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Chi va in bici è una persona “migliore”

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Andare in bici fa bene a noi, all’ambiente e alla società in cui viviamo. Due studi di Fiab, con l’università dell’Insubria, e del Journal of environmental psychology sottolineano fatti molto interessanti.

Chi va in bici tiene un comportamento migliore anche sulle strade. Inoltre chi sceglie il cicloturismo per le sue vacanze aiuta a conoscere gli itinerari più suggestivi e più sicuri anche a tutti gli altri viaggiatori. Sono questi, insieme ad altri dati molto interessanti, i risultati di due studi differenti che aiutano a capire l’importanza dello spostarsi in bici e in eBike. 

Andare in bici e “bene pubblico”, cosa significa?

Il lavoro svolto dal Journal of environmental psychology rivela che chi usa la bici, soprattutto in città, è più propenso verso il “bene pubblico comune”. Ma cosa si intende con questa formula? Lo studio della pubblicazione britannica ha utilizzato quattro fattori per definire il bene comune. Ovvero partecipazione politica, partecipazione sociale, solidarietà di vicinato e disponibilità al vicinato. E a quanto pare, gli automobilisti sono meno interessati a tutte e quattro queste cose. Mentre il ciclista di tutti i giorni ha un comportamento individuale migliore anche nella vita.

guidare auto rende soli?

“In tutti i modelli analizzati, andare in bicicletta piuttosto che guidare è stato associato positivamente all’orientamento al bene comune”, ha rilevato lo studio. Quindi pensare prima alla collettività che a sé stessi, o meglio vedere il singolo individuo come parte di una società che ha bisogno di stare bene tutta. “La bicicletta è stata l’unica variabile che rappresentava un predittore positivo significativo per tutti e quattro gli aspetti dell’orientamento verso il bene comune dopo aver tenuto conto di variabili potenzialmente confondenti (proprietà della casa, reddito personale, istruzione, sesso)”. Scrive nelle conclusioni il lavoro britannico.

La bici favorisce la socialità

Alla fine si potrebbe controbattere che si tratta di una scoperta piuttosto relativa. Pedoni e ciclisti interagiscono direttamente con il loro ambiente, mentre i conducenti di auto ne sono quasi completamente isolati. “A causa della progettazione delle automobili, le interazioni che i passeggeri dell’auto hanno con l’ambiente circostante sono significativamente ridotte”, continua lo studio. “Nessuna interazione con l’ambiente spaziale può avvenire dall’interno di un’autovettura perché i fondali acustici e gli odori della città non vengono catturati e gli edifici caratteristici o gli artefatti urbani sono ridotti a due dimensioni da una percezione dall’interno attraverso il parabrezza dell’auto”.

Bici e eBike per il bene collettivo

E qui si inserisce lo studio condotta all’Università degli Studi dell’Insubria insieme a FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e in collaborazione con Active Italy e CIAB-Club Imprese Amiche della Bicicletta. Teso a sottolineare il ruolo strategico di eBike, bici e trasporto pubblico sulla qualità dei percorsi e la necessità di pedalare in sicurezza. Dunque impulso alla mobilità sostenibile e garanzia di sicurezza sulla strada. Sono questi gli obiettivi dell’indagine dal titolo Che cicloturista sei? Luoghi, trasporti, sicurezza, abitudini, tendenze, bisogni e aspettative di chi viaggia in bicicletta.

un cicloturismo di qualità fa bene a tutti

Un campione di 2500 cicloturisti che hanno risposto online alle domande della ricerca. E il risultato finale che è la fotografia di un settore in evoluzione con un grande potenziale. Purché ci sia intermodalità, in particolare la possibilità di caricare la bici sul treno, elemento chiave da tenere in considerazione insieme alla qualità dei percorsi e delle infrastrutture. I dati finali sono stati presentati all’interno del Ttg travel experience. 

Andare in bici elettrica e bene comune

Un numero che colpisce è l’utilizzo della bici elettrica, che riguarda il 31 per cento dei cicloturisti. In particolare ben il 22 per cento delle persone che viaggiano ‘occasionalmente’ si è avvicinato all’esperienza del cicloturismo proprio grazie alle eBike, che risultano quindi determinanti per una fetta del settore. Secondo gli intervistati l’eBike consente di intraprendere itinerari con maggiori dislivelli (83 per cento), scegliere percorsi più lunghi (81 per cento), aumentare il numero di viaggi durante l’anno (72 per cento) e garantire un coinvolgimento di un pubblico non più giovanissimo (48 per cento).

Dove si pedala di più secondo i dati Fiab, Valle d’Aosta fanalino di coda

Le regioni più gettonate da chi fa cicloturismo in Italia sono quelle del nord, in particolare il Veneto seguito da Emilia-Romagna, Lombardia, Trentino Alto Adige, ma non mancano i viaggi all’estero (per il 23 per cento). Ecco l’aggancio conlo studio del Journal: si è propensi a pedalare nei luoghi in cui già la bici è considerata un mezzo di trasporto importante, segnale distintivo della socialità e della società da molto tempo. Si cerca la natura certo, ma anche le aree urbane per un buon 68 per cento. I dati mostrano che per chi pedala, oltre alla salvaguardia del patrimonio naturale, risulta cruciale anche la dimensione infrastrutturale e dei servizi a misura di bicicletta.

Il ruolo delle città

Entrambi gli studi convergono sulla necessità da parte delle città di investire risorse per favorire l’idea che andare in bici fa bene a tutti. Sottolinea Fiab che la principale fonte di preoccupazione per chi sceglie il cicloturismo in Italia è legata alla convivenza sulle strade con i veicoli motorizzati. Diventa “fondamentale per le amministrazioni pubbliche di tutti i livelli, a partire dal governo centrale, mantenere e aumentare gli investimenti economici destinati alle ciclovie, in primis quelli previsti dal Pnrr, per sostenere la crescita del comparto economico legato al cicloturismo”. Stessa richiesta che arriva dallo studio del Journal of environmental psycology. Le città dovrebbero investire in infrastrutture pedonali e ciclabili, non solo perché riducono l’inquinamento atmosferico e acustico, ma perché sarebbe meglio per la società in generale.

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24 COMMENTI

  1. A me piace andare in bicicletta, come sport o per fare commissioni, anzi non mi piace guidare. Fino a 2 anni fa lavoravo a 30 km da casa, oggi sono a 8 e potrei andarci in bici (dovendo andare a prendere o portare mia figlia a scuola ho i minuti contati). Ad ogni modo, non credo che chi usa la bici sia una persona migliore. Secondo me sono persone peggiori quelle che lasciano la macchina OVUNQUE A COMODO LORO e quelle che continuano a prendere soldi dai petrolieri invece di agevolare la transazioni verso forme di energie pulite (che alimentino auto, riscaldamenti, caldaie poco importa)

    • Sono d’accordo, i veicoli da micromobilitá sono un’alternativa “salva-petrolio” non solo perché in certi casi possono evitare l’uso dell’auto privata (termica o elettrica) ma anche perché – soprattutto nei Paesi meno sviluppati – possono diminuire il ricorso a tipi di trasporto pubblico inaffidabili e/o inquinanti.

  2. Personalmente credo che essere stati ciclisti “maturi”, cioè rispettosi delle regole, possa aiutare, diventando automobilisti, a capire molto di più l’ambiente dei ciclisti e a rispettare maggiormente la categoria. Questo almeno vale per me, mi sono approcciato anni fa alla mobilità elettrociclistica, ora giro molto di meno in bici perchè ho l’auto elettrica :-).

  3. La mia prima e-bike l’ho acquistata una decina di anni fa, più per curiosità che per altro: Alla fine l’ho sfruttata tantissimo.
    La praticità di una bicicletta coniugata alla potenza del motore elettrico mi hanno permesso di arrivare al lavoro in tempi brevissimi senza fare alcuna fatica: fresco come una rosa e con un bassissimo impatto ambientale.
    Non saprei dire quando i ciclisti italiani possano o meno esser virtuosi ma posso certamente affermare le e-bike siano davvero un gran prodotto che se utilizzato nei tragitti casa-lavoro cittadini, probabilmente vi farà anche risparmiare del tempo rispetto allo spostamento su quattro ruote e il tempo si sa è la risorsa più preziosa di cui disponiamo.

    • credo che la ebike abbia pagato inizialmente il prezzo di non avere un “Musk” a fare da campione (il Musk 1.0, per quanto riguarda quello versione 2.0 meglio lasciar perdere…) e un appeal come le prime Roadster e Model S. Altrimenti sarebbe questa la vera rivoluzione nella mobilità sostenibile. Prova ne sia il fatto che la transizione a veicoli elettrici – per quanto, sia chiaro, necessaria e benvenuta – è considerata soprattutto quella che considera le AUTO.

  4. non avevo ancora letto la presentazione della FIAB. Interessantissima, come tutto il vostro articolo (Ancora una volta grazie, VaiElettrico) ma credo che non si sottolinei un problema riguardante il cicloturismo con ebike.

    Premetto che uso la ebike ogni volta che posso farlo, e ho considerato spesso di fare giri di più di un giorno, ma le ebike hanno un paio di problemi in più per i viaggi di più di un giorno con la tua ebike, che significa essere sicuri che è adatta a te, che è comoda, ben accessoriata etc.:

    1) se la bici è la tua, devi portarti un alimentatore per la ricarica notturna, e se possibile una batteria di backup, visto che il range per una bici appesantita da bagagli, e magari su percorsi in salita, si accorcia decisamente.

    2) per motivi di sicurezza è praticamente impossibile caricare una e-bike su un aereo. Alcune compagnie non la accettano ANCHE se si lascia a casa la batteria e se ne compra una a destinazione. Questo per me è un GROSSO problema, perché vivo su un’isola dove la mia unica possibilità è prendere un aereo (c’è anche il ferry, ma ci vogliono 3 giorni per raggiungere la terraferma, e anche alcuni ferry adesso le rifiutano).

  5. Con piste ciclabili ben protette e ben collegate ho pochi dubbi che un numero enorme di persone lascerebbe a casa l’auto, soprattutto nelle grandi città e non solo per cicloturismo ma anche per gli spostamenti di lavoro.
    Ma quali conseguenze avrebbe su… carburanti, manutenzioni, riparazioni, incidenti, assicurazioni, pronto soccorso, ecc. ecc.
    In un’ Italia dove il bene comune e visto come il diavolo…

  6. non saprei: tutte le volte che sono stato investito in bici* il guidatore mi ha detto “sai, anch’io vado in bici”. Forse avranno voluto denigrare la categoria

    * tre

  7. Che andare in bici faccia bene a chi ci va, all’ambiente e quant’altro, non ci piove, ma scrivere che “Chi va in bici tiene un comportamento migliore anche sulle strade” è un falso ideologico.

    Non faccio di tutta un’erba un fascio, ma i ciclisti che passano con il rosso sono un’abitudine pari a quelli che girano di sera senza luci (obbligatorie) e gilet ad alta visibilità (obbligatorio in certi ambiti). E se ti permetti di lamentarti per certi comportamenti partono i Vaffa.

    Mi chiedo: la vita di un ciclista vale meno di qualche decina di € per farsi vedere? > https://wp.me/pjP1E-nvk

    Anche fra ciclisti e pedoni non va sempre bene: https://wp.me/pjP1E-yCC

    Detto questo, da automobilista (ed ex motociclista per 17 anni), a me piacerebbe andare in bici, ma non mi fido degli automobilisti che mi girano intorno.

    Anni fa a Lucca ho provato il piacere di essere ciclista per un giorno, tuttavia mano a mano che scorrevano i chilometri, mi sono reso conto che nonostante l’assenza di auto (sulle mura), restava l’inciviltà che, semplicemente, si era trasferita su 2 ruote invece che 4. > https://wp.me/pjP1E-2Up

    • io direi che bisogna distinguere tra le percezioni di chi vive in Italia e quelle comuni in altri Paesi. Per ragioni di lavoro ho trascorso diversi anni (da 4 a 6 ogni volta) vivendo in paesi diversi in 5 continenti, portandomi o procurandomi sempre una bicicletta, e debbo dire che quello che ho visto accadere in Italia a livello di sicurezza stradale – auto, camion, bus, biciclette, moto, pedoni non fa differenza – non l’ho mai, dico mai, visto altrove. E si trattava di paesi anche non del tutto sviluppati, di grandi città e di zone rurali. In certi casi (Santiago de Chile, per es.) certamente ho visto comportamenti pericolosi, ma nemmeno li in quantità paragonabile a quello che mi capita di vedere quando torno a Roma o a Bologna.

      Premesso che ogni Paese, ogni ambiente sociale ha le sue peculiarità, quelle dell’Italia, soprattutto quando confrontate con quelle di altri paesi sviluppati, non mi appassionano particolarmente. Spiace dirlo, ma amo il mio Paese per quello che offre a livello di arte, di complessità sociale, di natura, di gastronomia, di storia, di facilità nelle relazioni, ma francamente quello che vedo accadere sulle quando torno a casa mia mi lascia veramente demoralizzato. E quando mi reco altrove (devo andare spesso a Bologna per lavoro) continuo a vedere, pur con le dovute variazioni, comportamenti veramente assurdi e soprattutto una totale mancanza di educazione e ***CONTROLLI***, che ha reso la circolazione un rischio enorme.

      Qui dove vivo sono fortunato, perché il rispetto delle norme delle circolazione è totale. Giuro che non ho MAI visto un automobilista sorpassarmi a meno di un metro e mezzo di distanza. Spesso aspettano anche per dieci minuti, formando file lunghissime che per me, romano di nascita, risultano talmente imbarazzanti che a volte – e qui non lo fa nessuno – mi fermo di mia spontanea volontà, per farli passare :-). Ma mi rendo conto che trattandosi di una piccola isola dell’Atlantico sarebbe stupido fare un paragone con una metropoli come Milano. Però, anche quando vivevo in UK, negli USA, e in mille altri posti dove ho usato la bici, pur con una certa gradazione, non c’è paragone. Ovviamente in altri paesi (Vietnam per esempio) ho visto MOLTO di peggio. Ma davvero ci vogliamo paragonare ad un paese dell’estremo oriente piuttosto che alla Francia o a UK?

    • Ogni mattina (e sera), per andare alla stazione, percorro in bici una strada su un argine poco più larga di un’auto e buia come la pece: la mia più grossa paura non sono le auto ma pedoni e altri ciclisti che ci vanno SENZA NEMMENO UNA LUCINA. Quanti ne ho schivati all’ultimo…

    • Io vivo in una città a misura d’uomo dove la bici è usabile e molto usata. Come gli altri confermo che troppi sono incivili, ma soprattutto l’80% (li ho contati per giorni) gira nelle ore buie senza una luce o un catarifrangente…é inconcepibile che nessuno capisca che le luci servono non solo a vedere, ma soprattutto ad essere visti!

  8. Esistono moltissime selle “antiprostata” con uno svaso centrale che carica il peso del corpo solo sulle ossa ischiatiche. Ne uso una con un foro leggero pur non soffrendo di questo problema, facendo ciclismo sportivo anche 8-10 ore a settimana meglio prevenire.

    • Caro Luca, l’ho acquistata anni fa quando il bambino era piccolo e dovevo accompagnarlo a fare i giretti, ma alla fine l’unica soluzione era appoggiare sulla sella le singole natiche alternandole.
      (ho una situazione particolare di cui la prostata in parte è un effetto collaterale).

  9. Azzeccata, non banale finche non ci si pensa, l’osservazione sul fatto che in auto si è distanziati dall’ambiente urbano esterno, forse bello nei lunghi viaggi, non bello nei tratti urbani/brevi, infatti una parte del bello della bici, o a limite di in piccolo scooter, è che non c’è questa separazione

    tra un po di anni, se nelle città avremo quasi solo bev, almeno i ciclisti respirereranno aria un po’ migliore, e anche quando si va in auto incolonnati agli incroci si potranno tenere i finestrini aperti più volentieri a avere almeno il riscontro sonoro dell’ambiente intorno

    • Ma investire sui mezzi pubblici e come dice l’articolo sulla intermodalità pare difficile?

      Le BEV potranno anche risolvere il problema della qualità dell’aria, ma non risolveranno il problema del traffico.

      • totalmente d’accordo: bici, ebike, piedi e mezzi pubblici. Purtroppo non basta disegnare una striscia bianca per terra per renderlo possibile. Bisogna capire che dobbiamo investire, ma vige l’idea ancora che 100 M€ / km per un’autostrada vanno bene. 100 K€ per ridisegnare le arterie di una città in funzione della mobilità sostenibile no.

        In Olanda hanno cominciato negli anni ’70 a farlo. All’inizio la popolazione era contraria, poi ne ha visto i vantaggi, e pochi vorrebbero tornare indietro. Ma ci vuole coraggio da parte di governo ed enti locali, un coraggio che in Italia non c’è.

      • eh ma dove avrei scritto di penalizzare le bici (che uso) o i trasporti pubblici (che uso)?

        bisogna elettrificare entrambi; poi per quanto curi i trasporti pubblici, anche le auto rimarranno, ci sono percorsi e usi dove rimangono convenienti (e specie in elettrico)

        penso che in città aumenteranno i trasporti pubblici, le microcar (tra 2,4 e 3,6 metri), e le E-bikes, a scapito di parte delle auto di taglia grande

        Milano da tanti anni per esempio ha fatto un’ottimo lavoro con le “metro di superficie”, treni ogni 30 minuti che collegano le stazioni metro del centro città, con i paesi anche a 30 km di distanza, è così comoda che passa la voglia di andarci in auto

        • io sono convinto che su dieci persone, per grandi linee:

          – 1 usa la bici e i mezzi pubblici
          – 3-4 non la potrebbero usare a causa di invalidità, difficoltà logistiche insuperabili, etc.
          – 5-6 la potrebbero usare se si creasse un ambiente adatto e sicuro, in cui tra l’altro *i tempi di percorrenza* fossero inferiori a quelli necessari all’auto privata. C’è uno studio che dimostra che questo è il parametro più importante perché lo si faccia.

          I numeri sono approssimativi, ma non credo più di tanto.

          • Concordo con te.
            Io uso i mezzi pubblici per la maggior parte delle volte, altrimenti per piccole commissioni la e bike.
            E i mezzi vincono su tutto e lo ammetto, non lo faccio per l’ambiente, lo faccio perchè sono comodi e mi evitano gli sbattimenti dello stare nel traffico.
            Naturalmente ho anche una macchina, ma è più un giocattolone col quale divertirmi tra i tornanti oppure in pista.

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