Comau scommette sulle batterie al sodio a stato solido e si prepara a sviluppare gli impianti per produrle su scala industriale. E’ un bell’esempio di come l’industria italiana ed europea possa colmare il ritardo rispetto a quella cinese, puntando sulle batteria di nuova generazione.
L’azienda torinese del Gruppo Stellantis (qui il sito) specializzata nell’automazione industriale ha siglato infatti un accordo di cooperazione con LiNa, leader nelle tecnologie a basso costo per le batterie al sodio, per progettare un sistema di produzione innovativo e scalabile delle celle per batterie allo stato solido al sodio-metallo-cloruro. Il team congiunto ha definito un modello progettuale che consentirà di automatizzare il processo.
Automatizzerà la produzione delle celle al sodio dell’inglese vLiNa
Il progetto si propone di realizzare un ambiente di lavoro anidro (a secco e senza ossigeno), sostenibile, sicuro ed efficiente, che permetta successivamente di passare alla produzione su larga scala.
Gli ingegneri di Comau e LiNa hanno lavorato insieme per progettare il box di lavorazione e i dispositivi per la movimentazione dei componenti della cella, nonché per identificare e integrare le tecnologie già esistenti e disponibili in commercio, tra cui la camera bianca certificata e il robot antropomorfo Racer-5 ad alta velocità Racer-5 SENSITIVE ENVIRONMENTS di Comau.
I progressi nello sviluppo delle celle per le batterie a base di sodio stanno guidando l’adozione di una fonte di energia sicura e sostenibile che può essere utilizzata ad alte temperature. Invece di sostituire completamente le batterie agli ioni di litio, le batterie allo stato solido al sodio di nuova generazione permetteranno un accumulo di energia ad alte prestazioni che sarà economicamente efficiente e ottimizzabile per introdurre fonti di energia rinnovabile nei principali mercati in fase di crescita per il solare, come l’India.

Giù il termico, l’elettrificazione copre già il 40% del fatturato Comau
L’amministratore delegato di Comau Pietro Gorlier ha dichiarato che da circa un anno e mezzo i numeri di Comau sono tornati a crescere rispetto al periodo pre-covid. Il 40% del business riguarda il settore dell’elettrificazione mentre c`è «forte preoccupazione» per il settore tradizionale dell’endotermico.
Perciò Comau prevede nei prossimi cinque anni un ulteriore incremento del business legato all’elettrificazione e vede possibili opportunità di sviluppo con le nuove Gigafactory.
«Il nostro costante impegno per la transizione energetica si sposa perfettamente con un’azienda come LiNa, la cui visione e competenza ingegneristica promuovono e consentono lo sviluppo di soluzioni di accumulo di energia ad alte prestazioni a base di sodio“, commenta Gian Carlo Tronzano , Responsabile del Global Competence Center e-Mobility.
Con 50 anni di esperienza e una presenza globale, Comau supporta le imprese a sfruttare i vantaggi dell’automazione. Dispone di un’organizzazione internazionale con 5 centri di innovazione, 5 hub digitali, 12 stabilimenti di produzione in 12 paesi e 3.700 dipendenti.
L’inglese LiNa Energy è uno sviluppatore e fornitore di batterie allo stato solido al sodio a basso costo, con particolare attenzione al mercato dell’accumulo di energia rinnovabile. Le sue batterie offrono standard di sicurezza e sostenibilità superiori rispetto alle batterie al litio. Sono più economiche da installare e offrono prestazioni superiori rispetto alle alternative agli ioni di litio.
Be ma se venissero usate come accumulo sulla rete di distribuzione sarebbe un passo in avanti per andare a livellare la discontinuità della produzione fotovoltaica ed eolica.
Certo che ci vorrebbero volumi importanti per raggiungere un buon risultato.
Sempre meglio delle scorie seppellite nel cemento.
infatti, basta ragionare sugli scenari da qui a 2-3 anni
le batterie sono ottimi accumuli “localizzabili” in più punti della rete o anche vicino ai singoli impianti, riduce i tempi di intervento (frazione di secondi) e le perdite di rete, per il gestore di rete diventa più facile
il limite prima erano i prezzi, già scesi all’ingrosso, oggi invece sarebbe la capacitè di produrne tante, la filiera per le batterie LFP è ancora in crescita, mentre quella per le ione-sodio (che usa materie prime ancora più banali, che non fanno da collo di bottiglia) è appena nata, ci vorranno 2-3 anni per avere l’invasione del mercato
intanto sono molto buoni anche gli accumuli con i bacini idroelettrici, che in europa si inizia a fruttare con più razionalità in abbinamento alle rinnovabili, costano pochissimo già oggi e sono già batterie gigantesche
per l’europa ci sono 150 TWh di capacità di stoccaggio già pronti oggi, aumentando le connessioni con gli Stati con più bacini, come ha fatto ad es. la Germania con la Norvegia, e come possiamo fare noi con la Svizzera e i paesi Balcanici
come energia i bacini europei sono l’equivalente di circa 20 giorni di consumi di tutta l’europa
i nostri bacini idro-elettrici nazionali sono già interressanti ma non ancora cosi abbondanti come riserva di energia, almeno non senza fare dei lavori di manutenzione e aggiornamento degli impianti
Guardando sul sito di LiNa:
è uno dei tanti tipi diversi di batterie allo ione sodio, che di solito sono accomunati da bassi costi e una certa resistenza a freddo, caldo, scariche profonde, scarsa o nulla infiammabilità (ancora più bassa delle batterie LPF), ma poi hanno anche caratteristiche diverse tra loro
in particolare questo non è il “white prussian” in commercializzazione in Cina (simili nella struttura e nell’uso alle batterie litio con chimica LFP e già aquistabile on-line anche dai privati come celle singole o come sistemi di accumulo per la casa) ma come detto nell’articolo è una delle varianti con:
– elettrolita a stato solido
– in aggiunta anche il catodo metallico
in particolare queste (sempre se ho letto bene sul sito LiNa) sembrano essere pensate in primo luogo per accumuli aziendali (da capire se usabili poi anche su camion), le loro batterie se ho capito bene lavorano meglio a 250° e per tale motivo effettuerebbero un riscaldamento iniziale e poi manterrebbero la temperatura grazie all’essere montate in un contenitore in acciaio che garantisce isolamento termico con uno spazio sottovuoto; la resa totale dichiarata è di circa 92%; e la densità nonostante l’involucro potrebbe essere comunque discreta visto che le celle sono a stato solido
rimanendo invece sulle celle agli ioni sodio più comuni (che lavorano a temperature ambiente, nel caso delle ione sodio spesso con un ottima escursione da -30 a + 90°), anche tra queste ce ne sono alcune a stato solido, o almeno così ha annunciato CATL
le ione-sodio più comuni sono aquisitabili on-line (alibaba) a circa 150e x kwh; il prezzo risente ancora del fatto che sono una “novità” ma è già interessante; come confronto, le LPF sono aquistabili a 70-100e x kwh
(celle di grado A, di marchi noti, con QR e certificati CE, Roth, etc, garanzia 5 anni, talora con costi spezione inclusi da magazzino in Europa, talora invece dall’oriente e si rischiano lungaggini anche per la dogana)
come riportata da vaielettrico in altra notiza, nei prossimi anni le batterie ione-sodio verranno prodotte anche in Europa, ad es, da Northvolt, in quanto ne saranno usate enormi quantità per gli accumuli statici
questo è favorito dalla chimica che non richiede materiali che costituiscano un collo di bottiglia a scalare la produzine su enormi quantità, spesso le varianti agli ioni sodio non usano materiali ne costosi (litio e rame), ne con impatto ambientale o sociale (in questo sono già ottime anche le batterie LFP)
Okkio NON sono batterie adatte ad auso automobilistico: la loro temperatura di lavoro è di +250 °C !
L’articolo parla di batterie per accumulo, si vede che il gruppo Stellantis vuole diventare competitivo in piú settori..
o che ha capito che nella produzione di auto non avrà un gran futuro.
A quanto pare Stellantis si occuperà anche di batterie al sodio per autotrazione tramite la francese Tiamat https://www.stellantis.com/it/news/comunicati-stampa/2024/gennaio/stellantis-ventures-investe-in-tiamat-e-nella-tecnologia-delle-batterie-agli-ioni-di-sodio