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Colpo di Sole: altro articolo che gioca coi numeri

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L'auto elettrica? "Una cosa inutile, portata avanti per moda e tollerata per codardia", secondo il Sole 24 Ore.
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Colpo di Sole: due lettori ci segnalano un articolo che, giocando sui numeri, conclude che le emissioni delle auto in Europa sono irrilevanti. Secondo noi… 

colpo di SoleColpo di Sole: la segnalazioni di due lettori

“Vi seguo sempre con attenzione e stima. Sono incappato sul Sole 24 Ore sull’articolo che vi segnalo aquesto link. E dal quale si evince che alla fine, il totale delle emissioni CO2 delle vetture in Europa sia alla fine solamente l’1% delle emissioni mondiali. Potete osservare con occhio critico quanto riportato così da fare maggior chiarezza sulla questione? Grazie mille !. Danilo Belgeri 

“Vorrei un’analisi di questo articolo, che a me puzza di attacco al comparto elettrico…ma non ho le competenze per verificarne la correttezza…Dal tono che usa somiglia al servizio di Formigli Roma- Reggio Calabria in 6 mesi, perché ricarica le celle singolarmente. Attilio

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Pier Luigi Del Vescovo (foto da Twitter)

Nemici dell’elettrico in servizio permanente effettivo

Risposta. Tra i nemici dell’elettrico in servizio permanente effettivo, l’autore dell’articolo, Pier Luigi Del Vescovo, è uno dei più agguerriti. Questa volta alza ancora l’asticella delle sue analisi, con un articolo dal titolo perentorio: “Le automobili emettono l’1% di CO2: ecco le prove“. Le prove sono una serie di calcoli che dimostrerebbero appunto che, a livello mondiale, le emissioni di CO2 delle auto europee sarebbero marginali. Di qui la perentoria conclusione: “Fermare le auto termiche nel 2035 non è sbagliato, perché sacrifica posti di lavoro. È solo una cosa inutile, portata avanti per moda e tollerata per codardia“. Ammesso e non concesso che il calcolo di quell’1% sia effettuato correttamente, il ragionamento non sta in piedi per almeno due motivi. Il primo: furbescamente ci si concentra solo sulla CO2, tralasciando tutte le porcherie (a cominciare dalle polveri sottili) che le auto termiche, diesel in particolare, emettono.

Colpo di sole: tanti responsabili, nessun responsabile

La seconda ragione è che è troppo comodo dire che siccome l’Europa è un nano al confronto della Cina e delle Americhe, noi possiamo infischiarcene del problema.Ragionando così, ogni singolo settore di ogni singolo Paese sarebbe “solo” qualche frazione percentuale del totale delle emissioni globali. Le centrali a carbone polacche, l’industria delle batterie cinese, i consumi domestici americani, il trasporto aereo transcontinentale… O gli allevamenti di bestiame argentini e il disboscamento selvaggio in Amazzonia. Ergo: inutile far alcunchè in nessun settore di nessun paese. Illudendoci di lasciare la patata (e la Terra) bollente in mano ad altri.

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31 COMMENTI

  1. Appena letto l’articolo ho scritto al SOle24Ore quanto segue:

    “”
    Buongiorno,
    come diceva il mio professore di filosofia al liceo: “Signori miei, delle due l’una” e io continuo… delle due l’una: Pierluigi del Vescovo: o c’è, o ci fa (su quanto inquinano le auto con motore termico).
    Quindi, se posso darvi un suggerimento… delle due l’una; o lo licenziate in tronco, o lo fate ricoverare d’urgenza.
    “”

    • Attendiamo il prossimo articolo di Natalino pubblicato sul sole 24 ore con tanto di fonti (le fonti non sono quelle dov’è ci si approvvigiona di acqua bensì pubblicazioni autorevoli dove chiunque può verificare i dati citati)

  2. E’ lo stesso Sole 24 ore che gonfiava ad arte il numero degli abbonamenti e delle copie vendute per compiacere gli azionisti? loro sì che sanno come si usano i numeri!

  3. secondo me mettere un vincolo a soli 12 anni è troppo stringente. Andrebbe rivista una pianificazione delle infrastrutture a lungo termine, qui in 12 anni non si riesce a fare una galleria, figuriamoci un cambio di paradigma cosi radicale con le infrastrutture totalmente impreparate…

    • Qui, però, si fa anche un ponte in un anno e una rete ad Alta Velocità in dieci. E le 30 mila stazioni di ricarica attive in Italia sono state installate in meno di 7 anni.

  4. Non conosco il giornalista ma secondo me un dato è un dato, è un numero, non è né buono né cattivo. E’ solo un altro numero messo sul tavolo che ci invita a riflettere.

    E’ chiaro che dovendo affrontare una sfida mondiale epocale, la riduzione della co2, la complessità della sfida non la si può banalizzare al bar o in tribuna con gli ultrà. Il grafico che ci ha dato Abelardo Provolini (grazie Abelardo) è impressionante [ https://i.redd.it/b2ano9ubrjd91.png ] e ben fornisce un’immagine del danno che stiamo arrecando all’ambiente.

    Come invertire la marcia? Lavorando su più fronti, che è ciò che si sta facendo perché è riduttivo pensare che il tutto si riduca all’auto elettrica, è solo uno dei tanti fronti. Che poi l’auto elettrica è diventato il provvedimento di bandiera per una serie di ragioni:
    – è quello che più direttamente e visivamente impatta sui consumatori, a cui chiede un grande sacrificio. Gli altri interventi invece impattano sulle aziende e sui produttori e solo indirettamente sui consumatori (magari con aumenti dei costi di beni e servizi);
    – è probabilmente quello che assorbe più di tutti in termini di spesa offrendo un contributo modesto (in termini di euro investiti/co2 risparmiata): investire la stessa somma in centrali eoliche avrebbe portato sicuramente più benefici in termini di co2;
    – è la cartina di tornasole che la politica vuole spendersi con i millenial per dire che si stanno occupando di ambiente, sebbene esistano iniziative ben più concrete ed efficaci che non vengono utilizzate (ad esempio incentivare lo smart working ma almeno in Italia si va nella direzione opposta; o occuparsi dell’energia sprecata per quella imbecillagine della bolla speculativa delle crittomonete, ma anche lì finora tutti a dormire)

    L’auto elettrica, inutile negarlo, è diventato non un argomento ragionato ma un argomento di bandiera, e sui tempi palesemente non c’è unanimità. L’Europa non ha imparato dai suoi errori e ha pensato bene di tirare ugualmente dritto per la sua strada, scommettendo che da qui al 2035 la tecnologia farà il miracolo di risolvere tutti i problemi dell’auto elettrica, dal costo, all’autonomia ai tempi di ricarica. Speriamo accada davvero.

    • Enzo, il tuo commento, che finalmente posso dire di condividere quasi completamente, mi ha stimolato una riflessione.
      A ben pensarci ci sono cose che permettono riduzioni più consistenti della CO2 rispetto alle auto: non parliamo di criptovalute, almeno in Italia, parliamo oltre che di energia che hai già citato di edilizia (entrambe oltre al 2% come ci ha ricordato molto bene Massimo).
      Ma se per l’edilizia siamo arrivati al 110% per aumentare la classe energetica, quando si tratta di abbattere i consumi di fossili nel settore energia e nei trasporti il Governo diventa subito molto più timido con gli incentivi (sulle auto, ad esempio, abbiamo ancora gli incentivi sulle auto diesel che spesso inquinano meno, ma meno spesso non consumano meno, o consumano poco meno rispetto alle auto che vanno a sostituire, con risparmi nulli o molto piccoli di CO2.)
      Mi pare che l’industria dei fossili sia ancora molto forte in quanto a influenza politica.

      • Leonardo è che si guarda il problema non con la freddezza dei numeri ma con la tifoseria della politica. Arrivando addirittura a politiche controproducenti. Esempi ne possiamo fare quanti ne vuoi: basta pensare alla politica per incentivare le nascite, considera che un essere umano in Italia è responsabile della produzione di 5,5 tonnellate di co2 all’anno [ https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2019/11/29/clima-ogni-italiano-produce-55-tonnellate-di-co2-lanno_228ed533-279f-42d6-8553-f6e7c7a5bc1b.html ] è come incentivare ad accendere nuove centrali a carbone. Qualcuno può spiegarci perché in Italia lo smart working diminuisce mentre nel resto del mondo aumenta? [ https://www.corriere.it/economia/lavoro/cards/smart-working-italia-rallenta-mentre-ue-aumenta-ecco-perche/smart-working-cala-italia_principale.shtml ]

        Certo, non è che possiamo risolvere il problema sterminando metà popolazione come vorrebbe Thanos ma servirebbe comunque un approccio più pragmatico e meno ideologico per risolvere il problema. Ad esempio noi ci concentriamo come Europa sulla riduzione della produzione di co2 in loco: molto meglio sarebbe sviluppare progetti con i paesi asiatici, enormi inquinatori, per aiutarli ad emettere meno perché non è la co2 europea il problema bensì quella globale. Molto banalmente, facendo un discorso da bar che già rinnego, se superare in un paese una certa quota di rinnovabili diventa logisticamente un problema (che richiede reti intelligenti ed accumulo, facendo sì che i costi crescano) meglio andare in un paese asiatico che ha 0 rinnovabili e andare ad introdurle lì così loro possono spegnere una centrale a carbone. Come sottolineava il giornalista del Sole 24 Ore in modo condivisibile, non ha senso ridurre qui le emissioni dell’1% (io dico dello 0,1%) mentre in Asia ogni anno aumentano dell’1%, come specie umana stiamo fallendo la nostra missione.

        • La stiamo fallendo perchè in troppi, in Europa, in America e in Asia, ragionano come te e come il giornalista del Sole 24 ore (ridicolo e falso quel dato dello 0,1% che continui a ripetere come un disco rotto)

  5. Spero di ritrovarmelo vicino quando saremo in coda a prendere l’acqua dall’autobotte. Gli frego la bottiglia (appena riempita)

    • ma scusa: perchè non lo cheidi direttamente all’autore dell’articolo sul Sole24ore?
      mi sembra la cosa più ovvia!

      chiedendo magari anche le fonti e i ragionamenti, ecco…

      sennò finsice che qualunque pirlotto pubblichi una castroneria
      poi tocca alle persone serie e sensate dimostrare o smontare la castroneria!

      direi che qui su vaielettrico si faccia già parecchio in tal senso!

    • Non ho fatto un’analisi approfondita, ma sembra almeno plausibile.

      Ho trovato un grafico con le emissioni per area geografica, e l’EU sembra grossomodo contribuire con il 10% delle emissioni [1].

      Se le emissioni dovute alle auto sono del 15% siamo in quell’ordine di grandezza.

      Non concordo sul fatto che “tanto, allora è tutto inutile”.

      Perché l’unione Europea può direttamente influire sul mercato interno, e gli obiettivi di riduzione ce li siamo spartiti a livello dei protocolli di Parigi, di Kyoto, della COP26 ecc.

      In secondo luogo perché è tuttio connesso: se i produttori devono vendere auto elettriche in Europa, le avranno a disposizione anche per gli altri mercati, e quindi, magari in tempi un po’ diversi, vorranno venderle ance altrove.

      Inoltre l’obiettivo del FitFor55 è di azzerare le emissioni prodotte in EU, quindi di ridurre del 10% le emissioni globali, che siano dovute ai trasporti, alla produzione di elettricità, all’industria, alle costruzioni o all’agricoltura. Indirettamente, si dovranno abbassare le emissioni anche dei partner commerciali (vedi la famigerata tassa sul carbonio alla frontiera).

      Infine, politiche simili sono in via di adozione in praticamente tutto il mondo; i tempi non sono tutti allineati, ma la direzione è la stessa.

      [1] https://i.redd.it/b2ano9ubrjd91.png

    • Boh? Potrebbe anche essere giusto.

      E con lo stesso ragionamento puoi anche dire che la tua auto emette lo 0,0000004% della CO2 emessa da tutte le auto europee, quindi è assolutamente inutile ridurne le emissioni.

      Facile costruire un argomento fantoccio, eh?

    • Certo che è vero. Ed più che risaputo, anche se il dato è calcolato sul 2018 quando le emissioni europee erano il 9% del totale mondiale, mentre nel 2021 la quota era scesa al 7% (chissà mai perchè?). SE vuole altri dati parametrati alle emissioni mondiali 2018 eccoli: i trasporti commerciali su strada europei incidevano per lo 0,72%; l’aviazione per lo 0,36%; i trasporti marittimi per lo 0,43%.
      Altri settori: produzione di elettricità ed energia 2,25%; industria manifatturiera 2,1%, edilizia residenziale 1,3%, agricoltura 0,9%. Insomma, per dirla alla Del Vescovo, tutte percentuali insignificanti. Meglio mettere la testa sotto la sabbia e non fare nulla. Don’t Look UP.

      • Mi scusi, ma non potrebbe chiarire meglio? Se i dati che riporta sono veri, e non lo metto in discussione, come è possibile che il contributo delle auto per l’Europa nel mondo sia l’1%? Voglio dire produrre energia elettrica è “solo” due volte circa in più? Davvero il traffico pesante, ma aggiungiamoci allegramente anche navi e aerei fa solo il 50% in più delle auto ? Ma siamo seri? Oppure è un più plausibile 0,1%?? Il che renderebbe il discorso assolutamente sensato. Chiedo per un amico…

        • Pensi quello che vuole. Sono dati statistici che può trovare su tutte le pubblicazioni degli organismi internazionali. Se li legga e poi ci risentiamo per parlare di serietà.

    • La più grande menzogne che si può raccontare è la verità distorta. Perché si presta a tagliare i pezzi necessari a renderla vera.
      Il dato è corretto, è la conclusionale che è spudoratamente parziale.
      Se Europa, Australia e USA decarbonizzano, i produttori Cinesi che vorranno vendere da noi dovranno fare altrettanto o ti privi di un bel mercato.
      I comportamenti vengono imitati per convenienza, se non per virtù: alla fine è il risultato che conta, non la motivazione del lo ha generato.

      • Peraltro i cinesi sono addirittura più avanti di noi sulla strada della affrancatura da combustibili fossili per autotrazione, almeno da un punto di vista “industriale”. Poi, è chiaro che il loro territorio è sconfinato e la popolazione innumerevole… ma almeno ci stanno provando seriamente.

        • Quando il Regno unito faceva parte della UE, la UE, per popolazione, era circa 1/3 della Cina.

          È vero che la Cina è grande, ma la maggior parte degli europei ignora quanto sia grande l’Europa, o banalmente che demograficamente la UE > USA.

      • Guido il dato non è corretto, o meglio, non è completo. L’autore dell’articolo dice che le auto europee sono responsabili dell’1% della co2 emessa a livello mondiale.
        Io invece vado oltre e ti dico che imporre in Europa la fine della vendita di auto a benzina, rispetto alla scelta di non imporla e di lasciare il cittadino europeo libero di scegliere, avrà un impatto sulla produzione mondiale di co2 su base annua inferiore allo 0.1%. E’ anche facile da dimostrare.

    • A occhio l’1% citato nell’articolo, è vero ma fosse anche il 2% o lo 0,1% quello che non va bene è che è un confronto poco sensato. Quell’1% è la percentuale di emissioni di anidride carbonica dovute al trasporto automobilistico di tutta l’Europa rispetto al totale delle emissioni di anidride carbonica di tutto il mondo. Con confronti di questo tipo, chiunque può affermare che il settore che gli compete è poco ininfluente a livello globale. Paradossalmente, le emissioni totali della Cina a spanne sono il 30-35%, diciamo che 1/3 verosimilmente sono dovute ai trasporti. In fin dei conti la Cina potrebbe dire che i loro trasporti influiscono solo per il 10%, con la scusante che sono anche in molti possono dire che è più importante agire sul 90% delle emissioni.

  6. Purtroppo se fosse per questi personaggi resteremmo abbarbicati agli anni 90 guardando la nostra economia collassare. Non si rende conto questo signore che le tecnologie evolvono e che quei posti di lavoro sono destinati ad essere spazzati via da chi invece sta innovando?
    Nessuno riesci a “prendere” Tesla, ma la Cina e la Corea non stanno a guardare. Cosa faremo tra 10-20 anni? Grazie a questi fenomeni acquisteremo solo auto straniere (se avremo ancora i soldi per farlo).

    • Bravo, questo è un ottimo punto. Se non ci diamo una mossa, cinesi e compagnia faranno un sol boccone della nostra industria dell’auto. E del Vescovo, che scrive sul sole24h lo sa benissimo.
      La sua soluzione è…. Non fare nulla, che tanto il problema non si pone. Se lo spiego a mio figlio di 10 anni, probabilmente mi farà delle proposte più sensate.
      Leggo altrove, come dice Mercalli, che sappiamo dal 1992 almeno (in realtà da prima) che l’azione per il clima dovrebbe essere nella nostra agenda politica e industriale ai primi posti.

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