Cambia il meccanismo per la formazione dei prezzi dell’energia elettrica. Dal primo gennaio, non si basa più sul Pun, il prezzo unico nazionale. Al suo posto ci sono i prezzi “zonali”. A tendere dovrebbe portare a una diminuzione delle bollette per consumatori e imprese, oltra a favorire lo sviluppo delle rinnovabili.
Prezzi dell’energia, si cambia. Un nuovo capitolo nella processo di liberalizzazione dell’energia in vigore da una decina di giorni. Il primo gennaio, è entrato in vigore il meccanismo dei prezzi zonali che dovrebbe mandare in pensione, dopo un primo periodo di rodaggio, il Prezzo unico nazionale. Lo prevede uno degli articoli del recente Decreto Energia, che dovrebbe portare a una nuova rivoluzione per le bollette degli italiani.
Perché il Prezzo unico nazionale è andato in pensione
Perché il Prezzo unico nazionale è andato in pensione e cosa non ha funzionato? Il Pun ha svolto la sua funzione nei primi 17 anni di liberalizzazione del settore elettrico. In particolare, ha consentito per la prima volta di mettere in concorrenza gli operatori. Ma ha evidenziato anche una serie di incongruenze e zone d’ombra. Non ha favorito, ad esempio, il calo dei prezzi attraverso offerte competitive.
Il Pun è stato prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia scambiata da produttori e fornitori sulla Borsa elettrica. A formare il prezzo la media delle diverse macro-regioni in cui era stata divisa l’Italia. Ma a partire dal 2007 sono emerse alcune criticità. Per esempio non rispecchia efficacemente nelle bollette le differenze territoriali: a sud è installato il gruppo degli impianti rinnovabili, eolici e fotovoltaici. Ma questo non toglie che la produzione di energia si concentrata soprattutto nel Centro-Nord. Il Pun, applicando lo stesso prezzo a tutta la penisola, non tiene conto di questa disomogeneità, penalizzando le zone con un minor potenziale energetico.
Secondo punto debole. Secondo gli esperti, non incentiva lo sviluppo delle rinnovabili: il Prezzo unico nazionale non ha favorito le macroaree che ospitano la maggior parte delle energie verdi, frenando la transizione e impedendo all’Italia di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dalla Ue. E a proposito di Bruxelles, passando ai prezzi zonali l’Italia si adegua a quanto sta avvenendo nella Ue, dove tutti i Paesi stanno progressivamente passando al nuovo sistema “regionale”.
Arriva il prezzo “zonale”: avrà bollette più basse chi abita nelle zone di Italia dove si svilupperanno più rinnovabili
Ma come funziona il meccanismo del prezzo zonale? Non ci sarà più un unico prezzo nazionale basato sulla media delle diverse quotazioni, ma ci saranno sette prezzi diversi. Questo significa che i cittadini pagheranno tariffe diverse in base alla zona di residenza. Ne saranno beneficiati coloro che abitano in zone dove il sistema di produzione e di trasmissione dell’elettricità è più efficiente. E, con tutta probabilità, con una maggiore diffusione di impianti rinnovabili. Ma non subito – avvertono sempre gli esperti – ma soltanto con il tempo.
Anche perché, nel primo periodo è previsto un “meccanismo transitorio di perequazione”. Per evitare che ci sia troppa volatilità dei prezzi nella prima fase di assestamento il meccanismo compenserà “l’eventuale differenziale tra il prezzo zonale e un prezzo di riferimento calcolato dal Gme (Gestore dei mercati energetici), secondo il calcolo del Pun“.
Ma come si formerà il nuovo “prezzo zonale”?
La procedura non è proprio semplice. Ma non c’è nulla di semplice nelle procedure che hanno portato alla liberalizzazione del settore dell’energia.
Come detto, l’Italia viene divisa su base regionale, dove l’incrocio tra domanda e offerta sul mercato viene stabilito ogni 15 minuti (per evitare eccessive oscillazioni dei prezzi). Nelle singole zone, il prezzo finale si basa su alcuni fattori. Il primo è la domanda di energia elettrica nella zona: più alta è la domanda, maggiore sarà il prezzo. Il secondo fattore riguarda la produzione elettrica: più alta sarò nella zona, inferiore sarà il prezzo. Infine, un sistema efficiente: se una zona ha un’eccedenza di energia, il prezzo ha buone possibilità di essere inferiore rispetto a una zona i deficit.
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Quindi i pagamenti delle immissioni di cittadini privati e CER adesso verranno calcolati su questo nuovo parametro?
Esiste un sito dove vedere quanto è il valore in base alla propria posizione geografica?
Quando vedo questi titoli con si pagherà meno qui e si pagherà di più li … chissà perchè poi alla fine per 1000 motivi mi trovo sempre fra quelli che pagano di più …. fare una legge dove si dice “si pagherà di meno” punto …. è così difficile?
@antonio Gobbo
invece che continuare imperterrito a postare commenti pro auto a GPL (e relativo uso di idrocarburi importati via nave)
prova ad impegnarti a diffondere (tra chi può dei tuoi conoscenti) l’uso di tecnologie rinnovabili: chi ha casa propria un bel tetto fotovoltaico; oramai se ci copri i consumi di riscaldamento e rientri nelle spese in pochissimi anni… se addirittura hai pure una BEV -anche usata, anche la 2a auto in famiglia- addirittura va in vantaggio a breve termine
Se non puoi fare certe scelte tu… cerca di farle fare agli altri.. ce ne son tanti che possono .. ma sono dubbiosi e disinformati in materia…. Oramai è tanto che leggi e scrivi su Vaielettrico… dovresti sapere quali sono le persone che potrebbero fare certe scelte con vantaggi notevoli.
Se facciamo crescere la richiesta di F.E.R. ( per le case, le auto e LE AZIENDE) allora diminuiamo l’apporto delle costose fonti inquinanti.
Basta lamentarsi Antonio…. è cosi difficile ?
Un vecchio proverbio dice: chi fa da se, fa per tre.
E’ davvero così difficile capire che montando un fotovoltaico si può risparmiare? Eliminare il gas vuol dire togliere un ulteriore collare, eliminare l’auto a carburante vuol dire toglierne un altro ancora.
L’energia elettrica si produce in molti modi diversi, anche da soli mentre gas e carburanti li importiamo a carissimo prezzo in termini di euro e di inquinamento.
Come cittadino dell’ Emilia Romagna la vedo grigia. E non che è mi posso scegliere dove abitare così facilmente. Ma amen, incasseremo anche questa .
invece che “incassare” rincari, se è possibile, partecipare a qualche C.E.R. , o installare FV proprio, o comunque informarsi bene ed informare i propri conoscenti, in modo che cominci a formarsi una “coscienza civica” che poi riesca a farsi sentire dalle istituzioni locali e regionali….
ci vorrà tempo (e tanta gente con bollette “salate”, da confrontare con altre regioni) ma ci si arriverà.
meccanismo virtuoso ma un po indiretto e piccolo come quantità, molte persone potrebbero non percepirlo o non conoscerlo
in germania del sud, dove sono più tradizionalisti e difficili con le rinnovabili rispetto al loro nord, e in altri paesi, è stato proposto un meccanismo più diretto:
per le rinnovabili di grandi taglia che accedono ai contratti Cfd ( tariffa del kwh fissa ventennale, ad es. a 7 centesimi al kw-h, con giusto qualche clausola di riduzione negli orari di prezzo nulli) una quota di circa 0,3 centesimi a kw-h prodotto andrebbe girato al Comune che ospita l’impianto
0,3 centesimi sembrano pochi, invece facendo un conto sono cifre notevoli per i Comuni, che si aggiungerebbero alle altre compensazioni economiche già ora presenti ( affitto terreni e benefit accessori già concordati caso percaso)
se ci fosse la volontà di agiungere tale norma, penso ci sarebbe una buona accelerazione, tornerebbe la situazione di qualche anno fa (prima della campagna mediatica contraria) in cui erano frequentemente i Comuni a offrire collaborazione per avere impianti rinnovabili sul territorio e relativi benefit economici, con l’approvazione della popolazione
penso sarebbe un contributo più facile da visualizzare, facile da quantificare, e far conoscere, aggiuntivo al PUN zonale, per togliere l’argomento “e a me che me ne viene se non faccio opposizione nel mio Comune?” ora cavalcato insieme ad altri tormentoni
proprio perché facile, verificabile, efficace… sarà “affossato” dalle solite lobby…
è un pensiero sicuramente “qualunquista”… ma in genere in Italia va cosi..
Chissà se in Sardegna…
In sardegna festeggiano avendo una percentuale di rinnovabili su consumo ben più alta di regioni come l’Emilia Romagna dove per altro è stato bloccato un campo eolico causa inquinamento del paesaggio. Però si sa facile fare i verdi con le montagne degli altri
Finiamo la frase così evitiamo polemiche, ok?
…si accorgeranno che è bello pagare meno e che ‘ste rinnovabili non sono brutte e cattive.
Si sa, è facile fare i soldi (Snam Rete Gas) con le montagne dei Sardi.
(Il GALSI farà deviare 50 fiumi e 13 ponti, taglierà oltre 400 km di territorio per permettere di usare quella fonte fossile che stiamo faticosamente cercando di dismettere, con un progetto di cui si discute da ben più di 20 anni e che ERA bloccato da oltre 10…)
Ma cosa dice? La Sardegna ha la produzione elettrica più sporca d’Italia: il 70% da fonti fossili, in larga parte carbone, il più inquinante dei carburanti.
Se penalizzano in base alla CO2 emessa per la produzione saranno i messi peggio d’Italia, se incentivano le rinnovabili, allora la nostra Emilia è un terzo della Sardegna come rinnovabili, purtroppo. L’eolico da noi è marginale (il fatto che i venti stagnino è uno dei motivi di inquinamento Pianura Padana), i corsi d’acqua non sono sfruttabili più di tanto per urbanizzazione montana e conformazione orografica, rimane il fotovoltaico ma quello utility che fa i numeri è poco diffuso e non ne so le ragioni precise.
Spero usino entrambi i meccanismi, disincentivo e incentivo.
Apprezzo che lei sia decisamente più obbiettivo del sig. Degli Esposti che cerca di ribaltare la realtà. Ad oggi la Sardegna é decisamente più virtuosa di molte regioni italiane, compresa l’Emilia Romagna decantata tante volte dove viene bloccato un parco eolico sull’Appennino tosco Emiliano (non vedo articoli contro i cittadini che non capirebbero l’occasione persa) e dove del famoso progetto offshore di fronte Ravenna ancora non si sa nulla (a parte qualche articolo roboante su testate di secondo ordine). La Sardegna nonostante una quota importante di rinnovabili é ad oggi penalizzata per quanto riguarda la CO2 causa presenza della residuale quota di produzione elettrica da carbone (che tra l’altro serve tutto il paese)
Questa è la testata di quart’ordine: https://www.snam.it/it/media/news-e-comunicati-stampa/comunicati-stampa/2024/lavori-rigassificatore-ravenna-operativo-primo-trimestre-2025.html. Le “residuali” centrali a carbone sarde sono 2, Sassari-Porto Torres, e Portoscuso a Portovesme, contro 4 nel resto d’Italia. Le rinnovabili hanno prodotto solo il 33% dell’energia consumata in Sardegna contro il 43% della media italiana. Sostenere che l’Emilia Romagna fa peggio è una stupidaggine. Non ha vento, ha un irraggiamento solare che è quasi la metà, sfrutta già tutti i potenziali bacini idroelettrici.
Con una superficie agricola quasi identica l’agricoltura in Emilia-Romagna esporta 6,8 miliardi e genera un valore aggiunto di 3,5 miliardi. La Sardegna esporta per 161 milioni di euro con un valore aggiunto di 1,4 miliardi. Quindi?
Roba che dovrebbero pagarli PER CONSUMARE corrente
In Sardegna?! Pagheranno più di tutti…😁 e respirano i fumi benefici delle loro centrdd ad lì a petroleum come e carbone…
No Christian,
Attenzione… La mia frase intendeva proprio il contrario. La Sardegna ha un bel 33% di fonti rinnovabili (soprattutto eolico), per cui beneficerà di prezzi dell’energia inferiori. Appunto: la speranza è che si rendano conto che si stanno tirando la zappa sui piedi e che si appellano allo scempio del territorio negando un offshore eolico visibile soltanto a chi ha 13 decimi in condizioni di visibilità perfetta, per permettere invece di tagliare a metà la regione espropriando migliaia di terreni e deviando 50 corsi d’acqua e attraversandone oltre 500, più le strade, le ferrovie, perfettamente visibile a tutti, per importare dall’Algeria quel gas da cui dovremmo affrancarci…
Come abbattere il NYMBY a colpi di bollette!
Fino a qualche anno fa i prezzi energia non erano così distanti tra zone omogenee in Europa; adesso tra zone con forti investimenti F.E.R. e quelli meno dotati sì creano spread impressionanti, capaci di spostare in poco tempo intere filiere produttive verso le aree con costi più economici, a partire dall’ energia…che con le “perturbazioni” militari e politiche in corso negli ultimi anni hanno preso il sopravvento su altri fattori.
Spero che si cominci a ragionare razionalmente anche nelle varie regioni italiane per far sí che ognuna trovi in armonico processo di implementazione delle tante possibili soluzioni (tra produzione ed accumulo) con energie rinnovabili, nel rispetto del paesaggio e delle zone storiche e turistiche, ma Senza arrivare alle esagerazioni esasperanti degli ultimi anni . La mancanza o la disomogeneità dei piani regionali sta portando all’ assalto di ampie zone da parte di società (nazionali o estere) per produrre da eolico e FV nel nostro paese (tra i più favorevoli del sud Europa); va trovato un punto di equilibrio..
Io credo che a fine periodo del meccanismo anti- sperequazione (se lo termineranno.. ??) ci sarà sicuramente chi si lamenterà di trovarsi in zone meno ricche di F.E.R. con costi energia più alti e minori opportunità di lavoro.
Finalmente un sistema premiale per chi investe. Paradossalmente bisognerà dire grazie ai tanti che si sono messi un impianto FV sul tetto e alle amministrazioni che hanno autorizzato EO e FV in modo esteso.
Speriamo serva almeno a fare ricredere i furboni che boicottano le nuove installazioni di rinnovabili.
Secondo me bisogna modificarlo per favorire ulteriormente le rinnovabili, per esempio in una zona con alta produzione di rinnovabili rispetto al consumo far scendere di poco il prezzo
Dipende da quanto risparmierà una regione come la Puglia rispetto ad una Sardegna che usa carbone.
Con una differenza sotto il centesimo vuol dir niente, se arriveremo a differenze di 2-5 centesimi a kWh allora si comincia a far ragionare la gente.