’audience e 6 anche a venire a patti con l’orientamenteo del governo
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PS: occhio che per la storia delle intermittenze deel rinnovanbili ci giocano
è un falso problema, si può arrivare senza problemi a quota 60% di rinnovabili, e con accorgimenti anche all 80%, già centrando gli obiettivi climatici (…e risparmiando molti soldi..)
esempi di accorgimenti sono avere nel mix anche eolico off-shore per soddisfare il carico base notturno, e conservare po’ di centrali a metano da usare come back-up per le intermittenze;
e parlare poi di hidrogeno verde e batterie diventa giià difficile tecnici
si fa prima a mostrare degli esempi di Stati che già ora sono al 50%
(non metto Norvegia, Svezia , Austria, perché casi particolari con molto idroelettrico)
il Portogalo ad esempio, da Stato povero di risorse sul territorio, solo per aver fatto la scelta delle energie rinnovanili, in pochi anni sta vivendo una seconda occasione
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@Alessandro
avrei un po’ da raccontare sulla situazione che citavi in Francia (ma anche in Inghilterra, e in parte un po ne arriva anche da noi) ma un’altra volta, anche solo scrivendo un paio di parole chiave attirerei altri troll a sporcare la discussione
facciamo come dici tu, ogni tanto (magari non sempre) sorvoliamo sul perchè ci siano questi fenomeni che remano contro, e usiamo lo spazio per proporre le informazioni, in modo semplice se riusciamo
PS: bell’articolo negli spunti e anche nei toni calmi, difficilmente “attaccabili/trollabili”,
da leggere insieme a quello altrettanto bello e invece allegramente spiritoso (praticamente un simpatico sberleffo, senza cattiveria ma con arguzia, quasi poetico) del Sig. Franco
Bravissimo, lo scenario di massima che propone è assolutamente aderente allo spirito della mia riflessione.
Quando poi salta fuori l’intermittenza delle fonti rinnovabili, che c’è ed è inutile far finta che non ci sia, si tira in ballo il discorso della produzione di batterie (AVTOCTONA, ITALICA, TRICOLORE! 🤚) e non soltanto chiude al meglio il cerchio in tema di stoccaggio delle suddette energie ma apre interessanti spunti “sulla diffusione nell’orbe terracqueo del “fabbricato in Italia”, Patria di Marconi e Meucci e capace di ben altro che non siano soltanto gustosi manicaretti (quale che quello del cuoco sia il lavoro più illustre a cui possa aspirare qualsivoglia persona che si identifichi come italiano), o simpatiche nenie partenopee o languide vesti in Raiontex o Lanital da mostrar su ossute indossatrici intente a sorbire una tazza di carcadè. Acquistate battetie italiane e siatene fieri!”
(Da leggersi modello EIAR, bello scandito, portando al minimo i toni bassi sull’ equalizzatore e gli alti a manetta).
Sai benissimo che le cose non sono o tutte bianche o tutte nere.
Quello che è certo, credo che converai, è che u sacco di paesi che prima erano fortemente dipendenti dal c.d. occidente (se vogliamo anche a livello psicologico) oggi hanno migliorato in maniera notevole quella che potremmo definire la loro “posizione contrattuale”.
L’India o il Sudafrica, paesi dove mio nonno aveva aperto tramite partnership di vario genere degli stabilimenti per produrre vendere in loco i suoi prodotti non potendo importarli direttamente, sono dei paesi completamente ma completamente diversi da quelli che mi poteva raccontare lui. Ma completamente.
Ho riflettuto un po’ prima di rispondere. L’argomento è complesso (prima che complicato, cosa altrettanto vera).
Credo che sia alquanto difficile scegliere gli argomenti giusti e smettere con la contrapposizione così marcata fintanto che c’è un deciso rumore di fondo. Rispondere al commento del legittimamente preoccupato (esempio: non posso in garage, non ho colonnine vicine e facendo 100 km al giorno etc.) mentre l’idiota di turno per l’ennesima volta ti tira fuori che sono giocattolini per ricchi con cui puoi al massimo girare in città ma costano come un Porsche, non è facile. La disinformazione prezzolata o comunque professionale, lo sa bene. Bastano poche persone che a tempo pieno girino per i forum e con vari account inseriscano provocazioni: attirano i commenti e li polarizzano. Sul sito di Attivissimo, Il Disinformatico, vige una moderazione ferrea, che va oltre la registrazione, proprio per mantenere alta la qualità dei commenti. La contestazione è sempre ammessa, purchè giustificata.
Qui ritengo quasi impossibile con gli attuali strumenti riuscire a fare quello che richiedi.
Mancano le FAQ (si potrebbe rispondere ai troll con un link, senza commentare altro, ad uso degli altri lettori). Manca la registrazione per commentare, così lo stesso troll facilmente si presenta con decine di account e sobilla, polarizza, distoglie, fa caciara e mette dubbi. E purtroppo non si cresce.
La contrapposizione è inevitabile: siamo nel paese che ospita l’astrofisico e l’astrologo nella stessa trasmissione con pari dignità, con pretesa di parlare di stelle. Immaginati di parlare di matematica in un sito in cui qualcuno spergiura che 1+1 faccia due e che gli altri siano in malafede: certi personaggi qui sono a quel livello, come si può rispondere a chi chiede chiarimenti sulle equazioni differenziali?
Io al momento non ho risposte, salvo le generiche proposte di cui sopra.
No, non ho mai pensato che tu fossi un antigreen, perchè mi sembri una persona equilibrata che usa la logica: quindi è inevitabile la tua scelta.
Secondo me, Guido, c’è un accanimento eccessivo nei confronti dei troll a cui viene data un’importanza che non hanno, non avendo nel concreto nessuna capacità di incidere sulle scelte. I troll – che pure esistono (basta vedere il rolling coal o i danni alle Tesla) – sono una piccola percentuale e finiscono per catalizzare molto l’attenzione dei media, ingigantendo il loro contributo (negativo) alla causa. Ho già riportato un’analisi aggiornata, precisa e con dei dati dove si dimostra che gli italiani sono i numeri 2 al mondo dopo la Cina per la propensione all’acquisto delle auto elettriche, battendo di gran misura tutti gli altri europei, norvegesi inclusi.
Ne condivido qui una seconda, ugualmente interessante. https://www.edmunds.com/car-news/whats-driving-the-gender-gap-in-evs.html
In questa analisi si dimostra la differente tendenza all’acquisto tra uomini e donne verso l’auto elettrica, con gli uomini maggiormente propensi all’acquisto. La ricerca in 2 parole dice che l’uomo è più portato verso il nuovo, la tecnologia, l’ultima novità mentre la donna è più cauta, dando più importanza alla certezza del valore dell’investimento ed essendo meno propensa al rischio.
Se guardassimo il dato concentrandosi sui troll, dovremmo dire che ci sono più troll tra le donne o che comunque le donne in misura maggiore rispetto agli uomini tendono a credere più ai troll che alla scienza. Non credo sia una conclusione condivisibile.
L’importanza di partire dai dati e non dalle sensazioni è determinante per una fotografia affidabile della realtà. Se vai sui giornali di auto, vedrai tante critiche da parte dei commentatori verso i modelli di auto più venduti (Lancia Y, Fiat Tipo, etc.) e tantissimi apprezzamenti verso auto che fanno numeri ridicoli (spesso la top 10 delle migliori auto a listino corrisponde con la top 10 delle auto che vendono meno in assoluto, un po’ come la Giulia, l’auto più osannata da giornali e utenti e l’auto che stava per far fallire Alfa Romeo per il suo scarso successo commerciale). Quel piccolo mondo dei commentatori non racchiude quasi mai (tranne rari eccezioni) il mondo più vasto degli acquirenti.
Secondo diversi analisti non c’è motivo, guardando indietro nella storia, per preoccuparsi che l’auto elettrica, più performante sotto diversi punti di vista, possa non soppiantare l’auto a benzina: sarebbe una prima assoluta. Per questo è importante la “scelta dei proiettili”, una comunicazione in positivo dell’auto (dove per comunicazione in positivo non intendo che ne vanno negati i difetti, anzi) evitando di cascare nel giochino dei troll (che a volte sono anche giornalisti e politici, per carità). Il passaggio all’auto elettrica avverrà aldilà di quello che si dice o si scrive sui media: la velocità di adozione è frenata o accelerata dall’eliminazione di quegli ostacoli (reali o percepiti) che ne rallentano la piena diffusione (prezzo, logistica, autonomia, garanzia, etc.).
Lo dicono i dati e le ricerche che non hanno ritrovato nelle fake news e nei troll una causa che rallenta le vendite.
“L’importanza di partire dai dati e non dalle sensazioni è determinante per una fotografia affidabile della realtà.” allora spiegalo ad Ernst&Young.
Perchè se fai un sondaggio in cui la domanda è “You indicated you are planning to buy a car; which of the following car fuel types are you most likely to buy?” e nelle opzioni di risposta non c’è BEV ma “Fully electric/plugin hybrid/hybrid” non stupiamoci se il 70% della gente ha scelto questa categoria, dato che include sostanzialmente TUTTE LE AUTO IN VENDITA!! Dimmi quante auto NON sono hybrid!! (dato che non viene distinto tra il finto hybrid tipo Panda e il vero hybrid tipo Yaris).
I dati purtroppo non dicono un bel niente, se gli chiedi la cosa sbagliata.
Caro Alessandro, bell’articolo. Sostanzialmente lo condivido, ma credo che il vero problema sia la mancanza di una voce percepita da tutti come autorevole. Faccio un esempio personale, magari astruso, che ha a che fare con l’effetto della fiducia e della paura: in quarta elementare presi la scarlattina, stetti malissimo con complicazioni cardiache e reumatismi. Ad un certo punto, mi prescrissero delle enormi capsule da inghiottire con un bicchier d’acqua: non ero capace di mandarle giù. Chiesi a mia madre (riferimento alla “fiducia”) cosa sarebbe successo se non le avessi prese e lei mi rispose in modo secco:”Morirai!”. Ecco (riferimento alla paura) che immediatamente mi divenne agevolissimo inghiottire le maledette capsule.
Ora, il banalissimo problema è che c’è tanta, tantissima gente che non crede all’emergenza climatica e che non ha, pertanto, paura delle conseguenze di continuare a bruciare idrocarburi.
a differenza di tutte le altre volte, qui non condivido il tuo pensiero:
non confondiamo l’autorevolezza di una madre e la paura a ingoiare una pillola con quella di persone sconosciute che agli angoli delle strade urlano “PENTITEVI, IL MONDO STA FINENDO!!” a gente che non vede differenze rispetto a 10/20 o più anni prima.. percezione si chiama: a chi non la avverte si può sbraitare in tutti i modi ma non farà cambiare idea.
ed ecco che alessandro dice che forse è giunto il momento di cambiare metodo per entrare nella testa (convincimento) delle persone: parafrasando Enzo nei suoi 2 ultimi commenti che ho letto e rimanendo all’interno di questo sito, si ha notizie di qualcuno che sia stato convinto a passare alla bev prendendosi dell’idiota?
no? ecco..
quindi si, la comunicazione che avviene è sbagliata.
fare i professori con grafici e paroloni non aiuta se non li si fanno capire.
il “io ho fatto” “io ho messo” “dovevi pensarci prima” (il famoso gnègnègnè) non aiuta.
la perculazione in genere non aiuta.
infine: la gente può anche pensare al futuro, ma vive l’immediato. mai dimenticarlo
Cosa le impedisce di credere al 97% della comunità scientifica, all’organismo scientifico dell’Onu IPCC, alla Commissione europea, ai 197 firmatari cell’Accordo di Parigi? Forse lei non li ha mai sentiti nominare perchè non urlano per strada.
E’ vero, anzi verissimo, che l’auto elettrica oggi è l’auto che nel ciclo di vita emette meno co2, gli studi convergono, l’energia è sempre più prodotta da fonti green, etc. etc. Quindi questo è fuor di dubbio.
E’ però anche vero che non esiste in assoluto un obbligo di ridurre al minimo possibile l’impronta di co2. Diversamente avrebbero ragione coloro che su questo sito tante volte si sono lamentati della stessa auto elettrica perché loro vanno a piedi e usano i mezzi pubblici.
Fermo restando che l’auto elettrica è la soluzione in assoluto migliore (in realtà la migliore sono i mezzi pubblici, ma andiamo oltre), senza che lo ripeta 100 volte, è anche vero che per risolvere la crisi climatica non ci viene detto che dobbiamo tutti emettere zero. I politici, sull’onda dei dati degli scienziati, studiano le strategie per una riduzione della produzione di co2. Riduzione, non azzeramento (tra l’altro la stessa auto elettrica riduce ma non azzera la co2). E la politica, quando si tratta di individuare la migliore strategia, prende in considerazione anche ciò che è concretamente fattibile. Ad esempio per gli obiettivi di riduzione del riscaldamento/raffrescamento degli edifici, dei trasporti a lungo raggio (treni, aerei), delle industrie, dei consumi di co2 per puro divertimento (le navi da crociera), etc. E scrive delle leggi. E ogni politico scrive la sua.
Qui in Europa ad oggi, salvo revisioni (possibili nel 2026), si sta prevedendo un mix di soluzioni: auto elettriche, auto a idrogeno (ma solo fuel cell, non h2ice), auto a efuel mentre è in corso un dibattito sui biocarburanti. In altri paesi, come la California e Washington DC, invece vengono promosse anche le ibride plugin come la nuova Prius, in altri si spingono fortissimo le auto elettriche senza prevedere un ban delle termiche (ed è il continente dove le elettriche si vendono di più).
Una strada che non si è deciso di percorrere, ad esempio, è quella di consentire l’omologazione solo alle auto che, nel loro ciclo di vita (con chilometraggio standard), emettono co2 sotto una certa soglia, con anche una tassazione correlata a quel valore, con un approccio tecnologicamente neutrale e che avrebbe evitato alcune anomalie che oggi con la legge attuale si verificano.
Aldilà del tifoso petrolhead o del ripetitore di fake news, c’è anche un atteggiamento ostativo per una impostazione/imposizione di legge che non è condivisa da una parte della popolazione pur senza arrivare a negare l’emergenza climatica e senza un approccio antiscientifico e che pertanto avrebbe preferito altre soluzioni.
Per questo l’appello di Alessandro lo trovo condivisibile. Se si pensa che l’emergenza climatica sia un argomento in sé autosufficiente, nel mondo il partito dei verdi sarebbe il primo partito ma è un partito che arranca e che in molti paesi è scomparso. Anzi potrebbe essere quasi un argomento deleterio per la causa perché essendo un argomento tipicamente di sinistra non sarà mai accettato da chi vota a destra. L’auto elettrica c’è il rischio che sia vista come qualcosa di sinistra (anche se il suo principale artefice, Musk, è un uomo di ultradestra). Per questo condivido il problema della “scelta dei proiettili”. C’è un numero di argomenti pro-elettrico sufficiente a convertire la massa alla mobilità elettrica ed è lì che secondo me occorre insistere, evitando quelli divisivi che finiscono per dividere il mondo in buoni e cattivi.
Sintetizzando al massimo, la famosa scelta dei proiettili: è molto più facile ed efficace convincerli a comprare l’auto elettrica se la si presenta come “l’auto del futuro migliore in tutto, tecnologicamente e prestazionalmente superiore, the next big thing” che non a votare il partito dei verdi e a discutere di politica (lì, invece, le posizioni si cristallizzano).
cosa le fa credere che stia parlando per me?
ma soprattutto, se non capisce il senso di ciò che legge, chieda e proverò a spiegarglielo con termini più facili.
esempio terra terra: chi ottiene maggiori risultati, il professore che ti spiega il come e perché e se necessario lo ripete, o quello che scrive dati alla lavagna e interroga dandoti un 2 se non hai capito?
ecco, qui raramente ne vedo del primo tipo..
ma siamo molto fuori il tema portato da alessandro, che parla di cambiare modi e metodi (soprattutto qui, aggiungo io) per “portare alla causa” più gente possibile.
ma per chi è borioso di natura è difficile, caro degli esposti, cambiare
Sul nostro sito può leggere, oggi, 10.584 articoli da “buon professore che spiega e rispiega”. Ottocento (800) solo nella rubrica “Vaielettrico risponde”. Basta, oppure dobbiamo dare ripetizioni private a un milione di utenti ogni mese?
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Non è questione di impedire. Semplicemente non ne sono interessati, sono bombardati dai Salvini di turno, molto più efficaci (purtroppo)
Sarà un limite mio ma dai commenti che leggo non ho l’impressione che si sia compreso l’intento dell’articolo….personalmente, nonostante in questo forum le mie argomentazioni siano state sempre considerate “no BEV”, credo di essere molto più green della stragrande maggioranza di chi segue e partecipa a questo progetto, non possiedo un auto, mi muovo con i mezzi o in bicicletta nonostante sia decisamente più scomodo, ho rinunciato a delle comodità, ho acquistato una bici cargo che per muoversi in città va benissimo e se devo muovermi in un raggio più ampio prendo il treno, se proprio mi serve un’auto per qualche motivo la noleggio il tempo che serve, sono aperto ad ogni confronto ma non penso che sostituire il parco auto con mezzi elettrici mantenendo l’abitudine di usare l’auto per recarsi a bere il caffè al bar dall’altro lato della strada sia una soluzione, magari poi la vogliamo bella, spaziosa, sportiva; un bel SUV da due tonnellate con cerchi sportivi da 18″…però elettrico…penso che non sia l’approccio giusto.
Tutto questo per dire che a volte non si ha a che fare con gente contraria per ideologia, posizioni politiche, chiusura verso le novità, ma esiste anche gente che ha una sensibilità ambientale differente e non si scaglia contro l’elettrico in quanto tale ma contro la tendenza a voler cambiare tutto senza di fatto cambiare nulla…
Il tuo messaggio verrà probabilmente snobbato dalla gran parte dei moralisti di questo forum. Anch’io ho pannelli solari dal 2012, differenzio al limite del paranoico, ricorro al compostaggio dell’organico, evito sprechi e limito al minimo il consumo di carne (questa sì, fonte di grandissimo inquinamento ambientale ed elemento di sottrazione di tante risorse naturali, acqua in primis), ecc ecc, ma se già ti permetti a dire che le bev costano troppo, per il ceto medio italiano, vieni etichettato come troll, ignorante, oppure odiatore delle bev e dell’ecologia, come mi capitò con tal Leonardo “so tutto io del futuro”. Quindi non meravigliarti di nulla, è un comportamento “tipicamente” italiano
Grazie Alessandro per l’ottimo commento. Anch’io mi muovo con bici (a pedalata assistita perché la città è piena di salite) o con scooter (in estate ed in inverno, anche in autostrada), solo nei viaggi con famiglia uso l’auto, tant’è che in casa ne abbiamo una sola diesel. Non posso parcheggiarla nel box perché concepito alla fine degli anin 70 e l’attuale veicolo semplicemente deve rimanere in strada.
Nonostante questo sono considerato un NO BEV perché non posso e non voglio spendere oltre 40K Euro (in famiglia siamo 5 ….) per un’auto elettrica che dovrò poi ricaricare a prezzi esosi presso una colonnina pubblica (la più vicina è in centro città dove in auto non ci vado pressoché mai).
Non sono l’unico perché nel condominio ci sono altre 29 famiglie che hanno lo stesso problema del box, ma molte più auto.
Anche a me pare che per la transizione verde in famiglia si stia già facendo molto ma questo non conta: per essere green bisogna solo avere un’auto elettrica enorme e pesantissima (minimo 2 ton!!!) perché solo quella è ecologica.
Sarò (saremo) forse fuori dal coro ma non ci vedo nulla di green nel girare in città con un grande SUV elettrico o una Tesla di 2 ton.
Faccio una proposta: nelle nostre città chiudiamo il centro (solo quello) alle auto e passiamo TUTTI ad altri mezzi di trasporto, pubblici o privati. Sicuramente occorreranno dei sacrifici, per certi versi simili a quelli richiesti per l’uso dei veicoli elettrici, ma almeno saremo Green con la G maiuscola.
Nessuno ha mai definito Non Bev chi non è in condizioni di acquistare o gestire un’auto elettrica. Noi per primi riconosciamo che l’auto elettrica è per molti ma non per tutti. I No Bev sono quelli che la osteggiano e la denigrano per partito preso, diffondendo disinformazione. Lei, in parte, ne è vittima se parla di Suv elettrici enormi e pesantissimi da più di 2 tonnellate e ricarica esosa alle colonnine. La maggior parte di noi viaggia egregiamente con auto elettriche da 20-30 mila euro, che pesano una tonnellata e mezzo e consumano la metà di un benzina.
semplicemente perfetto. purtroppo noto già alcuni commenti di chi non ha capito..
eppure è semplice: se vuoi “vendere un prodotto” devi adeguare le possibili motivazioni a chi hai di fronte.
altrimenti si fa la fine dei vari “not just oil” che bloccano le strade: se va bene ottengono indifferenza, normalmente invece odio. chiedete alla gente cosa ne pensano di questi e non stupitevi delle risposte..
che sensibilizzazione hanno creato sul tema?
chi hanno convinto?
nessuno.
ecco allora che un diverso approccio può portare (anche qui) risultati migliori.
Provo a “sparare” ancora il mio proiettile ..
Penso che ci sia un argomento che può interessare la maggior parte delle persone e che non credo che sia divisivo, la salute.
Il passaggio all’elettrico in tutte le pratiche che lo consentono permetterà di ridurre notevolmente l’inquinamento atmosferico ed acustico concentrando l’uso delle fonti fossili in centrali elettriche o aziende che per la loro produzione non hanno alternative facilmente controllabili e “purificatili”, cosa che è palese non avviene oggi dove ogni veicolo, ma anche ogni caldaia, scaldabagno, cucina a gas/legna …, inquina localmente soggetto solo al controllo spesso simbolico di privati autorizzati dallo stato ma che evidentemente in molti casi chiudono più di occhio visto quello che si vede andare in giro.
Anche l’inquinamento acustico, non meno importante di quello atmosferico, sarebbe notevolmente ridotto eliminando i rumori dei motori e soprattutto degli scarichi che purtroppo qualcuno usa come segno distintivo della sua presunta “potenza” non rendendosi conto d’essere solo un maleducato egoista.
La scienza non è un’opinione, la mobilità elettrica conviene e il dovere della classe dirigente è quello di velocizzare la transizione. Il problema è che una parte della nostra classe dirigente difende interessi particolari invece di quello generale, e opponendosi alla transizione confonde la gente buttandola sul piano ideologico, un atteggiamento fuori luogo perché la mobilità elettrica conviene a tutti, a prescindere dalle simpatie politiche. Non è un caso che il paese dove l’elettrico è più avanti sia la Cina, infatti tale sviluppo, conseguenza di un fatto tecnico-scientifico, non ha trovato ostacoli per la mancanza di interessi contrari (un’industria automobilistica arroccata su posizioni dominanti) e di dibattito politico.
-non ha trovato ostacoli per la mancanza di interessi contrari (un’industria automobilistica arroccata su posizioni dominanti) e di dibattito politico.-
Anche qui, il dato oggettivo non si può discutere.
Quello è, punto e basta.
Trovo però quantomeno opportuno ricordarci, anche solo a livello di discussione accademica, che l’assenza di dibattito politico in Cina abbia delle cause per così dire… “diversamente democratiche”.
Dai diversamente democratici però compriamo la stragrande maggioranza degli oggetti che possediamo, ma in quel caso non ci da tanto fastidio o sbaglio? Ovvio, perchè ci fa comodo. Però se una legge fatta per provare a rimediare ai danni climatici ci invita tra docici anni a comprare solo auto a emissioni zero, gridiamo alla violazione della nostra libertà di inquinare e siamo qui a parlare di come far passare questo messaggio ai poveretti offesi senza turbarli troppo.
Democrazia selettiva.
Luca perdonami, lo sai che mi stai simpatico.
Ma tu continui a guardare il dito.
Io sto parlando di altro.
Fare un’analisi critica di una strategia comunicativa non è mettere in dubbio il messaggio.
Beh, quello è il TUO dito e la tua luna. Pensa, per me è l’esatto contrario, perdersi dietro a parlarne la vedo come una immane perdita di tempo mentre non si FA assolutamente nulla.
C’è tanta gente che già adesso fa, spesso non andando a sbandierare ai quattri venti quello che fa. Fa e basta.
Poi c’è una percentuale che vorrebbe ma non ha i mezzi economici, e per loro ci sono gli incentivi, i bonus e gli investimenti vari, oltre alla pacata attesa che la tecnologia si diffonda e che quindi i suoi prezzi diminuiscano.
Ma una gran parte che io leggo di nobev o no qualcosa è gente che non fa pur avendone i mezzi economici. Questi sanno esattamente come sta la questione, altroche, ma la ignorano volontariamente. Non ho mai sentito dire a uno di questi “la transizione è assolutamente necessaria, appena avrò i soldi la farò anche io”. No, accampano mille scuse (1000km senza fermarsi, la suocera in punto di morte che abita dall’altra parte della Nazione, le auto odierne non sono ok ma quelle di domani saranno ottime quindi aspetto, e via dicendo). Il rimedio a questi sono le leggi, come l’obbligo a usare auto a emissioni zero del 2035.
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Guarda Luca, non c’è nessun problema. Secondo me non hai voluto capire il senso dell’articolo, che cosa si prefigge di ottenere e soprattutto che cosa si prefiggerebbe di evitare. Evidentemente nei tuoi confronti mi sono spiegato male. In questi casi la colpa è sempre in capo all’estensore. Quindi possiamo serenamente chiuderla lì e restare ottimi amici.
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Non posso che essere d’accordo.
Molto interessato alla prossima discussione su un diverso approccio comunicativo.
Signori,
Sarà perché sono ormai un vecchio (anche un poco rincoglionito) stanco della stupida rancorosità umana, ma non capisco questi slanci di amorosi sensi verso chi ha occhi e non vuol vedere, orecchie e non vuol sentire, cervello e non vuol capire. Il poco tempo che mi rimane non voglio sprecarlo con chi “e ma allora voi?”. Preferisco godermi la mia ranocchietta elettrica e gli altri, beh andassero dove vogliono.
Ciò detto ringrazio l’autore dell’articolo per aver dato vita con esso ad un finalmente interessante scambio di idee che comunque non modificherà la posizione dei NOTUT.
Quando sono eletti politici che non capiscono un tubo dei problemi reali ma inseguono solo il consenso a qualunque costo e bugia, credete veramente di poter convincere chi aprioristicamente non vuole essere convinto perché ciò che dice il capo è l’unica verità?
Una modesta proposta alla redazione. Chi vuole partecipare ai dibattiti dovrebbe usare nome e cognome per il semplice motivo che si dovrebbe essere responsabili delle proprie azioni, anche di penna…
Una buona giornata a tutti.
-non capisco questi slanci di amorosi sensi verso chi ha occhi e non vuol vedere, orecchie e non vuol sentire, cervello e non vuol capire-
Caro Mario,
la sua posizione è assolutamente comprensibile.
Il problema è che la categoria di persone che porta in esame, vota tanto quanto lei e me.
E non pochi si stanno preparando a votare nel 2024 “la qualunque” per reazione ad un processo storico inevitabile (per x mila motivi che conosciamo perfettamente) e che nei fatti vedono più come una minaccia che come un’opportunità.
Si può ritenere che i tempi di attuazione proposti, per esempio, possano essere poco realistici. Non le nascondo che su molti argomenti lo penso apertamente e con numeri oggettivi ed esperienze sul campo l’ho già fatto presente anche in questa sede.
Parlando della direttiva “case green” ad esempio, materialmente impossibile da attuare così com’è di qui al 2030, nemmeno mettendosi a fare quasi solo quello da mane a sera.
Questo non è mettere in dubbio la bontà dell’idea però.
Ma vedere partiti politici che nel loro programma dicono espressamente di voler rimuovere le pale eoliche già installate (accade in Francia tra l’altro, nemmeno in Italia) denota puro e semplice autolesionismo.
Contro cui non si può tacere o dire “che si arrangino”.
Poichè gli argomenti a favore “dell’opportunità” sono molti di più di quello che si potrebbe pensare, trovo sia poco furbo non farlo presente e poi magari un domani lamentarsi se le cose non vanno nella direzione che si ritiene essere la più corretta.
Buongiorno,
La ringrazio per il suo pacato e motivato commento. Lei ha intellettualmente ragione ma io sono stanco di parlare ai muri indicando i comportamenti umani che, ai miei occhi, stanno portando la specie verso la catastrofe. Questo a prescindere dall’argomento auto elettriche.
Vede, sono convinto che le leggi della fisica e della chimica siano valide anche fuori dalle aule scolastiche.
L’espansione infinita in un insieme finito è impossibile. Questa legge letta sia in senso additivo che sottrattivo esplicita la situazione nella quale ci troviamo e che richiederebbe azioni immediate e a volte drastiche che non vengono prese perché giudicate scomode dai politicanti di turno per motivi di consenso. Quindi questi nuovi pifferai magici continuano ad abbindolare un popolo ignorante che li seguirà fino al precipizio.
Poiché sono considerato un catastrofista seminatore di sventura oppure uno iettatore, ho deciso di pensare solo a godermi quel che resta del giorno non pensando più all’Apocalisse che verrà, e che ritengo prossima in termini storici, ma che comunque non vedrò per motivi anagrafici. Ho comunque comprato una cetra con abbinata corona di alloro per imitare un noto imperatore qualora le mie previsioni si rivelassero errate dal punto di vista temporale.
Un cordiale saluto.
10 e lode e bacio accademico ad Alessandro. Con questo articolo si vola su livelli alti, qui non vedo solo il maestro di giornalismo ma il maestro di vita. Non solo condivido fino all’ultima parola ma è proprio il genere di contenuto che sono felice di incontrare: è quando un’altra persona scova un punto di vista più ampio, che funziona (nel senso che è aderente alla realtà e riesce ad abbracciarla tutta) e al quale non avevi pensato, o almeno non in quei termini. Grazie Maestro.
Proverò ad esprimere qui un concetto, non è contro nessuno e nessuno si senta offeso. Oggi fotografiamo l’interesse delle persone verso l’auto elettrica dai dati di vendita: siccome se ne vendono poche (almeno in Italia, anche se in Europa e USA i numeri sono inferiori alle aspettative) se ne deduce indirettamente che le persone non siano interessate all’auto elettrica. Con tutta l’umiltà di cui sono capace, lasciatemi dire che non è così, che questa deduzione scarse vendite = scarso interesse è un mero errore, un bias cognitivo che però viene ripetuto a piè sospinto come la Sacra Verità. Dovrei chiamarla fake news ma siccome le fake news contengono molto spesso anche un dolo, una cattiva volontà, in questo caso preferisco declassare il tutto a “bias cognitivo”. Per dimostrare questo errore occorre fare ciò che si fa dalle fake news, ovvero partire dai dati. Il dato più recente, e l’unico di cui io sono a conoscenza, è una recente ricerca commissionata dal Mobility Consumer Index 2023 condotto dalla società di consulenza EY su un campione di venti Paesi, tra cui l’Italia. Badate bene: non è una ricerca italiana, l’Italia è solo uno dei 20 paesi esaminati. Nel report si analizza l’interesse verso l’auto elettrica. Ed emergono alcuni dati interessanti che vorrei condividere con voi:
1. Se a spingere per l’auto elettrica l’aspetto ambientale era al primo posto nel 2021 col 49%, nel 2022 era già sceso al 38% e nel 2023 scende al 36%, superato dalla preoccupazioni dell’aumento dei prezzi dei carburanti, ovvero le preoccupazioni economiche sono un driver oggi più importante delle preoccupazioni ambientali
2. La Cina mostra il più alto interesse verso l’auto elettrica, pari al 75%, facendo meglio di Norvegia, Svezia e Giappone che si fermano a 67%, 64% e 64% (sì lo so che in Norvegia l’80% delle nuove auto è elettriche ma non è che ogni anno tutti i norvegesi acquistano l’auto nuova, quindi il dato del 67% non è per forza contraddetto dall’80% sul venduto)
3. Indovinate qual è il secondo paese, subito dopo la Cina, ad aver mostrato il più alto interesse verso le auto elettriche, con ben il 70%? Non ci arrivereste mai. E’ l’Italia.
4. Cosa frena in particolare le persone a comprare le auto elettriche? La ricerca ce lo dice, non dobbiamo inventarcelo o fare ipotesi campate in aria. Secondo la ricerca oltre il 30% degli intervistati ha risposto che uno degli impedimenti maggiori per acquistare un veicolo elettrico è la carenza di stazioni di ricarica, inoltre, il costo iniziale più elevato delle auto elettriche rispetto alle tradizionali vetture a combustione interna potrebbe rappresentare un ostacolo significativo per molti potenziali acquirenti.
Ecco perché quando sento quei discorsi basati sul fatto che gli italiani non sono attenti verso le nuove tecnologie, sono pigri nel cambiare le proprie abitudini, si nutrono di fake news, non sanno far di conto, etc. etc. un po’ me la prendo. Perché queste sono fake news, ovvero sono ipotesi basate su sensazioni personali, sono nella migliore delle ipotesi chiacchiere da bar: quando ci si confronta con i dati veri si scopre che le ragioni sono diverse. E per questo diventa importante una comunicazione che non porti alla creazione di fazioni ma che sia in grado di comprendere e analizzare i veri ostacoli che impediscono agli italiani di raggiungere una quota importante nella vendita di auto elettriche, basato su dati reali. E queste paure non sono irrazionali, come spiega la ricerca, smentendo così la narrazione comune: le persone che non passano all’elettrico lo fanno perché, dice la ricerca, non riescono a ricaricare a casa e possono farlo solo sostenendo una spesa importante per l’adeguamento dell’impianto (presumo per chi abita in condomini); temono che possa aumentare il prezzo alle colonnine (come avvenuto negli ultimi anni) e che queste siano poche, etc. etc.
Come si spiega allora il fatto che le vendite di plug-in sono maggiori delle BEV e in generale sono molto più apprezzate in Italia che negli altri paesi europei? Costano ugualmente o più delle elettriche, non godono delle ricariche DC perciò necessitano per forza di colonnine AC con frequenza o punto di ricarica domestico. È compatibile con la teoria dell’interesse degli italiani verso le nuove tecnologie ma non trovo riscontro con il punto 4 che citi
Le cause sono diverse ma sono presenti in quel report. Se ad esempio le persone temono di non poter ricaricare sempre allora si rivolgono alla soluzione plugin così che, all’emergenza, hanno un piano B. Posso citarti l’esempio di un parente stretto che ha scelto la plugin (BMW X3 con motore V6) non potendo installare wallbox a casa: gira il 90% in elettrico ricaricando in città ma quando deve affrontare un viaggio o non riesce a ricaricare va a benzina. Probabilmente se avesse riscontrato una quantità più elevata di colonnine sarebbe passato all’elettrico (cosa che comunque sta seriamente valutando come prossimo acquisto visto che con la plugin si è trovato bene e considerando che sta valutando l’installazione di una wallbox in ufficio per maggiore sicurezza).
Io ho la fortuna di avere box auto dove posso, anzi potrò, ricaricare tranquillamente ma se dovessi affidarmi alle colonnine onestamente non passerei mai all’elettrico per 2 ragioni: gli abbonamenti si mangiano parte della convenienza dell’auto elettrica, allontanando il tco; la disponibilità di colonnine nel mio comune mi metterebbe ansia, ne ho una sola “vicino” casa e se torno a casa con l’auto scarica e la colonnina è occupata che faccio? Aspetto tutta la notte che si liberi? Questo è un punto importante: chi guida auto a benzina ha la CERTEZZA di ricarica in tempi brevi e senza attese, con l’elettrica non hai la CERTEZZA ma la PROBABILITA’ che cambia zona per zona. E la probabilità è destinata a peggiorare se l’installazione di nuove colonnine non dovesse seguire in modo proporzionale l’aumento delle vendite delle auto elettriche (e ricordiamoci che gli operatori dichiarano di lavorare in perdita, quindi non aspettiamoci tutta questa generosità a costruire nuove colonnine). Per questo penso che il futuro sia la ricarica veloce HPC presso distributori di benzina: la Germania ha imposto la potenza minima a 150 kW e colonnine presso tutti i distributori (secondo me hanno avuto l’idea giusta), io in Italia farei lo stesso ma punterei a 200 kW.
Sondaggio “Mobility Consumer Index 2023″, se ho letto bene:
propensione a ” aquistare auto elettrica o ibrida BEV, PHEV, HYBRID ”
cioè anche le termiche mild hydrid fatte con l’alternatore potenziato, è un passettino piccolo piccolo rispetto alle termiche
peccato che abbiano aggregato cosi il quesito, se è così, hanno reso senza significato (rispetto a capire la propensione verso le sole BEV ) questa parte della loro ricerca
rimane che questo dato aggregato è più alto da noi (70%) che in altri paesi, vuoi vedere che è perchè mediamente confondiamo il pandino con l’alternatore potenziato con una vera ibrida?
perchè i costruttori a listino le chiamano “HYBRID”
Come motivi di scoraggiamento all’acquisto, in questo caso invece il quesito cita in modo specifico le BEV, al primo posto con il 42% riportano scarsità/inadeguatezza della rete di ricarica
Al secondo posto il prezzo alto, con il 40%
Il prezzo alto era invece il primo motivo al 60% nel sondaggio l’anno precedente, questa forse è una notizia, il prezzo è già visto come più ragionevole (inmmagino segmenti D e C)
Forse il calo dei prezzi di listini delle BEV (che per ora non ha raggiunto i segmenti A e B) e l’aumento dei costi della benzina è stato percepito anche in mezzo al rumore mediatico, perchè è un dato semplice (un po’ meno il discorso sul TCO costi di gestione); mentre gli avanzamenti delle infrastrutture non sembrano essere stati percepiti
Alla fine questo sondaggio non è fatto bene, si può interpetare i risultati anche all’opposto, cioè che gli italiani sono sempre meno scoraggiati dal prezzo, ma più dalla “percezione” dei possibili disagi, tra cui la ricarica
i servizi in tv e sui giornali con viaggi in BEV che vengono raccontati come danteschi penso non aiuta in questo, e siamo di nuovo punto accapo, cattiva stampa sul tema in italia
cosi come le brevi fiammate di 3 mesi di alcuni operatori di Fast Charge; di fatto non hanno cambiato molto, ci sono tariffe più basse usabili in roaming, però hanno riempito i giornali
persino qui sul blog a commentare si vedono ogni giorno (aumentati credo anche in vista delle elezioni) utenti troll hobbisti e web-promoter, sembrano professionisti anche se maldestri, a presidiare anche questo spazio, provano a influenzare la percezione o sporcare con sentimenti negativi persino le spensierate e allegre discussioni dei racconti di viaggi
gli stessi che avevo visto su altri forum di motori e tecnologia, a volte per fare in fretta ricopiano pezzi degli stessi testi
posso concordare di non polemizzare troppo con pubblicitari/disturbatori su internet, poi non ho la TV, e su internet posso scegliere cosa leggere e guardare, per non ingrassare il gioco mediatico della polarizzazione
fino a ignorarli quadno possiibile, o minimizzarli quando si correggono le disinformazioni, o aggirarli nei metodi di comunicazione come dice Alessandro, ci posso arrivare, ha senso
invece scrivere esplicitamente che addirittura non esista questo contorno, ribaltando il significato di fake news, fatico a seguire e non ribattere, preferirei un approccio “ci sono ma parliamone di meno”, poi per carità ognuno ha la sua opinione
Concordo con l’analisi.
Difficile riuscire a superare la nuvola prodotta e diffusa da entrambe le parti.
Purtroppo la politica, non solo italiana, è tutta incentrata sulle prossime elezioni e per questo cercano ed usano tutti i possibili argomenti per spaventare e orientare i possibili elettori.
Io penso di no Alle, non stiamo sbagliando tutto.
Sono d’accordo sul fatto che le reciproche offese non sono mai utili ma penso che alla gente poco importi l’appropriazione politica di un’idea. Agli italiani interessa la dolce vita, il prezzo e la qualità. Vorrebbe semplicemente godere delle cose belle.
L’errore lo fa la politica che é divisiva, che invece vuole avere un’identità e deve difendere le proprie sovvenzioni.
Io sono di sinistra per la bev o di destra per i veicoli storici?
Non mi interessa un partito preso, a me piace entrare nel merito di ogni singola questione e adoro confrontarmi con coloro che argomentano seriamente le proprie idee, anche se divergenti.
Il target poi non può essere universale, parliamo un linguaggio semplice per la signora disinteressata o alziamo l’asticella per chi rischia di annoiarsi?
Per me qui c’è un buon equilibrio anche se mi permetto una critica: per me c’è troppa democrazia e preferirei la richiesta di un account (con nome e cognome pubblici) prima di poter scrivere commenti. Altrimenti leggono e basta
Ma si dai, io proverei a sedermi a un tavolo col pianeta per negoziare con toni pacifici, positivi e non allarmistici una transizione in cui far felici tutti, specie quelli dubbiosi che ancora non sono convinti dalla narrazione attuale, quella sbagliata. Una transizione a modino ecco.
Alessandro, fuori di metafora, son tutte belle parole ma non abbiamo tanto tempo, non so se te ne sei accorto. Anzi no, io credo proprio che tu non te ne sia accorto, visto che metti la questione climatica in secondo piano e pensi al petrolio che finisce. Di petrolio ce n’è ancora per decenni, cosi come di metano, ma vanno lasciati dove sono il prima possibile.
Ps, ma i tuoi proiettili quali sarebbero? Tu che fai per contribuire?
Cosi come il titolo dell’articolo che nel mio originale era “Comunicare la transizione in un quadro mutato”. Titolo forse meno accattivante, ma più aderente a quanto mi proponevo di esprimere.
Non ritengo che la comunicazione incentrata sugli aspetti climatici sia sbagliata. Tutt’altro.
Trovo però che nei fatti non si riveli sufficiente per andare a coinvolgere settori sempre più ampi dell’opinione pubblica. Del resto la cosa è abbastanza evidente.
Il contributo è strettamente concentrato sugli aspetti inerenti la comunicazione di un evento, molto banalmente ho fatto la sintesi fra ciò che vedo e la mia esperienza maturata frequentando per 15 anni redazioni e uffici stampa. Per quello che può valere ovviamente.
Qualsiasi altra questione, per quanto legittima, esula un po’.
-Di petrolio ce n’è ancora per decenni, cosi come di metano, ma vanno lasciati dove sono il prima possibile.-
Cosa che a mio avviso non accadrà se si insiste nel non vedere che gli argomenti sacrosanti usati fin qui non si stanno rivelando sufficienti.
-Tu che fai per contribuire?-
Scrivo e propongo temi che magari faranno cambiare idea a qualcuno e riflettere qualcun altro. Non salverò il mondo, ma non mi sembra nemmeno poco.
Sul titolo sapevo fosse spesso frutto della redazione, non credevo adattassero anche i paragrafi. Questa cosa di metterli in questo modo a me non piace, dovessi rimandare qualche altro articolo darei il consenso alla pubblicazione solo a patto che tutto fosse approvato prima.
Per gli argomenti, capisco benissimo quel che dici, ed è una cosa che molte aziende fanno già da tempo. Tesla ad esempio parla dei risparmi economici e delle prestazioni, della “figata” di fare tutte quelle cose con un auto, e via dicendo. Altre case si concentrano su altri argomenti. Per le pompe di calore, argomento che mi interessa molto (e che non vedo mai trattato qui, nonostante il riscaldamento casalingo sia un peso percentuale superiore al trasporto su gomma nel totale dell’inquinamento fossile), moltissime azienda parlano di efficienza e risparmio di costi, indipendenza energetica, o il fatto che lo stesso sistema si possa usare anche per raffrescare.
Pefetto, siamo d’accordo.
E vediamo che la cosa tutto sommato funziona.
L’idea di fondo è che anche a livello “istituzionale” si debba tentare anche (ANCHE) questo tipo di approccio, se davvero si vuole fare un salto di qualità a livello comunicativo.
Il che non preclude la contemplazione del discorso “clima”. Banalmente il discorso va ampliato, seguendo l’ampliamento del pubblico a cui ci si riferisce.
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Può avere tutta la fretta che vuole, ahimè i numeri ci dicono che possiamo limitarci a dare l’esempio e nulla più, sperando che ad est ci seguano.
Credo che ci sia confusione tra ciò che pensa il cittadino comune (di qualunque estrazione sociale) e quella fetta minoritaria che si oppone all’auto elettrica. La prima attende solo che i prezzi di acquisto scendano, anche perché spesso non in grado di fare il calcolo che il maggiore costo di acquisto lo si ammortizza tranquillamente entro pochi anni. Dei secondi non mi preoccuperei.
Ma il discorso vuole essere più ampio e, per esempio, va a coinvolgere questioni come l’astio nei confronti delle pale eoliche (anche offshore, quindi di fatto invisibili!) e similia.
Cose “percepite” malamente anche perchè, a mio avviso, a molti non vengono “spiegate” nel modo giusto.
Per non cadere nel “vizietto” tutto italico di buttare sempre tutto in vacca ..
pardon in politica .
posso solo citare che la “rivoluzione verde” in Germania è stata avviata 20 anni fa ..
da una signora a modo che si chiamava Merkel
creando milioni di posti di lavoro VERI e ..
non era di sinistra
posso anche citare un vignettista americano che con questa battuta in un no-climatechenge:
“E se fosse tutta una bufala e creassimo un mondo migliore per niente? “
In Germania stanno installando a pioggia Eolico e Fotovoltaico e inziano a raccogliere i frutti di questa scelta ogni anno di più
corrono per avere meno dipendenza dalle fonti fossili estere (gas) e interne (carbone), energia a costo basso, e indotto lavorativo come dici tu; la crisi energetica del 2021-2022 forse sarà l’ultima che li ha visti ancora così vulnerabili
– in un anno usano circa 550 TWh (quasi il doppio di noi)
– il 47% è generato da rinnovabili (nel 2022)
– le nuove installazioni sono in accelerazione
– puntano ad arrivare al’ 80% di rinnovabili
Di notte hanno 20 GW di potenza generata da eolico su terra, ma il grosso arriverà man mano che entrano in funzione i parchi eolici off-shore nel mare del nord
Noi potremmo fare altrettanto, sole + vento (off-shore), senza consumo di suolo, il nostro bilancio economico come Stato, il tessuto produttivo, anche le bollette, ne avrebbero bisogno
soldi facili per gli Stati che non sono masochisti e ne che avranno un vantaggio competivo enorme (oltre come dice il Sig.Franco più “sovranità energetica”)
dividerci tra di noi elettori con retorica e ideologie, purtroppo è una tecnica per evitare che si sia uniti ad approfondire le informazioni e pretendere dai nostri amministratori di non bloccare questo passo
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Trovata la vignetta di Joel Pett, questa e altre, brillante, non lo conoscevo, grazie della dritta
Basterebbe copiare quello che fanno Portogallo e Spagna alle nostre stesse latitudini
la Spagna conta di arrivare la 50% di energia elettrica da rinnovabile entro la fine dell’anno
il Portogallo ha toccato picchi dell’80% da rinnovabile a Gennaio e anticiperà Zero emission di decenni prima del fatidico 2050
il mondo è in marcia e noi mendichiamo ancora metano in giro ,che tra qualche anno non comprerà più nessuno
– António Guterres: attenzione, qua c’è un burrone pericolosissimo!
– Germania, Spagna e Portogallo: via, via!
– Giorgia Gas e Matteo Diesel: buttiamoci dentro!
– Bambini italiani inconsapevoli: che bello volare verso il fondo del pozzo!
“il mondo è in marcia e noi mendichiamo ancora metano in giro ,che tra qualche anno non comprerà più nessuno”
Verissimo. il D.Lgs 199/2021 ha in parte cambiato questa cosa, ma la montagna ha partorito un topolino secondo me: impone un uso solo al 60% di fonti rinnovabili, e continua a contare come tali le biomasse. Quindi, il 40% può ancora essere metano (permettendo così di installare le odiose “caldaie ibride”, pessime come le auto ibride…) e si può continuare bellamente a bruciare legna o pellet ed essere “ecologico per legge”.
Ma a prescindere dalla volontà politica c’è comunque la possibilità personale di affrancarsi completamente dal metano. Basta sostituire le caldaie con le pompe di calore e i fornelli con le piastra a induzione. Tecnicamente non serve nemmeno fare il cappotto (noi con solo pdc e infissi nuovi passeremo il mese prossimo da classe G a C), e il costo si ripaga con le detrazioni e coi consumi minori, grazie alla maggiore efficienza energetica e la possibilità parziale di alimentarle col fotovoltaico.
E si riducono i rischi. Ci dimentichiamo che abbiamo in casa tubi pieni di un combustibile infiammabile ed esplosivo, e che se inalato causa dispnea e asfissia. Per non parlare dei vantaggi logistici di portare in ogni casa un tubo contenente gas, paragonato a cinque banali cavi elettrici (nel caso del trifase, per il monofase sono solo tre).
Non vedo l’ora arrivi movembre per fare domanda di distacco del contatore del gas.
Io penso che il metano avrà un ruolo di “nicchia” anche in futuro
sotto forma di BIOMETANO,considerata anche esso energia rinnovabile
secondo me , è un ottima fonte di accumulo energetico stagionale
non è estratto dalle viscere della terra ,
ma è prodotto con il trattamento di :
umido urbano
depurazione delle fogne
allevamenti
trattamento scarti industria alimentare
trattamento delle potatura dei giardini urbani
ecc..
è un ottimo prodotto da utilizzare nel periodo invernale in coogeneratori / centrali turbogas
quando il fotovoltaico va in crisi
rilalasciare gran parte del BIOMETANO in atmosfera come facciamo oggi è dannoso dato che il BIOGAS come gas serra è molto peggio della CO2
e così abbiamo trovato un po di lavoro anche per la vetusta industria degli idrocarburi ,
Eni e Snam ,
che dovrebbero , imho, gestire loro il trattamento dei rifiuti urbani
per ricavare il BIOMETANO
oggi è un investimento di nicchia che hanno fatto allevatori illuminati
con piccoli impianti che possono arrivare al limite di 250 kW
per non incappare in un ginepraio burocratico,
imho fatto ad arte per non entrare in concorrenza con i 2 di cui sopra
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Ho letto xcon molto piacere quanto scritto da Alessandro D’Aiuto e condivido la sua analisi; ma finio alla fine del suo articolo ho aspettato di leggere la sua proposta.
Invece sembra che le proposte per una migliore comunicazione a una popolaziona variegata come da lui citata e costituita da persone con interessi diversi, non tutti specialisti o tecnici siano state lasciate ad altri.
Alessandro ha chiaramente illustrato qual sono i problemi che non favoriscono una corretta comuncazione, ha concluso che bisognerebbe “scegliere dei proiettili appropriati” ma non ha anche pensato di suggerircene qualcuno.
Pensiamoci tutti e proviamo a trovare una soluzione; e sarà un bene per tutti.
Desideravo indicare quello che a mio avviso è un vero e proprio “elefante nella stanza” a livello di gestione della comunicazione.
Su cosa farci, con l’elefante, sarà sicuramente oggetto di piacevole discussione.
Magari si rivela pure una bestia simpatica. 😂
Ma prima bisogna avere il coraggio di vederlo e accettare che esiste. 😉
Chi porta le noccioline?
Riparto dall’alto per comodità.
In realtà, ringrazio Enzo e ringrazio anche tutti, ma il mio discorso vuole andare un po’ più in là rispetto allo stretto argomento del’auto elettrica.
Del resto nulla di strano per queste pagine: si parla normalmente di energia, di eolico, di fotovoltaico e di efficientamento energetico.
Il discorso quindi vuole essere un po’ più ampio e parte da constatazioni che ogni volta mi lasciano sempre più perplesso.
Per esempio mi è ormai incomprensibile “l’accanimento culturale” nei confronti dell’eolico e del fotovoltaico.
Sinceramente mi sfugge la ratio. Eppure è cosa che possiamo constatare ad ogni occasione.
Ora parliamoci chiaro: una ventina di anni fa, quando per i miei ben noti interessi distrattamente diedi un’occhiata al discorso dei pannelli solari (ed era il momento in cui praticamente li regalavano a furia di sussidi) mi fu dertto in tutta onestà da più di un installatore “guarda, durano si e no 15 anni ed ogni anno perdono grossomodo il 10% di resa. Chiaro che se te li regalano come più o meno stanno facendo ha senso, ma di per sè il gioco on vale la candela”.
Gli diedi retta… feci male? feci bene? pazienza è andata in cassazione.
Però da allora di sole ne è passato sopra i tetti, i pannelli di oggi sono qualcosa di completamente diverso. Banalizzando: 20 anni fa si stava scherzando, oggi si fa sul serio. Oggi funziona, oggi ha senso. Domani ancora di più.
Idem dicasi per l’eolico: le girelle di 20 anni fa nulla ma proprio nulla hanno a che vedere con quello che siamo in grado di installare oggi, a costi sempre più concorrenziali e con tali potenze installate che con una ventina magari scarsa di turbine (siamo allegramente sui 10 MW cadauna oramai!) si può già equiparare la cosa ad una più che dignitosa diga col suo bravo bacino idroelettrico.
Quando però mi imbatto in cose tipo questa
https://rassemblementnational.fr/22-mesures
(programma, PROGRAMMA!!! del partito della Le Pen, pubblicato senza meno sul sito ufficiale)
Dove al punto 12 si dice senza mezzi termini “Arrêter les projets éoliens et dé-manteler progressivement les parcs existants.”
(fermare i progetti eolici e smantellare progressivamente i parchi esistenti)
…Sinceramente vado in tilt. Cioè non capisco. Non è demagogia, è idiota, punto e basta.
E lasciamo perdere Trump e la sua cricca al carbon fossile.
Ma come? l’eolico ormai costa meno di altre forme, il vento se c’è è roba nostra, la materia prima è gratis.. GRATIS!
Ma ci mancherebbe, sono io il primo che pensa che sarà ben difficile liberarsi al 100% dal gas di qui al 2050 e peggio ancora entro i prossimi 13 anni… Ma santa polenta, il NOSTRO sole è NOSTRO, il NOSTRO vento è NOSTRO, pale e pannelli idem, non dipendiamo da nessuno e nessuno ce li tocca.
Facciamo finta che per un po’ si continui a ragionare “a gas” grossomodo nei termini conosiuti… Ma ci farebbe così schifo avere tutta questa energia IN PIU’?
Quando ce l’hai ci fai tante cose (alla peggio la “sprechi” e fai idrogeno), è quando non c’è e ti serve che sono uccelli per diabetici.
Ok, ragionamenti all’ingrosso e molto a ruota libera, ma per tornare a bomba politicamente ormai è insostenibile prendersela con le rinnovabili.
Dopo gli svarioni dell’anno passato è semplicentne stupido. Idiota. insostenibile.
Vuol dire non aver capito la lezione.
Nessuno potrà più pensare che finita la guerra in Ucraina e fatto passare un po’ di tempo per decenza noi si possa riprendere a importare gas da Putin come facevamo prima.
Nessuno si deve far più illusioni su paesi come l’Algeria o l’Egitto che con la mano destra ti salutano caramente e con la sinistra ti fanno i gestacci.
Il mondo è cambiato.
Lo stesso c.d. terzo mondo* con la Cina e l’India in testa si sta accorgendo che tutto sommanto… ma dai, in fondo.. ma sai che possiamo vivere anche senza quegli spocchiosi degli occidentali? che ci hanno trattato peggio delle bestie per secoli…
In fondo ormai che cosa possono darci che noi tutto sommato non sappiamo farci da soli?
Automobili? ce le facciamo anche da noi
beni di consumo? glieli facciamo noi a loro
Tecnologia? si ok, loro spesso la inventano, ma noi gliela produciamo e tutto sommato non siamo così indietro. E in ogni caso, per quello che eravamo abituati fino a ieri, ciò che facciamo oggi è spaziale.
Insomma, si stanno accorgendo che possono vivere benissimo anche senza di noi.
E’ un mondo diverso, dove senza farne una tragedia anche noi dobbiamo di nuovo rimboccarci le maniche e lavorare per la nostra “sicurezza”. Altimenti verremo mangiati in un boccone, e ne va della nostra identità.
Incredibile che argomenti che hanno a che fare con sicurezza, identità e sovranità vengano ritenuti estranei dalla c.d. destra.
Lasciamo stare i politici, ma bisogna parlare agli “elettori”. Bisogna. E se per farlo bisogna usare argomenti che capiscono, allora è da farsi.
Non importa che il gatto sia bianco o nero, importa che acchiappi i topi.
Bisogna disperatamente parlargli e trovare ogni mezzo per farlo.
Con i mezzi che finalmente abbiamo non è più sostenibile “buttare via” tutti il sole e il vento che gratis ci cascano addosso ogni giorno.
Fino a ieri era una scommessa perchè i mezzi non erano davvero all’altezza, ma oggi è buttar via denaro che ci viene dato gratis (come minimo)
Poi sia gloria al V6 al V8 e al V12, ma non mi stavo limitando a parlare di automobili.
Scusate, parole in libertà.
*con terzo mondo non volevo parlare di “poveracci”, ma si deve intendere il termine geopolitico ed economico in senso storico, riferito agli stati indipendenti non allineati (indicante usualmente i paesi in via di sviluppo) contrapposti sia al «primo mondo» (paesi democratici e capitalisti che gravitavano nell’orbita degli Stati Uniti d’America) sia al «secondo mondo» (paesi socialisti e comunisti che gravitavano nell’orbita dell’Unione Sovietica)
Alessandro, potrei risponderti caustico “ma ti sei accorto solo ora dei populisti?”
Questi mirano alla pancia della gente, sanno benissimo quello che stanno dicendo e quello che stanno negando, ragionano con un un orizzonte temporale che non va mai oltre la prossima scadenza elettorale, e con l’assoluta mancanza di progetti anche solo a medio termine. E non esiste destra o sinistra, sono tutti dannosi allo stesso modo, chi per malafede e chi per ignoranza: LePen, Trump, Salvini, Conte, Orban…
Tornando al tuo articolo però, il problema è come li disinneschiamo? Io onestamente sto pendendo la voglia, e sarà per questo che ogni tanto sbotto e faccio il fondamentalista climatico. Purtroppo la “teoria della montagna di merda” è a loro favore, nemmeno di poco, ed è l’arma più devastante che hanno.
PS: E io non credo sia solo il populismo, ma torneremmo a toccare argomenti triti quindi passo.
Ma figurati, ci mancherebbe, i populisti esistono da sempre. Lo so perfettamente.
Come detto, “non dettano il comune sentire ma per definizione lo inseguono”
È per questo che non bisogna puntare ai “politici” ma ai loro elettori. “Cambia” gli elettori, cambieranno anche i populsti.
E non mi nascondo che tutto il discorso che ho fatto in fin dei conti in qualche maniera sottointenda un atteggiamento un po’ populista. (Ti dico quello che ti fa piacere di ascoltare)
Ma perlomeno è fare del populismo dicendo delle cose vere e non cacciando delle grandissime balle
Il primo commento al bell’articolo di Alessandro è stato il mio e mi sono domandato quale era il suo suggerimento. Mi ha risposto che lui aveva descritto “Un elefante in una stanza” e che le risposte dovevano venire da una discussione.
Bene. Allora ecco quello che penso io.
Supponete che si possa con una piccola spesa una tantum disporre di energia elettrica a profusione quasi gratuita e per sempre, secondo voi ci sarebbero ancora tanti automobilisti che piuttosto che metter piede in una BEV, che finirebbe per viaggiare quasi gratis, preferirebbero pagare la benzina e l gasolio a più di 2 euro al litro?
La grande differenza nella tecnica con le ICE, o la particolare efficienza delle BEV continuerebbe a non essere di interesse per nessuno ma quando si tratta di portafoglio penso che le cose cambino.
La transizione, che comunque è indiscutibile e necessaria, in questo caso avverrebbe molto più rapidamente; dunque il problema è l’energia; se ne potessimo avere molta e a buon mercato saremmo turìtti “a cavallo”; e scomparirebbero anche le discussioni.
Ma cosa si può fare per arrivare a questa indipendenza assoluta dall’energia? Semplicemente averne moltissima e basso costo. E allora qual è l soluzione ? Dobbiamo assolutamente tappezzare l’Italia di pannelli fotovoltaici e importare quindi energia (oltretutto pulitissima) , da SOLE e non da Putin o da chiunque altro.
Ma con quali soldi si possono fare tutti questi impianti? Io dico con i soldi dei privati, che potrebbero essere felici d farlo ma AD UN PATTO.
Qui mi fermo perché la mia idea è descritta nel dettaglio in un mio scritto che non è mai apparso su VaiElettrico ma che è disponibile nel mio BLOG a questo link:
https://ffellico.blogspot.com/2023/08/il-fotovoltaico-dai-privati.html
Ovviamente occorre che lo Stato intervenga con un’apposita legge, che però non richiederà alcun esborso. Se non lo fa non ha alcuna scusante visto che non deve impegnare risorse, ma solo fissare delle regole.
In effetti sembra aver senso come metodo
magari “scegliendo” le situazioni in cui rimarcare prima i vantaggi economici e di indipendenza, rispetto a quelli ambientali
personalmente poi senza accantonare del tutto i temi ambientali, se il tipo di discussione lo permette (ambiente non troppo refrattario o caciaresco), chiarita la questione economica, se c’è ancora spazio e tempo e la discussione non è già stata mandata in caciara, in seconda battuta citerei anche i temi ambienatali, poi se non vengono graditi la chiudo lì, non ha senso insistere, si può però fare lo sforzo di proporre, questo si
==
esempio (sulle rinnovabili, più facile che sulle BEV)
in una chiaccherata tra conoscenti di diverso avviso, o peggio nei dibattiti-rissa nei programma TV, o in una interrogazione parlamentare :
se parti con il tema ambientale, e l’altra parte fosse un politico/amministratore di cosa pubblica (di qualunque colore fosse) in malafede / con interessi (rimane la spiegazione più semplice per certe scelte masochistiche, perchè non sono cosi stupidi da non capire questi concetti sui costi dell’energia, sono persone un minimo scafate e consigliate da tecnici), tempo 50 secondi ti ha già ridicolizzato l’argomento con un po’ di retorica pecoreccia e buttato tutto in caciara, e può farlo se il tema ambientale non è caro al suo elettorato
mentre se inizi la discussione chiedendo perché stiamo buttando soldi a palate mentre siamo già indebitati, dipendendo dall’estero e azzoppando le industrie con i prezzi dell’energia
l’interlocutore, anche se fosse ben motivato ad opporsi da interessi loschi, farebbe già un po’ più fatica a buttarla in caciara, dovrebbe abbozzare
ricordo ad esempio un ministro che in tv di queste figure di palta ne fece diverse e alla fine anche se partiva da una professionalità tecnica da spendere in credibilità, risulto bruciato come immagine e fu da sostuire con un’altro, nuova faccia da consumare mentre si fa melina per rallentare i provvedimenti più utili e le autorzizzaioni per le rinnovabili
l’interlocutore ci può provare ad abbozzare, ma diventa più facile pretendere spiegazioni sul terreno dei soldi, almeno per le rinnovabili, mentre per le Bev è più in prospettiva futura, richiede più astrazione nel pensiero
gli tiri fuori un grafico (perché una ricerca scritta è già troppo complicata da mostrare in molti ambiti) con le “linee colorate” dei prezzi dell’energia generati da fonti rinnovabili confrontate con altre fonti; buoni ad esempio i grafici di Lazard e di Bloomberg, li trovo semplici e autorevoli (storici analisti finanziari e banche di investimento speculative, non il WWF)
” questo costa 1/3, perchè non usiamo questo? ”
(oppure più cautelativo – inattaccabile, ” questo costa 1/2 ” )
meglio mostare entrambi i grafici, sennò ci sarà un tentativo di screditare la fonte di fronte al pubblico che magari non ha mai sentito parlare di questi consulenti / banche di investimento
GRAFICO COSTI ENERGIE dal 2009 al 2022 – BLOOMBERG-NEF
https://www.vaielettrico.it/wp-content/uploads/2023/07/LCOEfig1-768×520-1.png.webp
GRAFICO COSTI ENERGIE dal 2009 al 2019 – LAZARD (banca di investimenti)
https://singularityhub.com/wp-content/uploads/2020/12/our-world-in-data-price-solar-electricity-10-years.png
Ti farà su un po’ di “supercazzola” (citazione) sull’intermittanza di sole e vento, che comporta dei costi aggiuntivi di rete, differenza tra costi LCOE e VALCOE, gli elettrodotti nuovi da interrare o posare via mare (Terna li sta già realizzando), i pannelli che al momento li compriamo dai cinesi con danno alla bilancia economica (..faccia tosta..l’alternativa è ricomprare i carburanti ogni anno), e la rava e la fa**
ma persino il “suo” elettore di riferimento che ha ascoltato, anche se in precedenza fosse stato pompato da campagne mediatiche a odiare pannelli solari e mulini a vento in mare, si trova di fronte questo “ora paghiamo il doppio / il triplo” e dipendiamo ogni anno da altri stati
anche aggiungendo il dubbio dei fattori correttivi veri o finti al costo LCOE, non smuove il succo più di tanto, il messaggio forse arriva = “costa molto meno, qualcuno ci sta facendo pagare ogni anno un affitto non necessario”
forse (?) anche il suo elettore più consevatore, dal più disastrato economicamente a quello in una posizione lavorativa privilegiata che se la sfanga bene anche se l’energia costa cara, inizia a farsi delle domande, desiderare di pagare meno l’energia (per la fabbrica o per la bolletta o per orgoglio di sentirsi più furbo enon raggirato) e non dover fare l’inchino al regime di turno che ora ci vende i rifornimenti di energia
se parto invece parlando del vantaggio ambientale
c’è la spiegazione non facile del cambiamento climatico, se non sono in un ambiente esperto e attento come qui, ma in un ambiente refrattario, ad avere l’occasione arrivare a citare i diversi costi dell’energia ottenibili con le rinnovabili non ci arrivo neanche, trollati, distratti, dai negazionisti climatici e solita solfa
occasione persa per mostrare l’argomento economico, che forse è meno noto di quello ambientale, in uno spazio con visibilità su un un canale internet, o in uno spazio televisivo raro da ottenere, perchè sono spazi che sottostanno a molte regole, diciamo che su 7 reti Tv principali tutte sottostanno alle regole dell’audience e 6 anche a venire a patti con l’orientamenteo del governo
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PS: occhio che per la storia delle intermittenze deel rinnovanbili ci giocano
è un falso problema, si può arrivare senza problemi a quota 60% di rinnovabili, e con accorgimenti anche all 80%, già centrando gli obiettivi climatici (…e risparmiando molti soldi..)
esempi di accorgimenti sono avere nel mix anche eolico off-shore per soddisfare il carico base notturno, e conservare po’ di centrali a metano da usare come back-up per le intermittenze;
e parlare poi di hidrogeno verde e batterie diventa giià difficile tecnici
si fa prima a mostrare degli esempi di Stati che già ora sono al 50%
(non metto Norvegia, Svezia , Austria, perché casi particolari con molto idroelettrico)
> Danimarca 74%
> Portogallo 61%
> Germania 47%
> Spagna 45%
https://www.nowtricity.com/
il Portogalo ad esempio, da Stato povero di risorse sul territorio, solo per aver fatto la scelta delle energie rinnovanili, in pochi anni sta vivendo una seconda occasione
=====
@Alessandro
avrei un po’ da raccontare sulla situazione che citavi in Francia (ma anche in Inghilterra, e in parte un po ne arriva anche da noi) ma un’altra volta, anche solo scrivendo un paio di parole chiave attirerei altri troll a sporcare la discussione
facciamo come dici tu, ogni tanto (magari non sempre) sorvoliamo sul perchè ci siano questi fenomeni che remano contro, e usiamo lo spazio per proporre le informazioni, in modo semplice se riusciamo
PS: bell’articolo negli spunti e anche nei toni calmi, difficilmente “attaccabili/trollabili”,
da leggere insieme a quello altrettanto bello e invece allegramente spiritoso (praticamente un simpatico sberleffo, senza cattiveria ma con arguzia, quasi poetico) del Sig. Franco
Bravissimo, lo scenario di massima che propone è assolutamente aderente allo spirito della mia riflessione.
Quando poi salta fuori l’intermittenza delle fonti rinnovabili, che c’è ed è inutile far finta che non ci sia, si tira in ballo il discorso della produzione di batterie (AVTOCTONA, ITALICA, TRICOLORE! 🤚) e non soltanto chiude al meglio il cerchio in tema di stoccaggio delle suddette energie ma apre interessanti spunti “sulla diffusione nell’orbe terracqueo del “fabbricato in Italia”, Patria di Marconi e Meucci e capace di ben altro che non siano soltanto gustosi manicaretti (quale che quello del cuoco sia il lavoro più illustre a cui possa aspirare qualsivoglia persona che si identifichi come italiano), o simpatiche nenie partenopee o languide vesti in Raiontex o Lanital da mostrar su ossute indossatrici intente a sorbire una tazza di carcadè. Acquistate battetie italiane e siatene fieri!”
(Da leggersi modello EIAR, bello scandito, portando al minimo i toni bassi sull’ equalizzatore e gli alti a manetta).
E questo se si vuole giocare sporco. 😂😂😂😂
https://youtu.be/9Erg2Eu60LE?si=viLUvZjV9k_29aGB
“Insomma, si stanno accorgendo che possono vivere benissimo anche senza di noi.” E a chi venderebbero i loro beni i cinesi senza di noi?
Sai benissimo che le cose non sono o tutte bianche o tutte nere.
Quello che è certo, credo che converai, è che u sacco di paesi che prima erano fortemente dipendenti dal c.d. occidente (se vogliamo anche a livello psicologico) oggi hanno migliorato in maniera notevole quella che potremmo definire la loro “posizione contrattuale”.
L’India o il Sudafrica, paesi dove mio nonno aveva aperto tramite partnership di vario genere degli stabilimenti per produrre vendere in loco i suoi prodotti non potendo importarli direttamente, sono dei paesi completamente ma completamente diversi da quelli che mi poteva raccontare lui. Ma completamente.
Ho riflettuto un po’ prima di rispondere. L’argomento è complesso (prima che complicato, cosa altrettanto vera).
Credo che sia alquanto difficile scegliere gli argomenti giusti e smettere con la contrapposizione così marcata fintanto che c’è un deciso rumore di fondo. Rispondere al commento del legittimamente preoccupato (esempio: non posso in garage, non ho colonnine vicine e facendo 100 km al giorno etc.) mentre l’idiota di turno per l’ennesima volta ti tira fuori che sono giocattolini per ricchi con cui puoi al massimo girare in città ma costano come un Porsche, non è facile. La disinformazione prezzolata o comunque professionale, lo sa bene. Bastano poche persone che a tempo pieno girino per i forum e con vari account inseriscano provocazioni: attirano i commenti e li polarizzano. Sul sito di Attivissimo, Il Disinformatico, vige una moderazione ferrea, che va oltre la registrazione, proprio per mantenere alta la qualità dei commenti. La contestazione è sempre ammessa, purchè giustificata.
Qui ritengo quasi impossibile con gli attuali strumenti riuscire a fare quello che richiedi.
Mancano le FAQ (si potrebbe rispondere ai troll con un link, senza commentare altro, ad uso degli altri lettori). Manca la registrazione per commentare, così lo stesso troll facilmente si presenta con decine di account e sobilla, polarizza, distoglie, fa caciara e mette dubbi. E purtroppo non si cresce.
La contrapposizione è inevitabile: siamo nel paese che ospita l’astrofisico e l’astrologo nella stessa trasmissione con pari dignità, con pretesa di parlare di stelle. Immaginati di parlare di matematica in un sito in cui qualcuno spergiura che 1+1 faccia due e che gli altri siano in malafede: certi personaggi qui sono a quel livello, come si può rispondere a chi chiede chiarimenti sulle equazioni differenziali?
Io al momento non ho risposte, salvo le generiche proposte di cui sopra.
No, non ho mai pensato che tu fossi un antigreen, perchè mi sembri una persona equilibrata che usa la logica: quindi è inevitabile la tua scelta.
Secondo me, Guido, c’è un accanimento eccessivo nei confronti dei troll a cui viene data un’importanza che non hanno, non avendo nel concreto nessuna capacità di incidere sulle scelte. I troll – che pure esistono (basta vedere il rolling coal o i danni alle Tesla) – sono una piccola percentuale e finiscono per catalizzare molto l’attenzione dei media, ingigantendo il loro contributo (negativo) alla causa. Ho già riportato un’analisi aggiornata, precisa e con dei dati dove si dimostra che gli italiani sono i numeri 2 al mondo dopo la Cina per la propensione all’acquisto delle auto elettriche, battendo di gran misura tutti gli altri europei, norvegesi inclusi.
Ne condivido qui una seconda, ugualmente interessante. https://www.edmunds.com/car-news/whats-driving-the-gender-gap-in-evs.html
In questa analisi si dimostra la differente tendenza all’acquisto tra uomini e donne verso l’auto elettrica, con gli uomini maggiormente propensi all’acquisto. La ricerca in 2 parole dice che l’uomo è più portato verso il nuovo, la tecnologia, l’ultima novità mentre la donna è più cauta, dando più importanza alla certezza del valore dell’investimento ed essendo meno propensa al rischio.
Se guardassimo il dato concentrandosi sui troll, dovremmo dire che ci sono più troll tra le donne o che comunque le donne in misura maggiore rispetto agli uomini tendono a credere più ai troll che alla scienza. Non credo sia una conclusione condivisibile.
L’importanza di partire dai dati e non dalle sensazioni è determinante per una fotografia affidabile della realtà. Se vai sui giornali di auto, vedrai tante critiche da parte dei commentatori verso i modelli di auto più venduti (Lancia Y, Fiat Tipo, etc.) e tantissimi apprezzamenti verso auto che fanno numeri ridicoli (spesso la top 10 delle migliori auto a listino corrisponde con la top 10 delle auto che vendono meno in assoluto, un po’ come la Giulia, l’auto più osannata da giornali e utenti e l’auto che stava per far fallire Alfa Romeo per il suo scarso successo commerciale). Quel piccolo mondo dei commentatori non racchiude quasi mai (tranne rari eccezioni) il mondo più vasto degli acquirenti.
Secondo diversi analisti non c’è motivo, guardando indietro nella storia, per preoccuparsi che l’auto elettrica, più performante sotto diversi punti di vista, possa non soppiantare l’auto a benzina: sarebbe una prima assoluta. Per questo è importante la “scelta dei proiettili”, una comunicazione in positivo dell’auto (dove per comunicazione in positivo non intendo che ne vanno negati i difetti, anzi) evitando di cascare nel giochino dei troll (che a volte sono anche giornalisti e politici, per carità). Il passaggio all’auto elettrica avverrà aldilà di quello che si dice o si scrive sui media: la velocità di adozione è frenata o accelerata dall’eliminazione di quegli ostacoli (reali o percepiti) che ne rallentano la piena diffusione (prezzo, logistica, autonomia, garanzia, etc.).
Lo dicono i dati e le ricerche che non hanno ritrovato nelle fake news e nei troll una causa che rallenta le vendite.
“L’importanza di partire dai dati e non dalle sensazioni è determinante per una fotografia affidabile della realtà.” allora spiegalo ad Ernst&Young.
Perchè se fai un sondaggio in cui la domanda è “You indicated you are planning to buy a car; which of the following car fuel types are you most likely to buy?” e nelle opzioni di risposta non c’è BEV ma “Fully electric/plugin hybrid/hybrid” non stupiamoci se il 70% della gente ha scelto questa categoria, dato che include sostanzialmente TUTTE LE AUTO IN VENDITA!! Dimmi quante auto NON sono hybrid!! (dato che non viene distinto tra il finto hybrid tipo Panda e il vero hybrid tipo Yaris).
I dati purtroppo non dicono un bel niente, se gli chiedi la cosa sbagliata.
Caro Alessandro, bell’articolo. Sostanzialmente lo condivido, ma credo che il vero problema sia la mancanza di una voce percepita da tutti come autorevole. Faccio un esempio personale, magari astruso, che ha a che fare con l’effetto della fiducia e della paura: in quarta elementare presi la scarlattina, stetti malissimo con complicazioni cardiache e reumatismi. Ad un certo punto, mi prescrissero delle enormi capsule da inghiottire con un bicchier d’acqua: non ero capace di mandarle giù. Chiesi a mia madre (riferimento alla “fiducia”) cosa sarebbe successo se non le avessi prese e lei mi rispose in modo secco:”Morirai!”. Ecco (riferimento alla paura) che immediatamente mi divenne agevolissimo inghiottire le maledette capsule.
Ora, il banalissimo problema è che c’è tanta, tantissima gente che non crede all’emergenza climatica e che non ha, pertanto, paura delle conseguenze di continuare a bruciare idrocarburi.
“Ricordati che devi morire!” “Sì, sì, mo’ me lo segno”
Forse la mamma di Troisi era meno perentoria….
a differenza di tutte le altre volte, qui non condivido il tuo pensiero:
non confondiamo l’autorevolezza di una madre e la paura a ingoiare una pillola con quella di persone sconosciute che agli angoli delle strade urlano “PENTITEVI, IL MONDO STA FINENDO!!” a gente che non vede differenze rispetto a 10/20 o più anni prima.. percezione si chiama: a chi non la avverte si può sbraitare in tutti i modi ma non farà cambiare idea.
ed ecco che alessandro dice che forse è giunto il momento di cambiare metodo per entrare nella testa (convincimento) delle persone: parafrasando Enzo nei suoi 2 ultimi commenti che ho letto e rimanendo all’interno di questo sito, si ha notizie di qualcuno che sia stato convinto a passare alla bev prendendosi dell’idiota?
no? ecco..
quindi si, la comunicazione che avviene è sbagliata.
fare i professori con grafici e paroloni non aiuta se non li si fanno capire.
il “io ho fatto” “io ho messo” “dovevi pensarci prima” (il famoso gnègnègnè) non aiuta.
la perculazione in genere non aiuta.
infine: la gente può anche pensare al futuro, ma vive l’immediato. mai dimenticarlo
Cosa le impedisce di credere al 97% della comunità scientifica, all’organismo scientifico dell’Onu IPCC, alla Commissione europea, ai 197 firmatari cell’Accordo di Parigi? Forse lei non li ha mai sentiti nominare perchè non urlano per strada.
E’ vero, anzi verissimo, che l’auto elettrica oggi è l’auto che nel ciclo di vita emette meno co2, gli studi convergono, l’energia è sempre più prodotta da fonti green, etc. etc. Quindi questo è fuor di dubbio.
E’ però anche vero che non esiste in assoluto un obbligo di ridurre al minimo possibile l’impronta di co2. Diversamente avrebbero ragione coloro che su questo sito tante volte si sono lamentati della stessa auto elettrica perché loro vanno a piedi e usano i mezzi pubblici.
Fermo restando che l’auto elettrica è la soluzione in assoluto migliore (in realtà la migliore sono i mezzi pubblici, ma andiamo oltre), senza che lo ripeta 100 volte, è anche vero che per risolvere la crisi climatica non ci viene detto che dobbiamo tutti emettere zero. I politici, sull’onda dei dati degli scienziati, studiano le strategie per una riduzione della produzione di co2. Riduzione, non azzeramento (tra l’altro la stessa auto elettrica riduce ma non azzera la co2). E la politica, quando si tratta di individuare la migliore strategia, prende in considerazione anche ciò che è concretamente fattibile. Ad esempio per gli obiettivi di riduzione del riscaldamento/raffrescamento degli edifici, dei trasporti a lungo raggio (treni, aerei), delle industrie, dei consumi di co2 per puro divertimento (le navi da crociera), etc. E scrive delle leggi. E ogni politico scrive la sua.
Qui in Europa ad oggi, salvo revisioni (possibili nel 2026), si sta prevedendo un mix di soluzioni: auto elettriche, auto a idrogeno (ma solo fuel cell, non h2ice), auto a efuel mentre è in corso un dibattito sui biocarburanti. In altri paesi, come la California e Washington DC, invece vengono promosse anche le ibride plugin come la nuova Prius, in altri si spingono fortissimo le auto elettriche senza prevedere un ban delle termiche (ed è il continente dove le elettriche si vendono di più).
Una strada che non si è deciso di percorrere, ad esempio, è quella di consentire l’omologazione solo alle auto che, nel loro ciclo di vita (con chilometraggio standard), emettono co2 sotto una certa soglia, con anche una tassazione correlata a quel valore, con un approccio tecnologicamente neutrale e che avrebbe evitato alcune anomalie che oggi con la legge attuale si verificano.
Aldilà del tifoso petrolhead o del ripetitore di fake news, c’è anche un atteggiamento ostativo per una impostazione/imposizione di legge che non è condivisa da una parte della popolazione pur senza arrivare a negare l’emergenza climatica e senza un approccio antiscientifico e che pertanto avrebbe preferito altre soluzioni.
Per questo l’appello di Alessandro lo trovo condivisibile. Se si pensa che l’emergenza climatica sia un argomento in sé autosufficiente, nel mondo il partito dei verdi sarebbe il primo partito ma è un partito che arranca e che in molti paesi è scomparso. Anzi potrebbe essere quasi un argomento deleterio per la causa perché essendo un argomento tipicamente di sinistra non sarà mai accettato da chi vota a destra. L’auto elettrica c’è il rischio che sia vista come qualcosa di sinistra (anche se il suo principale artefice, Musk, è un uomo di ultradestra). Per questo condivido il problema della “scelta dei proiettili”. C’è un numero di argomenti pro-elettrico sufficiente a convertire la massa alla mobilità elettrica ed è lì che secondo me occorre insistere, evitando quelli divisivi che finiscono per dividere il mondo in buoni e cattivi.
Sintetizzando al massimo, la famosa scelta dei proiettili: è molto più facile ed efficace convincerli a comprare l’auto elettrica se la si presenta come “l’auto del futuro migliore in tutto, tecnologicamente e prestazionalmente superiore, the next big thing” che non a votare il partito dei verdi e a discutere di politica (lì, invece, le posizioni si cristallizzano).
ecco un ottimo esempio di comunicazione di m….
cosa le fa credere che stia parlando per me?
ma soprattutto, se non capisce il senso di ciò che legge, chieda e proverò a spiegarglielo con termini più facili.
esempio terra terra: chi ottiene maggiori risultati, il professore che ti spiega il come e perché e se necessario lo ripete, o quello che scrive dati alla lavagna e interroga dandoti un 2 se non hai capito?
ecco, qui raramente ne vedo del primo tipo..
ma siamo molto fuori il tema portato da alessandro, che parla di cambiare modi e metodi (soprattutto qui, aggiungo io) per “portare alla causa” più gente possibile.
ma per chi è borioso di natura è difficile, caro degli esposti, cambiare
Sul nostro sito può leggere, oggi, 10.584 articoli da “buon professore che spiega e rispiega”. Ottocento (800) solo nella rubrica “Vaielettrico risponde”. Basta, oppure dobbiamo dare ripetizioni private a un milione di utenti ogni mese?
Non è questione di impedire. Semplicemente non ne sono interessati, sono bombardati dai Salvini di turno, molto più efficaci (purtroppo)
Sarà un limite mio ma dai commenti che leggo non ho l’impressione che si sia compreso l’intento dell’articolo….personalmente, nonostante in questo forum le mie argomentazioni siano state sempre considerate “no BEV”, credo di essere molto più green della stragrande maggioranza di chi segue e partecipa a questo progetto, non possiedo un auto, mi muovo con i mezzi o in bicicletta nonostante sia decisamente più scomodo, ho rinunciato a delle comodità, ho acquistato una bici cargo che per muoversi in città va benissimo e se devo muovermi in un raggio più ampio prendo il treno, se proprio mi serve un’auto per qualche motivo la noleggio il tempo che serve, sono aperto ad ogni confronto ma non penso che sostituire il parco auto con mezzi elettrici mantenendo l’abitudine di usare l’auto per recarsi a bere il caffè al bar dall’altro lato della strada sia una soluzione, magari poi la vogliamo bella, spaziosa, sportiva; un bel SUV da due tonnellate con cerchi sportivi da 18″…però elettrico…penso che non sia l’approccio giusto.
Tutto questo per dire che a volte non si ha a che fare con gente contraria per ideologia, posizioni politiche, chiusura verso le novità, ma esiste anche gente che ha una sensibilità ambientale differente e non si scaglia contro l’elettrico in quanto tale ma contro la tendenza a voler cambiare tutto senza di fatto cambiare nulla…
Il tuo messaggio verrà probabilmente snobbato dalla gran parte dei moralisti di questo forum. Anch’io ho pannelli solari dal 2012, differenzio al limite del paranoico, ricorro al compostaggio dell’organico, evito sprechi e limito al minimo il consumo di carne (questa sì, fonte di grandissimo inquinamento ambientale ed elemento di sottrazione di tante risorse naturali, acqua in primis), ecc ecc, ma se già ti permetti a dire che le bev costano troppo, per il ceto medio italiano, vieni etichettato come troll, ignorante, oppure odiatore delle bev e dell’ecologia, come mi capitò con tal Leonardo “so tutto io del futuro”. Quindi non meravigliarti di nulla, è un comportamento “tipicamente” italiano
Grazie Alessandro per l’ottimo commento. Anch’io mi muovo con bici (a pedalata assistita perché la città è piena di salite) o con scooter (in estate ed in inverno, anche in autostrada), solo nei viaggi con famiglia uso l’auto, tant’è che in casa ne abbiamo una sola diesel. Non posso parcheggiarla nel box perché concepito alla fine degli anin 70 e l’attuale veicolo semplicemente deve rimanere in strada.
Nonostante questo sono considerato un NO BEV perché non posso e non voglio spendere oltre 40K Euro (in famiglia siamo 5 ….) per un’auto elettrica che dovrò poi ricaricare a prezzi esosi presso una colonnina pubblica (la più vicina è in centro città dove in auto non ci vado pressoché mai).
Non sono l’unico perché nel condominio ci sono altre 29 famiglie che hanno lo stesso problema del box, ma molte più auto.
Anche a me pare che per la transizione verde in famiglia si stia già facendo molto ma questo non conta: per essere green bisogna solo avere un’auto elettrica enorme e pesantissima (minimo 2 ton!!!) perché solo quella è ecologica.
Sarò (saremo) forse fuori dal coro ma non ci vedo nulla di green nel girare in città con un grande SUV elettrico o una Tesla di 2 ton.
Faccio una proposta: nelle nostre città chiudiamo il centro (solo quello) alle auto e passiamo TUTTI ad altri mezzi di trasporto, pubblici o privati. Sicuramente occorreranno dei sacrifici, per certi versi simili a quelli richiesti per l’uso dei veicoli elettrici, ma almeno saremo Green con la G maiuscola.
Nessuno ha mai definito Non Bev chi non è in condizioni di acquistare o gestire un’auto elettrica. Noi per primi riconosciamo che l’auto elettrica è per molti ma non per tutti. I No Bev sono quelli che la osteggiano e la denigrano per partito preso, diffondendo disinformazione. Lei, in parte, ne è vittima se parla di Suv elettrici enormi e pesantissimi da più di 2 tonnellate e ricarica esosa alle colonnine. La maggior parte di noi viaggia egregiamente con auto elettriche da 20-30 mila euro, che pesano una tonnellata e mezzo e consumano la metà di un benzina.
semplicemente perfetto. purtroppo noto già alcuni commenti di chi non ha capito..
eppure è semplice: se vuoi “vendere un prodotto” devi adeguare le possibili motivazioni a chi hai di fronte.
altrimenti si fa la fine dei vari “not just oil” che bloccano le strade: se va bene ottengono indifferenza, normalmente invece odio. chiedete alla gente cosa ne pensano di questi e non stupitevi delle risposte..
che sensibilizzazione hanno creato sul tema?
chi hanno convinto?
nessuno.
ecco allora che un diverso approccio può portare (anche qui) risultati migliori.
Provo a “sparare” ancora il mio proiettile ..
Penso che ci sia un argomento che può interessare la maggior parte delle persone e che non credo che sia divisivo, la salute.
Il passaggio all’elettrico in tutte le pratiche che lo consentono permetterà di ridurre notevolmente l’inquinamento atmosferico ed acustico concentrando l’uso delle fonti fossili in centrali elettriche o aziende che per la loro produzione non hanno alternative facilmente controllabili e “purificatili”, cosa che è palese non avviene oggi dove ogni veicolo, ma anche ogni caldaia, scaldabagno, cucina a gas/legna …, inquina localmente soggetto solo al controllo spesso simbolico di privati autorizzati dallo stato ma che evidentemente in molti casi chiudono più di occhio visto quello che si vede andare in giro.
Anche l’inquinamento acustico, non meno importante di quello atmosferico, sarebbe notevolmente ridotto eliminando i rumori dei motori e soprattutto degli scarichi che purtroppo qualcuno usa come segno distintivo della sua presunta “potenza” non rendendosi conto d’essere solo un maleducato egoista.
La scienza non è un’opinione, la mobilità elettrica conviene e il dovere della classe dirigente è quello di velocizzare la transizione. Il problema è che una parte della nostra classe dirigente difende interessi particolari invece di quello generale, e opponendosi alla transizione confonde la gente buttandola sul piano ideologico, un atteggiamento fuori luogo perché la mobilità elettrica conviene a tutti, a prescindere dalle simpatie politiche. Non è un caso che il paese dove l’elettrico è più avanti sia la Cina, infatti tale sviluppo, conseguenza di un fatto tecnico-scientifico, non ha trovato ostacoli per la mancanza di interessi contrari (un’industria automobilistica arroccata su posizioni dominanti) e di dibattito politico.
-non ha trovato ostacoli per la mancanza di interessi contrari (un’industria automobilistica arroccata su posizioni dominanti) e di dibattito politico.-
Anche qui, il dato oggettivo non si può discutere.
Quello è, punto e basta.
Trovo però quantomeno opportuno ricordarci, anche solo a livello di discussione accademica, che l’assenza di dibattito politico in Cina abbia delle cause per così dire… “diversamente democratiche”.
Dai diversamente democratici però compriamo la stragrande maggioranza degli oggetti che possediamo, ma in quel caso non ci da tanto fastidio o sbaglio? Ovvio, perchè ci fa comodo. Però se una legge fatta per provare a rimediare ai danni climatici ci invita tra docici anni a comprare solo auto a emissioni zero, gridiamo alla violazione della nostra libertà di inquinare e siamo qui a parlare di come far passare questo messaggio ai poveretti offesi senza turbarli troppo.
Democrazia selettiva.
Luca perdonami, lo sai che mi stai simpatico.
Ma tu continui a guardare il dito.
Io sto parlando di altro.
Fare un’analisi critica di una strategia comunicativa non è mettere in dubbio il messaggio.
Beh, quello è il TUO dito e la tua luna. Pensa, per me è l’esatto contrario, perdersi dietro a parlarne la vedo come una immane perdita di tempo mentre non si FA assolutamente nulla.
C’è tanta gente che già adesso fa, spesso non andando a sbandierare ai quattri venti quello che fa. Fa e basta.
Poi c’è una percentuale che vorrebbe ma non ha i mezzi economici, e per loro ci sono gli incentivi, i bonus e gli investimenti vari, oltre alla pacata attesa che la tecnologia si diffonda e che quindi i suoi prezzi diminuiscano.
Ma una gran parte che io leggo di nobev o no qualcosa è gente che non fa pur avendone i mezzi economici. Questi sanno esattamente come sta la questione, altroche, ma la ignorano volontariamente. Non ho mai sentito dire a uno di questi “la transizione è assolutamente necessaria, appena avrò i soldi la farò anche io”. No, accampano mille scuse (1000km senza fermarsi, la suocera in punto di morte che abita dall’altra parte della Nazione, le auto odierne non sono ok ma quelle di domani saranno ottime quindi aspetto, e via dicendo). Il rimedio a questi sono le leggi, come l’obbligo a usare auto a emissioni zero del 2035.
Guarda Luca, non c’è nessun problema. Secondo me non hai voluto capire il senso dell’articolo, che cosa si prefigge di ottenere e soprattutto che cosa si prefiggerebbe di evitare. Evidentemente nei tuoi confronti mi sono spiegato male. In questi casi la colpa è sempre in capo all’estensore. Quindi possiamo serenamente chiuderla lì e restare ottimi amici.
Non posso che essere d’accordo.
Molto interessato alla prossima discussione su un diverso approccio comunicativo.
Signori,
Sarà perché sono ormai un vecchio (anche un poco rincoglionito) stanco della stupida rancorosità umana, ma non capisco questi slanci di amorosi sensi verso chi ha occhi e non vuol vedere, orecchie e non vuol sentire, cervello e non vuol capire. Il poco tempo che mi rimane non voglio sprecarlo con chi “e ma allora voi?”. Preferisco godermi la mia ranocchietta elettrica e gli altri, beh andassero dove vogliono.
Ciò detto ringrazio l’autore dell’articolo per aver dato vita con esso ad un finalmente interessante scambio di idee che comunque non modificherà la posizione dei NOTUT.
Quando sono eletti politici che non capiscono un tubo dei problemi reali ma inseguono solo il consenso a qualunque costo e bugia, credete veramente di poter convincere chi aprioristicamente non vuole essere convinto perché ciò che dice il capo è l’unica verità?
Una modesta proposta alla redazione. Chi vuole partecipare ai dibattiti dovrebbe usare nome e cognome per il semplice motivo che si dovrebbe essere responsabili delle proprie azioni, anche di penna…
Una buona giornata a tutti.
-non capisco questi slanci di amorosi sensi verso chi ha occhi e non vuol vedere, orecchie e non vuol sentire, cervello e non vuol capire-
Caro Mario,
la sua posizione è assolutamente comprensibile.
Il problema è che la categoria di persone che porta in esame, vota tanto quanto lei e me.
E non pochi si stanno preparando a votare nel 2024 “la qualunque” per reazione ad un processo storico inevitabile (per x mila motivi che conosciamo perfettamente) e che nei fatti vedono più come una minaccia che come un’opportunità.
Si può ritenere che i tempi di attuazione proposti, per esempio, possano essere poco realistici. Non le nascondo che su molti argomenti lo penso apertamente e con numeri oggettivi ed esperienze sul campo l’ho già fatto presente anche in questa sede.
Parlando della direttiva “case green” ad esempio, materialmente impossibile da attuare così com’è di qui al 2030, nemmeno mettendosi a fare quasi solo quello da mane a sera.
Questo non è mettere in dubbio la bontà dell’idea però.
Ma vedere partiti politici che nel loro programma dicono espressamente di voler rimuovere le pale eoliche già installate (accade in Francia tra l’altro, nemmeno in Italia) denota puro e semplice autolesionismo.
Contro cui non si può tacere o dire “che si arrangino”.
Poichè gli argomenti a favore “dell’opportunità” sono molti di più di quello che si potrebbe pensare, trovo sia poco furbo non farlo presente e poi magari un domani lamentarsi se le cose non vanno nella direzione che si ritiene essere la più corretta.
Buongiorno,
La ringrazio per il suo pacato e motivato commento. Lei ha intellettualmente ragione ma io sono stanco di parlare ai muri indicando i comportamenti umani che, ai miei occhi, stanno portando la specie verso la catastrofe. Questo a prescindere dall’argomento auto elettriche.
Vede, sono convinto che le leggi della fisica e della chimica siano valide anche fuori dalle aule scolastiche.
L’espansione infinita in un insieme finito è impossibile. Questa legge letta sia in senso additivo che sottrattivo esplicita la situazione nella quale ci troviamo e che richiederebbe azioni immediate e a volte drastiche che non vengono prese perché giudicate scomode dai politicanti di turno per motivi di consenso. Quindi questi nuovi pifferai magici continuano ad abbindolare un popolo ignorante che li seguirà fino al precipizio.
Poiché sono considerato un catastrofista seminatore di sventura oppure uno iettatore, ho deciso di pensare solo a godermi quel che resta del giorno non pensando più all’Apocalisse che verrà, e che ritengo prossima in termini storici, ma che comunque non vedrò per motivi anagrafici. Ho comunque comprato una cetra con abbinata corona di alloro per imitare un noto imperatore qualora le mie previsioni si rivelassero errate dal punto di vista temporale.
Un cordiale saluto.
Mario, sei un grande!
10 e lode e bacio accademico ad Alessandro. Con questo articolo si vola su livelli alti, qui non vedo solo il maestro di giornalismo ma il maestro di vita. Non solo condivido fino all’ultima parola ma è proprio il genere di contenuto che sono felice di incontrare: è quando un’altra persona scova un punto di vista più ampio, che funziona (nel senso che è aderente alla realtà e riesce ad abbracciarla tutta) e al quale non avevi pensato, o almeno non in quei termini. Grazie Maestro.
Proverò ad esprimere qui un concetto, non è contro nessuno e nessuno si senta offeso. Oggi fotografiamo l’interesse delle persone verso l’auto elettrica dai dati di vendita: siccome se ne vendono poche (almeno in Italia, anche se in Europa e USA i numeri sono inferiori alle aspettative) se ne deduce indirettamente che le persone non siano interessate all’auto elettrica. Con tutta l’umiltà di cui sono capace, lasciatemi dire che non è così, che questa deduzione scarse vendite = scarso interesse è un mero errore, un bias cognitivo che però viene ripetuto a piè sospinto come la Sacra Verità. Dovrei chiamarla fake news ma siccome le fake news contengono molto spesso anche un dolo, una cattiva volontà, in questo caso preferisco declassare il tutto a “bias cognitivo”. Per dimostrare questo errore occorre fare ciò che si fa dalle fake news, ovvero partire dai dati. Il dato più recente, e l’unico di cui io sono a conoscenza, è una recente ricerca commissionata dal Mobility Consumer Index 2023 condotto dalla società di consulenza EY su un campione di venti Paesi, tra cui l’Italia. Badate bene: non è una ricerca italiana, l’Italia è solo uno dei 20 paesi esaminati. Nel report si analizza l’interesse verso l’auto elettrica. Ed emergono alcuni dati interessanti che vorrei condividere con voi:
1. Se a spingere per l’auto elettrica l’aspetto ambientale era al primo posto nel 2021 col 49%, nel 2022 era già sceso al 38% e nel 2023 scende al 36%, superato dalla preoccupazioni dell’aumento dei prezzi dei carburanti, ovvero le preoccupazioni economiche sono un driver oggi più importante delle preoccupazioni ambientali
2. La Cina mostra il più alto interesse verso l’auto elettrica, pari al 75%, facendo meglio di Norvegia, Svezia e Giappone che si fermano a 67%, 64% e 64% (sì lo so che in Norvegia l’80% delle nuove auto è elettriche ma non è che ogni anno tutti i norvegesi acquistano l’auto nuova, quindi il dato del 67% non è per forza contraddetto dall’80% sul venduto)
3. Indovinate qual è il secondo paese, subito dopo la Cina, ad aver mostrato il più alto interesse verso le auto elettriche, con ben il 70%? Non ci arrivereste mai. E’ l’Italia.
4. Cosa frena in particolare le persone a comprare le auto elettriche? La ricerca ce lo dice, non dobbiamo inventarcelo o fare ipotesi campate in aria. Secondo la ricerca oltre il 30% degli intervistati ha risposto che uno degli impedimenti maggiori per acquistare un veicolo elettrico è la carenza di stazioni di ricarica, inoltre, il costo iniziale più elevato delle auto elettriche rispetto alle tradizionali vetture a combustione interna potrebbe rappresentare un ostacolo significativo per molti potenziali acquirenti.
Ecco perché quando sento quei discorsi basati sul fatto che gli italiani non sono attenti verso le nuove tecnologie, sono pigri nel cambiare le proprie abitudini, si nutrono di fake news, non sanno far di conto, etc. etc. un po’ me la prendo. Perché queste sono fake news, ovvero sono ipotesi basate su sensazioni personali, sono nella migliore delle ipotesi chiacchiere da bar: quando ci si confronta con i dati veri si scopre che le ragioni sono diverse. E per questo diventa importante una comunicazione che non porti alla creazione di fazioni ma che sia in grado di comprendere e analizzare i veri ostacoli che impediscono agli italiani di raggiungere una quota importante nella vendita di auto elettriche, basato su dati reali. E queste paure non sono irrazionali, come spiega la ricerca, smentendo così la narrazione comune: le persone che non passano all’elettrico lo fanno perché, dice la ricerca, non riescono a ricaricare a casa e possono farlo solo sostenendo una spesa importante per l’adeguamento dell’impianto (presumo per chi abita in condomini); temono che possa aumentare il prezzo alle colonnine (come avvenuto negli ultimi anni) e che queste siano poche, etc. etc.
Come si spiega allora il fatto che le vendite di plug-in sono maggiori delle BEV e in generale sono molto più apprezzate in Italia che negli altri paesi europei? Costano ugualmente o più delle elettriche, non godono delle ricariche DC perciò necessitano per forza di colonnine AC con frequenza o punto di ricarica domestico. È compatibile con la teoria dell’interesse degli italiani verso le nuove tecnologie ma non trovo riscontro con il punto 4 che citi
Le cause sono diverse ma sono presenti in quel report. Se ad esempio le persone temono di non poter ricaricare sempre allora si rivolgono alla soluzione plugin così che, all’emergenza, hanno un piano B. Posso citarti l’esempio di un parente stretto che ha scelto la plugin (BMW X3 con motore V6) non potendo installare wallbox a casa: gira il 90% in elettrico ricaricando in città ma quando deve affrontare un viaggio o non riesce a ricaricare va a benzina. Probabilmente se avesse riscontrato una quantità più elevata di colonnine sarebbe passato all’elettrico (cosa che comunque sta seriamente valutando come prossimo acquisto visto che con la plugin si è trovato bene e considerando che sta valutando l’installazione di una wallbox in ufficio per maggiore sicurezza).
Io ho la fortuna di avere box auto dove posso, anzi potrò, ricaricare tranquillamente ma se dovessi affidarmi alle colonnine onestamente non passerei mai all’elettrico per 2 ragioni: gli abbonamenti si mangiano parte della convenienza dell’auto elettrica, allontanando il tco; la disponibilità di colonnine nel mio comune mi metterebbe ansia, ne ho una sola “vicino” casa e se torno a casa con l’auto scarica e la colonnina è occupata che faccio? Aspetto tutta la notte che si liberi? Questo è un punto importante: chi guida auto a benzina ha la CERTEZZA di ricarica in tempi brevi e senza attese, con l’elettrica non hai la CERTEZZA ma la PROBABILITA’ che cambia zona per zona. E la probabilità è destinata a peggiorare se l’installazione di nuove colonnine non dovesse seguire in modo proporzionale l’aumento delle vendite delle auto elettriche (e ricordiamoci che gli operatori dichiarano di lavorare in perdita, quindi non aspettiamoci tutta questa generosità a costruire nuove colonnine). Per questo penso che il futuro sia la ricarica veloce HPC presso distributori di benzina: la Germania ha imposto la potenza minima a 150 kW e colonnine presso tutti i distributori (secondo me hanno avuto l’idea giusta), io in Italia farei lo stesso ma punterei a 200 kW.
*BMW X3 con motore V6 : BMW X3 xDrive30e plugin 300cv (ma non V6)
@Enzo @Daniele
Sondaggio “Mobility Consumer Index 2023″, se ho letto bene:
propensione a ” aquistare auto elettrica o ibrida BEV, PHEV, HYBRID ”
cioè anche le termiche mild hydrid fatte con l’alternatore potenziato, è un passettino piccolo piccolo rispetto alle termiche
peccato che abbiano aggregato cosi il quesito, se è così, hanno reso senza significato (rispetto a capire la propensione verso le sole BEV ) questa parte della loro ricerca
rimane che questo dato aggregato è più alto da noi (70%) che in altri paesi, vuoi vedere che è perchè mediamente confondiamo il pandino con l’alternatore potenziato con una vera ibrida?
perchè i costruttori a listino le chiamano “HYBRID”
Come motivi di scoraggiamento all’acquisto, in questo caso invece il quesito cita in modo specifico le BEV, al primo posto con il 42% riportano scarsità/inadeguatezza della rete di ricarica
Al secondo posto il prezzo alto, con il 40%
Il prezzo alto era invece il primo motivo al 60% nel sondaggio l’anno precedente, questa forse è una notizia, il prezzo è già visto come più ragionevole (inmmagino segmenti D e C)
Forse il calo dei prezzi di listini delle BEV (che per ora non ha raggiunto i segmenti A e B) e l’aumento dei costi della benzina è stato percepito anche in mezzo al rumore mediatico, perchè è un dato semplice (un po’ meno il discorso sul TCO costi di gestione); mentre gli avanzamenti delle infrastrutture non sembrano essere stati percepiti
Alla fine questo sondaggio non è fatto bene, si può interpetare i risultati anche all’opposto, cioè che gli italiani sono sempre meno scoraggiati dal prezzo, ma più dalla “percezione” dei possibili disagi, tra cui la ricarica
i servizi in tv e sui giornali con viaggi in BEV che vengono raccontati come danteschi penso non aiuta in questo, e siamo di nuovo punto accapo, cattiva stampa sul tema in italia
cosi come le brevi fiammate di 3 mesi di alcuni operatori di Fast Charge; di fatto non hanno cambiato molto, ci sono tariffe più basse usabili in roaming, però hanno riempito i giornali
persino qui sul blog a commentare si vedono ogni giorno (aumentati credo anche in vista delle elezioni) utenti troll hobbisti e web-promoter, sembrano professionisti anche se maldestri, a presidiare anche questo spazio, provano a influenzare la percezione o sporcare con sentimenti negativi persino le spensierate e allegre discussioni dei racconti di viaggi
gli stessi che avevo visto su altri forum di motori e tecnologia, a volte per fare in fretta ricopiano pezzi degli stessi testi
posso concordare di non polemizzare troppo con pubblicitari/disturbatori su internet, poi non ho la TV, e su internet posso scegliere cosa leggere e guardare, per non ingrassare il gioco mediatico della polarizzazione
fino a ignorarli quadno possiibile, o minimizzarli quando si correggono le disinformazioni, o aggirarli nei metodi di comunicazione come dice Alessandro, ci posso arrivare, ha senso
invece scrivere esplicitamente che addirittura non esista questo contorno, ribaltando il significato di fake news, fatico a seguire e non ribattere, preferirei un approccio “ci sono ma parliamone di meno”, poi per carità ognuno ha la sua opinione
Concordo con l’analisi.
Difficile riuscire a superare la nuvola prodotta e diffusa da entrambe le parti.
Purtroppo la politica, non solo italiana, è tutta incentrata sulle prossime elezioni e per questo cercano ed usano tutti i possibili argomenti per spaventare e orientare i possibili elettori.
Io penso di no Alle, non stiamo sbagliando tutto.
Sono d’accordo sul fatto che le reciproche offese non sono mai utili ma penso che alla gente poco importi l’appropriazione politica di un’idea. Agli italiani interessa la dolce vita, il prezzo e la qualità. Vorrebbe semplicemente godere delle cose belle.
L’errore lo fa la politica che é divisiva, che invece vuole avere un’identità e deve difendere le proprie sovvenzioni.
Io sono di sinistra per la bev o di destra per i veicoli storici?
Non mi interessa un partito preso, a me piace entrare nel merito di ogni singola questione e adoro confrontarmi con coloro che argomentano seriamente le proprie idee, anche se divergenti.
Il target poi non può essere universale, parliamo un linguaggio semplice per la signora disinteressata o alziamo l’asticella per chi rischia di annoiarsi?
Per me qui c’è un buon equilibrio anche se mi permetto una critica: per me c’è troppa democrazia e preferirei la richiesta di un account (con nome e cognome pubblici) prima di poter scrivere commenti. Altrimenti leggono e basta
Allarmismo per la crisi climatica!?
Ah! Però!
Si, dai, facciamo con calma.
Ma si dai, io proverei a sedermi a un tavolo col pianeta per negoziare con toni pacifici, positivi e non allarmistici una transizione in cui far felici tutti, specie quelli dubbiosi che ancora non sono convinti dalla narrazione attuale, quella sbagliata. Una transizione a modino ecco.
Alessandro, fuori di metafora, son tutte belle parole ma non abbiamo tanto tempo, non so se te ne sei accorto. Anzi no, io credo proprio che tu non te ne sia accorto, visto che metti la questione climatica in secondo piano e pensi al petrolio che finisce. Di petrolio ce n’è ancora per decenni, cosi come di metano, ma vanno lasciati dove sono il prima possibile.
Ps, ma i tuoi proiettili quali sarebbero? Tu che fai per contribuire?
Una nota: i titoli dei capoversi non sono miei.
Cosi come il titolo dell’articolo che nel mio originale era “Comunicare la transizione in un quadro mutato”. Titolo forse meno accattivante, ma più aderente a quanto mi proponevo di esprimere.
Non ritengo che la comunicazione incentrata sugli aspetti climatici sia sbagliata. Tutt’altro.
Trovo però che nei fatti non si riveli sufficiente per andare a coinvolgere settori sempre più ampi dell’opinione pubblica. Del resto la cosa è abbastanza evidente.
Il contributo è strettamente concentrato sugli aspetti inerenti la comunicazione di un evento, molto banalmente ho fatto la sintesi fra ciò che vedo e la mia esperienza maturata frequentando per 15 anni redazioni e uffici stampa. Per quello che può valere ovviamente.
Qualsiasi altra questione, per quanto legittima, esula un po’.
-Di petrolio ce n’è ancora per decenni, cosi come di metano, ma vanno lasciati dove sono il prima possibile.-
Cosa che a mio avviso non accadrà se si insiste nel non vedere che gli argomenti sacrosanti usati fin qui non si stanno rivelando sufficienti.
-Tu che fai per contribuire?-
Scrivo e propongo temi che magari faranno cambiare idea a qualcuno e riflettere qualcun altro. Non salverò il mondo, ma non mi sembra nemmeno poco.
Sul titolo sapevo fosse spesso frutto della redazione, non credevo adattassero anche i paragrafi. Questa cosa di metterli in questo modo a me non piace, dovessi rimandare qualche altro articolo darei il consenso alla pubblicazione solo a patto che tutto fosse approvato prima.
Per gli argomenti, capisco benissimo quel che dici, ed è una cosa che molte aziende fanno già da tempo. Tesla ad esempio parla dei risparmi economici e delle prestazioni, della “figata” di fare tutte quelle cose con un auto, e via dicendo. Altre case si concentrano su altri argomenti. Per le pompe di calore, argomento che mi interessa molto (e che non vedo mai trattato qui, nonostante il riscaldamento casalingo sia un peso percentuale superiore al trasporto su gomma nel totale dell’inquinamento fossile), moltissime azienda parlano di efficienza e risparmio di costi, indipendenza energetica, o il fatto che lo stesso sistema si possa usare anche per raffrescare.
-è una cosa che molte aziende fanno già da tempo-
Pefetto, siamo d’accordo.
E vediamo che la cosa tutto sommato funziona.
L’idea di fondo è che anche a livello “istituzionale” si debba tentare anche (ANCHE) questo tipo di approccio, se davvero si vuole fare un salto di qualità a livello comunicativo.
Il che non preclude la contemplazione del discorso “clima”. Banalmente il discorso va ampliato, seguendo l’ampliamento del pubblico a cui ci si riferisce.
Può avere tutta la fretta che vuole, ahimè i numeri ci dicono che possiamo limitarci a dare l’esempio e nulla più, sperando che ad est ci seguano.
Credo che ci sia confusione tra ciò che pensa il cittadino comune (di qualunque estrazione sociale) e quella fetta minoritaria che si oppone all’auto elettrica. La prima attende solo che i prezzi di acquisto scendano, anche perché spesso non in grado di fare il calcolo che il maggiore costo di acquisto lo si ammortizza tranquillamente entro pochi anni. Dei secondi non mi preoccuperei.
Ci mancherebbe.
Ma il discorso vuole essere più ampio e, per esempio, va a coinvolgere questioni come l’astio nei confronti delle pale eoliche (anche offshore, quindi di fatto invisibili!) e similia.
Cose “percepite” malamente anche perchè, a mio avviso, a molti non vengono “spiegate” nel modo giusto.
Per non cadere nel “vizietto” tutto italico di buttare sempre tutto in vacca ..
pardon in politica .
posso solo citare che la “rivoluzione verde” in Germania è stata avviata 20 anni fa ..
da una signora a modo che si chiamava Merkel
creando milioni di posti di lavoro VERI e ..
non era di sinistra
posso anche citare un vignettista americano che con questa battuta in un no-climatechenge:
“E se fosse tutta una bufala e creassimo un mondo migliore per niente? “
ha vinto il Premio Pulitzer
si chiama Joel Pett
In Germania stanno installando a pioggia Eolico e Fotovoltaico e inziano a raccogliere i frutti di questa scelta ogni anno di più
corrono per avere meno dipendenza dalle fonti fossili estere (gas) e interne (carbone), energia a costo basso, e indotto lavorativo come dici tu; la crisi energetica del 2021-2022 forse sarà l’ultima che li ha visti ancora così vulnerabili
– in un anno usano circa 550 TWh (quasi il doppio di noi)
– il 47% è generato da rinnovabili (nel 2022)
– le nuove installazioni sono in accelerazione
– puntano ad arrivare al’ 80% di rinnovabili
Di notte hanno 20 GW di potenza generata da eolico su terra, ma il grosso arriverà man mano che entrano in funzione i parchi eolici off-shore nel mare del nord
Noi potremmo fare altrettanto, sole + vento (off-shore), senza consumo di suolo, il nostro bilancio economico come Stato, il tessuto produttivo, anche le bollette, ne avrebbero bisogno
soldi facili per gli Stati che non sono masochisti e ne che avranno un vantaggio competivo enorme (oltre come dice il Sig.Franco più “sovranità energetica”)
dividerci tra di noi elettori con retorica e ideologie, purtroppo è una tecnica per evitare che si sia uniti ad approfondire le informazioni e pretendere dai nostri amministratori di non bloccare questo passo
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Trovata la vignetta di Joel Pett, questa e altre, brillante, non lo conoscevo, grazie della dritta
Basterebbe copiare quello che fanno Portogallo e Spagna alle nostre stesse latitudini
la Spagna conta di arrivare la 50% di energia elettrica da rinnovabile entro la fine dell’anno
il Portogallo ha toccato picchi dell’80% da rinnovabile a Gennaio e anticiperà Zero emission di decenni prima del fatidico 2050
il mondo è in marcia e noi mendichiamo ancora metano in giro ,che tra qualche anno non comprerà più nessuno
– António Guterres: attenzione, qua c’è un burrone pericolosissimo!
– Germania, Spagna e Portogallo: via, via!
– Giorgia Gas e Matteo Diesel: buttiamoci dentro!
– Bambini italiani inconsapevoli: che bello volare verso il fondo del pozzo!
“il mondo è in marcia e noi mendichiamo ancora metano in giro ,che tra qualche anno non comprerà più nessuno”
Verissimo. il D.Lgs 199/2021 ha in parte cambiato questa cosa, ma la montagna ha partorito un topolino secondo me: impone un uso solo al 60% di fonti rinnovabili, e continua a contare come tali le biomasse. Quindi, il 40% può ancora essere metano (permettendo così di installare le odiose “caldaie ibride”, pessime come le auto ibride…) e si può continuare bellamente a bruciare legna o pellet ed essere “ecologico per legge”.
Ma a prescindere dalla volontà politica c’è comunque la possibilità personale di affrancarsi completamente dal metano. Basta sostituire le caldaie con le pompe di calore e i fornelli con le piastra a induzione. Tecnicamente non serve nemmeno fare il cappotto (noi con solo pdc e infissi nuovi passeremo il mese prossimo da classe G a C), e il costo si ripaga con le detrazioni e coi consumi minori, grazie alla maggiore efficienza energetica e la possibilità parziale di alimentarle col fotovoltaico.
E si riducono i rischi. Ci dimentichiamo che abbiamo in casa tubi pieni di un combustibile infiammabile ed esplosivo, e che se inalato causa dispnea e asfissia. Per non parlare dei vantaggi logistici di portare in ogni casa un tubo contenente gas, paragonato a cinque banali cavi elettrici (nel caso del trifase, per il monofase sono solo tre).
Non vedo l’ora arrivi movembre per fare domanda di distacco del contatore del gas.
Io penso che il metano avrà un ruolo di “nicchia” anche in futuro
sotto forma di BIOMETANO,considerata anche esso energia rinnovabile
secondo me , è un ottima fonte di accumulo energetico stagionale
non è estratto dalle viscere della terra ,
ma è prodotto con il trattamento di :
umido urbano
depurazione delle fogne
allevamenti
trattamento scarti industria alimentare
trattamento delle potatura dei giardini urbani
ecc..
è un ottimo prodotto da utilizzare nel periodo invernale in coogeneratori / centrali turbogas
quando il fotovoltaico va in crisi
rilalasciare gran parte del BIOMETANO in atmosfera come facciamo oggi è dannoso dato che il BIOGAS come gas serra è molto peggio della CO2
e così abbiamo trovato un po di lavoro anche per la vetusta industria degli idrocarburi ,
Eni e Snam ,
che dovrebbero , imho, gestire loro il trattamento dei rifiuti urbani
per ricavare il BIOMETANO
oggi è un investimento di nicchia che hanno fatto allevatori illuminati
con piccoli impianti che possono arrivare al limite di 250 kW
per non incappare in un ginepraio burocratico,
imho fatto ad arte per non entrare in concorrenza con i 2 di cui sopra
Ho letto xcon molto piacere quanto scritto da Alessandro D’Aiuto e condivido la sua analisi; ma finio alla fine del suo articolo ho aspettato di leggere la sua proposta.
Invece sembra che le proposte per una migliore comunicazione a una popolaziona variegata come da lui citata e costituita da persone con interessi diversi, non tutti specialisti o tecnici siano state lasciate ad altri.
Alessandro ha chiaramente illustrato qual sono i problemi che non favoriscono una corretta comuncazione, ha concluso che bisognerebbe “scegliere dei proiettili appropriati” ma non ha anche pensato di suggerircene qualcuno.
Pensiamoci tutti e proviamo a trovare una soluzione; e sarà un bene per tutti.
-non ha anche pensato di suggerircene qualcuno.-
Non era l’intento dell’articolo.
Desideravo indicare quello che a mio avviso è un vero e proprio “elefante nella stanza” a livello di gestione della comunicazione.
Su cosa farci, con l’elefante, sarà sicuramente oggetto di piacevole discussione.
Magari si rivela pure una bestia simpatica. 😂
Ma prima bisogna avere il coraggio di vederlo e accettare che esiste. 😉
Chi porta le noccioline?