Cold ironing nei porti, per T&E: “Solo il 20% delle banchine è elettrica”

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Cold ironing a passo felpato in Europa. La lentezza nell’elettrificazione delle banchine è stata rilevata dai ricercatori di DNV in una ricerca per Transport & Environment (T&E). Solo il 20% delle infrastrutture è stato realizzato. Tra i pochi porti che hanno portato a termine i lavori Genova e Livorno. L’associazione chiede di tagliare i tempi: anticipare al 2028 l’elettrificazione. In Italia in teoria entro il 2026 dovrebbero essere consegnati i lavori di elettrificazione di 41 porti. Ma chiudere i cantieri non è sinonimo di alimentazione da terra. 

Oltre il 6% delle emissioni provocate dalle navi ormeggiate in porto

Secondo i ricercatori di DNV: «Oltre il 6% delle emissioni dello shipping europeo è causato dalle navi ormeggiate in porto. Oltre alla CO2, le navi emettono anche elevate quantità di ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e particolato (PM), con gravi effetti sulla salute umana».

Una situazione sanitaria degradata (leggi) come denunciano da tempo i comitati dei cittadini attivi nelle maggiori città portuali. Eppure i porti europei devono elettrificare le banchine entro il 2030.  In Italia sono stati stanziati 700 milioni con il Pnrr (leggi) per portare il cold ironing in 41 porti che devono completare i lavori entro il 2026. Ma ad oggi in Europa cosa si è concluso?

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A passo lento nel processo di elettrificazione delle banchine

Lo studio ha analizzato 31 porti: Algeciras e Amburgo, insieme a Genova e Livorno, sono quelli in cui si trova il maggior numero di connessioni OPS (Onshore Power Supply) installate sin Europa. I porti di Anversa, Dublino, Danzica e Lisbona non hanno ancora investito sul tema, mentre Rotterdam, Barcellona, Valencia, Bremerhaven e Le Havre restano indietro.

In percentuale, secondo DNV e Transport & Environment, solo il 20% delle infrastrutture elettriche a terra  è stato installato. In queste condizioni quasi tutte le navi ferme in porto inquina pesantemente. Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, solleva il caso Venezia dove il progetto è ambizioso, ma per l’associazione anche troppo. In quanto si traduce in «un importante aumento del traffico passeggeri incompatibile con la fragilità della laguna. Venezia sarà protetta o ancor più sfruttata?».

T&E: anticipare al 2028 l’obbligo del cold ironing

Carlo Tritto, sustainable fuels manager per T&E Italia, denuncia: «È incredibile che ancora oggi, nonostante la fattibilità tecnica e i finanziamenti del Pnrr, l’elettrificazione delle banchine portuali non sia realtà in tutti i porti.  Armatori, Autorità portuali e Governo ripartano da casi virtuosi come Livorno: elettrificare le banchine, spegnere i motori e migliorare la qualità dell’aria per i propri cittadini dovrebbe essere una priorità».

Si punta il dito sulle navi da crociera. Questo il motivo: «Trascorrono molto più tempo ferme in ormeggio, producono oltre sei volte le emissioni portuali rispetto agli altri tipi di nave. Nel 2023, la nave da crociera Azura della Carnival, con 3.500 passeggeri, ha emesso ben 22.800 tonnellate di CO2. Il collegamento elettrico  eliminerebbe quasi completamente queste emissioni e ridurrebbe del 20% le emissioni totali annue della nave».

Banchine elettriche? Le chiedono i cittadini che segnalano i fumi delle navi

Su questo capitolo ricordiamo l’impegno di MSC Crociere (leggi) che ha adattato 16 su 22 navi per l’alimentazione da terra. Il bando Pnrr per gli armatori italiani è stato invece un flop, e su diversi scali spegne i generatori diesel per permettere l’uso dell’energia elettrica.  La compagnia si alimenta in elettrico nei porti di Warnemünde in Germania, negli scali norvegesi di Bergen, Aalesund, Haugesund e a Southampton nel Regno Unito (

Le navi da crociera secondo lo studio sono le più inquinanti

T&E chiede di anticipare al 2028 l’obbligo di elettrificazione delle banchine per le navi da crociera. E poi propone di garantire che i porti possano ottenere crediti di immissione in consumo (CIC-elettrici) quando le navi si collegano e ricaricano energia rinnovabile. Infine chiede di obbligare tutte le navi inquinanti, non solo le più grandi da crociera e portacontainer, a spegnere i generatori diesel in porto.

Si può anticipare l’elettrificazione delle banchine?

E’ fattibile? In teoria 41 porti italiani hanno usufruito dei fondi Pnrr, in totale 700 milioni, e ci sono diversi cantieri aperti. In Sardegna, in Puglia, a Trieste ma i problemi non finiscono con la chiusura dei cantieri come abbiamo visto in alcuni porti dove la fase successiva non è stata ancora definita.

La svolta green di Grimaldi: navi Zero Emission in porto

C’è poi il problema di adattare le navi e rendere sostenibile economicamente l’alimentazione da terra. L’Unione Europea ha stanziato 570 milioni per convincere gli armatori (leggi) offrendo una riduzione fino al 100% della “cosiddetta tariffa generale per gli oneri di sistema”.  Buon aiuto ma c’è da capire chi aderirà prima del 2030. Ricordiamo anche un’altra soluzione, quella scelta dalla compagnia Grimaldi Lines con Zero emission in port che grazie alle batterie a bordo spegne i generatori diesel. Un sistema che abbiamo visto in azione nel porto di Ravenna (leggi).

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ezzi a batteria mai usati

 

 

Visualizza commenti (1)
  1. “…Tra i pochi porti che hanno portato a termine i lavori Genova e Livorno….”
    Scusate, ma la grafica di T&E, se è aggiornata, indica che nessuno dei due porti ha raggiunto l’infrastrutturazione richiesta: Genova è appena sotto la metà (11/25), mentre Livorno è al 66% (9/15).
    Anche Venezia, con 5 su 12, è solo a circa metà del lavoro, mentre pecora nera è il porto di Taranto: una sola infrastrutturazione richiesta, zero realizzate… ☹️

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