Per le conclusioni della commissione di inchiesta sulle cause del più grande black out mai avvenuto in Spagna ci vorranno ancora settimane, se non mesi. Invece, il dibattito tra addetti ai lavori, tra politica e lobby energetiche, è partito subito. Con il tentativo di addossare la colpa sulle rinnovabili. Quando fin dalle prime dichiarazioni ufficiali del governo di Madrid è evidente come ci sia un tema di rete.
Il buon senso dice che quanto accaduto in Spagna, con ricadute anche su Portogallo e Francia del sud, è una occasione preziosa. Per fare esperienza e per intervenire sulle lacune delle infrastrutture energetiche. Non solo iberiche, ma anche europee. Del resto, degli obiettivi di Bruxelles non è solo azzerare le nuove emissioni entro il 2050, ma creare anche un unico sistema energetico a livello della Ue.
Come accaduto con il black out che colpì l’Italia nel 2003. Quando gli errori emersi in quell’occasione (la mancata reazione in tempi rapidi a un incidente sulla rete tra Italia e Svizzera) diedero il via a nuovi investimenti e nuovi protocolli. Del resto, come spiegano i tecnici, un black out – come avviene con il contatore in casa – è un sistema per assicurarsi contro danni più gravi.
Black out e rinnovabili: perché un incidente come in Spagna in Italia non sarebbe possibile
In altre parole, l’Italia ha imparato la lezione. Facendo di Terna uno degli operatori guida in tutta Europa. Questo spiega il senso di un intervento che porta la firma dell’associazione Gis-Gruppo impianti solari. “In Italia una situazione del genere non sarebbe possibile. Poiché gli impianti da fonte rinnovabile sono connessi alla rete secondo regole che impediscono criticità in caso di guasto. La Spagna ha un parco rinnovabili molto più datato di quello italiano e con regole di connessione che all’inizio non erano così restrittive come lo sono oggi“.
Non a caso, anche in Spagna sta emergendo come il nodo del problema sia la “resilienza” e la capacità di reazione della rete. In Spagna, ma anche in Portogallo e in Francia. Invece, c’è chi ha subito approfittato per mettere in dubbio la transizione energetica basata sulle fonti rinnovabili perché intermittenti. Rilanciando il tema del nucleare per dare stabilità alla rete. Nonostante i vertici di Red Electrica, l’operatore che gestisce l’infrastruttura, e il premier Pedro Sanchez abbiano subito escluso responsabilità degli impianti fotovoltaici. Perché si sono staccati solo dopo i primi due cali di tensione sulla rete.
Un altro lettore ci segnala che il problema potrebbe anche essere avvenuto in Francia. Anche qui è tutto da verificare, ma come segnala il quotidiano le Figaro, uno dei reattori della centrale nucleare francese di Golfech, nel Tarn-et-Garonne, “si è spento automaticamente, in conformità con i dispositivi di sicurezza e protezione del reattore “. Lo ha comunicato EDF, la società che gestisce le centrali nucleari in Francia. “Non è improbabile che i due eventi siano collegati“, ha aggiunto. Come, è ancora da vedere.
Il think tank Ecco: “Nessuno dei black out più recenti è dipeso dalle rinnovabili, ma da una disfunzione o un incidente sulla rete”
Come segnalato nel precedente articolo da Vaielettrico.it, tutti i più gravi black out avvenuti a livello globale negli ultimi 35 anni hanno sempre avuto come causa principale una disfunzione o un incidente sulla rete. Per cui attaccare le rinnovabili appare come pretestuoso. Come spiega Chiara di Mambro, Direttrice Strategia Italia e Europa di ECCO, il think tank italiano per il clima. “Nessuno degli eventi recenti avvenuti nei mercati con un’elevata quota di energie rinnovabili è stato causato da una dipendenza eccessiva dalle rinnovabili”.
Nel suo intervento, la responsabile di Ecco specifica che la scorsa settimana, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha chiarito come i governi debbano prendere seriamente l’investimento nelle reti elettriche. “I responsabili politici devono soppesare i costi iniziali più elevati di un’infrastruttura più resiliente. Con i benefici derivanti dalla riduzione delle interruzioni dell’approvvigionamento energetico”.
Autoproduzione, servono incentivi per le batterie
Ma non si tratta solo di fare il “tagliando” alla rete, come appare ormai evidente in Spagna. Per supportare la produzione delle rinnovabili ci sono anche altri interventi possibili. Come suggerisce il nostro lettore Nello Roscini, basterebbe copiare dal Portogallo: il governo ha stanziato incentivi per l’acquisto di batterie legate all’autoproduzione rinnovabile. Intervento quanto mai necessario, visto che il Portogallo produce più energia della domanda. E i pannelli si sono diffusi in moltissimi edifici pubblici.
le rinnovabili sono in uso da almeno 30 anni in spagna , hanno cominciato con l’eolico e se fossero state un problema ci sarebbero stati continui black out !
e la caccia al lupo cattivo continua..
secondo VE, il problema non è il blackout avvenuto, ma chi osa pronunciare “rinnovabili” in correlazione all’accaduto. stando allo stesso articolo di Pagni, ci vorranno settimane (mesi più reale) per stabilire l’effettivo accadimento: perché negarne a priori un possibile coinvolgimento, se chi sta indagando non le esclude?
poi i voli pindarici del noto copia/incollatore nel precedente articolo.. per la quale il nucleare in francia xe imputato.
il quale, ieri ha occupato (da solo) una ventina di data center (e relativo consumo) in ricerche.. 🤦♂️
sembra di rileggere “multa a moto elettrica”
Mi spiace per voi , soprattutto se siete giovani
che non capite cosa c’è in ballo
siamo a un crocevia epocale
le rinnovabili non sono uno sfizio per fricchettoni degli anni 60a
siamo all’alba della rivoluzione elettrica
Le rinnovabili oramai sono una realtà che incide su economia e sviluppo dei paesi DA ANNI oramai ..
se fatte bene (stendiamo un velo pietoso sull’abbuffata tutta italica del 110% votata anche da Lega e FI , per non dimenticare )
rapporto debito pil Portogallo dal 2024 inferiore al 95%
proiezione in calo
https://it.tradingeconomics.com/portugal/government-debt-to-gdp
Spagna inferiore al 102 % in calo
https://it.tradingeconomics.com/spain/government-debt-to-gdp
Italia superiore al 135 % in aumento
https://it.tradingeconomics.com/italy/government-debt-to-gdp
a lei non viene la domanda sul perché la penisola iberica attira investimenti stranieri pesanti
mentre da noi le fabbriche chiudono ?
il costo dell’energia non è importate secondo lei ?
si sicuramente avete ragione voi ..
le rinnovabili fanno schifo e serve il nuculare per rilanciare il paese a costi ragionevoli entro 10 anni
cit.Jonny Stecchino
“Ma dove possiamo fare e non facciamo, perché in buona sostanza, purtroppo posiamo fare e non facciamo… Dov’è? È nella terza e più grave di queste piaghe che diffama la L’Italia e in particolare Roma ,Torino,Milano ,Genova,Cagliari,Venezia,Firenze e Palermo agli occhi del mondo è …..
IL TRAFFICO !!!”
-_-
Come ho già scritto in altri commenti, non mi capacito di come il demand response su base sia industriale ma anche civile non abbia ancora preso piede in maniera massiva, e soprattutto con policy dedicate da parte di governi e EU.
E’ una soluzione che avrebbe costi infinitesimi rispetto all’installazione massiva di accumuli, che sarebbero comunque necessari ma in misura minore
Come attuarla? PREZZI DINAMICI OBBLIGATORI, per tutti. Dall’industria pesante al monolocale. Tuttte le utenze elettriche devono diventare “smart” e dotarsi di una logica di assorbimento basata sul prezzo istantaneo E su una modalità “emergenza” in cui il gestore della rete può lanciare segnali di riduzione assorbimento in tempo reale.
Piccolo esempio: 1 milione di condizionatori da 6 kW l’uno sono un carico variabile di 6 GW! Che potrei tranquillamente far andare su e giù di potenza in base ai prezzi istantanei, e spegnere del tutto se la rete lo richiede, così da evitare un blackout ben più grave.
Lo stesso con frigoriferi, pompe di calore, autoclavi, produzione di aria compressa e ovviamente caricatori di auto elettriche.
Con benefici per tutti:
– per il gestore di rete che si vedrebbe il suo lavoro di bilanciamento “già fatto” dal semplice meccanimo prezzo/domanda, con in più un “tasto rosso” per le emergenze
– per gli utenti sia industriali che civili che avrebbero un beneficio vero dai prezzi bassi delle rinnovabili nelle ore centrali della giornata
– per le rinnovabi stesse, una domanda variabile attenuerebbe il problema della “cannibalizzazione” dei prezzi
– per i produttori di elettrodomestici in quanto sarebbe un incentivo a cambiarli con modelli smart
Si potrebbe (e dovrebbe) addirittura esacerbare il meccanismo di variabilità abbassando o annullando le componenti fisse della bolletta e caricandole sui consumi, in percentuale sul prezzo istantaneo. Se alle 8 di sera la corrente costa 200 €/MWh (20 c€/kWh) la faccio pagare 30 c€/kWh, in quanto è questo il momento “dimensionante” di sovraccarico della rete che costringe tutto il sistema ad adeguamenti sia di rete che di accumuli, ed in cui i consumi vanno disincentivati
Al momento ci sta provando solo Octopus e qualche altro piccolo operatore nel Nord Europa, ripeto, mi chiedo perchè non faccia parte delle policy UE invece di inseguire chimere come l’idrogeno che poco o nulla potrà fare per la stabilità della rete
https://www.vaielettrico.it/sistema-elettrico-e-ricarica-dei-bev-una-sfida-e-unopportunita/
Forse perché giustamente CI SAREBBE LA RIVOLUZIONE GENERALE???
FATE UNA COSA DEL GENERE E LA GENTE VI VERRÀ A PRENDERE CON I FORCONI
Chi si rivede!, il nostro barista romano Stefano che nel 2021 scriveva: “Sinceramente baratto volentieri le libertà democratiche per un bel V8 aspirato”.
Esagerato, con i forconi poi …. Mica ha detto che viene sospeso il campionato di calcio!
Ma infatti non capisco se ha capito 😀
Quando in anni ormai lontani vennero introdotte la bioraria e la trioraria la gente capì le motivazioni e le sfruttò a proprio vantaggio, adeguando le abitudini.
In fondo siamo più che abituati ad un mondo in cui frutta e verdura “di stagione” oltre a essere più buone costano anche di meno perchè è il momento in cui ce n’è in abbondanza e chi produce “te le butta in faccia”.
Ciò non impedisce di comprarsi le albicocche a gennaio, basta pagarle il doppio o il triplo perchè chissà da dove arrivano.
Le stesse logiche devono arrivare sul mercato elettrico ed entrare nella testa di tutti, il prima possibile.
Invece siamo arrivati al punto che la corrente in F2 costa più che in F1, segno inequivocabile che sia il momento di rivedere un attimo le logiche di tariffazione
E tutta questa domotica e intelligenza artificiale sarà anche ora di sfruttarla nei suoi punti forti per assicurarci risparmio e maggiore efficienza senza perderci in alcun modo in comfort e semplicità di utilizzo!
qui un parere tecnico sui requisiti per le reti moderne e sul black-out in Spagna (rete con accumuli Idro, ma ancora pochi accumuli BESS e relativi inverter intelligenti)
https://www.pv-magazine.it/2025/04/30/il-blackout-iberico-non-e-colpa-del-solare-e-questo-e-certo/
si accenna ai recenti inverter con funzione di stabilizzazione della rete (invece che di semplice inseguimento del segnale come nelle apparecchiature più semplici) ormai abbinati negli impianti recenti di accumuli BESS e anche FTV
Come sto dicendo da anni, ovviamente sempre smentito, la soluzione è implementare il battery swap. Le centraline di ricarica delle batterie sarebbero dei buffer incredibili risolvendo il problema dell’intermittenza delle rinnovabili. Pensate a una centrale di scambio con 100 batterie da 60KWh, questa funzionerebbe come un buffer di 6MWh quasi una minicentrale a gas. Pensate a 66000 minicentrlai da 6 MWh ciascuna (tante sono le colonnine oggi) 396GWh di batterie distribuite uniformemente sul territorio tre volte la potenza installata oggi. Cetro tutto con una rete intelligente altrimenti tutto resta pura follia, con la rete di oggi basterebbero 3 o 4 giorni di pioggia per mettere un intera regione al buio. Col sistema descritto avremmo le previsioni del tempo che indicherebbero anche ci dicono quando avremo il buio e per quanti giorni.
Quindi qualcun altro che crede nel battery swap c’è 🙂
Avevo parlato dello stessa tema in un commento qui https://www.vaielettrico.it/battery-swap-2-la-riscossa-cosa-ce-dietro-lalleanza-fra-catl-e-nio/
Sarebbe molto interessante uno studio serio che posto un pari livello di penetrazione delle auto elettriche (es. 50%) e un pari livello di penetrazione delle rinnovabili nella produzione elettrica (es. 75%) confronti:
– quante colonnine sarebbero necessarie per servire il parco auto vs. quante stazioni di battery swap, e relativi costi
– il beneficio dato alla rete dai due scenari, dove nel primo si ipotizza di attuare il V2G, anche dando per scontato che tutti i possessori di EV accettino (che non è affatto detto)
– quanti BESS andrebbero installati nei due scenari per operare in sicurezza il sistema elettrico
– quante batterie TOTALI sarebbero necessarie, tra auto e BESS
– costi totali per il sistema auto+elettrico, che deve essere sempre più visto come un’entità unica
leggo gli studi con le simulazioni e per un mix 100% rinnovabile per l’Italia servono circa 400 GW-h di accumuli di rete a breve termine (e volendo qualche TW-h di accumuli chimici stagionali)
spostando gli orari dei consumi, riduci un po’ i costi in bolletta e di sistema (vedi lo studio nel link che ti hi postato sotto l’atro messaggio) ma la quantità di accumuli la ridurresti soprattutto alzando la quota di eolico nel mix energetico, in teoria si può scendere anche sino a 100 GW-h, ma per prudenza e realismo, considera 400 GW-h, circa 8 kw-h ad abitante
saranno suddivisi tra accumuli idroelettrici, accumuli LFP, accumuli ione-sodio (stanno per invadere il mercato, diciamo tra 2 anni), batterie a flusso (non infiammabili, sono stipabili in quantità al chiuso in capannoni anche in aree urbane) e forse ci saranno altri GW-h aggiuntivi in accumuli termici
al tempo stesso, se elettrifichi auto, furgoni e camion, ci saranno circa 2200 GW-h di batterie su ruote; i camion ( 200 GWh) forse potrebbero organizzarsi con sistema battery-swap e allora contribuirennero agli accumuli di rete;
auto e furgoni ( 2000 GW-h di capacità totrale batterie), dietro compenso potrebbero condividere con la rete diciano il 10% della loro capacità, e allora sarebbero altri 200 GW-h prestabili alla rete elettrica.. di possibilità ce ne sono tante
Giornali come la Verità che sono negazionisti e contro le rinnovabili hanno preso la palla al balzo, la situazione è penso solo a livello di rete che va migliorata, e si sapeva che la rete elettrica andava migliorata, ma c’è un ma, il conto non torna nei prossimi giorni si saprà cosa è successo, la Spagna parla di una commissione d’inchiesta per trovare la risposta, un crollo di 15 gigawatt a 12:30 in Spagna in pochi secondi è sospetto, non per fare il complottista ma la stranezza è, e non solo l’unico a pensarla così, che da qualche tempo ci sono state tensioni con Israele per le armi, il black out sembra orchestrata ad hoc, sembra una ritorsione o un avvertimento.
Errata corrige il paese che ha stanziato 700 milioni di eur
che copriranno l’85% selle spese per i progetti di accumulo è la Spagna , non il Portogallo come riportato
io ho solo supposto che andranno a integrare i progetti di rinnovabili realizzati in passato copiando il “modello” Portoghese
Saluti