Colonnine fuori uso, colonnine prive di copertura dalla pioggia: due lettrici ci scrivono chiedendo perché ricaricare rischia di restare un’operazione complicata. Vaielettrico risponde. L’indirizzo mail per scriverci è info@vaielettrico.it
Colonnine mai attivate / “A Forlì, campus universitario, due ricariche spente da un anno”
“A Forlì, nel parcheggio vicino al campus universitario, ci sono da circa un anno le due colonnine della foto. Notizie sui tempi di attivazione e sul gestore nessuna. Invece una delle primissime installate si trova in ZTL, così chi viene da fuori (e ovviamente non ha il permesso per entrare in ZTL) non può accedervi. Che tristezza. Grazie dei vostri articoli“. Paola Zaccarelli
Risposta. Questo delle colonnine installate e mai attivate è uno dei mali che affliggono la mobilità elettrica in Italia. L’ultima indagine svolta da Motus-e, al 30 settembre scorso, parlava di 60.339 ricariche dislocate sul territorio nazionale, di cui il 17,8% in attesa di attivazione. Parliamo quindi di oltre 10.700 ricariche. Il guaio è che i tempi, per tutta una serie di trafile tecniche e autorizzativi, possono durare anni, dando una pessima immagine di questo tipo di mobilità. Sono stati aperti tavoli di collaborazione tra i vari soggetti interessati, per sveltire le procedure, ma evidentemente nel paese della burocrazia e delle lungaggini i miracoli non si fanno.
Colonnine scoperte / Perché non c’è una copertura come nei distributori?
Risposta. Esistono due problemi: uno di costi e uno di spazi. Il primo: già i gestori delle colonnine lamentano di lavorare in perdita, aggiungere anche una copertura renderebbe un po’ più oneroso l’investimento. Soprattutto, in proporzione, per le colonnine in AC, mentre per le ricariche più potenti l’esborso è molto maggiore. E quindi non è che installare una copertura sposti di molto l’investimento. C’è poi il tema degli spazi: le coperture hanno bisogno di supporti e non sempre, soprattutto nelle città, c’è posto a sufficienza per ottenere dai Comuni i relativi permessi.
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Eugenio, in Italia è tutto mostruosamente complicato e privo di senso. Io parlo da cittadino privato che ha installato un impianto fotovoltaico che ha una superficie totale di circa 18 mq. A parte i tempi, domanda di allaccio fatta il 15 giugno 2024, impianto connesso alla rete 8 gennaio 2025. Per installare l’impianto così come ho fatto è bastata una comunicazione di inizio lavori via pec al comune, in quanto attività di in edilizia libera, ma non volevo fare questo. Attualmente ho 4 posti auto coperti con una struttura con telo ombreggiante. Avrei voluto fare una tettoia, stesse identiche dimensioni ma coperta coi pannelli, anche perché è lì che ho il punto di ricarica dell’auto. Non si può. La tettoia è considerata un manufatto edilizio, ha bisogno di plinti di fondazione in cemento armato, con relativo progetto, distanza dai confini ( nel mio caso è la distanza dalla strada). È più facile ottenere un permesso per un pergolato, la differenza è che i pannelli non possono essere attaccati fra loro ma separati, in modo che sotto possano passare sole e pioggia. Risultato, aumenterebbe la superficie occupata, e l’auto sarebbe esposta sia al sole che alla pioggia, a me non serve. Alla fine ho optato per installarli sul tetto di una piccola serra che ho nel terreno, appoggiandoli sopra. Siamo il paese delle complicazioni inutili
La colonnina andrebbe installata quando si hanno tutte le autorizzazioni.
L’andazzo attuale invece, porta a gente arrabbiata, perché le persone vedono che per mesi nessuno utilizza le colonnine (le persone senza elettrica non sanno che non funzionano), quindi poi iniziano a parcheggiarci le endotermiche, a vandalizzarle, ecc.
Quando ci sono tutte le autorizzazioni si installa la colonnina e dopo al massimo una settimana deve essere allacciata.
Così è un disastro
prima o poi spero che qualche C.P.O. trovi qualche capannone sfitto (talvolta da anni!) in cui installare le proprie colonnine; magari trova già la predisposizione per la necessaria fornitura energetica (se prima c’era qualche impianto industriale/artigianale) ed allestisce un comodo posto coperto per la ricarica nelle aree periferiche (generalmente anche a “tiro di casello autostradale”).
La prima cosa che si fa sui capannoni sfitti relativamente recenti è togliere la copertura per non pagare l’Imu
se li utilizzassero come ho proposto .. tornerebbe “utile ed attivo”, pagherebbero l’IMU, le tasse sui redditi aziendali (e pure quelle su eventuale personale addetto a manutenzione, sorveglianza o altro) … insomma… converrebbe a tutti..
A me sembra che in Italia non si sappia più fare impresa… solo “inciuci” …
“Risposta. Esistono due problemi: uno di costi e uno di spazi. Il primo: già i gestori delle colonnine lamentano di lavorare in perdita, aggiungere anche una copertura renderebbe un po’ più oneroso l’investimento. Soprattutto, in proporzione, per le colonnine in AC…”
Mi viene da chiedere: ma se i CPO installassero delle coperture fotovoltaiche, invece che delle semplici coperture?
La spesa per la copertura aumenterebbe, d’accordo, ma non in misura esagerata, e inoltre, considerando che la stragrandissima maggioranza delle colonnine di tutte le potenze sono installate completamente esposte agli elementi, la produzione di energia elettrica darebbe ai CPO un introito supplementare. O mi sfugge qualcosa?
Eugenio, ti sfugge che oltre l’80% delle colonnine (la totalità di quelle AC e buona parte di quelle DC), sono collocate in ambiente urbano dove gli spazi sono ristretti e una copertura necessiterebbe di un’autorizzazione dei Comuni. Che di solito viene negata.
Non posso concordare con questa valutazione, Massimo, almeno non per i luoghi che frequento io di solito, in cui le svariate decine di colonnine urbane di cui ho traccia sono tutte (tranne una, lo ammetto) installate in spazi del tutto compatibili con una copertura.
Riguardo al fatto che i Comuni neghino le autorizzazioni per la copertura delle colonnine, sarebbe interessante conoscere il loro parere di fronte a richieste di installare coperture fotovoltaiche. Ricordo per inciso che in Francia, dal 1° luglio 2023, vige l’obbligo per tutti i parcheggi di installare entro il 2028 una copertura fotovoltaica su almeno il 50% della loro superficie…
Le colonnine a bordo strada sono una cosa, quelle nei parcheggi tutt’altra
per gli ampi parcheggi (tipo supermercati etc) non sarebbe male “copiare” la legge francese… imporre coperture FV (con dovute “facilitazioni” per chi le realizza .
Tra l’altro, con le grandi superfici “impermeabilizzate” da cemento o asfalto si assorbe troppo calore; coprirle con una struttura intermedia (i pannelli FV) magari si attenua un po’ (l’agrivoltaico è documentato, non so se ci sono studi in merito all’attenuazione del calore in altri ambiti.. Io in casa ho molto meno calore nel sottotetto da quando ci sono i pannelli).