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Capitola anche Suzuki, l’ultimo samurai anti-elettrico

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Dopo una lunga resistenza, anche Suzuki punta sull'elettrico (qui la Ignis ibrida).
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Capitola anche Suzuki, l’ultimo samurai anti-elettrico. La Casa giapponese è entrata in un’alleanza a quattro, con Toyota leader, per sviluppare nuovi EV.

capitola anche Suzuki
La prima Toyota elettrica, un Suv ormai in arrivo..

Capitola anche Suzuki e si allea con Toyota

Suzuki più volte aveva ribadito di non vedere motivo per investire sull’elettrico, ritenendo i  suoi veicoli mild-hybrid sostenibili quanto basta. Ora evidentemente ha cambiato parere, entrando in un’alleanza in cui il partner di riferimento è Toyota, altra azienda che da deciso di produrre suoi EV dopo un lungo tentennamento. E un iniziale ostracismo. Nella società che nasce dalla nuova alleanza, Toyota avrà una quota del 60%, Suzuki, Daihatsu, Isuzu e Hino il 10% ciascuna. L’obiettivo della partnership è di sviluppare mini-veicoli elettrici, un segmento di auto molto popolare in Giappone, rappresentando quasi il 40% dei veicoli in circolazione. “I mini-veicoli possono svolgere un ruolo importante nella realizzazione di una società carbon neutral e nella diffusione delle nuove tecnologie automobilistiche. Come veicoli elettrici, connessi, condivisi e autonomi. Ma in quest’epoca di profonde trasformazioni, ci sono molte sfide che i produttori di mini-veicoli non possono affrontare da soli“, hanno sottolineato le Case coinvolte.

capitola anche Suzuki
Akio Toyoda, presidente del gruppo Toyota.

Una partnership nata per sviluppare mini-EV

L’apertura a nuove alleanze, per condividere costi e tecnologia, è stata annunciata recentemente anche da Honda, altro costruttore che fatica nella transizione all’elettrico. Il suo promo modello, la Honda e, vende al di sotto delle attese e c’è la necessità di investire per allargare la gamma. Necessità condivisa da un colosso come Toyota, che già lavora allo sviluppo di nuovi modelli elettrici con Subaru. “Con Suzuki e Daihatsu ,che partecipano al progetto e lavorano insieme, saremo in grado di espandere il nostro cerchio di cooperazione. E non solo per coprire anche i mini-veicoli“, spiega il presidente di Toyota, Akio Toyoda. “Con quest’espansione, credo che saremo in grado di fare un passo avanti verso una mobilità migliore“. La mossa arriva mentre le Case giapponesi affrontano la crescente concorrenza dei giganti tecnologici e di altri rivali che realizzano auto elettriche anche a guida autonoma.


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9 COMMENTI

  1. In verità Suzuki era alleata con Toyota sul fronte elettrico già da fine 2017 ma a causa dei tempi lunghi di Toyota ha dovuto ritardare il suo debutto. La Wagon R elettrica, annunciata nel 2018, poi posticipata al 2020 e infine al 2022 è stata ripresa girare il mese scorso come muletto. La Suzuki, a differenza di altri brand (tra cui VW), non stava con l’acqua alla gola perché grazie ai suoi ibridi ha un livello medio di emissioni (<= 90 g co2/km) che non le fanno pagare penalità in Europa; inoltre Suzuki vende molto in India e lì i politici pensano a costruire le centrali al carbone anziché le colonnine.
    Ora che Toyota, con molto ritardo, è "quasi" pronta, Suzuki è pronta a farsi trainare. Questa nuova alleanza servirà a Toyota anche a rinvigorire i finanziamenti per la sua tecnologia di punta, le batterie a stato solido sulle quali sta investendo da tempo (nonostante le critiche dei detrattori del brand): ricordiamo che entro fine anno, secondo rumors, Toyota (quella che non crede nell'elettrico, secondo alcuni) dovrebbe presentare un'auto con batteria allo stato solido e 500 km di autonomia.

  2. Banzai! Banzai! Le keicar elettriche, finalmente.
    Una spiderina ad elettroni è il mio sogno, speriamo che in futuro vengano importate in Europa. 😁👍

    • Qual è la spider della Suzuki? La Cappuccino? Orrore!!!

      Se proprio dobbiamo sperare in una elettrica Suzuki, sarebbe un sogno la piccola Jimny 4×4 (perfetta per la città) con batteria alla stato solido, fondo (molto) rinforzato, batteria e powertrain impermeabilizzato (a prova di guadi), sospensioni riviste, 500 km di autonomia e una gestione della ripartizione della potenza e regolazione della coppia che la renda adatta anche al fuoristrada impegnativo. E la batteria potrebbe alimentare anche il verricello elettrico. Questa è l’elettrica perfetta per la Suzuki!

      Tra l’altro sono curioso di vedere l’elettrico all’opera proprio con i veri fuoristrada: potrebbe essere una combinazione micidiale, rispettosa dell’ambiente e con coppie e potenze tali da consentire di superare qualunque ostacolo. Non ci sono problemi di autonomia, nel vero off road duro si fanno sempre pochi km a bassissima velocità, qualunque batteria sarebbe più che sufficiente. Non solo: essendo ad emissioni zero, ci potrebbe essere una maggiore apertura delle province e dei comuni verso questo genere di attività, dopotutto da sempre i fuoristradisti si considerano quelli col cuore green e poter avere per loro un vero 4×4 elettrico sarebbe il massimo.

      • Vai a Gardaland che risparmi, il “fuoristrada” solo ai professionisti per lavoro. Suzuki è rientrata nei parametri delle emissioni grazie al peso contenuto delle sue autovetture (acciai speciali), mica per quel farlocco di Mild Hybrid… Piccolo è bello e soprattutto è “intelligente”!
        PS: Honda S 660 ti può piacere? 😁

      • Caro Enzo,
        sottoscrivo ogni parola del suo commento. Un dubbio soltanto. Mi è stato fatto notare che l’attuale Jimny è troppo “piccola” per ospitare una batteria e diventare elettrica: non a caso, la futura (probabile) versione ibrida di Jimny prevede un passo più lungo… (ma è vero che un ibrido continua ad avere l’Ice, che occupa un certo spazio…). Lei che cosa ne pensa? Il Jimny deve “crescere” per diventare elettrico?

        • Andrea diamoci pure del tu, questa è una piccola comunità dove, anche quando la pensiamo diversamente, possiamo comunque confrontarci liberamente (e anche con la redazione! Un unicum in Italia!).
          Il Jimny è piccolo, è vero, e non si presta ad essere trasformato così com’è in elettrico. Occorre trovare soluzioni alternative. Un aiuto può arrivare, come ho scritto, dalle batterie a stato solido: se Toyota davvero dovesse presentare a fine auto la sua prima vettura con queste batterie, Suzuki potrebbe optarle anche per i suoi veicoli. Essendo la prima produzione “artigianale” e costosa, Toyota la riserverà per sé, ma se Sukuzi si prende tempo per fare le cose per bene non escludo che tempo 12 mesi arriverebbero anche a lei.
          Con le batterie a stato solido la densità energetica aumenta di 10 volte, questo non significa che sono 10 volte più piccole perché un risparmio degli ingombri c’è. Nei SUV, inoltre, si potrebbe giocare con l’altezza del pacco batteria perché essendo alti di loro ed offrendo una discreta abitabilità l’altezza del pacco batterie non incide più di tanto sull’abitabilità interna (cosa non vera, ad esempio, per una futura 911 elettrica). Inoltre il Jimny è sempre stato considerato un mezzo cittadino, nessuno ci si avventura su lunghi tratti autostradali, quindi una batteria con un’autonomia di 400 km esatti potrebbe essere un ottimo compromesso.
          L’alternativa, come scrivi, è un Jimny maggiorato con batterie “tradizionali”: perderebbe parte del suo fascino ma finirebbe per vendere di più perché ormai tutti si orientano su mezzi con maggiore abitabilità a bordo. Commercialmente è l’ipotesi più probabile, i margini per la Suzuki sarebbero maggiori.

          Ma qui, comunque, si sogna ad occhi aperti. Nella speranza che l’elettrico, con Suzuki, dia nuova linfa all’off-road …

          • Enzo, questa mania dei Suv ce la dovremmo far passare. È appena uscito un report l’ICCT (International Council on Clean Transportation) che calcola che la produzione di batterie da 45 kWh si traduce in 2,7 tonnellate di emissioni di CO2, mentre la batteria da 70 kWh di un SUV produce circa 4,2 tonnellate di CO2. La produzione delle batterie, dal punto di vista ambientale, è la fase più critica e sotto tutti i punti di vista i Suv sono tra i veicoli meno efficienti che ci siano. Per peso, per coefficiente aerodinamico, per necessità di grandi pacchi-batterie ad alimentarli…

          • Grazie davvero, Enzo. Riflessione ineccepibile. Forse sei anche tu un appassionato di off road… Suzuki è la sola a proporre un fuoristrada vero a un prezzo “popolare”: se non pensa ad un Jimny ibrido o elettrico, è un bel guaio per tanti appassionati. Ma confido che ad Hamamatsu ragionino nel modo in cui hai ragionato tu…

          • Mauro, detto inter nos, odio i suv. Già mi stanno antipatici quando ingombrano la strada bloccandomi la visuale e complicandomi i sorpassi, poi me ne sfugge il senso: non sono dei veri fuoristrada (che invece sono mezzi che apprezzo, a patto di usarli ANCHE fuoristrada almeno qualche volta), sono solo ingombranti, pesanti e poco divertenti (che nessuno mi dica che è divertente fare le curve con un suv). Detto ciò, lessi una volta un articolo su Jalopnik che svelava la principale ragione commerciale dietro al successo del suv: per il guidatore medio è più agevole l’ingresso e l’uscito rispetto ad un veicolo più basso (sembra strano ma l’articolo è convincente, vale la lettura: https://jalopnik.com/the-real-reason-all-these-crossovers-are-selling-like-c-1829595250 ) e ti posso garantire che è il motivo per cui l’ha acquistato il mio vicino. Ma non sta a me giudicare le preferenze altrui né orientare le loro scelte, ma solo comprenderle e auspicare il miglior compromesso ambientale possibile.

            SUV o non SUV, il problema dell’autonomia però esiste ed è reale, perché le megabatterie sono montate anche su ID3 e berlinoni. Solo 2 giorni ho fatto un viaggio (che posso dettagliare in un articolo, giusto per avere un confronto) impossibile da fare con tutte le elettriche oggi disponibili: se non vogliamo le megabatterie, in attesa dei “miracoli” promessi da Mercedes e cugini, allora dovremmo parlare seriamente di bevx, ovvero di range extender, qualcosa che plachi l’ansia da ricarica per quei pochi viaggi l’anno (che ti anticipo, no, non voglio organizzare in modo diverso con tempi più lunghi) e consenta a tutti di accedere all’elettrico.

            Pongo seriamente questo interrogativo: quali remore residue (oltre al prezzo, ovvio) avrebbe un acquirente medio a comprare una bevx (elettrica dotata di range extender)? Zero problemi di autonomia o di lunghi viaggi, tutti i vantaggi dell’elettrico nel 97% dei km percorsi, nessuna ansia da colonnina occupata. L’ostilità dei media verso il bevx, l’approccio compromesso zero sin da subito, non fa forse più danni ambientali di tanti petrolhead?
            Certo, possiamo aspettare batterie e tecnologie miracolose che ci regaleranno i 1000 km con poco inquinamento (Mercedes?) ma è un peccato che nell’attesa non si scenda a compromessi ragionevoli.

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