BYD, che scossa: Buffet esce dal capitale ma dopo una plusvalenza record

Berkshire Hathaway, la holding di Warren Buffett, ha deciso di chiudere la propria partecipazione in BYD dopo oltre 15 anni. Immediata la reazione dei mercati finanziari: il titolo, alla Borsa di Hong Kong, ha reagito con un calo iniziale del 3,6%, salvo poi limitare le perdite nel corso della giornata.

Un nuovo segnale per una possibile bolla sul mercato dell’auto cinese pronta a scoppiare? La domanda è d’obbligo, visto l’interesse del mondo della finanza e non solo in tutto quello che si muove attorno a Buffet. Altrimenti detto l’oracolo di Omaha, la città del Nebraska di cui è originario l’imprenditore ha trasformato una piccola società tessile in un colosso degli investimenti da oltre mille miliardi di dollari chiamato Berkshire Hathaway.

Buffett e il suo socio storico Charlie Munger avevano creduto nel potenziale di BYD fin dal 2008, quando l’azienda era ancora un produttore quasi sconosciuto di batterie per telefoni cellulari. Dal primo acquisto, il valore del titolo è cresciuto di oltre il 4.500% fino al 2023. Come dire: in investimento di tutto rispetto.

Tuttavia, dal 2022 Berkshire ha progressivamente ridotto la quota fino ad azzerarla, complice il calo del 30% rispetto ai massimi storici e la crescente competizione in Cina sul mercato delle auto elettriche, alimentata da una guerra dei prezzi che mette alla prova la redditività dei produttori.

Dal primo acquisto di Buffet, il valore del titolo BYD è cresciuto di oltre il 4.500% fino al 2023,

Ma si tratta solo di un disinvestendo per monetizzare la colossale plusvalenza oppure c’è qualcosa che non tona nelle politiche industriali della prima azienda dell’automotive di Pechino? A proma vista, la parabola di BYD resta straordinaria. In due decenni l’azienda di Shenzhen è passata dall’essere un attore minore a diventare il più grande produttore cinese di veicoli elettrici e ibridi, capace di competere con Tesla. E pronta a invadere il mercato europeo a colpi di sconti, come dimostra la campagna che fino a fine settembre offre agli automobilisti italiani fino a 10mila euro per la rottamazione dei veicoli fino a euro 5.

Secondo i dati ACEA, nel luglio 2025 BYD ha raggiunto l’1,1% delle immatricolazioni di nuovi veicoli nell’UE, quasi triplicando la quota rispetto allo 0,4% dell’anno precedente. Le vendite nel primo semestre 2025 sono cresciute del 251,3% rispetto al 2024, in un mercato complessivamente in calo. Un risultato che conferma la crescente accettazione dei veicoli cinesi in Europa, nonostante i timori di alcuni governi e l’aumento dei dazi all’importazione.

Chi vende di più? Che polemica tra BYD e Stellantis

Maria Grazia Davino, vicepresidente senior e managing director di BYD Europe, ha sottolineato in un’intervista come il marchio cinese si stia radicando nel Vecchio Continente. Secondo Davino, i clienti mostrano un alto tasso di conversione tra test drive e acquisto, segnale che – a suo dire – dovrebbe confermare la qualità percepita dei modelli soddisfa e spesso supera le attese. Questo si traduce anche in un impatto positivo sul lavoro locale, con una crescente domanda di venditori qualificati e un impegno nella formazione.

Ibrido o elettrico puro? Il futuro secondo BYD

Nonostante l’espansione dei veicoli 100% elettrici, oggi le auto ibride restano dominanti in Europa, rappresentando il 34,8% delle nuove immatricolazioni nel primo semestre 2025. secondo Davino la spiegazione del successo delle ibride è la “comoda alternativa”. Perché offrono un’autonomia elettrica di circa 100 km unita alla possibilità di percorrere lunghe distanze senza ansia da ricarica. E ha citato, portandola a esempio, la nuova Seal 6 DM-i Touring, capace di un’autonomia complessiva di oltre 1.300 km, come dimostrato da un viaggio Varsavia-Monaco senza necessità di fermate intermedie.

Secondo la manager, saranno i consumatori a decidere il ritmo della transizione: la tecnologia sta migliorando rapidamente, ma al momento la combinazione tra elettrico e ibrido rappresenta il compromesso più apprezzato. Da qui, il fatto che nonostante l’uscita di Buffet dal capitale, non ci sia grande preoccupazione per le ricadute in Borsa.

In realtà, conterà molto di più capire nei prossimi mesi come si muoverà il mercato della auto in Cina, dove la concorrenza si è fatta sempre più agguerrita. E i risultati della “campagna europea” alla conquista di quote di mercato a scapito dei marchi locali.

Visualizza commenti (8)
  1. roberto guidetti

    Segnalo che la cessione della partecipazione avviene in un momento in cui l’azione BYD è scesa del 30% rispetto al massimo registrato quattro mesi fa, soprattutto a causa della guerra dei prezzi in Cina, con una sfrenata concorrenza dei marchi locali che erode i margini di profitto.

  2. della (ottima) BYD sto però ancora aspettando che almeno pubblichino le specifiche della loro prossima e tanto annunciata (da più di un anno) nuova generazione di celle batteria blade.. sul web delle nuove celle ci sono solo comunicati confusi che non distinguono tra densità celle e densità pacchi completi.. forse a inizio 2026

    fa sembrare (ma probabilmente non è verò, con l’esercito di ingegneri e brevetti che sfornano) che sulla innovazione pura abbiano rallentato i tempi, concentrati sulle ibride e sul consolidare la crescita degli enormi stabilimenti produttivi in Cina ( visti in TV in una scorsa puntata di presa diretta) e dei tanti nuovi stabilimenti in paesi esteri.. insomma sarebbero in una fase di “crescita commerciale e raccolta dei risultati”, dopo anni di corsa allo sviluppo tecnico

    le loro LFP che prima regnavano tra le BEV come specifiche (pacchi batteria completi ad alto impacchettamento, che ottengono densità complessiva sino a 150 Wh-kg, densità abbastanza vicina ai pacchi batteria con celle NCM) sono ancora ai vertioci ma in prospettiva futura rischiano di restare un poco indietro se non aggiorneranno

    gli altri brand di batterie, cinesi e non, gli hanno copiato le caratteristiche migliori, prima il “cell to pack”, e ora anche che le celle prismatiche abbiano superfice piatta e libera sia sopra che sotto, doppia possibilità di contatto strutturale o di raffreddamento, e sfornano miglioramenti di densità e specifiche continui

    poi nel giro di qualche anno ci saranno sul mercato anche nuove chimiche e a stato semisolido e solido, oltre che le sodio per la fascia entry-level, tra 5 (?) anni potrebbero iniziare cambiamenti di mercato tra chi sarà o meno ai vertici nel campo delle “nuove” batterie

    nel frattempo BYD comunque sfrutta e spreme bene le sue LFP attuali anche nel settore degli accumuli di energia, non solo domestici, ma anche i Bess industriali, leggevo ha appena presentato un aggiornamento dei suoi Bess con celle blade giganti di dimensioni record e molto ben “impacchettate”, con cui riesce a mettere 10 MWh in un semicontainer da 6 metri, il doppio dello standard attuale, e qualcosa di più dei modelli annunciati dai competitor (6-7-8 MWh)

    1. Da quello che si legge nei giornali specializzati, BYD è al di sotto degli obiettivi prefissati, e questo malgrado la evidente politica di dumping con il probabile supporto dello stato cinese (politiche non solo di BYD chiaramente).
      Inoltre è curioso che BYD non ha neanche la metà della redditività di Tesla…
      Ritengo che effettivamente una strategia per loro possa essere di focalizzarsi sul consolidamento del mercato e sul contenimento dei costi.
      E quindi anche rallentare l’introduzione commerciale di nuove tecnologie.

      1. non è affatto strano che BYD abbia rendimenti inferiori a Tesla dato che si sta sviluppando in contesti di forte competizione e spinta più a produrre grandi volumi piuttosto che vendere con profitto; in Cina stanno emergendo enormi accumuli di auto invendute ; molto più che da noi stanno ricorrendo a “trucchetti” per far risultare auto vendute (tra km0, finti usati etc Si stanno anche sviluppando molti intermediari che acquistano grandi stock di invenduto tentando di rivenderle con piccoli margini…o esportarle su mercati esteri.
        Il rovescio dell’introduzione continua di nuove tecnologie è che fa crollare il valore degli usati in mano ai clienti, che quindi si trovano in difficoltà se vogliono cambiar modello dopo anche solo pochi anni; tra l’altro ancora non si è sviluppata una estesa rete di riparazione veicoli elettrificati che non renda “usa & getta” una vettura molto tecnologica solo per qualche componente guasto/poco efficace, tipo qualche cella in un pacco batterie…

        In futuro sarà sempre più indispensabile evidenziarsi come marchio capace di assistere nel tempo il cliente (senza però “spennarlo” in officina) perché i pezzi vendibili saranno sempre meno e le vetture elettriche ben si prestano a lunghi periodi di funzionamento (anche se via via obsolete per dotazioni etc) con piccole manutenzioni che ne allungano la vita utile.

  3. la “fase Start Up” dell’auto elettrica è finita, già da un po’ direi… ed un investitore lungimirante come W. Buffet è già in cerca del “nuovo unicorno” 🦄 in cui investire (non teme il rischio… e gli piacciono rendimenti elevati nella fase di crescita).
    Come tutte le industrie “mature” anche quella dell auto elettrificata (BEV o Ibridazioni varie… NEV per usare un termine amato dai cinesi) oramai si avvia verso una crescita lenta, magari con qualche “sprazzo” di innovazione ma che verrà gestito nel tempo, non più buttato subito “in pista” per togliere mercato ai rivali: certo dovranno diminuire tantissimo sia i marchi (non solo in Cina, coi loro 130 ! ) ma anche e soprattutto adeguare la capacità produttiva alla reale possibilità di vendita – con profitto – in tutti i paesi disponibili agli scambi commerciali (merce rara di questi tempi ! )

    Speriamo si rendano conto che chiudere stabilimenti e concessionarie comporta un drastico calo degli acquirenti di vetture (anche chi resta al lavoro magari sente l’ansia di rischiare di perderlo.. e magari rinuncia anche a spese affrontabili senza affanno). Dazi e guerre commerciali riducono tantissimo il giro d’affari in qualsiasi settore… speriamo se ne rendano conto presto soprattutto nei governi che “guidano il gioco ” in questi brutti anni..

    1. Mi vedo d’accordo con questa analisi.
      Sono curioso di vedere l’evoluzione del mercato BEV / NEV nei prossimi 6-12 mesi ed il consolidamento delle aziende costruttrici.
      E vediamo quali saranno le azioni del governo cinese per proteggere le aziende da questa fase di relativa flessione.

      1. francamente credo che nei prossimi mesi più che un “consolidamento” vedremo un ulteriore sgretolarsi di quote di mercato, con i tanti (troppi) costruttori in feroce concorrenza.

        Sicuramente il governo centrale di Pechino supporterà le proprie aziende con tutti i mezzi (leciti ed illeciti) perché ha tanti motivi (consenso interno, mantenimento del PIL + sviluppo dell’influenza sui mercati – India/Asia/Africa e Sud America, oltre alla preziosa penetrazione nei mercati occidentali a maggior reddito nonché studio su abitudini di consumo e raccolta dati statistici… complementari all’elettronica di consumo -PC/SMART-PHONE/WATCH) che creerà ulteriore vantaggio competitivo in futuro (oltre a questioni più strategiche di carattere militare ed “intelligence” ).
        Noi divisissimi Europei abbiamo interessi contrastanti (anche etero diretti) quindi agendo in ordine sparso avremo ben poca efficacia temo. La contemporanea disgiunzione -a volte contrapposizione- dagli interessi USA sarà una ulteriore tragedia nello sviluppo sano e stabile delle economie.

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