BYD vuole fornitori italiani per le fabbriche europee e ha organizzato per oggi, 20 febbraio, un incontro al Museo dell’Auto di Torino: centinaia i partecipanti.

BYD vuole fornitori italiani: summit con la regia di Altavilla
Chi l’avrebbe mai detto? Un marchio cinese che invita il made in Italy della componentistica in un luogo a due passi dal cuore di quello che fu l’impero Fiat. E ad orchestrare il tutto c’è Alfredo Altavilla: lo special advisor di BYD è il manager che fu più vicino a Sergio Marchionne nei lunghi anni in cui quest’ultimo prima la salvò la Fiat. E poi condusse in porto la fusione con Chrysler.
Tanto più che l’evento, BYD Supplier Meeting, è stato organizzato con il supporto di ANFIA, l’Associazione che per lunghi anni è stata quasi una costola di Fiat, per poi affrancarsi e vivere ora una stagione diversa.
Il riscontro è stato oltre ogni previsione, anche perché il settore ha fame di commesse, in un momento in cui i grandi marchi dell’auto, a cominciare dal made in Germany, non vivono certo momenti entusiasmanti. Da quel che sa, la BYD potrebbe addirittura decidere di organizzare un secondo incontro, per dar modo a tutti di partecipare (si parla di 250 aziende rappresentate con 350 persone in sala).

Produzione di auto a picco in Italia: va salvata almeno la componentistica
Un Paese che non riesce ad attrarre investimenti diretti in termini di fabbriche di auto, deve porsi quantomeno l’obbiettivo di salvare la sua componentistica. E il Piemonte in questa che si annuncia una vera battaglia è ovviamente in prima fila, con aziende nate nell’indotto Fiat e diventate poi fornitrici di tutto l’automotive europeo.
BYD si propone nel medio termine di vendere in Europa solo vetture prodotte nel continente. A partire dal nuovo stabilimento che è in fase di costruzione in Ungheria, che entrerà in funzione nell’ultimo trimestre di quest’anno. Dopo la sessione plenaria, la giornata entra nel vivo con la parte che più interessa alle aziende: una serie di incontri singoli B2B, che proseguiranno nei prossimi giorni.
Con spettatore interessato il Ministero delle Imprese e del made in Italy, che purtroppo non ha cavato granché dai tanti tavoli automotive organizzati negli ultimi due anni. La produzione di auto in Italia è scesa del 42,8% nel 2024, precipetando a 310mila unità prodotte.
- L’ultima arrivata di BYD, la Atto 2, nel VIDEO-TEST realizzato da Luca Palestini
Le aziende non vanno salvate, si devono salvare da sé, pena lente agonie a carico delle tasche di tutti, ex Alitalia docet.
speriamo che il piano di Altavilla funzioni… potrebbe aprire la strada a forniture per stabilimenti BYD ungheresi… magari pure quelli in costruzione in Turchia… e magari ingolosire pure altre case a puntare alle produzioni e professionalità italiane….
Uno stato illuminato invece le aziende le “aiuta”. Ma nel modo serio. Non quello fatto con i carrozzoni italiani che conosciamo.
Uno stato illuminato può agevolare la tassazione e offrire corsie preferenziali per lo sviluppo e l’innovazione. Può aiutare a mediare con gli altri stati per permettere di essere competitivi.
Ma lo stato illuminato deve poi monitorare l’aiuto fornito all’azienda. Se agevolo la tassazione mi aspetto stipendi migliori e maggiori investimenti. L’indotto di tutto ciò crea benessere.
Lasciare le aziende a se stesse è quello che uno stato come il nostro fa.
Se apri un’azienda vieni subissato di tasse note e di tasse occulte. Vieni considerato prima un evasore che un contribuente. Lo stato esige il pagamento anticipato di tasse su inctroiti virtuali che non hai ancora fatto e al contempo non ti aiuta in alcun modo se i tuoi clienti sono isolventi.
Chi fa impresa i italia viene strozzato.
Per questo ammiro molto chi riesce a fare qualcosa di buono senza “conoscenze o scappatoie”.
concordo, in Italia servirebbe un piano Marshall per agevolare soprattutto le aziende che vogliono fare innovazione.
Troppi furbacchioni in giro in Italia. Sarebbero di più quelli che i soldi se li fregano piuttosto che quelli che li utilizzino per cose serie. I controlli della burocrazia per poter eliminare i furbacchioni e finanziare le aziende sane sarebbero troppi, e vanificherebbero l’effetto delle sovvenzioni.