L’Europa si sta surriscaldando più velocemente degli altri continenti. Dalla metà anni ’90 le temperature medie sono a più del doppio della media globale. La conseguenza più grave riguarda gli incendi che stanno brucinaso sempre più aree boschive. Secondo gli ultimi dati, dal primo gennaio sono bruciati più di 400mila ettari in Spagna (0,8% della superficie) e più di 260mila ettari in Portogallo (il 3 %).
Il 2025 si sta rivelando un anno drammatico per l’Europa. Secondo i dati diffusi da fonti istituzionali europee e ripresi da Euronews, in soli otto mesi le fiamme hanno divorato oltre un milione di ettari di terreno, più della superficie della Corsica.
A differenza degli anni passati, ciò che colpisce è la simultaneità degli incendi, la velocità con cui si propagano e la vastità delle aree colpite. Più di 1.800 roghi hanno già emesso nell’atmosfera oltre 38 milioni di tonnellate di CO₂, aggravando ulteriormente la crisi climatica che ne è, al tempo stesso, concausa.
In Italia e Romania i paesi con più incendi in Europa. In portogalli i danni più gravi
L’Italia e la Romania guidano la lista dei Paesi con il maggior numero di incendi registrati, oltre 450 ciascuno. Tuttavia, i danni più gravi non sempre coincidono con la frequenza dei roghi. Cipro, ad esempio, ha contato appena tre incendi, ma di dimensioni tali da distruggere il 2,3% della superficie nazionale.
La Penisola iberica è stata tra le aree più martoriate: in Spagna sono andati in fumo oltre 400mila ettari, lo 0,8% del territorio, mentre in Portogallo le fiamme hanno cancellato il 3% della superficie del Paese. In proporzione, proprio Lisbona ha subito l’impatto più pesante: quasi 2.600 chilometri quadrati devastati, più di quanto l’intera Unione europea aveva perso nello stesso periodo del 2024.
Clima estremo, il combustibile perfetto
Dietro a questa escalation c’è un fattore comune: il cambiamento climatico. Gli scienziati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service sottolineano come le anomalie di temperatura e siccità abbiano creato le condizioni ideali perché anche una scintilla possa trasformarsi in un inferno. Venti caldi e secchi amplificano la propagazione delle fiamme, rendendo impossibile qualsiasi intervento umano in molte aree.
Secondo l’European Forest Institute, il meteo rappresenta il “prerequisito” che innesca una catena di fattori – topografia, vegetazione, biomassa – capaci di generare quella che gli esperti chiamano “tempesta di fuoco”.
Come ha ricordato il settimanale britannico The Economist, le statistiche confermano che l’Europa si sta scaldando più rapidamente del resto del mondo: dal 1990 le temperature medie sono aumentate di 0,53 °C a decennio, più del doppio rispetto alla media globale. Quest’anno le ondate di calore hanno investito prima il Nord e poi il Sud del continente, alimentando incendi che hanno minacciato grandi città come Madrid, Porto e Patrasso.
Le autorità nazionali hanno invocato per 17 volte il meccanismo di protezione civile dell’Unione europea, che coordina gli aiuti in caso di disastri. Eppure, nonostante l’urgenza della crisi, gli investimenti pubblici nella prevenzione risultano in calo. In Spagna, tra il 2009 e il 2022, i fondi destinati a contrastare gli incendi si sono più che dimezzati, lasciando intere aree vulnerabili e mal attrezzate.
In Europa, un incendio su due provocato intenzionalmente
Il riscaldamento globale rende i boschi più fragili, ma non appicca da solo le fiamme. Uno studio del 2016 ha rivelato che solo il 4% degli incendi europei di causa nota è stato provocato da fenomeni naturali, come i fulmini. Ben il 39% è legato a incidenti e negligenze, mentre la quota più consistente – il 57% – è frutto di azioni intenzionali.
In Italia, già nei primi anni Duemila, il Corpo forestale aveva rilevato come la maggior parte degli incendi dolosi fosse collegata a pratiche economiche: dallo sgombero di terreni per il pascolo alla successiva riclassificazione delle aree bruciate per uso edilizio. Solo una minima parte era attribuibile a veri e propri piromani.
La lezione del 2025 è chiara: senza una strategia coordinata, l’Europa rischia di assistere a estati sempre più devastanti. Inasprire le pene per chi appicca roghi, impedire che i terreni bruciati vengano riconvertiti e rafforzare le forze specializzate nella prevenzione sono passaggi fondamentali. Secondo The Economist, fermare gli incendi richiede una volontà politica forte, investimenti strutturali e un approccio europeo condiviso. Senza, il 2025 rischia di non restare un caso isolato, ma l’anticipazione di una nuova, inquietante normalità.
Caltanissetta, 1/9/’25—-Complimenti, ho letto, per quanto mi sia stato possibile, i vs. articoli. Tutti molto interessanti. N.B. essendo disabile “solo” da 16 anni, faccio molta fatica a stare al PC a lungo per varii dolori che dopo poco ho. Stando al PC, tuttavia, non mi accorgo del tempo trascorso ma i dolori “battono”. Grazie.
Grazie a Lei per i complimenti, un caro saluto dalla Redazione.