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BYD vuole fornitori italiani: summit a Torino

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Un'immagine dell'affolatissimo meeting organizzato a Torino da BYD con i potenziali fornitori.

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BYD vuole fornitori italiani per le fabbriche europee e ha organizzato per oggi, 20 febbraio, un incontro al Museo dell’Auto di Torino: centinaia i partecipanti.

BYD vuole fornitori italiani
Alfredo Altavilla, ex FCA, special advisor di BYD, di fatto il n.1 in Europa.

BYD vuole fornitori italiani: summit con la regia di Altavilla

Chi l’avrebbe mai detto? Un marchio cinese che invita il made in Italy della componentistica in un luogo a due passi dal cuore di quello che fu l’impero Fiat. E ad orchestrare il tutto c’è Alfredo Altavilla: lo special advisor di BYD è il manager che fu più vicino a Sergio Marchionne nei lunghi anni in cui quest’ultimo prima la salvò la Fiat. E poi condusse in porto la fusione con Chrysler.

Tanto più che l’evento, BYD Supplier Meeting, è stato organizzato con il supporto di ANFIA, l’Associazione che per lunghi anni è stata quasi una costola di Fiat, per poi affrancarsi e vivere ora una stagione diversa.

Il riscontro è stato oltre ogni previsione, anche perché il settore ha fame di commesse, in un momento in cui i grandi marchi dell’auto, a cominciare dal made in Germany, non vivono certo momenti entusiasmanti. Da quel che sa, la BYD potrebbe addirittura decidere di organizzare un secondo incontro, per dar modo a tutti di partecipare (si parla di 250 aziende rappresentate con 350 persone in sala).

Il presidente dell’Anfia  Roberto Vavassori (a destra) in un’immagine d’archivio con il ministro Adolfo Urso (credit foto: Mimit).

Produzione di auto a picco in Italia: va salvata almeno la componentistica

Un Paese che non riesce ad attrarre investimenti diretti in termini di fabbriche di auto, deve porsi quantomeno l’obbiettivo di salvare la sua componentistica. E il Piemonte in questa che si annuncia una vera battaglia è ovviamente in prima fila, con aziende nate nell’indotto Fiat e diventate poi fornitrici di tutto l’automotive europeo.

BYD si propone nel medio termine di vendere in Europa solo vetture prodotte nel continente. A partire dal nuovo stabilimento che è in fase di costruzione in Ungheria, che entrerà in funzione nell’ultimo trimestre di quest’anno. Dopo la sessione plenaria, la giornata entra nel vivo con la parte che più interessa alle aziende: una serie di incontri singoli B2B, che proseguiranno nei prossimi giorni.

Con spettatore interessato il Ministero delle Imprese e del made in Italy, che purtroppo non ha cavato granché dai tanti tavoli automotive organizzati negli ultimi due anni. La produzione di auto in Italia è scesa del 42,8% nel 2024, precipetando a 310mila unità prodotte.

  • L’ultima arrivata di BYD, la Atto 2, nel VIDEO-TEST realizzato da Luca Palestini

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5 COMMENTI

    • speriamo che il piano di Altavilla funzioni… potrebbe aprire la strada a forniture per stabilimenti BYD ungheresi… magari pure quelli in costruzione in Turchia… e magari ingolosire pure altre case a puntare alle produzioni e professionalità italiane….

    • Uno stato illuminato invece le aziende le “aiuta”. Ma nel modo serio. Non quello fatto con i carrozzoni italiani che conosciamo.
      Uno stato illuminato può agevolare la tassazione e offrire corsie preferenziali per lo sviluppo e l’innovazione. Può aiutare a mediare con gli altri stati per permettere di essere competitivi.
      Ma lo stato illuminato deve poi monitorare l’aiuto fornito all’azienda. Se agevolo la tassazione mi aspetto stipendi migliori e maggiori investimenti. L’indotto di tutto ciò crea benessere.

      Lasciare le aziende a se stesse è quello che uno stato come il nostro fa.
      Se apri un’azienda vieni subissato di tasse note e di tasse occulte. Vieni considerato prima un evasore che un contribuente. Lo stato esige il pagamento anticipato di tasse su inctroiti virtuali che non hai ancora fatto e al contempo non ti aiuta in alcun modo se i tuoi clienti sono isolventi.
      Chi fa impresa i italia viene strozzato.
      Per questo ammiro molto chi riesce a fare qualcosa di buono senza “conoscenze o scappatoie”.

      • concordo, in Italia servirebbe un piano Marshall per agevolare soprattutto le aziende che vogliono fare innovazione.

        • Troppi furbacchioni in giro in Italia. Sarebbero di più quelli che i soldi se li fregano piuttosto che quelli che li utilizzino per cose serie. I controlli della burocrazia per poter eliminare i furbacchioni e finanziare le aziende sane sarebbero troppi, e vanificherebbero l’effetto delle sovvenzioni.

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