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Cingolani alla Gabanelli: nell’auto l’elettrico ha già vinto

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Intervistato da Milena Gabanelli per Corriere TV il  Ministro Roberto Cingolani ha ammesso che nell’auto e nella mobilità leggera “l’elettrico ha già vinto” (qui il video). Qualcuno dirà che ha corretto il tiro, altri, e lui per primo, che ha semplicemente precisato dichiarazioni riportate in modo non puntuale e mal interpretate. Fatto sta che Cingolani, nella lunga conversazione con la giornalista, ha fatto chiarezza su molti altri punti del capitolo transizione ecologica del PNRR appena presentato a Bruxelles. E ha risposto alle molte critiche ricevute dai sostenitori della tecnologia elettrica, noi compresi.

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Nell’auto, l’elettrico ha già vinto ha affermato il ministro Roberto Cingolani intervistato da Milena Gabanelli a Corriere TV

La tecnologia della mobilità a batteria, sostiene Cingolani, è senza dubbio vincente nei trasporti leggeri. Nell’auto in particolare  “l’elettrico ha già vinto”. Il ministro non l’ha detto esplicitamente, ma si è capito che la considera ormai abbastanza consolidata da non aver bisogno di un boost da parte dello Stato. Vi sono invece settori “hard to abate“. Qui  la transizione all’elettrico è più difficile o impossibile. Per esempio nel trasporto pesante a lungo raggio, nella navigazione commerciale e nell’aviazione. Oppure nell’industria energivora come quella del cemento o la siderurgia. In questi settori l’unica via per abbattere e in prospettiva azzerare le emissioni di CO2 è il passaggio all’idrogeno verde (prodotto da elettrolisi dall’acqua con energia da fonti rinnovabili) o blu (prodotto gas naturale con cattura e stoccaggio della CO2).

L’idrogeno? Solo per i settori “hard to abate”

«In Italia, se vogliamo partire subito con l’idrogeno, dobbiamo dire sì all’idrogeno blu. Se vogliamo l’idrogeno verde  ci servono subito 70 nuovi gigawatt di rinnovabili. Altrimenti, dobbiamo trovare altri modi. E’ una scelta politica, deciderà il parlamento» ha affermato Cingolani.
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«Dobbiamo arrivare all’idrogeno verde _  ha aggiunto _, ma al momento non c’è una produzione sufficiente, perché non ci sono rinnovabili a sufficienza. Non è una soluzione pronta». Resta però la priorità di abbandonare più velocemente possibile il carbone e ridurre il più possibile il consuno di derivati dal petrolio. «In una fase transitoria che durerà 10 – 15 anni _ ha detto _, dobbiamo sviluppare le rinnovabili e l’idrogeno, e nel frattempo usare il gas. Intanto potrebbero uscire nuove tecnologie, ad esempio nelle batterie. Ma anche se arriviamo al traguardo del 72% di rinnovabili al 2030, il restante 28% sarà gas».
In precedenza, parlando alla trasmissione radiofonica “Radio anch’io” aveva risposto a un ascoltatore che lo accusava di calcare la mano sull’idrogeno blu per salvare il business del metano dell’Eni. «Le mando una copia del Pnrr _ la sua replica_. Se lei trova una cosa del genere, ne riparliamo. Non so che cosa dire. Questa cosa non c’è scritta. E’ facile impostare, su una premessa che non esiste, un lungo discorso».

“Meno burocrazia per l’elettricità verde”

Sul tema dello sviluppo delle fonti rinnovabili, queste le parole di Cingolani: «Bisogna semplificare le procedure, per tornare al tasso di installazione che avevamo fino a qualche anno fa. Dagli attuali 0,8 Gigawatt all’anno, dobbiamo arrivare a 6 – 7 all’anno». E ha portato questo esemio: «L’anno scorso in Italia sono stati messi all’asta 1,8 gigawatt di produzione da rinnovabili. Sono arrivate offerte soltanto per 470 megawatt, perché le aziende erano spaventate dalla burocrazia. In Spagna nello stesso periodo hanno messo all’asta 3 gigawatt di rinnovabili e hanno ricevuto offerte per 9».

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Il post di Nicola Armaroli su Facebook

Nessun piano sulla cattura del carbonio

Oltre a riconoscere che nell’auto “l’elettrico ha già vinto”, Cingolani ha parlato di molti altri argomenti facendo importanti puntualizzazioni. In particolare su idrogeno blu e cattura del carbonio, incalzato da una domanda del professor Nicola Armaroli, scienziato ben conosciuto da tutti i lettori di Vaielettrico, in collegamento telefonico (al minuto 18,40 del video). «Nel PNRR la carbon capture non c’è. Se l’Eni vorrà farla a Ravenna, presenteranno il progetto e lo vedremo. Ma al momento non c’è nessun piano per la CCS» ha detto Cingolani. CCS sta per Carbon Capture & Storage, lo stoccaggio sottoterra dell’anidride carbonica prodotta da lavorazioni industriali.

Il ministro ha poi aggiunto: «Se la fanno i norvegesi, la carbon capture possono farla tutti. Fino al 30 aprile, la Commissione europea ci aveva detto che nel Recovery non doveva esserci la CCS. Poi il 3 maggio Timmermans ha detto che forse in fase transitoria si può fare. Spero che non ce ne sarà bisogno. Se saremo bravi a fare le rinnovabili, forse non dovremo farla».

 Armaroli: finalmente chiarezza!

«Forse finalmente un po’ di chiarezza!» scrive oggi Armaroli sulla sua pagina Facebook.

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e quello di Leonardo Setti

 

Setti: apprezzabile ma…

Anche il professor Leonardo Setti, altro grande amico di Vaielettrico e utilizzatore seriale di auto elettriche, ha apprezzato le parole di Cingolani e la sua ammissione che nell’auto l’elettrico ha già vinto: «Interessante l’intervista della Gabanelli a Cingolani utilizzando buona parte delle domande che Energia per l’Italia ha preparato e che l’amico Nicola Armaroli ha ben portato al tavolo. I non tecnici non possono aver colto alcune sfumature che il Ministro ha detto ma chi lo è avrà ben capito alcune cose:

1. il Carbon Capture e Storage della CO2 non è nel PNRR e se l’ENI vorrà farlo lo pagherà con i suoi soldi e dovrà dimostrare la sostenibilità;
2. le auto a idrogeno non hanno senso scientifico per cui su questo mercato dobbiamo spingere solo quelle a batteria;
3. sarebbe opportuno fare una gigafactory per la produzione di batterie e per il recupero delle stesse;
4. dobbiamo arrivare a 70 GW di rinnovabili prima di poter produrre idrogeno verde e le rinnovabili sono fotovoltaico ed eolico.
5. abbiamo anche capito che dobbiamo smettere di investire su tubazioni tantomeno per quelle che dovrebbero portare l’idrogeno che non c’è.
Un esperto dovrebbe anche aver colto che con 70 GW di rinnovabili elettriche copriamo a mala pena il fabbisogno attuale di energia elettrica per cui dubito che di idrogeno verde se ne possa produrre prima del 2040. L’unica possibilità di produrre idrogeno è molto localizzata per le grandi acciaierie e per alimentare gli altoforni. Peccato che ogni tanto il Ministro continui a ripetere che faremo andare tutto a idrogeno e quindi non capisco se è ambivalenza. Non abbiamo però trattato il problema di importare l’idrogeno e questo credo sia una domanda fondamentale per capire la nostra capacità di essere energeticamente indipendenti oppure no».

C’è un miliardo per sviluppare la filiera

Nel colloquio con Milena Gabanelli, infine, il ministro ha affrontato il tema delle nuove filiere industriali. «Nel Pnrr _ ha detto _ c’è 1 miliardo di euro per lo sviluppo di una filiera autonoma italiana per accumulatori e batterie, per non dover comprare all’estero questa tecnologia. Poi ci sono alcune centinaia di milioni per il riciclo dei rifiuti elettronici. E’ un processo di pubblico e privato in accordo».
Ma non può essere il pubblico a finanziare direttamente gli investimenti di questo tipo perchè lo vietano le regole europee sulla concorrenza e gli aiuti di Stato.

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17 COMMENTI

  1. Tolga gli incentivi e poi veda quanti comprano le lavatrici con le ruote. Ma la realtà è un’altra: vesseranno a tal punto le ICE che la gente dovrà comprare elettrico per forza.

  2. Veramente astuto dire che elettrico ha vinto e non ha bisogno di incentivi. Così incentivi possono continuare ad andare agli amici dell’ENI. Che bella persona!

  3. Benissimo Cingolani sulla lotta alla burocrazia che frena le rinnovabili, bene ma non benissimo anche la sua conversione sulla via di Damasco per le auto a batteria (aveva detto un mese fa che tra 10 anni non se avremmo più sentito parlare…meglio così ), ma ancora molta confusione sull’idrogeno. Verso il minuto 5:00 dice testualmente “…a un certo punto, partendo da un forno elettrico, si può pensare di farlo a idrogeno.” La Gabanelli non ha avuto la prontezza di fermarlo e fare la domanda che sorge spontanea (come diceva quel tale): “e perché mai una volta che abbiamo messo il forno elettrico al posto del carbone bisognerebbe pensare di sostituirlo con uno a idrogeno, che senso avrebbe una cosa del genere?”

    • Scusa, ma non hai capito la storia dell’idrogeno nel forno dell’acciaieria… l’idrogeno in quel caso non sostituisce il riscaldamento elettrico del forno, ma il coke per produrre l’acciaio, “riduzione diretta”, come spiegato sommariamente qui:

      https://cleantechnica.com/2019/09/06/hydrogen-could-replace-coke-in-steelmaking-lower-carbon-emissions-dramatically/#:~:text=A%20new%20report%20claims%20hydrogen%20could%20replace%20coke,lower%20the%20carbon%20emissions%20from%20steel%20mills%20significantly.

      • Corretto, è vero, ma Cingolani, nelle sue varie dichiarazioni e non solo in questa intervista, mi sembrava comunque orientato a vedere un utilizzo massivo dell’idrogeno nell’industria energivora in generale come vettore energetico, e non solo nel caso specifico della produzione dell’acciaio. Lo vedeva bene anche per le auto poi ha cambiato idea. Sarà una mia impressione, probabilmente mi sbaglio. Tornando all’acciaio, ti chiederei conferma, se sei esperto in materia, che se ho capito bene utilizzare idrogeno anche grigio (da metano) piuttosto che il coke è comunque conveniente a livello di bilancio complessivo di CO2 (costi a parte), senza dover attendere quello verde.

        • Certo, usare idrogeno prodotto COMUNQUE al posto del coke e’ una soluzione migliore per l’ambiente e soprattutto la salute di quelli che abitano sottovento alle fonderie, pero’ non tutte le fonderie sono adatte a utilizzarlo.
          E’ per quello che le analisi serie (cioe’ non basate su miti o scenari irrealistici) dicono che, SE la CO2 sara’ tassata in maniera opportuna, dal 10 al 50% di tutta la produzione di acciaio POTREBBE passare dal coke all’idrogeno.
          Purtroppo adesso la moda e’, distaccandosi dalla realta’ e dalla fisica nota (che cingolani, essendo fisico di fama e di professione conosce), la moda e’ di dire che si potrebbe passare piu’ o meno facilmente anche subito all’idrogeno “verde” prodotto da rinnovabili, e che e’ l’industria e la lobby dei fossili che lo impediscono… in realta’ oltre alla DISeconomia dell’H2 verde con le tecnologie e costi attuali, c’e’ anche il fatto che prima di poter produrre idrogeno “verde” per l’acciaio bisognerebbe produrre idrogeno “verde” per la produzione di elettricita’ o, come si discute qui, per la mobilita’ elettrica… e per quello siamo ad anni luce di distanza dal poterlo fare.

          Link: https://cleantechnica.com/2019/09/06/hydrogen-could-replace-coke-in-steelmaking-lower-carbon-emissions-dramatically/

  4. Verso il minuto 22′ e 30″… arriva commento di Pallante, che si occupa, pur senza avere la minima idea di quello che dice, di “uso razionale dell’energia”: legge il commento la Gabanelli.
    Pallante ricorda che l’idrogeno ha un’efficienza di produzione (energia che entra e quella che esce) del 36%, quindi 64% va perso per strada… mentre l’idro da pompaggio avrebbe l’80% di efficienza e l’Italia avrebbe un potenziale di “79 tera” (parole della gabanelli) rispetto ai soli “2 tera” generati/stoccati adesso.
    Qui la scemenza di pallante e’ lapalissiana… poi parla di uso “razionale” dell’energia?
    79 tera (TWh/anno, spero sia l’unita’ che voleva usare) di potenziale non ci sono neanche in tutta Europa, figurarsi nella sola Italia.
    Ma la fine dell’intervento di pallante (via Gabanelli) e’ fenomenale: chiede al ministro “perche’ con un potenziale di 79 tera, ~ 1/4 dei consumi elettrici totali,… facciamo questa campagna promozionale dell’idrogeno quando… “aggiungo io (la gabanelli)” abbiamo in casa una ferrari e la usiamo come una panda?
    Certo e’ che se si continua a dare credito a gente come pallante (scriveva in duo con bertaglio sul Fatto Quotidiano qualche anno fa, predicavano la “decrescita felice”, una disperazione) e ai commenti salaci della diplomata DAMS gabanelli non e’ che si andra’ tanto lontano…
    Il ministro purtroppo non le ha fatto notare tutto questo, ma ha elaborato sulla difficolta’ normativa e l’impatto ambientale dell’idroelettrico… peccato.

  5. @nicola

    Se la CO2 catturata venisse stoccata, come propone ENI, sotto il fondale dell’Adriatico non e’ che potrebbe fare molti “danni” nel caso uscisse lentamente nel futuro (oltre a tornare in atmosfera e generare effetto serra, ma per quello ci vorrebbe lunghissimo tempo). Di “vents” di CO2 in fondo a mari e’ oceani ce ne sono a migliaia, dappertutto, le abbiamo anche noi naturali nei fondali del Tirreno, dove ci sono vulcani sottomarini…. vedi qui: https://link.springer.com/content/pdf/10.1007/s10533-020-00737-9.pdf

  6. Come si fa a parlare di cattura della Co2 quando abbiamo la possibilità di avere un processo circolare come quello del fotovoltaico > elettrico.

    Non ci bastano di disastri di falde inquinate, sismici e altro provocate dai petrolieri!?!?

    Catturiamo pure la CO2 ma poi gliela mettiamo in corpo a quelli che promuovono questo sistema demenziale.

    Gia vedo nel futuro qualche tragedia provocata dallo stoccaggio sottoterra della CO2, e li diranno che non è colpa loro ma del sottoterra che si è comportato diversamente da come doveva comportarsi?!?!?!?

    • Scusa nicola, ma processo “circolare” non vuol dire nulla. Il FV genera durante i 3 mesi Nov-Dic-Gen circa 1/3 e anche meno di quanto generi nei 3 mesi estivi… quindi non puoi contare su di lui per coprire una domanda che d’inverno e’ elevata. Senza qualche forma di stoccaggio le rinnovabili intermittenti non vanno da nessuna parte, dopo un certo livello di installazioni.

  7. ,,,segue…Chiedo scusa al grande scienziato, si è corretto e io avevo interrotto il video, sconvolto da tale enormità.

  8. Miiii… a 9.40 il grande scienziato Cingolani dice che la Toyota Mirai brucia direttamente idrogeno….mi è caduto un mito. Forse si è distratto, forse non è il suo campo?

    • Ascolta meglio!…, dice “posso bruciare l’idrogeno”… e subito dopo “oppure posso andare con le fuel cell”! Secondo te uno come cingolani non sa come funziona una fuel cell?
      Ma dai!

  9. Finalmente un po’ di chiarezza. Purtroppo ogni volta che si usa la parola idrogeno parte della stampa rilancia la notizia come se fosse il sacro Graal dell’energia, con l’effetto deleterio di confondere le idee a chi non è abbastanza addentro agli aspetti tecnici.

    Per la parte di cattura della CO2 mi pare di cogliere un’incongruenza tra la dichiarazione di “dire sì all’idrogeno blu” e quella di non aver considerato lo stoccaggio della CO2 nel pnrr: mi pare che si stia cercando di tenere il piede in due scarpe.

    • Il Pnrr idividua interventi da sostenere e finanziare con i fondi straordinari del Recovery Plan. Non vi è incongruenza nel fatto di dire sì all’idrogeno blu e non menzionare la cattura e il sequestro della CO2, perchè questo significa semplicemente che lo Stato non ritiene di dover spendere denaro in quella tecnologia, che resta intermente a carico dei privati che volessero svilupparla.

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