La campagna mediatica contro i veicoli elettrici registra una seconda ondata, come il Covid. Colpisce in Italia e nel Regno Unito. E si scopre che ad orchestrarla è nientemeno che l’Aston Martin.
Dal CesIfo a Mate Rimac
Il 29 aprile 2019 Vaielettrico scriveva: Abbiamo letto su tutti i giornali italiani di uno studio dell’istituto CESifo di Monaco di Baviera (Vedi), “autorevole” per definizione, secondo il quale un’auto diesel produrrebbe meno gas clima alteranti (CO2) di un’auto elettrica. Ciò ha scatenato l’entusiasmo dei fan dell’auto termica con conseguente diatriba social fra le opposte tifoserie. Premesso che le conclusioni dello studio non ci convincono _ e vedremo perché _ lascia di stucco la superficialità con cui le hanno riportate i nostri media (leggi). Nei mesi successivi quello studio fu poi ossessivamente ripreso dai soliti noti della fazione pro-petrolio, benchè gli stessi autori l’avessero corretto e rinnegato.
Oggi la storia si ripete, più o meno con lo stesso copione. Anche se questa volta il copione è quello di una farsa. Vediamo perchè. Tutto inizia due mesi e mezzo fa con la cosiddetta “operazione trasparenza” del gruppo Volvo-Polestar, puntualmente riportata dalla nostra testata il 17 settembre (leggi). Il gruppo svedese controllato dalla cinese Geely metteva a confronto due delle proprie vetture, della stessa categoria. Una, la Polestar 2 ,100% elettrica, l’altra, una Volvo XC40, alimentata a benzina. Analizzando l’intero ciclo di vita, considerando quindi anche le emissioni durante la produzione (24 tonnellate di CO2 per la prima, 14 tonnellate per la seconda), si concludeva che solo dopo aver percorso 50.000 miglia (78 mila km) l’elettrica arrivava a pareggiare il conto delle emissioni con la versione a benzina.
A fine novembre, nel Regno Unito, spunta un rapporto intitolato “Decarbonizzare il trasporto su strada: non c’è nessun proiettile d’argento” commissionato da aziende come Honda, McLaren, Aston Martin e Bosch. La prefazione è del deputato ultra conservatore Matt Western, presidente di All Parliamentary Motor Group, che chiede un “approccio tecnologicamente neutro“. Cosa significa? Significa che le aziende devono innovare, ma non i veicoli, che resterebbero termici, bensì i carburanti. E puntare sui cosiddetti e-fuel, cioè biocarburanti e altri carburanti non petroliferi, ma sintetizzati dall’idrogeno. Il rapporto è molto articolato. Ma il piatto forte, il dato chiave che dà il taglio anti elettrico, è sempre lo stesso. E’ il raffronto Polestar 2-Volvo XC40 ripreso pari pari dal ducumento del gruppo Volvo.
Raccolgono al volo il testimone Quattroruote, con l’intervista a Mate Rimac, e il Fatto Quotidiano che immediatamente la riprende. Lo abbiano scritto l’altro giorno nella rubrica “Il peggio del mese”.
Si scatena la stampa inglese (di destra)
Segue a ruota un nutrito gruppetto di giornali britannici main stream, tutti schierati a destra. Tra gli altri Il Times , il Telegraph e il Daily Mail. Tutti titolano: «I veicoli elettrici devono percorrere 50 mila miglia prima di essere più ecologiche di quelle a benzina».
Chi c’è dietro? L’Aston Martin
Ma oggi, grazie al lavoro investigativo di un analista e di un docente universitario, si scopre che dietro la campagna mediatica c’è la “manina” di un direttore d’orchestra. E’ una società di PR appena costituita, la Clarendon Communications, intestata a un prestanome: guarda caso la moglie infermiera di James M. Stephens, Direttore Global Government & Corporate Affairs di Aston Martin.
L’analista investigatore è Michael Liebreich, presidente e CEO della società di consulenza per l’energia pulita e i trasporti Liebreich Associates, fondatore di Bloomberg New Energy Finance e consulente ufficiale del Board of Trade del Regno Unito.
Sulla sua pagina Linkediin ha pubblicato tutta la storia sotto il titolo “Astongate”. Con lui ha collaborato Auke Hoekstra, ricercatore sui veicoli elettrici presso l’Università di tecnologia di Eindhoven e direttore della ricerca NEON nei Paesi Bassi che si occupa di azione per il clima, energia rinnovabile e trasporto intelligente e sostenibile.
I numeri veri: la parità entro due anni
Hoekstra ha passato al setaccio tutti i dati su cui è basato il raffronto Polestar 2-Volvo KC40. Ha concluso così che la parità di emissioni fra i due modelli si raggiunge a 16 mila miglia, anzichè a 50 mila. Quindi in poco più di due anni e mezzo di utilizzo, secondo la media di percorrenza delle auto in Europa.
Una conclusione, questa, che coincide con il fact check pubblicato dal sito ambientalista Carbon Brief. L’aggiornamento al 2 luglio 2020 dimostra per esempio che una Nissan Leaf ripaga le emissioni della produzione di batterie dopo meno di due anni di guida. Ed emette tre volte meno CO2 nel suo intero ciclo di vita rispetto alla media delle nuove auto ICE.
Aston Martin con le spalle al muro
Perchè, si chiede Michael Liebreich, una prestigiosa casa automobilistica come Aston Martin ricorre a questi mezzucci? La spiegazione sarebbe nelle ultime travagliate vicende societarie seguite alla quotazione del 2018, e ai successivi tracolli boristici. L’azienda avrebbe cancellato il progetto della elettrica Rapide-E e nulla si è più saputo della esagerata Lagonda presentata come concept a Ginevra nel 2019. Intanto il governo di Boris Johnson ha anticipato al 2030 la messa al bando delle auto termiche nel Regno Unito. E il futuro di Aston Masrtin si fa sempore più buio.
Secondo me, l’articolista è alla ricerca della gloria giornalistica. È tutto storpiato ai fini dell’effetto.
Quale articolista? A quale effetto ti riferisci?
Devo ancora leggere l’articolo in inglese e sto facendo altro ma non mi sembra proprio che le cose stiano come le scrivete. Provo a dirlo con parole mie: Volvo – Polestar lancia il suo studio in cui avvisa che c’è il rischio di un electricgate e quindi, in nome della trasparenza, dice di voler dare i numeri veri. Sul perché la Polestar voglia suicidarsi non lo so, forse sarà il covid, però non c’è un precedente nella storia e neanche nella storia psichiatrica di un caso del genere.
Successivamente un parlamentare inglese dice che occorre avere un atteggiamento neutrale verso l’inquinamento, andando quindi a vedere la co2 prodotta complessivamente con le singole tecnologie e premiare, senza discriminazioni a priori, le più pulite. Il famoso report “DECARBONISING ROAD TRANSPORT – THERE IS NO SILVER BULLET”, disponibile qui: https://drive.google.com/file/d/1ahI9IxlZh1aD0_9cAOTR4VZFmhYWANj7/view prevede nell’ultima pagina, in enorme evidenza, i loghi di Aston Martin, Honda e compagnia bella oltre a Clarendon Communications. Tra l’altro lo dice anche l’autore dello “scoop”: “One thing immediately struck me: the report (which you can find here) appears to have been sponsored by a list of transport industry players not known for their leading positions in EVs: Aston Martin, Bosch, Honda, McLaren, Optare and the Renewable Transport Fuel Association.”
Ma attenzione: che il report si basi sui dati di Volvo – Polestar – Geely, una delle aziende che più di tutti sta investendo nell’elettrico e ha abbondonato la strada delle ICE, non deve sorprendere affatto, perché proprio per questo il report non può essere di parte. Se l’avesse fatto Ferrari potrebbe essere truccato, ma se l’allarme è lanciato da un costruttore di auto elettriche perché mai sarebbe truccato? E perché mai Rimac farebbe parte di questa congiura internazionale, sparandosi seconda al mondo (dopo Geely) nei gioielli di famiglia dichiarando esattamente la stessa cosa, anzi, andando anche oltre accusando l’elettrico di non essere co2 friendly come raccontato da certi media?
Quindi mi sfugge del tutto dov’è il complotto, la cospirazione, la trama. 2 società, contro i loro interessi, fanno outing e dicono le cose come stanno, autodanneggiandosi. Altre società, facendo i loro interessi, chiedono ad una società di comunicazioni (gestita da una donna imparentata con Aston Martin? Sarebbe questo lo scoop?!?) di preparare una relazione da portare in Parlamento, la relazione viene portata e un parlamentare la presenta in Parlamento. Embè?!? Ma c’è bisogno di gridare allo scandalo perché la società che ha stilato il report era pubblicamente sponsorizzata da Aston Martin, Honda e company tanto da mettere i loro loghi in bella evidenza?
Con calma leggerò meglio, ma se qualcuno mi sintetizza …
In estrema sintesi i produttori rispondono al ban dei motori endotermici nel 2030 da parte del governo UK dicendo che non è giusto contare 0 g/km CO2 per le elettriche facendo presente che in alcuni casi specifici un’auto elettrica può impiegare anche 78.000 km per arrivare al punto di pareggio CO2 con una endotermica (caso Volvo da te citato, calcoli fatti da Volvo, ma senza peer review, vedi punto 2 più avanti).
In pratica implicitamente stanno dicendo che i loro piani non sono quelli di passare alla trazione elettrica ma di elettrificare, e quindi di continuare a equipaggiare le loro auto con motori endotermici ancora a lungo. Questo è quello che puoi dedurre dal loro “studio”.
Poi occorre considerare ciò che nel loro “studio” manca, e cioè:
1) Che la CO2 è soltanto una parte del problema, tutti gli altri inquinanti sono omessi.
2) Che alcuni studiosi hanno contestato la metodologia utilizzata identificando diversi errori nel modo in cui sono stati fatti i calcoli.
Per tornare al tuo dubbio si può rispondere con tranquillità che non stanno cercando di suicidarsi, al contrario stanno cercando di sopravvivere al ban del 2030 che li obbliga a premere sull’acceleratore con le versioni puramente elettriche e non le elettrificate come sarebbero intenzionati a fare.
Detto questo, a parte la confusione (e FUD) che generano nell’opinione pubblica, il grande problema che vedo per questi signori è che le BEV nel 2030 saranno ormai diventate più economiche da acquistare delle endotermiche per cui non vedo proprio il problema, visto che solo i fanatici dell’inquinamento le vorranno ancora acquistare.
La co2 è responsabile dei cambiamenti climatici, il resto degli inquinanti sarà un problema per i centri storici e le metropoli, non per il resto del mondo o del pianeta (e comunque anche le elettriche producono pm e altri inquinanti dagli pneumatici e dai freni). La sfida oggi è soprattutto al climate change altrimenti il pianeta finisce, chiuso e si va tutti a casa (quell’altra casa, quella di Nostro Signore).
Non è vero che i dati sono truccati, anzi lo sono all’opposto. Il report di Volvo è truccato perché per dimostrare che comunque un vantaggio dell’elettrico c’è è stato usato come metro di confronto l’auto ICE più inquinante della gamma (oltre 150 g di co2/km), talmente inquinante che in molti paesi, come l’Italia, neanche è venduto. Se avessero voluto dimostrare che le ICE sono ancora vantaggiose e sensate, avrebbero usato un veicolo con un motore più recente ed ecologico. A maggior ragione questo ragionamento non vale per Rimac perché Rimac produce SOLO veicoli elettrici e addirittura ci guadagna (o potrebbe farlo) vendendo le sue quote di CO2 come crediti compensativi sul “mercato” delle emissioni (come fa Tesla con FCA).
Le BEV potranno anche essere più economiche delle auto tradizionali ma tempi di ricarica, colonnine e autonomia sono un problema. Il classico pendolare che vive nel classico appartamento senza garage e che parcheggia l’auto in strada non è detto si trovi a suo agio con l’auto elettrica da lasciare ogni notte alla colonnina pubblica di ricarica sperando non sia guasta o occupata da un altro veicolo elettrico.
Molti pensano che il “risparmio” dei costi di esercizio sia un motivo valido per passare all’elettrico: in bocca al lupo, fosse così adesso guideremmo tutti auto gpl o metano che invece nessuno sceglie – nonostante garantiscano risparmi tra il 50% e il 66% – perché non vogliono prendersi lo scomodo di ricaricare presso i distributori metano e gpl (molto più diffusi delle colonnine elettriche).
Elon Musk ha detto di recente che le BEV saranno davvero popolari tra 20 anni: secondo me ha ragione, ho tutto il tempo per godermi le mie ICE …
Ho letto tutto; ma nessuno degli attori ha tenuto conto di un pesante punto a sfavore dei motori endotermici. Se proviamo a fare i calcoli esce: Un motore di media cilindrata 2000 cmc per funzionare aspira 1000 cmc di aria ogni giro, per un regime medio di 2000 giri necessita di 2.000.000 di cmc di aria al minuto, quindi 2000 litri, che diviso 60 sono 33 litri di aria al secondo. Se esiste un albero che produce una tale quantità, fatemelo sapere,
Mmm e che centra??? Tu hai fatto una pappardella per dire cosa??? Gli alberi producono aria??? Mmmm forse ossigeno…quindi si evince dal tuo calcolo non 33 litri ma benissimo meno di 7 litri di ossigeno al secondo.
E nonostante ciò i principali produttori di ossigeno non sono gli alberi ma le alghe.
Ora capirai anche tu che il nostro problema non è la carenza di ossigeno nell aria, ma semmai l aumento di co2.
E per altro ,anche passassero tutto ad elettrico in Europa( perché gli altri se ne fregano alla grandissima) si passerebbe da un 15% di emissioni di co2 sull ammontare complessivo della produzione di co2 in Europa a quanto, 8-10%?! E quindi quel risparmio di 5-7% salverebbe il mondo??? Non credo proprio.
Quindi tutto è semplicemente un gigantesco introito economico, perché di salvare il mondo nn frega nulla alle case costruttrici, nulla all Europa e nemmeno ai clienti finali, perche se no tutti comprerebbe delle microcar elettriche sacrificando gli interessi individuali, e invece si compra tesla, vw e così via.
Allora, cancella dal mio commento la frase degli alberii. I motori tradizionali mangiano l’aria.
Alla maggioranza delle case costruttrici non è mai fregato nulla dell’elettrico, anzi moltissime le odiano abbastanza visceralmente, al punto di pagare studi per favorire l’ormai obsoleto endotermico. All’Europa, figura impersonale che racchiude tutti o nessuno, interessa di non finire negli scenari nefasti di implosione economica che deriveranno dal continuare ad utilizzare combustibili fossili, per la maggior parte importati dall’estero, e che richiedono un sempre più forte impegno politico e militare che non possiamo più permetterci.
Per quanto riguarda i clienti finali, a molti dei lettori di Vaielettrico frega parecchio, al punto da prendersi anche qualche insulto da quelli cui non frega nulla.
Aston Martin….un marchio di cui nessuno sentirà la mancanza.
Difficile dimenticare dopo averla vista dal vivo, l’Aston Martin DB4 GT Zagato giovanile capolavoro del grande Ercole Spada.
Specie quella del pastorello scozzese Jim Clark.
Ancora più difficile dimenticare le ultime due della stirpe di Gaydon progettate da Adrian Newey con i semitubi Venturi e il vasto diffusore, le imminenti Valkyrie e Valhalla.
Daimler Benz non vede l’ora di accaparrarsi Aston Martin, così Lawrence Stroll, Lord Bamford e Permian Investment Partners.
Sempre massimo rispetto per i tuoi gusti ma, se posso dire la mia, ho sempre trovato le Aston decisamente anonime. Non credo sia un caso se, nonostante la vetrina di 007 , non sia mai entrata nell’olimpo delle icone come altre marche di lusso. Spero chiudano. Vivremo anche senza la Rapid E e soprattutto senza i loro V8
Le contraddizioni dei conservatori occidentali più ottusi, continuare l’asservimento energetico verso i sauditi ed altre petromonarchie arabe lol.
Se non si è a favore delle ev a tutti costi è denigrazione….in pratica è insieme a quello del covid il nuovo regime …
Grande Giuseppe!
E’ che uno si stufa di dover sempre rispondere alle solite domande quando parcheggia:
– Ma lo sa che le batterie a fine vita devono bruciarle in Congo?
– Ma i pompieri sanno spegnere l’incendio quando esplodono le batterie?
– Ma non è che quando tutti hanno l’auto elettrica poi rete elettrica si sovraccarica?
– Ma è vero che tanto si inquina uguale, visto che l’elettricità devono produrla?
– Ma per estrarre il cobalto sfruttano i lavoro minorile nel Wasabi?
Se poi uno ci mette anche il covid, secondo me raggiunge la vetta assoluta.
Giuseppe, scusa, ma ti sei accorto di essere su un sito che parla di ev? No, perché qui ormai sembra che ci si debba giustificare come se fossimo andati a parlare di ev sul sito della Ferrari!
Tra l’altro gli autori in questo sito fanno il massimo sforzo per dare le notizie corrette e da fonti attendibili e non rilanciando studi prezzolati da chi ha soltanto interesse a creare confusione nella popolazione e rallentare le vendite di ev (e che gli inglesi chiamano FUD: Fear, Uncertainty, Doubt)
Grazie per il supporto, Leonardo
A me sembra che il regime sia: 97% di auto inquinanti, continui sforamenti ai limiti di PM10 e Nox nelle città, concentrazione di CO2 in atmosfera di 417 parti per milione (record ogni epoca) e 1,3 gradi d’aumento della temperatura media del pianeta. Sul fronte Covid: 20-30 mila nuovi contagi al giono e 55 mila morti da inizio pandemia.
Scusate le 2 domande da ignorante sprovveduto (che sicuramente sarà già stata posta in queste pagine):
– ma a smaltire un’auto con motore a combustione non si inquina nulla? Zero?
– gli studi che comparano le emissioni di CO2 tengono conto anche dell’estrazione/trasporto/raffinazione/ecc. del petrolio (nonché delle conseguenze geopolitiche della nostra dipendenza dallo stesso)?
Gli studi ne tengono conto, ma non è facile quantificare tutte le emissioni. Poi si utilizzano medie che non riescono a fotografare le specificità di ogni auto.
IMHO il bilancio CO2 a favore delle termiche a favore delle termiche si sta rapidamente assottigliando
i primi studi , avranno usato le prime model S
già quello della leaf 16k miglia 25.000 km per il pareggio (probabilmente una 40kwh)
Tesla al battery day , ha parlato di moltiplicare per 7 SETTE volte la produzione di batterie ,
con meno superfice industriale
si parla di evitare i forni per essiccare il materiale
per la fab di Berlino si parla di una notevole riduzione di acqua consumata
lo vedremo presto , se il prezzo scenderà ai famosi 25000 dollari entro 2-5 anni
significa , meno materiali nobili e meno energia per la produzione , maggiore efficienza della farm
quindi MENO CO2 per la produzione
se a questo aggiungiamo la seconda vita delle batterie
e il terzo con il riciclo ,
l’energia necessaria crollerà ulteriormente e con essa la CO2 prodotta
ragionamento impossibile da fare con le termiche
Caro Direttore e cara redazione di Vaielettrico, a mio avviso (e salvo errori) lo studio di Volvo non considera tutta la CO2 e tutto il veleno della filiera del petrolio, dall’estrazione, trasporto, raffinazione, ritrasporto, scarti velenosi il cui smaltimento comporta altra CO2 ed altri veleni.
Ma perché invece di sprecare tempo ed energie dietro all’idrogeno non commissionate un bello studio anche voi tenendo conto di tutto quanto sopra ho riportato?
Se legge l’articolo linkato “Astorgate” nel nostro pezzo, trova in dettaglio le contestazioni mosse allo studio di Volvo https://www.linkedin.com/pulse/astongate-fake-emission-figures-embattled-carmaker-sock-liebreich“>