General Motors ha appena ha annunciato svalutazioni e spese straordinarie per un totale di oltre 5 miliardi di dollari. Nel dettaglio si tratta di un deprezzamento di 2,9 miliardi di dollari per le joint venture con società di Pechino e 2,7 miliardi di dollari in spese di ristrutturazione
Anche General Motors entra di diritto tra le protagoniste della crisi che sta investendo le case automobilistiche occidentali. Il gruppo guidato da Mary Barra affronta una pesante battuta d’arresto in Cina, uno dei mercati più importanti al mondo per la casa americana.
Nonostante queste azioni, le prospettive di recupero restano incerte. Il portavoce di GM ha affermato che i primi segnali di miglioramento sono attesi non prima del 2025. General Motors GM prevede di chiudere stabilimenti, licenziare lavoratori e ridurre il numero di modelli venduti in Cina.
Cina, per General Motors un “declino inesorabile”
La crisi di GM in Cina è evidente nel calo drastico della sua quota di mercato, scesa dal 14% del 2019 al 6% attuale. Questo declino supera quello di altre case automobilistiche occidentali, sottolineando la difficoltà di adattarsi alle dinamiche del mercato cinese. Dove i consumatori stanno sempre più favorendo modelli “locali” e sempre più indirizzati verso la mobilità elettrica.
GM non è sola in questa crisi. Volkswagen, Toyota, Honda e BMW hanno registrato difficoltà simili. Con utili in calo e una pressione crescente per adattarsi alle nuove tendenze del mercato cinese. Recentemente, Volkswagen ha venduto il suo stabilimento nello Xinjiang, una decisione legata anche alle critiche internazionali sulle violazioni dei diritti delle popolazioni locali.
Per molto osservatori la crisi delle case occidentali in Cina sarà irreversibile. Lo conferma Patrick Hummel, analista di UBS citato dal Financial Times. “Non ci si dovrebbe aspettare una grande svolta per i produttori occidentali. Il declino della loro presenza è ormai segnato“.
Mary Barra, ceo di General Motors: “Le azioni intraprese cominceranno a dare i loro frutti entro la fine dell’anno”
Mary Barra, amministratrice delegata di GM, ha cercato di rassicurare gli investitori, dichiarando che le azioni intraprese inizieranno a mostrare risultati entro la fine dell’anno, con una riduzione delle scorte e lievi miglioramenti nelle vendite. Tuttavia, gli analisti restano scettici sulla possibilità di una vera ripresa nel lungo termine.
La crisi di GM in Cina evidenzia una sfida più ampia per l’industria automobilistica occidentale: mantenere la rilevanza in un mercato globale sempre più dominato da produttori locali, innovativi e competitivi. Di fronte a queste difficoltà, molte aziende potrebbero essere costrette a concentrare i loro sforzi su mercati tradizionalmente forti, come quello nordamericano, lasciando alla Cina il ruolo di terreno di conquista per i marchi locali.
“Il gruppo guidato da Mary Barra affronta una pesante battuta d’arresto in Cina, uno dei mercati più importanti al mondo per la casa americana.”
Quindi stringendo, stringendo la maggiorparte dei produttori di auto occidentali anni ed anni fa è andata in Cina. Oggi eccetto Tesla (guardacaso un produttore di BEV) tutti o quasi pagano dazio nel più importante mercato del mondo.
A seguito di questa situazione molti stanno programmando ristrutturazioni con tagli e/o chiusure.
Ma HEI ABBIAMO IL DIESEL, ma non cielodicono!?!?!
Evidentemente serve a poco, altrimenti chi ha il diesel sarebbe coi conti in spolvero invece che con le trimestrali che piangono. O NO?
La cosa non deve sorprendere, tutti o quasi i produttori occidentali sono difficoltà sul mercato cinese. Infatti negli anni passati per accedere al mercato cinese sono stati obbligati ad aprirvi stabilimenti in società con imprenditori locali. Sapevano probabilmente che esternalizzare la produzione di auto in Cina non era saggio, perché avrebbero regalato a un regime autoritario, con un’antica vocazione imperialistica, delle tecnologie strategiche. Ma ci guadagnavano così tanti soldi che nessuno è riuscito ad arginare la sete di guadagno di azionisti e manager, assicurando in questo modo a Pechino un balzo tecnologico di almeno vent’anni. Ma ora siamo giunti alla resa dei conti, i consumatori cinesi vengono “blanditi” all’acquisto di marchi locali, il cui livello qualitativo è ora accettabile e, nel caso della tecnologia BEV, uguale o superiore ai prodotti occidentali; quindi le varie GM, VW e simili non servono più e verranno più o meno gentilmente accompagnate alla porta
Se 25 anni fa invece di affossare e distruggere con vomitevole infamia la EV1 (a causa delle pressioni da parte dei petrolieri e degli altri carmaker) l’avessero investita e sviluppata a quest’ora erano la Tesla dell’auto elettrica (o poco distanti).
Peccato che in azienda non ci siano più gli stessi personaggi.