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Cantiere Savona riparte dai maxi Yacht elettrici

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Yacht di lusso che scivolano silenziosi in porto e nelle aree fronte mare evitando di inquinare le zone più delicate dell’ecosistema marino. Questo l’obiettivo di Andrea, Giovanni e Mauro che hanno rifondato il Cantiere Savona, nato a metà del ‘800.

“Osservare i pescatori a bordo banchina che vedono passare una barca da 11 metri che non fa rumore e ridere delle loro facce incuriosite che si chiedono come questo possa essere possibile”. Lo stupore delle vecchie generazioni davanti alla navigazione in elettrico è raccontato da Mauro Bandini, Giovanni Vacca ed Andrea Columbu ovvero un controller, un ingegnere ed un architetto che dopo esperienza e lavoro in un gigante nautico come Azimut Benetti nel 2010 hanno fondato il Cantiere Savona, anzi rifondato visto che la nuova società riprede l’eredità della famiglia Savona. Maestri d’ascia che nella seconda metà dell’800 a Cagliari, appena arrivati dalla Sicilia, fondano il cantiere oggi scomparso. La memoria rinnovata rivive in Andrea Columbu, quinta generazione dei Savona, che ha promosso l’iniziativa con una nuova compagine societaria che oltre a realizzare yacht ibridi e brevettare una tecnologia fotovoltaica è stata molto brava nel trovare fondi tramite il crowdfunding –  la più grande  campagna di equity  effettuata finora nel rispetto di una legge nazionale e di un regolamento di una autorità di vigilanza sui mercati finanziari – riuscendo a far entrare nella società 44 nuovi soci che hanno versato 380mila euro, il 20% del valore del cantiere.

Mauro, Andrea, Giovanni i tre fondatori del cantiere Savona

Ma veniamo alla tecnologia elettrica. Il trio l’ha applicata, nella sede produttiva di Olbia in Sardegna, al Luxi 33/35. Si tratta di uno yacht da 35 piedi, costo 250mila euro + Iva con un allestimento medio, un sistema ibrido-solare con un motore doppio, uno termico e uno elettrico  da 15 Kw montati sulla stessa linea d’asse. Le batterie si possono ricaricare dalla presa di banchina – servono 12 ore – o grazie al sistema fotovoltaico.

Qui entra in gioco la loro innovazione che prende il nome di SYT (Solar Yacht Technology) ovvero “una tecnologia fotovoltaica a inseguimento che integra nel design della barca dei moduli calpestabili e produttivi di energia – spiegano i tre ragazzi -. Una serie di celle ad alta concentrazione, pilotate da un sistema software brevettato che  orienta le celle verso il sole in relazione al geo posizionamento, al giorno dell’anno e sulla base fornite dai clinometri di rotta”. I vantaggi sono dati “dall’aumento della produzione per lo sfruttamento, in ogni momento, della migliore esposizione possibile e considerando che un normale pannello potrebbe essere del tutto ombreggiato”. Insomma come una pianta che insegue la luce.

I vantaggi dell’elettrico? “L’autonomia è data dalla scelte del banco di batterie, uno medio assicura tre ore di navigazione con una velocità a 5 nodi – spiega Mauro Bandini a VaiElettrico -. Significa che si garantiscono tutte le manovre in porto e la navigazione fronte mare. In questo modo è possibile non inquinare le aree più delicate”. Chiaro il concetto, il risparmio economico è relativo per chi spende centinaia di migliaia di euro per una barca mentre l’elettrico assicura la reputazione ambientale.

Il vanataggio non è solo quello della tutela delle nostre acque come sottolinea l’imprenditore: “L’assenza di rumore fa godere grandi momenti di piacere, quando si è fermi in rada dove, grazie al fotovoltaico, è possibile spegnere e soprattutto non sentire il motore, ed è assicurato il funzionamento di tutte le utenze di bordo: dalla cucina al pc”.

Il Luxi 95 ora allo stato di progetto esecutivo

Le idee non mancano ai tre ragazzi, ma sul mercato? “Abbiamo venduto la prima barca e siamo ottimisti sulle trattative che stiamo conducendo per la prossima stagione. La nostra clientela rappresenta  un target elevato“. Infatti la nuova barca in cantiere _  siamo al progetto esecutivo che si trasformerà in realtà dopo il primo ordine _ è il Luxi 95, un mega yacht che vale dai 6 ai 7 milioni di euro.

Gli imprenditori pensano in grande: “Vogliamo produrre mega yacht,  non è un caso che veniamo da Azimut Benetti. Sul fronte tecnologico in futuro prevediamo una totale integrazione delle tecnologie di bordo con apparati smartphone e tablet. La gestione energetica dell’imbarcazione e l’utilizzo della domotica consentiranno un’ulteriore riduzione dei consumi e un aumento del comfort”.

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