Dopo averlo annunciato, la Cina ha presentato un reclamo ufficiale al Wto, (l’Organizzazione mondiale del commercio) contro la Ue. In pratica, ha denunciato Bruxelles per i dazi sulle importazioni di veicoli elettrici. E allo stesso tempo congela i progetti per la costruzione di nuovi fabbriche in Italia e in Europa
Dicono di non volere una guerra commerciale che andrebbe a incidere su un mercato dove si scambiano 739 miliardi di prodotti all’anno. Ma, in realtà, i due contendenti se le danno di santa ragione. La battaglia sui dazi alle importazioni tra Cina e Unione europea si arricchisce di un nuovo capitolo. Il governo di Pechino ha annunciato di aver fatto ricorso al Wto per violazione sulle regole che regolano il commercio mondiale. E allo stesso tempo ha congelato tutti i progetti per costruire nuovi stabilimenti in Europa. Tranne per le intese già siglate, come Byd in Ungheria e Chery in Spagna.
Se così fosse, muore ancora nella culla il “sogno” del ministro delle Imprese Adolfo Urso di costruire una joint venture con un gruppo cinese. Con l’obiettivo di dar vita a un secondo polo automobilistico in Italia, per contrastare la dismissione degli stabilimenti di Stellantis.
Sulla carta le trattative tra Bruxelles e Pechino sono in corso e una intesa potrebbe essere ancora possibile. Ma Pechino ha messo nero su bianco che non farà sconti: senza un accordo che riduca le tariffe aggiuntive, risponderà colpo su colpo. Con una doppia battaglia legale. Il reclamo “in campo neutro” davanti al Wto. E la denuncia “in trasferta” presentata alla Corte di giustizia Ue in Lussemburgo dal gruppo automobilistico Saic. A cui si aggiunge la minaccia di fermare tutti i prgetti di nuove fabbriche in Europa.
Ma quello che ha ha sorpreso gli addetti ai lavori sono le parole usate dal governo di Pechini. Come comunicato dal ministero al Commercio cinese, la denuncia al Wto è stata presentata negli uffici che si occupano di risoluzione delle controversie. Con quale motivazione? “Salvaguardare gli interessi sullo sviluppo dell’industria dei veicoli elettrici“. Ribadendo la sua “ferma opposizione” alle tariffe dell’Ue e criticando la decisione come ‘protezionismo commerciale”. In pratica, Pechino sostiene che i dazi rallenteranno il passaggio all’auto elettrica. Impedendo la lotta al cambiamento climatico.
La Cina ha fatto ricorso al Wto sostenendo di voler “difendere le forniture globali di auto elettriche”
Non solo. La Cina “ritiene che la decisione finale dell’Ue sulle misure anti-sovvenzioni sia priva di fondamento giuridico“, oltre a violare le regole del Wto. “Costituisce un abuso delle misure di rimedio commerciale“, ha dichiarato un portavoce del ministero. Esortando l’Ue “a prendere atto dei suoi errori e a correggere immediatamente le sue pratiche illegali“. Oltre a “mantenere la stabilità della catena di fornitura globale dei veicoli elettrici e la cooperazione economica e commerciale tra Cina e Ue“.
Anche se dovuto, il reclamo formale della Cina non può che inasprire le tensioni commerciali già alte tra Pechino e Bruxelles. Considerando che la politica dei dazi alle importazioni sta diventando pratica diffusa in tutto l’Occidente. Come dimostrano le analoghe iniziativa dell’amministrazione Biden (sempre contro le auto elettriche cinesi). Senza considerare che, in caso di vittoria, Donald Trump ha promesso di assumere misure ancora più severe.
Bruxelles accusa la Cina di concorrenza sleale
La Cina non potrà non rispondere, per quanto l’interscambio commerciale con l’Europa valga complessivamente 739 miliardi di euro (dato dell’intero 2023). La Commissione Ue, da parta sua, continua a difendere i dazi. Come inevitabile conseguenza di un’indagine sui sussidi governativi cinesi che avvantaggiano ingiustamente il settore. In pratica, muove una di concorrenza sleale.
Bruxelles, però, dovrà guardarsi dal fronte interno. La Germania si è espressa contro i dazi, preoccupata delle ritorsioni cinesi. Pechino vuole a sua volta introdurre tariffe aggiuntive contro l’importazioni di auto di lusso: una misura che penalizza i colossi tedeschi. Francesi e spagnoli potrebbero essere colpiti rispettivamente dai dazi sul cognac e la carne di maiale.
Dalla Cina con furore, ma anche con molto senso pratico.
Quando dicevo che tutta la faccenda è stata gestita da incompetenti, e voi “ma no, ma cosa dici, ma vuoi che non abbiano sottomano i migliori a livello continentale…”
Eccoci, cornuti e mazziati. 🙄
Tra l’altro, e si scherza mi raccomando, sto aspettando di vedere l’ HP di vaielettrico listata a lutto, aspettando che qualche emulo del Gladiatore dia il segnale per scatenare l’inferno… Tra la vittoria ormai quasi certa del Pannocchia e il Divino che gli ha retto la coda e si prepara ad incassare il dividendo…
Nella sua tragicità sarà uno spettacolo eccezionale. 😛 😉 😀
Continuo a non capire.
Possibile che i dazi sono SOLTANTO sulle elettriche, mentre ibride e termiche NO?
Quest’ultime, fra l’altro, più gettonate e realmente concorrenti dei prodotti EU ?!?
Che senso ha?
Per me, situazione Tafazziana…
In linea teorica, può essere. Se l’indagine di Bruxelles ha verificato che i sussidi pubblici hanno riguardato solo lo sviluppo delle auto elettriche, è giustificato che solo quelle siano colpite da dazi aggiuntivi.
Ma davvero l’UE non ha finanziato lo sviluppo delle elettriche europee? Perché se fosse vero sarebbe politica miope, se invece ha finanziato, deve prendere atto che la Cina ha fatto meglio, prodotto una catena di valore più forte, raggiunto traguardi tecnici di rilievo. A costi finali contenuti, anche in ragione dei volumi produttivi, non solo o tanto dei sussidi. I dazi penalizzano sì le importazioni dalla Cina, ma impediscono l’accesso a prodotti elettrici BEV a una gran fetta di popolazione europea meno abbiente, costretta ad accontentarsi di veicoli con prestazioni ridicole o dai costi molto elevati. Questa conseguenza deprime il mercato delle auto elettriche, non stimola i produttori europei a sviluppare veicoli elettrici funzionali e dai costi contenuti.
Davvero i dazi sono la soluzione?
Abbiamo scritto più volte che i dazi possono servire a guadagnare tempo. Ma il tempo va speso bene…
beh ma allora, per le elettriche cinesi piu’colpite dai dazi, tanto vale che si inventino di mettere un mini generatore elettrico a miscela, da 200euro, infilato dentro al frunk … ed e’ fatta! Magicamente diventa formalmente un’ibrida, ed addio dazi!!
Sono cinesi, mica napoletani.
Una botta di genio così non gli passa nemmeno per l’anticameta del cervello. 😂
Ci sono settori strategici di sicurezza nazionale che se l’iniziativa privata non è in grado di difendere deve essere lo stato prendere l’iniziativa. La Cina è già partita da in pezzo avendo capito da subito l’importanza dell’indipendenza energetica, rinnovabili e bev in primis. Noi invece continuiamo da un pezzo a fare i reazionari privilegiando lo status quo , la nostalgia e i petrol head. Ma se nelle guerre in corso iniziassero veramente a fare sul serio e non solo uccidendo civili Innocenti ma colpendo nodi dell’ infrastrutture petrolifere per esempio di Iran, iraq o Arabia saudita cosa ce ne faremmo della nostra nostalgia per la vespa Piaggio ?
Ma guarda un po; la Cina è così libera che può impedire ai suoi imprenditori di aprire fabbriche dove vogliono per interessi politici del governo…. Se avere fabbriche cinesi di auto in Italia vuol dire avere uno strumento di pressione (e controllo) del governo cinese su quello italiano allora queste fabbriche forse sarà meglio non averle. Immagino la Cina che fa la “prepotente” con lo stato di turno (nomi a caso; Taiwan e Filippine) e l’Italia muta altrimenti gli chiude le fabbriche di auto.
E senza lavoro sapete dove finisce l’auto elettrica tra le priorità degli italiani? Così la BYD (ecc..) di turno se la possono posteggiare nel.. box.
Ma chi se ne importa di quanti soldi ha dato il governo cinese, con questa mossa in un colpo solo riduciamo la possibilità di mettere in circolazione bev nuove e di dare del lavoro a operai italiani. Adesso niente riconversione fabbriche dismesse, niente bev da comprare a prezzi accessibili. Veramente dei geni
L’Europa…..un affarone!
Mi piacerebbe conoscere il vero terreno di scontro, cioè quanto ha aiutato il governo Cinese le industrie e quanto hanno aiutato gli stati Europei l’acquisto di auto, solo che i Cinesi li hanno investiti solo sull’elettrico gli europei specialmente l’Italia nell’acquisto anche delle auto termiche. Giusto per sapere di cosa stanno parlando, certamente se la differenza fosse di 1 a (10 per la Cina) è difficile controbattere i dazi anche se poi la via della Turchia apre le porte della UE.