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Come nasce la Renault 5 del secolo elettrico

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Nuova e vecchia Renault 5: l'originale del 1972 e il modello elettrico in arrivo nel 2023.
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Come nasce la Renault 5 del nuovo secolo: Nicolas Jardin, responsabile del design esterno, racconta come ha reinterpretato il modello originale. VIDEO.

Come nasce la Renault 5: ispirata all’originale, ma…

L’idea era di richiamare in maniera chiara il modello del 1972, ma senza cadere nel retrò. E per la sua creazione Jardin aveva un mandato preciso: “Per il lavoro sul prototipo non ci è stato dato un tema libero. Si è trattato di un lavoro di rivisitazione dell’oggetto R5 e della sua proiezione nel futuro, per renderlo un oggetto moderno”, ha spiegato il designer in una release pubblicata sul sito media della Casa francese. Per ridisegnare fari e luci che caratterizzavano la prima R5 «siamo partiti dalle linee, dagli angoli e dai raggi delle modanature del frontale della R5 originaria. Poi, con lo sviluppo dei vari bozzetti, i fari sono diventati completamente diversi come proporzioni e design».

come nasce la Renault 5

Per la verità la prima cosa che salta all’occhio nella foto che vede accoppiate le due Renault 5, nate una a distanza di mezzo secolo l’una dall’altra, è data dalle dimensioni. La nuova R5 sembra il doppio della vecchia, pur nascendo nello stesso segmento B dell’originale. E questo dà l’idea di quanto le auto siano cresciuti di dimensioni in questi decenni, anche per esigenze di sicurezza.

E intanto si riparla anche di una R 4 elettrica

Nella versione finale, secondo il designer, gli occhi sono” ridenti e leggermente socchiusi”. Invece, le luci diurne, con una forma rettangolare verso il basso a ricordare i fendinebbia supplementari del passato, si inseriscono in un parafango in tinta carrozzeria. Come agli esordi. «Il trattamento cristallino e tridimensionale e il taglio molto preciso ricordano il taglio laser e rimandano ai mondi dell’aerodinamica e dell’aeronautica». 

come nasce la Renault 5

“Per essere la degna erede della R5, era necessario che l’auto diventasse espressiva e piena di vita. Siamo riusciti nell’impresa con questo prototipo, vero e proprio oggetto di design moderno, incarnazione della gioia di vivere tipica di Renault”, aggiunge Jardin. Spiegando che è grazie all’introduzione di procedimenti ultramoderni che è stato possibile “reinventare lo sguardo” della R5. Soprattutto con la tecnologia LED a matrice, che consente di integrare il movimento, programmando animazioni per far vivere i fari. Il nuovo logo si illumina e avvia un gioco che si estende fino alla calandra. Vedremo che cosa resterà di tutto questo nell’auto di serie, attesa per il 2023. Mentre si infittiscono le voci sull’idea di un dopo salto mortale: far rivivere in elettrico anche la R4.

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14 COMMENTI

  1. Caro Dott. De Meo,

    la sfida più grande è realizzare una vettura ecologica per il mondo.
    Una vettura pratica, economica e funzionale com’era la Renault 4, con tutti i contenuti tecnologici della Sion Solar, la vettura elettrica da famiglia di Sono Motors concepita per utilizzare l’energia solare.
    Leggera, riciclabile, efficiente, economica, funzionale, aerodinamica, ecologica e solidale.
    Ecologica perché deve sfruttare l’energia solare per aumentare la sua autonomia.
    Solidale perché deve essere in grado di cedere energia elettrica a chiunque ne abbia bisogno.
    Una vettura capace di attraversare il Sahara sotto il sole, senza utilizzare altri sistemi di ricarica oltre a quelli a bordo.
    Gli obiettivi?
    Decida Lei: 30, 45, 60, 70 km di autonomia al giorno assicurati dall’apporto solare.

    Una pazzia?

    Proviamoci.
    Mettiamoci in gioco.
    Mettiamo in gioco tutta la nostra reputazione, perché bisogna essere insensati per ottenere, per ricavare, andando incontro alle cose difficili da realizzare e affrontandole da vicino, quel “qualcosa di nuovo”.
    Quel “qualcosa di diverso” che prima non c’era.
    E che forse presto ci sarà.

    Per fare questo non dovrà rifiutare la sfida di quei ragazzi di Sion Motors, che come Lei vedono oltre.
    Se la rifuserà, molti di noi europei preferiremo all’irresistibile Renault 5 elettrica che tanto ci evoca le nostre care Renault del passato, la sfida visionaria dei ragazzi di Sono Motors ed acquisteremo anche a maggior prezzo, la Sion Solar col muschio sul cruscotto.

  2. La Super 5 GT Turbo prima serie era bellissima e lo è ancora
    forse perche l’aveva mio fratello .
    io qualche anno dopo presi una R19 16V
    poi usci la clio wiliams
    erano anni doro per la Renault

        • Tranne alla 5 GT turbo seconda serie potenziata a 120 cavalli (quella con il carburatore elettronico soffiato) stavo davanti a tutte, soprattutto alle aspirate.
          E se poi si saliva in montagna le aspirate erano sempre con il fiatone, uno dei divertimenti era prenderli in giro…………….quando arrivavano.

  3. Voto l’originale tutta la vita, mi sembra più sobria, elegante. Sará perché è stata la mia prima macchina…

    • Si concordo, la purezza di linea della prima serie è ineguagliabile.
      Più tardi mi ero innamorato della 5 Alpine Turbo con carburatore aspirato (una follia), poi alla fine ha prevalso la Delta HF.

      Comunque la nuova la trovo bella, posso dire che mi piace.

      • 1.4 litri con distribuzione ad aste e bilanceri, la Garrett sullo scarico e il carburatore soffiato. Disegno di Marcellino Gandini.
        Alain Oreille con la Supercinque GT Turbo in Gruppo N vinse il Monte Carlo, il Sanremo ed addirittura l’assoluto in Costa d’Avorio con una trazione anteriore.
        Cosa ti sei perso…

        • No, io parlo della 5 Alpine Turbo, il modello precedente.
          Tu parli della Supercinque che nella seconda versione aveva un carburatore elettronico se non ricordo male.

          Della Delta HF mi piaceva l’abito discreto, un po come sull’Alpine Turbo. La Supercinque GT Turbo la trovavo troppo plasticosa, una linea troppo pesante.

          • La mia Supercinque GT turbo aveva il carburatore soffiato niente iniezione elettronica, quella era sulla Uno Turbo. Il carburatore è sempre stato meccanico.
            L’ho cambiata a 46.000 km per una banale Golf.
            La Delta HF 1.6 turbo era un mattone, pesava troppo. L’unica cosa che mi piaceva era il cambio ZF veramente ottimo e la frizione che staccava in pochi cm. Andava in allungo ma non aveva la spinta che ti aspettavi ai bassi, troppo pesante. Così la 4WD anche se era veramente sicura sul bagnato e in ingresso curva era sui binari.
            La Delta che mi è rimasta nel cuore è l’Integrale a due valvole 2.0 turbo che preferivo alla 4 valvole.
            Le Delta Integrali le ho spremute tutte sulle strade dell’Elba, la cugina di mia madre le ha avute tutte, era una Lancista. Fino all’ultima Integrale l’EVO 3, seconda versione del 2 litri 16 valvole con il serbatoio dell’acqua per raffreddare i freni che svuotavi subito per guadagnare peso nelle prove speciali. Le Delta dalla prima Integrale a 2 litri 8 valvole in poi erano hot hatch inarrivabili per ogni concorrente. Poi arrivò la Celica Carlos Saiz e l’Impreza di WRX Sti del compianto Richard Burns.
            Oggi di quella stirpe vandalica non c’è solo la Yaris GR.

    • Non è stata la mia prima auto ma sono d’acordo con il voto. Non sono riusciti nell’intento come invece è stato fatto con la 500. Però è veramente impressionante l’aumento delle dimensioni, l’R5 originale fianco a fianco sembra una scatoletta.

    • Da bambino si andava con papà, zii e cugini a Monza per vedere prove e GP.
      La gara più divertente e funambolica era quella del Trofeo Renault 5 Alpine con i trenini di vetture una contro l’altra che si spingevano anche in entrata alle due di Lesmo e staccavano all’Ascari a ruote fumanti. Fiancate strisciate, paraurti e specchietti strappati nella guerriglia tra i piloti delle Alpine Turbo Coppa, che poi diventarono campioni di Formula 1.
      Quando ho avuto l’età: Supercinque GT.
      Ma l’Alpine Turbo Coppa, nera con fregi rossi A5 e cerchi in in lamiera d’acciaio simili alla R12 Gordini aveva una personalità unica ed irripetibile, merito del design di Michel Boué.
      Solo un’altra vettura mi è rimasta così impressa, la Golf GTI MK1 di Giorgetto Giugiaro, essenziale e sportiva, anche senza il turbocompressore.
      Questa R5 elettrica è la più irresistibile proposta di hot hatch degli ultimi anni di questo secolo e non è escluso che arrivi una Alpine R5 EV veloce come la nera A5.

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