Cina: per la prima volta in calo le emissioni di CO2, grazie a auto elettriche e rinnovabili

Grazie alle rinnovabili, nel primo trimestre del 2025, le emissioni di CO2 della Cina sono calate dell’1,6% su base annua: è la prima volta che accade in un contesto di crescita economica e aumento della domanda energetica. A trainare il cambiamento l’espansione di solare, eolico e nucleare. Con un contributo anche dalla flessione dell’edilizia e dalla diffusione delle auto elettriche.

Il dato arriva da uno studio del think tank finlandese CREA (Centre for Research on Energy and Clean Air), pubblicato il 15 maggio su Carbon Brief. L’analisi, firmata dall’esperto Lauri Myllyvirta, segnala una tendenza inedita per l’economia cinese.  Finora aveva conosciuto cali nelle emissioni solo in concomitanza con crisi economiche, con l’avvento dell’epidemia Covid e nel 2022 con l’invasione dell’Ucraina. Ora, invece, il calo avviene nonostante una domanda energetica in crescita. Spinta dalla ripresa dell’industria e dal ritorno alla normalità post-pandemica.

L’energia prodotta dalle rinnovabili sostituisce quella prodotta dalle centrali a carbone: emissioni ci CO2 in calo

Il pricipale merito di quanto sta accadendo in Cina è dovuto alla nuova capacità installata da fonti rinnovabili. Secondo lo studio, la crescita del fotovoltaico, dell’eolico (ma anche del nucleare) è stata sufficiente a contenere – e in parte a sostituire – la produzione elettrica da carbone, tradizionalmente dominante nel mix energetico cinese.

In parallelo, un secondo fattore ha contribuito al rallentamento delle emissioni: la crisi del settore immobiliare, che ha ridotto la produzione di acciaio e cemento, due comparti altamente energivori. A completare il quadro, il boom delle auto elettriche ha ridotto sensibilmente la domanda di carburanti fossili nei trasporti, in un paese dove ormai oltre un’auto nuova su tre è elettrica.

Siamo davvero al picco delle emissioni?

La domanda è lecita: la Cina ha toccato il suo “picco di emissioni”? Gli esperti del CREA, da tempo, indicano il 2025 come anno chiave, in anticipo rispetto all’obiettivo ufficiale del governo di raggiungere il picco entro il 2030. Tuttavia, il report invita alla cautela: diversi fattori potrebbero invertire la tendenza.

Il primo è stagionale: l’estate porta con sé un aumento del fabbisogno elettrico per il raffrescamento, che potrebbe costringere il paese a riattivare centrali a carbone per coprire i picchi di domanda. Inoltre, eventi climatici estremi come siccità possono compromettere la generazione idroelettrica, come accaduto nel 2023.

L’incognita dei dazi e il Piano quinquennale

Un secondo fronte critico è quello geopolitico: la guerra commerciale con gli Stati Uniti e i dazi sui prodotti green cinesi aumentano l’incertezza sull’export e sull’economia interna. Nei prossimi mesi, la Cina potrebbe reagire aumentando la produzione industriale per compensare le perdite, con un effetto rebound sulle emissioni.

A decidere il destino delle emissioni cinesi sarà però il prossimo Piano quinquennale, atteso nel 2026, che definirà nuovi target per le rinnovabili e i limiti di emissione al 2030. Fino ad allora, è presto per parlare di “picco definitivo”, ma il trend osservato nel 2024 e nel primo trimestre del 2025 segna comunque un cambio di passo cruciale per il principale emettitore globale.

  • LEGGI anche “Petrolio al lumicino: rinnovabili subito o sarà guerra per l’energia” e guarda la Video intervista al professor Leonardo Setti

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Visualizza commenti (7)
  1. Daniele Sacilotto

    È pazzesco quanto sta accadendo in Cina. Per noi che vogliamo bene al pianeta ma viviamo in una nazione vecchia e lenta è fonte di speranza. Stanno tracciando una rotta e stanno dimostrando al mondo in che direzione bisogna andare. Quando tra 5 anni si vedranno chiaramente i risultati della transizione energetica e i benefici si potranno quantificare in dollari, forse allora tutto il resto del mondo capirà che è arrivato il momento di abbandonare i pozzi di petrolio e i lobbisti che li gestiscono e iniziare a fare una transizione seria.

  2. Considerata e inoltre, ho casa a Shanghai e mia moglie é di Shanghai, che in Cina non ci sono auto diesel. Lo sono solo i camion. O i NS scassati Iveco che usano come furgoncino. Inoltre non hanno quasiovunque riscaldmanti a metano ma solo pompa di calore. Certo c’è ancora uso del carbone dove solare e nucleare o eolico non arrivano. Ma per dire, io in Italia ho casa a Gallarate. Uso sempre app di controllo qualità aria. Beh in pianura Padana si vive molto peggio che in megalopoli come Shanghai o Beijing. E loro il due fanno 70 milioni di persone.

    1. in questi gg gira sul web una previsione di CATL, prevedono che tra soli 3 anni in Cina i camion elettrici passeranno la soglia del 50% del venduto, e per facilitare questo stanno preparando un sistema di swapping delle batterie per camion

  3. I consumi elettrici annuali della Cina sono circa 10.000 TW-h ( Tera-Watt-ora), con una crescita media annuale di +400 TW-h

    questo grafico mostra l’energia (energia, non potenza installata) elettrica aggiunta anno per anno

    https://www.carbonbrief.org/wp-content/uploads/2025/05/Newly_added_clean_generation_is_set_to_remain_above_the_record_levels_set_in_2024-1536×969.png

    + 570 TW-h (Tera-Watt-ora) da rinnovabili
    + 30 TW-h da nucleare

    questi + 600 TW-h superano la crescita media annua dei consumi di +400 TW-h annui; grazie a questo superamento, viene ridotto l’uso del carbone e il settore generazione elettrica sta riducendo le emissioni nonostante cresca come energia generata

    inoltre secondo il resto della analisi citata, anche facendo la somma con le emissioni degli altri settori ( autotrazione, edilizia, industria, etc) il totale porta ancora a un segno meno delle emissioni di Co2, nonostante anche il settore industriale e chimico sia ancora in forte espansione (mentre il settore edilizia dopo la bolla degli anni precedenti ora ha rallentato, un po’ meno produzione di acciaio e cemento per costruzioni)

  4. Credo che se non è il 2025, sarà il 2026. Non puoi continuare ad installare 400GW di FER all’anno e aumentare le emissioni. Anche perchè la crescita economica cinese, non può rimanere sempre al +5%, calerà come è calata per tutti nel medio/lungo periodo.

    Per cui direi che ormai ci siamo, possiamo aspettarci cali importanti nei prossimi anni. E con prezzi di generazione ridicoli.

    Poi dici come fanno ad essere competitivi.

    PS
    Nel 1Q 25 Cina 39% rinnovabili. Come l’Italia all’incirca

    1. infatti; secondo i dati Ember, se guardiamo alle potenze nominali installate,

      nel 2024 in Cina hanno installato 80 GW di Eolico e 333 GW di FTV (e non ricordo quanto di Idroelettrico).. e nel 2025 e 2026 sono già previsti numeri ancora più alti

      le installazioni totali di FTV in Cina a fine 2024 hanno raggiunto 1064 GW, sono il primo Paese con FTV di scala “Tera-Watt”, stanno correndo quasi come nei romanzi di fantascienza di qualche decennio fa

      a me viene in mente Asimof quando immaginava gli avanzamenti tecnologi rapidi in alcuni momenti, anche rispetto ai nuovi utensili cinesi come le saldatrici laser che stanno vendendo ai provarti a 2500 euro e che saldano più facilmente e 5 volte più veloce delle tradizionali saldattrici a Tig

      leggo che di FTV, la Cina nel 2024 ne ha anche esportati (venduti ad altri Paesi) 262 GW….verso altri altri asiatici, America Latina, Pakistan, Europa, Paesi Arabi, Africa… stanno “condividendo” i loro progressi tecnologici e a prezzi accessibili a tutti, anche ai paesi in via di sviluppo.. giusto India compra non troppo ma perchè inizia a fabbricarseli da sola

      in commercio ci sono ora moduli FTV con resa sino a 25,2%, aumenta ogni anno, anche questo rende sempre più invitante superare l’inerzia iniziale e fare le installazioni

      in rete vedo vendono spesso direttamente kit di taglia industriale che comprendono già FTV + accumuli BESS nel formato standard dei semi-container da 6 metri

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