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Cina, 7 anni dopo/1 La rivoluzione elettrica vista da vicino

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Ivone Benfatto: alla scoperta della ricarica in hotel

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Ivone, un connazionale che vive e lavora in Francia da diversi anni, è un ingegnere elettrotecnico appassionato di veicoli elettrici. Fino al 2019, la sua famiglia possedeva due auto con motore termico, che ha progressivamente sostituito con veicoli completamente elettrici: una Kona del 2020 e una Tesla Y del 2024. Come molti italiani residenti all’estero, Ivone e la sua famiglia seguono ciò che accade in Italia, dove amano trascorrere le vacanze. Viaggiando in Italia con auto elettriche, Ivone ha iniziato a seguire Vaielettrico e in passato ci ha inviato articoli sulla mobilità elettrica in Francia. Ora, dopo un viaggio di lavoro in Cina, ci ha proposto il racconto di quello che ha visto e delle informazioni che ha potuto raccogliere nella “nuova Mecca” dell’auto elettrica. Ecco il primo articolo.

                                  di Ivone Benfatto

Sono appena rientrato dalla Cina, dove ho trascorso due settimane per motivi di lavoro. Un viaggio che mi ha permesso di osservare da vicino l’incredibile evoluzione del Paese e, in particolare, della mobilità elettrica. Mancavo dalla Cina dal 2018, e questa volta sono arrivato atterrando a Shanghai, una città che mi ha riportato alla mente il mio primo viaggio nel maggio del 1990, quando vi giunsi con un volo da Roma.

La Cina di oggi è cambiata moltissimo, non solo rispetto al mio primo viaggio di 35 anni fa, ma anche rispetto al mio precedente viaggio di 7 anni fa. Tra i tanti cambiamenti, quello che mi ha maggiormente impressionato è la transizione verso la mobilità elettrica.

La Cina degli anni ’90: un mondo di biciclette

Nel 1990, le strade di Shanghai erano invase da fiumi di biciclette. Non ricordo di aver visto ciclomotori. Per il trasporto pubblico esistevano treni e autobus (entrambi con motori diesel) e aerei turboelica di fabbricazione russa.

Le automobili private non esistevano: le uniche auto in circolazione erano quelle dei tassisti e quelle di servizio usate esclusivamente dai funzionari statali e ufficiali dell’esercito. Quelle di servizio erano perlopiù di fabbricazione russa e quasi tutte nere o verde militare.

 

Ricordo ancora il mio stupore quando, da turista a Shanghai, mi trovai a viaggiare su una Fiat 126 bianca gestita da due giovani improvvisati tassisti. Uno sapeva guidare e l’altro parlava inglese e si occupava di agganciare i turisti che viaggiavano da soli. Infatti, ero riuscito a organizzare un viaggio individuale, evitando di partecipare a un tour di gruppo. All’epoca rimasi impressionato dallo spirito imprenditoriale dei due giovani; purtroppo, mi dimenticai di chiedere come mai possedessero una Fiat 126 bianca.

La Cina dal 2018 a oggi: dal serbatoio alla batteria

Nel 2018, i taxi erano ancora tutti con motore a combustione interna, prevalentemente di marca Volkswagen (Santana e Jetta).

Oggi la situazione è completamente ribaltata: in due settimane ho visto solo due taxi a benzina (uno Volkswagen e uno Kia), mentre tutti gli altri erano elettrici a batteria e di fabbricazione cinese, senza neanche l’ombra di modelli ibridi o ibridi plug-in. Nel frattempo, le biciclette, un tempo onnipresenti, sono praticamente scomparse. Il rapporto auto-biciclette si è invertito rispetto a 35 anni fa.

Oggi, come nel 2018, le principali arterie di circolazione nelle grandi città sono organizzate con corsie centrali riservate alle auto e corsie laterali riservate alla sosta breve e ai mezzi a due ruote. Tra le corsie centrali riservate alle auto e quelle laterali esiste una fila di grandi alberi. Nel 2018, lungo le corsie laterali, si vedevano ancora un discreto numero di biciclette e scooter elettrici. Oggi, sulle corsie laterali, le biciclette sono state sostituite da quelli che definirei mini-scooter. Non ho visto monopattini.

Quante auto elettriche circolano in Cina?

Durante le due settimane di permanenza in Cina, i percorsi in auto sono sempre stati all’interno di città medio-grandi (Shanghai, Chengdu e Hefei). Ho percorso brevi tratti autostradali tra aeroporto e centro città. Quindi, ciò che descriverò nel seguito riguarda prevalentemente città cinesi medio-grandi. Noterete delle differenze (non sostanziali) tra i numeri citati dal conduttore della trasmissione PresaDiretta del 23 marzo. Il motivo è che la parte della trasmissione sulla mobilità elettrica è stata girata a Shenzhen, la capitale cinese dell’alta tecnologia, che riguardo alla mobilità elettrica è stata, ed è tuttora, all’avanguardia rispetto alle città che ho visitato.

Ho stimato che tra il 20 e il 30% delle auto in circolazione siano elettriche. Per verificarlo, ho provato a contare approssimativamente le auto che passavano di fronte a me osservando le targhe:

Targhe bianche sfumate di verde con numeri neri: identificano le auto elettriche BEV o PHEV. La prima lettera della targa distingue le BEV (dalla A alla E) dalle PHEV (dalla F in poi).

Targhe blu con numeri bianchi: sono assegnate ai veicoli con motore a combustione interna, inclusi i veicoli con motori ibridi non ricaricabili.

Nei pochi parcheggi all’aperto, la percentuale di auto elettriche è molto più bassa (meno del 5%). Inoltre, non ho visto colonnine di ricarica all’aperto, salvo alcuni Supercharger di fronte ad un Tesla store.

Tra le auto elettriche in circolazione, la maggioranza sono di taglia uguale o superiore alla Tesla Model 3. Ho visto pochissime auto piccole come la Leapmotor T03 o la VW ID3. Tra i marchi non cinesi, mi è sembrato che quello più diffuso siano le Tesla Model 3 e Y. Ho visto anche alcune Model S.

Tra i marchi europei, in 15 giorni ho visto una ventina di VW ID.3, una ventina di ID.4 e una decina di ID.6. Più qualche Audi elettrica e nessuna BMW elettrica. In ogni caso, i marchi che si vedono di più sono BYD e gli altri marchi cinesi.

Tra le auto termiche, il marchio europeo prevalente è VW, seguito da Audi, BMW, Volvo e Citroën. In ogni caso, i quantitativi sono esigui. In 15 giorni avrò visto circa 200 esemplari in totale per tutti i marchi europei. Al contrario del 2018, quando si vedevano moltissime VW e BMW, più altri marchi europei.

In sintesi, nel 2018 prevalevano i marchi europei con auto a motore termico; ora i marchi europei sono praticamente spariti. È il caso di dire: “purtroppo abbiamo perso il treno“.

Treni: Alta Velocità alla tedesca (migliorata)

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A proposito di treni, nella foto potete vedere l’esterno e l’interno della prima classe di un treno ad alta velocità. L’esterno è identico a quello tedesco, infatti è il risultato di un accordo di “technology transfer”. Ma, per sottolineare che i cinesi, quando si mettono d’impegno, migliorano i prodotti e non producono ciò che noi chiamiamo “cineserie”, la versione dell’ICE tedesco in Cina è stata migliorata, aumentando la velocità massima di crociera a 350 km/h.

È interessante notare che questo treno e le relative linee ferroviarie erano stati progettati, costruiti e collaudati per velocità di crociera fino a 400 km/h. Successivamente, però, si è deciso di limitare la velocità massima a 350 km/h per ridurre i consumi energetici e aumentare la sicurezza.

Inoltre, rispetto all’omologo treno al alta velocità europeo, la prima classe è stata migliorata con comodissime poltrone che possono essere trasformate in lettini. Riguardo al prezzo, in prima classe ho pagato l’equivalente di 90 euro per un tragitto di circa 460 km. In seconda classe, invece, la disposizione dei sedili è un po’ “impaccata” e sembra di essere dentro un aereo low cost europeo.

Interessante notare che, per entrambe le classi, le poltrone sono girevoli in modo che il passeggero sia sempre orientato nel senso della marcia. Scrivo tutto questo per sottolineare che, non solo per le auto, ma anche per altri prodotti, dalla Cina dobbiamo aspettarci nel futuro prodotti di ottima qualità.

Gadget e innovazioni hi-tech: ecco cosa c’è di nuovo

Una delle innovazioni hi-tech che già nel 2018 era molto diffusa in Cina è il sistema di pagamento e trasferimento di valuta tramite app, in particolare WeChat Pay e Alipay. Per me, la novità è stata poter usare WeChat Pay anche senza possedere un conto presso una banca cinese.

Durante il mio ultimo viaggio, ho utilizzato WeChat Pay per tutti i pagamenti, ad eccezione dei conti degli alberghi. Di fatto, avevo portato con me la carta di credito solo come pagamento di riserva e dopo il mio arrivo a Shanghai mi sono reso conto di essere partito dall’Europa senza nemmeno un euro nel portamonete.

In pratica, i cinesi sono passati direttamente dalla cartamoneta ai pagamenti tramite app, saltando completamente la fase del bancomat. Il fatto che i pagamenti digitali siano ormai consolidati da anni ha inoltre facilitato l’introduzione di servizi come il bike e il car sharing, nonché delle colonnine di ricarica per veicoli elettrici.

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Un dispositivo di riconoscimenti facciale

Rispetto al 2018, ho notato un altro cambiamento significativo: nei nuovi edifici che richiedono il controllo degli accessi (ad esempio, nei centri di ricerca), non si utilizzano più badge o codici PIN, bensì il riconoscimento facciale. Questo sistema funziona perfettamente anche se la persona indossa occhiali con lenti non colorate.

Un’altra tecnologia che ho trovato interessante riguarda il livello di dettaglio della grafica e alcune funzioni dei sistemi di navigazione per automobili. In Cina, Google e i suoi servizi correlati (come Gmail) sono bloccati. Per questo motivo, il sistema di navigazione di Tesla in Cina si basa su Baidu Maps.

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Robot di servizio nella camere dell’ albergo

Devo ammettere, però, che il livello di dettaglio delle informazioni per l’assistenza alla guida è superiore rispetto a quello del navigatore Tesla disponibile in Europa. Mi riferisco in particolare ai dettagli relativi a svincoli stradali complessi e alla visualizzazione in tempo reale del tempo (in secondi) rimanente prima del cambio di colore dei semafori.

Infine, in uno degli hotel in cui ho soggiornato, ho visto un piccolo robot (non umanoide) utilizzato per consegnare in camera bevande e snack ordinati dai clienti presso il bar dell’hotel.

Perché in Cina non si vedono colonnine all’aperto?

Girando per le città che ho visitato, ho notato l’assenza totale di colonnine di ricarica all’aperto. Il motivo è semplice: nelle città, la maggioranza dei parcheggi in Cina sono sotterranei e dotati di wallbox e fast charger.

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Caricatori e wallbox dovunque nei parcheggi sotterranei degli alberghi

Tutti i proprietari di auto elettriche che ho incontrato hanno dichiarato di avere il proprio punto di ricarica nel posto auto di casa, situato nel parcheggio sotterraneo dell’edificio dove abitano. Inoltre, hanno un contatore separato per la wallbox. Le tariffe per la ricarica domestica sono estremamente convenienti di notte (3,8 centesimi di euro/kWh), mentre la benzina costa circa 90 centesimi di euro al litro.

I parcheggi degli hotel, centri commerciali, stazioni ferroviarie e aeroporti sono anch’essi dotati di caricabatterie fast e wallbox. Il pagamento avviene tramite WeChat e Alipay.

Robotaxi e autobus a guida autonoma: il futuro è già qui

A Shanghai e Chengdu sono già attivi servizi di robotaxi, operanti in aree a traffico moderato. A Hefei circola un autobus sperimentale a guida autonoma in un’area chiusa al traffico privato. Purtroppo non sono riuscito a provare di persona i robotaxi e l’autobus a guida autonoma. Sarà per la prossima volta. A Pechino, il robotaxi dovrebbe essere disponibile anche per il trasporto tra l’aeroporto e alcune zone della città.

Conclusioni: cosa può imparare l’Europa?

L’adozione della mobilità elettrica in Cina è impressionante. La sperimentazione in corso di robotaxi e autobus autonomi suggerisce che questo tipo di mobilità urbana è più vicino di quanto si pensi.

Se in Europa vogliamo colmare il divario, dobbiamo:
– Favorire lo sviluppo di sistemi di pagamento tramite app interoperabiliy a livello europeo e senza commissioni bancarie.
– Espandere le infrastrutture di ricarica privata.
Incentivare l’elettrico in modo competitivo rispetto ai carburanti fossili; nel prossimo articolo descriverò alcuni esempi sul costo di acquisto ed esercizio delle auto elettriche in Cina.
– Avviare test concreti su guida autonoma e trasporto pubblico innovativo.

Riusciremo a colmare il gap o “abbiamo perso il treno”?

Purtroppo, in Europa dobbiamo prendere atto e riconoscere che siamo in ritardo. Quando visitai la Cina nel 1990, ebbi l’impressione che allora il Paese fosse almeno 30 anni indietro rispetto all’Europa. Durante il mio viaggio di poche settimane fa, invece, l’impressione è stata che, nelle città che ho visitato, la Cina sia oggi avanti di almeno 10 anni rispetto all’Europa, specialmente nel campo della mobilità elettrica e delle tecnologie innovative.

Superare questo gap richiederà un impegno enorme, concentrando gli sforzi a livello europeo su pochi grandi progetti comunitari (simili al modello Airbus) invece che su tanti piccoli progetti distribuiti tra i paesi UE. Questo approccio potrebbe permetterci di competere meglio con la Cina, che ha dimostrato una straordinaria capacità di coordinamento e di investimento in settori strategici.

Inoltre, è importante riconoscere che la Cina è riuscita a svilupparsi rapidamente anche grazie ai progetti di “technology transfer” da Europa e Stati Uniti. Oggi, l’Europa dovrebbe essere disposta a riconoscere i propri ritardi e a studiare come negoziare contratti di “technology transfer inverso”, ovvero dalla Cina all’Europa. Questo non significa semplicemente copiare, ma imparare dalle innovazioni cinesi e adattarle al contesto europeo.

In sintesi, la Cina ci sta mostrando che è possibile fare grandi passi avanti in tempi relativamente brevi. Ma per colmare il divario, l’Europa deve agire con urgenza, unità e una visione chiara. Non abbiamo ancora perso il treno, ma il tempo a nostra disposizione è limitato.

Da ultimo, ci sono prodotti Italiani apprezzati dai Cinesi?

Sì, ce ne sono molti esempi, e ne cito uno. Durante i miei viaggi in Cina dal 2007 al 2018, il caffè che mi veniva offerto era esclusivamente ottenuto da Nescafé liofilizzato (lascio a voi immaginare il gusto…). Durante il mio viaggio di qualche settimana fa, invece, con grande piacere ho notato che le macchinette da caffè con capsule Nespresso o simili non si sono diffuse in Cina.

Invece si vedono macchine da caffè semiautomatiche (tipo quelle prodotte da De Longhi), e macchine da caffe e macinacaffè professionali tutte made in Italy. A Chengdu ho trovato anche un Lavazza bar e negozio. Questo dimostra che in Cina l’Italia mantiene ancora il primato in alcuni settori, ma dobbiamo fare attenzione a lavorare per preservare questo vantaggio anche nei decenni futuri.

Dobbiamo evitare che accada ciò che è successo ai marchi automobilistici europei. A partire dalla fine degli anni ’90, Fiat ha prodotto e venduto auto in Cina. Nel 2018 le strade cinesi erano piene di vetture europee, in particolare Volkswagen e BMW. Oggi, invece, le auto Fiat sono scomparse e gli altri marchi europei detengono solo quote di mercato irrisorie.

Se vogliamo mantenere la nostra leadership nei settori in cui siamo apprezzati in Cina, è fondamentale continuare a innovare e a promuovere la qualità dei nostri prodotti, senza dare per scontato il successo attuale.

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31 COMMENTI

  1. MI associo a tutti gli altri nel ringraziare Ivone per il bel resoconto.

    A parte l’inesattezza sulle vetture “occidentali” che ha visto in giro (Tesla, VW iD3 etc son prodotte localmente che io sappia, quindi sono “cinesi” di fatto e solo il marchio è rimasto europeo, a parte il nuovo caso di sdoppiamento di Audi in AUDI per le nuove BEV per il mercato cinese ed il loco studiate e realizzate).

    Altra cosa che vorrei segnalare è che tutto il buono dell’organizzazione cinese è “facilitato” dall’essere uno stato fortemente centralista e dirigista (e molto poco democratico ) quindi è molto più facile programmare qualunque intervento e coordinarlo con tutti gli enti e gli stakeholders necessari (mentre da noi in occidente, ed in Italia in particolare, abbiamo sempre mille enti burocratici, proteste NIMBI etc a rallentare o bloccare progetti piccoli e grandi).

    Comunque, se continua così il declino democratico in tutto l’occidente, tanto vale imparare il cinese ed andare là… almeno le cose sono organizzate (scherzo).

  2. In Cina la generazione elettrica da fonti termiche ( carbone, gas, petrolio, e include anche un poco di biomasse, anche se pur termiche sarebbero invece fonti rinnovabili) negli ultimi 12 mesi non e’ piu’ cresciuta, sono al picco, poi dovrebbe scendere

    cresce ancora la potenza fossile installata, ma gli impianti fossili vengono accesi ogni anno meno ore, cosi’ la energia annua prodotta non cresce

    invece cresce rapidamente sia la capacita’ installata che la generazione elettrica effettiva annua da fonti rinnovabili, in particolare solare e eolico, da questo anno andando a coprire l’aumento annuale dei consumi di elettricita’ in Cina

    si vede in modo semplice in questo grafico di EMBER, anche se il grafico non comprende l’idroelettrico, a pag. 3 di 7 di questo report PDF di Febbraio 2025

    https://climateenergyfinance.org/wp-content/uploads/2025/03/CEF-China-monthly-energy-update-March-2025-1.pdf

    PS.. per il bilancio totale emissioni Co2 annuali in Cina, poi oltre al settore elettricita’ bisogna vedere anche alti settori come produzione cemento e acciaio, che hanno fluttuazioni anno su anno, ma insomma il 2025 potrebbe essere il loro anno di picco di emissioni

    • e va considerato i loro conteggi Co2 includono produzioni industriali che sono in parte investimenti per risparmiare poi Co2, e in parte per esportazione all’estero

      hanno una capacita’ produttiva dell’ordine di 1000 GW di celle fotovoltaiche producibili ogni anno (vendibili in patria o all estero) e 1200 GW-h producibili ogni anno di accumuli BESS (vendibili in patria o all estero), cui aggiungere la produzione di turbine eoliche e auto EV

      sono produzioni con emissioni di Co2, pero’ fanno risparniare molta piu’ Co2 negli anni successivi, con i casi estremi di FTV ed eolico, dove poi si risparmia decine di volte la Co2 investita, per me ben venga se producono in modo efficente ed economico questi strumenti anche per esportazione a noi

      poi hanno la produzione di oggetti da esportazione piu’classica, non legata a tecnologie green, ad appensantire i loro conteggi delle emissioni, e sgravare i nostri, ma qui ci capisco poco, calcoli da economisti

  3. grazie Ivone per il racconto.

    per il discorso che ognuno ha il proprio parcheggio con wb legato all’abitazione, ciò è possibile perché le città sono relativamente recenti. nel nostro paese, con centri di secolare età diventa un po’ di difficile attuazione: o si butta giù tutto e si ricostruisce all’uopo o ciccia. sinceramente la vedo alquanto problematica, e non solo per il turismo..
    il prezzo della corrente domestica a 3,8 cent trasformerebbe tutto in elettrico anche in italia (a parte le auto 😁): ma il tutto è gestito dallo stato o da privati?

    c’è infine da dire che non si fanno problemi su come ottenere elettricità: di fronte al considerevole costante aumento di rinnovabili, corrisponde un altrettanto considerevole aumento dell’uso di gas, carbone, petrolio e nucleare. è un dato di fatto.
    quindi non stanno andando in direzione “eco greta” ma sempre verso “abbiamo bisogno, serve ai nostri scopi”..

    sull’uso di sole app per pagare, non mi esprimetto 👎

    • Quello che lei definisce “un dato di fatto” è una sonora fesseria. All’aumento delle installazioni di rinnovabili in Cina (357 GW, metà del totale mondiale) non corrisponde un “altrettanto considerevole” aumento del gas e del carbone, bensì un aumento quasi nullo del carbone e dieci volte inferiore del gas.

    • negli ultimi 12 mesi, la produzione di elettricita’ annua (energia in TW-h ) da fossili in Cina non cresce piu’, vedi grafico nel mio messaggio sopra,

      da non confondere con la capacita’ installata dagli impianti ( potenza nominale in TW ) che ancora cresce leggermente, ma viene usata sempre meno ore annue

    • ..dimenticavo,
      anche nuculare in Cina ne stanno installando briciole, del tipo 2-3 GW annui, rispetto alle centinaia di GW annui aggiunti di rinnovabili, e secondo me sono motivati da esigenze di filiera militare (estrazione plutonio da armamenti e combustibile da sommergibili partendo dalle scorie delle centrali civili, perche’ al momento ancora non gli basta visto che lo devono comprare dalla Russia)

    • Da “ecoup” devi togliere il “co”, così diventa e-up.
      Acquisisce il cambio automatico ed un’economia di esercizio impagabile.

  4. Confermo buon servizio di presa diretta di qualche giorno fa sulla Cina e quello che succede nel bene e nel male in Italia, la Cina è davvero impressionante nel immagino già a questi livelli in così poco tempo

  5. Considerando che in Cina la produzione di energia da fonti rinnovabili sta aumentando a ritmi molto sostenuti e che ormai lì si vende per la maggioranza auto elettriche e tenendo conto che quello è il maggior mercato mondiale e che sarà sempre più quello di riferimento, ebbene, tutto questo equivale a uno scacco matto per le auto con motore a combustione interna nel giro di qualche anno, fortunatamente. Bene, avanti così.

  6. Grazie Ivone per questa tua descrizione.
    Fortunatamente, su alcune cose l’eccellenza italiana ha ancora qualcosa da dire e da dare.
    Riguardo alla mobilità elettrica invece, mi viene in mente il cosiddetto “Teorema di Ginsberg”:
    1. Non puoi vincere.
    2. Non puoi pareggiare.
    3. Non puoi nemmeno abbandonare.

  7. Grazie Ivone. Resoconto bellissimo e interessantissimo. 🙂
    Come avrai visto anche tu, il problema del gap Europa/Asia è principalmente culturale.
    Io sono fermamente convinto che no, non si colmerà il gap. Saranno sempre due velocità.

    • Personalmente sono convinto del contrario. Ma non serve una guerra, bensì un’intelligente cooperazione

      • Ho pensato molto a cosa risponderti Massimo. Vorrei essere ottimista come te. Ma una “intelligente cooperazione” è un muro altissimo. L’Europa che abbiamo non è affatto quella che avevano promesso alla mia generazione quando era nata. Sono andate in porto moltissime cose bellissime. La libera circolazione, la sanità, la moneta unica. Ma su altre questioni si è solo spostato il problema da una location ad un’altra e creato un ulteriore layer decisionale.
        Che in alcuni casi può essere un utile baluardo in difesa di scelte scellerate. Ma quando le scelte scellerate sono proprio in seno all’europa ci si sente impotenti.
        Quando vedi per esempio lo scempio autorizzato provocato dal permettere il lobbismo. Le industrie che distruggono i territori e condannano i cittadini vengono incentivate. Non solo petrolieri, parlo anche dell’alimentare, tanto intoccabile.

        Ma nel mio intervento iniziale dicevo che il problema è culturale. Noi europei non siamo come gli asiatici. Non riusciamo a piegarci nemmeno un millimetro per la comunità. Siamo forse ubriachi dellìabitudine di avere tutto, di aver goduto di privilegi dovuti alla nostra storia.
        Ora che il nostro “potere” si incrina stiamo mostrando la fragilità. L’incapacità di fare squadra. Incapacità dovuta al non volerlo fare.

        Spero davvero tanto di sbagliarmi. 🙂

    • Ma se in Cina è tutto così stupendamente Green, come mai le emissioni di co2 continuano ad aumentare? Non è che crediamo tutti ad una incredibile narrativa?

      • San marino inquina molto meno del Italia, che sia xchè sono più bravi, o piuttosto perché sono in 15

      • e’ un paese ancora in forte crescita economica e industriale e la transizione energetica non riesci a farla tutta in un instante, ci sono inerzie e tempistiche, pur brevi ma ci sono

        ma dai dati si possono stimare i trend da qui al futuro prossimo.. se va bene saranno al picco di emissioni gia’ nel 2025.. se va male poco dopo

      • Inquinano tanto perché inquinano per noi.
        Puoi fare la tua parte, per evitare l’inquinamento da parte della Cina: evita di acquistare prodotti che vengono fabbricati laggiù, dalla tecnologia al vestiario, etc etc.

        • Athis Esatto, avevo deciso di acquistare una fullhybrid cinese e jnvece molto provabilmente acquisterò una dacia bigster a GPL, così la Cina inquinerà un po di meno 🙂

  8. Complimenti,reportage bellissimo,queste cose dovrebbero andare in prima serata su RaiUno,come il servizio di presa diretta,invece di fare vedere bruno vespa o la stronzata dei pacchi, quando ero piccolo ,al ritorno da scuola,mi vedevo sempre quark,come la maggior parte dei bambini

    • …purtroppo molti me compreso invece guardavano bimbumbam e da grandi Drive in…. e la cosa ora si nota 😜

  9. Intanto è un grande piacere vedere anche una fotografia di Ivone, fa piacere una persona reale in un mondo di nickname (la cosa più odiosa sono i troll coperti da anonimato, avessero almeno il coraggio di mostrarsi e… sì, sto proprio parlando di te, mio caro).
    E’ sempre interessante il punto di vista di qualcuno che vive in un altro paese ma conosce perfettamente il nostro e porta un’analisi che sarà anche soggettiva (non può fare statistica essendo individuale) ma che ha tanti elementi oggettivi.
    L’ultima volta che sono stato a Shanghai (anche io per lavoro, una sola settimana) è stato nel 2016 e lì io rimasi impressionato dai motorini elettrici, già all’epoca erano ampiamente la maggioranza, le auto invece erano ancora quasi tutte termiche, a parte qualche Leaf non ne ricordo, di elettriche. La Model 3 / Y doveva ancora arrivare e BYD era ancora in “germoglio”.

    Speriamo che lo capiscano che “cinesata” è un termine che usiamo in modo dispregiativo ma siamo noi quelli arretrati (tecnologicamente: per la democrazia e i diritti siamo, anche se in caduta libera, ancora assai superiori).
    Sono molto scettico, al riguardo. E’ come partire premendo a fondo al semaforo con la Model 3, smettendo dopo 2 secondi esatti: stai facendo i 50 all’ora ma sono tutti là dietro a 100 metri di distanza e ti raggiungeranno e ti supereranno anche ma… ma ci vorranno 500/600 metri, quelli in cui sei da solo là davanti, pur andando ai 50 all’ora, perchè il distacco iniziale per essere colmato richiede un’accelerazione altrettanto potente, che io potrei annullare tornando a premere l’acceleratore…
    In altre parole, non credo li raggiungeremo più. Se noi acceleriamo, possono farlo anche loro, il distacco c’è, è colpa nostra, glielo abbiamo permesso, li abbiamo sottovalutati. L’unica cosa che possiamo fare è limitare i danni: ma stiamo ancora discutendo se è meglio cambiare marcia a 5000 giri in modo che la seconda ricada in piena coppia o è meglio tirare la prima ai 6300 e intanto loro si allontanano.
    Grazie Ivone.

    • Non è che li abbiamo lasciati andare.
      Prima abbiamo delocalizzato per risparmiare, loro hanno imparato, preso ispirazione e fatto proprio.
      Ora siamo succubi di questa evoluzione; ogni tanto ci lamentiamo e proviamo a far sentire le nostre ragioni, concorrenza sleale.
      Poi però tutti su AliExpress per risparmiare e continuiamo a foraggiare l’economia cinese.

      Ora siamo al punto che dobbiamo chiudere fabbriche in Europa per compensare le perdite dai dazi (vedi storia Seat-Cupra).

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