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Che fine fanno le batterie? “Riciclabili al 90%: è la circolarità perfetta”

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Mettiamo un punto fermo sulla dibattuta questione del riciclo a fine vita delle batterie. E facciamola finita con le fake news, gli allarmi, i «si, ma…». Le batterie al litio per autorazione sono già oggi riciclate al 50-60%. E sono pronte le tecnologie per arrivare «ben oltre il 90%, come già avviene per quelle d’avviamento al piombo e per tutta l’elettronica di bordo delle auto elettriche». Di più: «Entro il 2030 l‘auto elettrica sarà un modello perfetto di economia circolare». Altrettanto non si può dire dei veicoli termici, che smaltiscono nell’atmosfera gran parte della materia prima utilizzata (il carburante fossile). 

Video intervista / Andrea Bizzi, Consorzio ERP Italia

Lo ribadisce Andrea Bizzi, Direttore tecnico e Responsabile ricerca e sviluppo del Consorzio ERP Italia, una delle principali organizzazioni deputate alla raccolta, trasporto e smaltimento dei materiali elettrici, elettronici e accumulatori. In questa video intervista Bizzi, da ingegnere ambientale, affronta tutte le sfaccettature del problema, a partire dagli obblighi e dai costi, entrambi a carico dei produttori fin dalla commercializzazione delle batterie.

La prima fake news da sfatare, infatti, riguarda il rischio che le batterie auto possano finire abbandonate nell’ambiente.

Il modello europeo che fa scuola nel mondo

Lo vieta una rigorosa direttiva europea. Lo impediscono le caratteristiche fisiche delle batterie per autotrazione, che per peso, volume e complessità  non possono essere trattate se non da officine autorizzate. Non lo giustificano possibili illeciti guadagni «dal momento che tutti i costi di fine vita delle batterie sono preventivamente versati dai produttori ai consorzi, già al momento della vendita». Il modello europeo, spiega Bizzi, è il più avanzato e sicuro del mondo. Ma quasi tutti i Paesi lo stanno copiando, dagli Stati Uniti al Sud America fino al Sud-est asiatico.

A tutt’oggi, tra l’altro, sono pochissime le batterie da autotrazione giunte a fine vita. La durata media stimata a bordo di un veicolo,  dice Bizzi, «è di circa 8 anni, e altrettanti sono quelli della seconda vita nell’accumulo statico, per un totale di 16 anni». Ma 16 anni fa, nel 2005, le prime auto elettriche erano solo prototipi. Dunque il mercato della smaltimento e riciclo delle batteria auto «è molto giovane e limitato a qualche auto incidentata e qualche batterie difettosa». Ovvio che, con volumi così scarsi, non siano stati ancora sviluppati impianti industriali su larga scala per il recupero della materie prime.

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Già oggi, però, ogni batteria “finita” viene incapsulata e imballataun’operazione tutt’altro che semplice nel rispetto delle norme sui trasporti pericolosi») e spedita nel Nord Europa dove sorgono i pochi grandi impianti di recupero, riciclo e smaltimento.

Una nuova tecnologia all’orizzonte

Il processo di lavorazione, è quello cosiddetto pirometallurgico. Prevede che le batterie vengono sottoposte a triturazione e fusione. «E’ un processo energivoro che consente di reimmettere nel ciclo produttivo solo il 50-60% delle materie prime più preziose». Il rimanente è reso inerte e smaltito.

Il prossimo passo è dietro l’angolo e riguarda processi a bassa temperatura, cosiddetti idrometallurgici. Sono meno energivori e meno invasivi per i materiali «che possono così essere recuperati e riutilizzati quasi al 100%, riportandoli alla qualità della materia prima vergine». Il procedimento è più complesso e costoso nei pochi impianti sperimentali già in funzione. Ma le economia di scala e lo sviluppo tecnologico «li renderanno economicamente e industrialmente sostenibili nel giro di una decina d’anni».

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Un’immagine dell’impianto di riciclo e smaltimento delle batterie del Gruppo Volkswagen.

Infine, fa notare Bizzi, «le batterie di nuova generazione saranno progettate anche in funzione della loro riciclabilità, come è avvenuto, nell’automotive, per l’elettronica di bordo, oggi integralmente recuperata». In questo campo l’Italia «rappresenta un’eccellenza mondiale, grazie a un filiera che crea ogni anno migliaia di posti di lavoro».

Una sfida per l’Italia: impianti a chilometro zero

Perciò Bizzi auspica che il governo metta tra le priorità della transizione ecologica un forte sostegno ad iniziative imprendotoriali italiane nel campo del riciclo sostenibile delle batterie. Quando le batterie a fine vita saranno milioni, sarà strategico disporre di impianti  di riciclo a chilometro zero. Da un lato per ridurre i costi di approvvigionamento delle materie prime, quindi aumentare la competitività dell’industria automobilistica italiana. Dall’altro per affrancarci dall’industria mineraria extra europea, messa sotto pressiona dall’esplosione della domanda.

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9 COMMENTI

  1. il presidente di un consorzio di riciclo può solo dire che tutto è perfetto e tutto funziona e il riciclo è massimo. Dove sono i dato e i numeri?

    • Che dati vuole? E lei di quali dispone per contestare le affermazioni di Bizzi (che non è il presidente, ma il direttore tecnico e il responsabile della ricerca e sviluppo del Consorzio ERP Italia)?

    • Passeremo la vita a riciclare miliardi di pile delle auto elettriche, il che tra l’altro comporta un dispendio energetico non indifferente..bel progresso davvero!

  2. È notevole pensare di riciclare il 90% delle batterie e magari oltre. Tra l’altro 16 anni di vita per le batterie non sono pochi. Quando cresceranno i volumi da recuperare secondo secondo Bizzi? Grazie

  3. Il Sig. Bizzi ha proprio ragione: senza un congruo numero di “batterie da automobile” da riciclare non è possibile avviare un impianto di riciclo.
    Per ora NON abbiamo abbastanza batterie al litio da auto per poter sostenere un impianto industriale di riciclo.
    Ciao da Paolo

  4. Vorrei far notare a tutti che praticamente nessuno lancia allarmi sulla gestione ed il recupero delle batterie al litio di piccole dimensioni provenienti ad esempio da: telefonini, giocattoli, macchinine elettriche, …
    Di queste ne esiste sicuramente un enorme quantità che ormai è arrivata a fine vita, ma praticamente nessuno ne parla .
    Ciao da Paolo

    • Buongiorno Massimo,
      complimenti per l’articolo e tutto il vostro lavoro. Alla fine dell’introduzione citate il problema dello smaltimento dei rifiuti causati dai carburanti fossili. Non dimentichiamoci il disastro ambientale e sociale quotidiano a livello mondiale causato dall’estrazione del petrolio, dalla sua raffinazione, trasporto e così via. Qualcosa di simile si può dire delle batterie, però queste vengono prodotte una tantum. C’è una bella differenza!

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