Nel 2025, le vendite di veicoli elettrici in Cina supererà per la prima volta quelle dei veicoli tradizionali: il sorpasso comprende sia modelli totalmente elettrici sia ibridi plug-in. In ogni caso, si consolida il primato delle case automobilistiche di Pechino rispetto all’Occidente. Nonostante i dazi.
Cina, l’anno del sorpasso. Non che ci fossero dubbi vista la supremazia conquistata dalle case cinesi negli ultimi 2-3 anni. Una nuova conferma arriva dai dati elaborati dal Financial Times, prendendo come base le stime di banche d’affari come Ubs e Hsbc. Le vendite interne di veicoli elettrici (EV) in Cina cresceranno del 20%, superando i 12 milioni di unità nel 2025. Queste previsioni includono sia i veicoli elettrici puri (BEV) che gli ibridi plug-in (PHEV). Significativo con il calo previsto per le vendite di veicoli a combustione interna. Dovrebbero diminuire di oltre il 10%, scendendo sotto gli 11 milioni di unità.
Questi dati segnano un punto di svolta nel più grande mercato automobilistico del mondo. E dimostrano come la transizione all’elettrico stia avvenendo più rapidamente in Cina rispetto all’Occidente. In Europa e negli Stati Uniti la diffusione dei veicoli elettrici ha frenato – in parte – a causa degli alti tassi di interesse. Ma Usa, Ue e anche il Giappone pagano anche gli errori di valutazione delle case automobilistiche. Hanno commesso l’errore di puntare a modelli di grossa cilindrata e Suv. Invece di concentrare gli sforzi verso modelli più “popolari, a prezzi più contenuti.
Le vendite di auto elettriche in Cina sono aumentate grazie ai sussidi e al calo dei prezzi di listino
Il successo delle vendite di EV in Cina è il frutto di sussidi governativi e concorrenza interna. Due fattori che hanno consentito di offrire ai consumatori prezzi più bassi. Inoltre. le case automobilistiche hanno abbassato i prezzi. Come ha fatto BYD nella primavera scorsa. L’azienda leader di mercato ha applicato uno sconto del 5% sul suo modello più economico. La Seagull ha ora un prezzo sotto i 10.000 dollari. Analoghi sforzi sono stati compiuti da altri marchi, in una competizione aggressiva per conquistare i consumatori.
Anche Tesla ha risposto alle strategie di prezzo aggressive dei produttori cinesi, riducendo i prezzi. Nonostante un calo del 3,1% dei ricavi globali nella prima metà del 2024, l’azienda ha comunicato al mercato vendite record in Cina. Ha venduto 21.900 veicoli nella prima settimana di dicembre, secondo i dati riportati da Reuters.
I produttori cinesi di EV stanno cercando di replicare il loro successo interno sui mercati esteri. Ma sono stati messi in difficoltà dai dazi imposti in Occidente. Dall’Europa all’Australia, passando per gli Stati Uniti, Pechino viene accusata di dumping per conquistare velocemente il mercato, approfittando della crisi dei rivali. A ottobre, l’Unione Europea ha deciso di aumentare fino al 45% le tariffe sui veicoli elettrici cinesi. Negli Stati Uniti, le tariffe sono state portate al 100% lo scorso maggio. Da valutare se i dazi influiranno sulle vendite.
-Iscriviti alla Newsletter e al canale YouTube di Vaielettrico-
I Cinesi sono fortissimi, e sul lavoro non si battono.
Mai e poi mai ho trovato ad un angolo un cinese a chiedere l’elemosina.
Invece tutte le altre culture, compresi gli europei, hanno questa abitudine.
Non vorrà dire niente, in questo contesto, ma, secondo me, sono un grande popolo.
In Italia si sono rimboccati le maniche ed hanno aperto ristoranti ovunque, prima perculati, poi…..ci vanno tutti!
Dobbiamo fare ammenda, altro che dazi!
I fautori del liberismo più becero, che si rinchiudono in se stessi piagnucolando quando il cinese gli fa la bua!
Eppure faceva comodo la globalizzazione!
Siamo ridicoli.
Non credo che siamo ridicoli.
Però dobbiamo fare un bagno di umiltà e ammettere dove abbiamo sbagliato e stiamo sbagliando.
E come dice lei rimboccarsi le maniche e correggere gli errori, altro che zerosbatti e redditi bassi che sono l’inevitabile conseguenza proprio dell’essenza stessa dello zerosbatti.
In un certo senso le sue considerazioni sono condivisibili. Ma bisogna considerare che la democrazia “costa”.
Noi non possiamo per esempio più permetterci di spostare interi villaggi per costruire un impianto fotovoltaico (o una centrale nucleare). O almeno la cosa suscita molte proteste e richiede anni. Loro possono farlo. La diga sul Brahmaputra approvata pochi giorni fa avrà un impatto enorme sull’ambiente e sulla popolazione locale, ma probabilmente la faranno lo stesso, anche se secondo alcuni ricercatori la zona ha un rischio geologico enorme.
C’è anche il rispetto dei brevetti. In Cina è culturalmente e legalmente accettabile copiare un sistema visto negli USA o in Germania – per fare due esempi. In Europa no, o quanto meno ha dei costi enormi.
Vedremo come andranno le cose tra qualche decennio. Chiaro che per un paese del genere l’idea di essere diventato una potenzia mondiale dopo decenni di fame è incredibile, anche se le libertà personali sono limitate. Ma una volta abituatisi a questo livello di vita, la situazione potrebbe diventare socialmente molto più complessa da governare. Come avvenuto in Europa nel dopoguerra.
Infatti i futuri governi cinesi dovranno trovare il giusto equilibrio tra il consumismo di tipo liberale che permette la crescita del PIL grazie ai consumi e il fatto che rimangono una nazione comunista, troppo benessere significa troppa occidentalizzazione, cioè richiesta di democrazia . L’equilibrio tra il benessere che rende pigri e il malessere che può sfociare in protesta e malcontento , non è facile.
La mostruosa crescita del PIL è dovuta proprio al fatto che c’è un unico ente centrale che decide l’equivalente dei piani quinquennali di stampo sovietico e li attua senza alcuna restrizione, opposizione o mediazione con chi non è a favore . È una delle caratteristiche delle “repubbliche” socialiste.
Si, però l’URSS e le repubbliche ex-sovietiche non sono mai state capaci di realizzare neanche lontanamente quello che hanno realizzato i cinesi. Il che dimostra che non è una delle caratteristiche delle “repubbliche socialiste”, quanto delle cosiddette “Tigri Asiatiche”.
Ma questo ha un costo enorme per i diritti di alcuni.
Abbastanza fisiologico considerato che in Cina “o te piji quello o te piji quello” (vediamo chi coglie la citazione).
Questo mi riporta ad una dichiarazione di Blume, riportata anche da Vaielettrico, dove in sostanza dichiara che per far sì il passaggio alla mobilità elettrica possa essere economicamente sostenibile anche per le realtà europee, servirebbe un obbligo da parte della UE. Parla proprio di obblighi, non di “forse”, “domani”,” prima o poi”, “chissà”.
Io sono contro alle imposizioni e per me le due tecnologie dovrebbero coesistere almeno fino ad una maggiore maturità dell’elettrico ma in vista del drastico abbassamento della soglia emissioni consentite a partire dal 2025 che porterà in dote un aumento vertiginoso dei listini, per stare a galla probabilmente una scelta va fatta: o arrivare al 2035 in modo più soft o si imponga la legge del taglione e si passi all’elettrico a stretto giro
Abbia pazienza ma non riesco a seguire il suo ragionamento.
Lei dice di attendere la maturità dell’elettrico, e ci sta visto che gli esperti del settore prevedono che entro il 2035 sarà raggiunta la piena maturità (sarà un caso? No) poi mi chiude citando la legge del Taglione da applicare a stretto giro, nel qual caso sì che sarebbero realmente dolori perché non si può imporre dall’oggi al domani una tecnologia come testimoniano tanti lettori, in particolare chi non dispone di posto di ricarica privata e vive in zone non ancora servite dalle colonnine pubbliche.
Per me la cosa più ragionevole resta la pianificazione e la transizione, osservo con dolore però la scarsa capacità e volontà di fare una transizione industriale da parte dei vari azionisti e CEO che sparano proclami e anatemi invece di mettersi umilmente al lavoro per trovare dei business plan sostenibili, anche se so in cuor mio che le transizioni storicamente richiedono la distruzione delle vecchie industrie in favore delle nuove (e per vecchie si intendono non quelle che esistono da più tempo bensì quelle che non hanno capacità e volontà di cambiare).
Io guido già elettrico, quindi non ho atteso ma se dovessi ragionare su un’adozione di massa probabilmente 10 anni glieli darei ancora.
Quindi sì, l’obiettivo del 2035 sarebbe un punto di arrivo fisiologico, non fosse che dal 2025 con le nuove normative sulle emissioni le aziende che lavorano sia sul termico che sull’elettrico saranno quasi tutte fuori norma. A mio avviso questo si tradurrà in un effetto valanga che avrà come risultante quella di far lievitare i prezzi già salati delle auto europee (termiche comprese).
Lei mette accorpa quello che vorrei da quello che riterrei giusto fare e probabilmente a questo punto se non c’è la volontà di indulgere sulle multe, si potrebbe ipotizzare una transizione all’elettrico in minor tempo, che per l’industria automobilistica potrebbero significare 5 anni e non 10.
Va bene, tutto chiaro.
Io oltre a questo credo che in dieci anni, che sono un’enormità alla velocità dei mercati oggi, ci saranno aziende che agganceranno le opportunità della transizione e altre che dormiranno sugli allori. Soltanto le prime ovviamente sopravviveranno e forniranno auto elettriche, anche a prezzi competitivi, probabilmente in metà tempo. Per le seconde non ci sarà scampo, sono destinate a sparire o a essere inglobate dalle prime.
Sarei curioso di sapere come si sono organizzati in Cina per a rete di ricarica, quanti punti abbiano installato e quanto sia semplice da loro la ricarica domestica
L’abbiamo già scritto: Viaggio in Cina, dove la ricarica parte da 0,06 €/kWh
stranamente non è un problema “l’uomo forte al comando”..
finché la direzione va secondo le desiderata si elogerebbe perfino il cicciobello koreano..
il problema è che si vuole la democrazia per i “diritti”, ma si magnifica l’opposto: quanti commentatori qui sarebbero in gattabuia per le parole usate verso il governo?
il pacchetto è completo, non si prende solo quello che pare..
PS: l’elettronica senza terre rare non esiste. la narrazione secondo cui si usano prevalentemente per il petrolio è una balla colossale.
Lei confonde il cobalto con le terre rare.
no
No? allora ci dica dove ha letto su Vaielettrico che l’industria petrolifera utilizza terre rare.
Ricordiamoci anche che le auto elettriche sono vendute soprattutto nelle grandi città e in molte dj quelle per avere una targa per una termica devi vincere una specie di lotteria e pagare precchio e questo ovviamente ne scoraggia non poco l’acquisto.
Non mi pare una giustificazione: bene fa la Cina a incentivare l’acquisto di mezzi che contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria nelle città e al contrario disincentivare i mezzi che emettono gas di scarico a bordo strada.
Semmai c’è da chiedersi quanto siamo fessi noi per non fare altrettanto, in nome di una presunta libertà che ci seppellirà sia sanitariamente che economicamente.
Se nel 2025 non si capisce la differenza tra dittature e democrazie ( per quanto imperfette) ho paura che lei abbia qualche problema in più di quelli sanitari ed economici
Temo che lei abbia frainteso, la libertà a cui mi riferisco non è quella cinese, ma quella degli zerosbatti. La Cina non è certo da emulare per gli aspetti dirigistici e soprattutto di soppressione della libertà se si va contro il regime.
Resta il punto che abbiamo scelto di restare indietro, ahimè!
Anche in Francia c’è una dittatura, quindi?
Lo chiedo perché anche in Francia all’immatricolazione di una nuova auto si paga una tassa legata all’emissione di CO2, indicata molto significativamente come “Malus CO2”.
E per rimanere nella nostra piccola Italietta, non si è sentito oppresso da una dittatura quando è stato imposto il divieto di fumo nei locali pubblici, l’obbligo della cintura di sicurezza in auto (e anche sui sedili posteriori), l’obbligo del casco in moto, il divieto di circolare in inverno con alcuni tipi di auto (quelli più vecchi e popolari, maledetti che favoriscono i ricchi), o addirittura l’obbligo di pagare quelle dannate tasse sul suo reddito tutti gli anni, solo per citare una minimissima parte dei divieti e obblighi a cui siamo sottoposti come cittadini facenti parte di una società?
per non parlare del divieto di fumare all’aperto di milano.. come se a fumare in casa a finestre aperte cambi qualcosa 🤦♂️, ma al cervello (mancanza di) non c’è limite..
tutto il resto è qualunquismo benaltrismo arrampichismo divietismo assurdismo non c’entrismo con il commentismo.
PS: con la mia pre-euro giro estate/inverno e pure primavera/autunno e nessuno mi ha mai detto “NEIN, TU NON POTERE ANTARE IN CIRO”
cristiano
Passi da Modena (e in tantissime altre città), in inverno, che le arriva la sorpresa a casa in busta verde raccomandata.
Mi sento in una dittatura anche quando per non farmi prendere un’auto elettrica la ricaricano all’inverosimile di costi, poi non contenti applicano dazi demenziali, impongono prezzi impossibili alle colonnine, rendono difficoltoso quasi impossibile intallare una wall box in condominio, non curano e tengono in funzione moltissime colonnine per le quali sono stati pagati soldi pubblici e via dicendo.
Lei invece… perchè le hanno dato solo 15 anni di preavviso prima di non poter più acquistare (ma potrà ancora usare) un’auto termica?
Giusto per farci qualche idea dei concetti di democrazia e/o dittatura nei nostri bei paesi occidentali, che non cambierei mai ma forse solo perchè ci sono ormai abituato.
Avessimo i prezzi “cinesi” forse … con costi italiani se mettessi pure delle tasse o lotterie per le targhe il mercato dell’automobile che è già in crisi crollerebbe … e diventeremo come Cuba … Leonardo ogni rantolo staccatj sal libro dei sogni e prova a entrare nella realtà italica e scoprirai che corre idee anche se “intelligenti” in pratica sono irrealizzabili.
Tra emulare la Cina e ostacolare la transizione c’è di mezzo il mare…
La Cina sta seguendo una strategia che poggia su diversi pilastri: FER (di cui produce in gran quantità e di tutto), accumuli (come per le FER di tutto ed in quantità enormi), BEV/PHEV.
.
Grazie a questi tre elementi la Cina ha appiattito la curva di crescita del carbone, portandolo ad un misero +1% e nel 2025 dovrebbe toccare il picco di utilizzo di benzina.
Tanta roba per un paese che non ha fatto ne ban ne niente. Però ha foutato l’aria e capito che una potenza deve poggiare sulle sue gambe non sull’energia degli altri.
E l’unico modo per poggiare sulle sue gambe è prodursi in casa tanta roba, dall’energia ai chip.
Bravi.
Tesla ha immatricolato 14.288 auto, in Italia. In 11 mesi… Nei primi 11 mesi ci sono 47 settimane.
Facendo le debite proporzioni con la popolazione Italiana (59M) e Cinese (1402M – facendo finta che un Cinese di un distretto agricolo sia equivalente ad un Cinese di una grande città) e rapportandolo ad una singola settimana, il rapporto tra Italia e Cina è equivalente a 921 veicoli, peccato che in Italia ne stiano vendendo 304, esattamente un terzo.
Certo che questi lavoratori cinesi sfruttati e sottopagati si permettono il triplo di Tesla degli italiani: saranno mica tutti ecoradical chic?
I dazi fermeranno i Cinesi? Assolutamente no, puoi anche mettere un dazio del 45%, otterrai soltanto che i tuoi cittadini pagheranno un buon 30% in più delle auto che mediamente costavano il 30% in meno, livellando i prezzi: verso l’alto.
Per quale ragione gli storici car maker europei dovranno sforzarsi di essere più competitivi, pur avendo avuto anni di tempo e un vantaggio di fidelizzazione enorme, se non ci sono riusciti prima, se ora gli si toglie l’unico motivo per esserlo, cioè la paura del fallimento?
Io ricordo da piccolo quando si diceva che i Giapponesi copiavano tutto: è una giapponesata, si diceva, una schifezza scopiazzata a basso costo.
Poi sono diventati espressione di eccellenza: “è un’auto Giapponese”, come dire di un orologio “è svizzero”.
Noi continuiamo a dire “è una Cinesata” in senso dispregiativo: Huawei è stata la prima al mondo a installare dispositivi 5G (anche se poi ricevette il ban con accuse di spionaggio). Hanno la loro stazione spaziale. Hanno il monopolio della lavorazione di moltissimi metalli: il gallio, ad esempio… Soltanto il 98,8% del gallio raffinato mondiale, di cui la Cina NON ha miniere, lo lavorano loro; è contenuto nel 100% dei nostri smartphone, per dare un’idea di cosa significa se smettono di esportarlo, ci tengono letteralmente in pugno. E glielo abbiamo permesso NOI: gli abbiamo dato le conoscenze, l’uso dei brevetti, i risultati della ricerca e ora loro hanno fatto come i Giapponesi degli anni 70, sono diventati un’eccellenza in tantissimi campi, mentre “noi” continuavamo a goderci il profitto (loro l’inquinamento e lo sfruttamento) e a chiudere sempre più fabbriche e centri di ricerca per aprire pizzerie da asporto e sale giochi.
Forse non lo sapevamo. Forse. https://forbes.it/2021/05/06/terre-rare-petrolio-nostro-secolo-mano-cina/
Cinesata. Continuiamo a crederci.
PS: che non venga in mente a qualcuno che sto magnificando la Cina: sto criticando il resto del mondo. La Cina rimane una dittatura con limitati diritti civili: appunto, che razza di nazione abbiamo arricchito, mentre noi impoverivamo?
Vero, però una precisazione una model Y in Cjna costa in yuan 249.900 equivalente a 32000 euro poco più di una yaris cross on po accessoriata, che non sono pochi la ma sicuramente molto meno del prezzo in Italia.
Ma il reddito medio pro capite è il 50% di quello italiano , invece la Model Y costa il 25% in meno del prezzo italiano. In altre parole, facendo le proporzioni , un cinese paga la Model Y , ma anche la Model 3 , il 50% in più di quello che paghiamo noi . Però ne vendono il triplo, senza dimenticare l’enorme offerta in termini di veicoli economici che hanno loro e che noi ci sogniamo . Da loro le auto di segmento A e B elettrificate ci sono e costano anche sensibilmente meno delle corrispondenti termiche , questo grazie agli incentivi.
Mi correggo: il pil procapite cinese è un terzo di quello italiano. Quindi le Tesla costano in proporzione il 120% in più (cioè più del doppio di quello che le paghiamo noi) ma vendono il triplo rispetto a noi pur avendo in casa la concorrenza di BYD e Xiaomi. Questo perché il 50% di ogni auto venduta è BEV oppure Plug-in (con batterie enormi).
Si fa presto: se la Model Y nel 2024 sarà la seconda macchina più venduta in EU indipendentemente dalla motorizzazione, dovremmo venderne migliaia ogni mese in Italia, invece…
Giudo Come ho scritto prima per la Cina (dove le scelte non le fanno spesso i singoli ma le kmpone il regime) al contrario per l’Europa vale discorso economico. L’europa non è una nazione e non ha un presidente/dittatore ma è un misto fritto di economie, usi e costumi, abitudini ecc differenti con una commissione UE che da al massimo “consigli per gli acquisti”
In Norvegia (che non è in Europa ma spesso ne segue le linee guida) o in Olanda non abbiamo di certo una Panda che come numeri fa enormemente di più di tutte le BEV messe assieme e nei paesi dell’est le percentuali di BEV sono inferiori pure a quelle italiane. Nei vari paesi stipendio/pensione sono una discriminante enorme, passiamo dalla Germania con 55.797 euro lordi annui (34.914 euro netti) alla Slovacchia con 19.495 euro lordi annui (che corrispondono a 14.758 euro netti) o la Bulgaria con 20.616 euro lordi annui (15.997 euro netti), è come se in proporzione a un tedesco per uno slovacco un model Y al posto di costare 42000 euro ne costasse 90000 … e noi siamo una via di mezzo fra di loro.
Capisci che il tuo ragionamento di migliaia di tesla non vendute a causa della “stupidità umana” non regge?
….regge, regge. Sono medie.
In Grecia, reddito medio pari a 2/3 di quello italiano, se ne vendono di più… Grecia, mica Portogallo, dove l’energia costa poco (e il pil, comunque, è uguale a quello Greco e le BEV sono il 2% del circolante contro lo 0,7% italiano… Persino la Lituania è un pelino sopra l’Italia, pil pro capite pari al 55% di quello italiano)
Vero … ma mica tutti i cinesi acquistano delle tesla da 30000 euro … i ricchi ci sono anche la e il reddito probabile, come j polli di Trilussa, dice gran poco su quanto sia equamente distribuita la ricchezza di un paese.
Pur se i numeri assoluti sono elevati, la quota di mercato di Tesla in Cina è limitata: nei primi 9 mesi del 2024 ha venduto circa 460.000 auto e non rappresenta certo l’opzione principale per il cinese medio. Direi che, tenendo conto di prezzi e salari in quel paese, rappresenta un po’ quello che tanti anni fa erano Alfa Romeo e Lancia in Italia, Peugeot (fino ad un certo punto) in Francia, Mercedes e BMW in Germania, cioè auto “premium” (del resto, anche in Italia Tesla cerca di presentarsi come marchio premium) per chi dispone di redditi medio-alti, più alti che medi, quindi una minoranza, che però in Cina, tenendo conto della popolazione complessiva, è una minoranza numerosa. I conti tornano se teniamo conto che il mercato cinese è ormai il principale per BEV e PHEV
Beh, se la Seagull da noi costasse 10.000 dollari giuro che lunedì mattina andrei a comprarla. Invece pare che arriverà e costerà sopra i 20.000 quindi direi che lunedì mattina resterò a casa 😃
Rapportato al reddito medio pro capite da noi dovrebbe costare 20.000 euro almeno quindi quasi ci siamo direi.
No non è così.
Considerando i costi di trasporto, tasse ecc dovrebbe costare 14000.
Vai a vedere i prezzi tesla in cina vs Europa. C’è 40% di differenza non il 100%
Nel caso di Tesla è ancora meno.
I 40k della Model 3 per loro sono 30k.
Se fai base prezzo i 40k, da loro costa il 25% in meno, se prendi loro come base, qui costa il 33% in più.
Esatto infatti per la model Y sono 32000 euro
I prezzi di partenza in cina delle versioni di BYD Seagull sono
Active $9,700 (69,800 yuan)
Free $10,500 (75,800 yuan)
Flying $12,000 (85,800 yuan)
Quella venduta in Italia sarà quella da 12000 $ che ha l’autonomia maggiore.
Ipotizziamo un terzo in più per trasporto e tasse.
Poi bisogna considerare i dazi che per BYD sono del 17% più il 10% su tutte le auto cinesi.
Quindi arriviamo a 20270 $, circa 19500 €.
Bisogna considerare anche che per vendere quest’auto serve anche una rete di vendita e di assistenza che pure hanno un costo, ipotizziamo il 15%.
Quindi 22500 € potrebbe essere un prezzo corretto in Italia.