Un mese e mezzo dopo il black out che ha colpito la Spagna il 28 aprile, il governo di Madrid ha fornito una ricostruzione ufficiale delle cause. Non si è trattato di un cyber-attacco, ma di un concatenarsi di eventi tecnici e gestionali, aggravati da un’inadeguata programmazione della rete. Le rinnovabili, come chiarito dai tecnici e dallo stesso gestore Red Eléctrica, non sono state all’origine del guasto.
Tra gli addetti ai lavori, era già evidente all’indomani dell’incidente che ha lasciato “al buio” la penisole iberica per mezza giornata: le cause del black out sono da ricercare nella scarsa reazione della rete. In altre parole, le rinnovabili sono state più vittime che colpevoli.
Black out in Spagna, chi ha interesse ad attaccare le rinnovabili?
Nella relazione del governo, il blackout è stato il risultato di una catena di eventi tecnici che ha progressivamente destabilizzato il sistema. Culminando in un’interruzione per sovratensione. La ministra dell’Energia spagnola, Sara Aagesen, ha dichiarato che, sebbene le risorse fossero teoricamente disponibili, non erano correttamente programmate. Oppure non hanno risposto in modo adeguato alle esigenze del sistema.
Black out in Spagna, la prima causa tecnica: troppe centrali termiche era state spente al momento sbagliato
Secondo l’indagine ufficiale, Red Eléctrica non ha attivato un numero sufficiente di centrali termoelettriche nelle ore centrali del giorno. L’azienda aveva stimato che le accensioni mattutine sarebbero state sufficienti, ma non ha previsto correttamente l’aumento di tensione e le oscillazioni anomale di frequenza che si sono verificate nella tarda mattinata.
Secondo punto: il giorno del blackout, alle 12.03 si è verificata una prima oscillazione di 0,6 Hz con fluttuazioni di tensione durate quasi cinque minuti. Sempre nell’indagine governativa si legge che “l’intervento previsto di rete, tra cui l’aumento della connettività tra nodi e la riduzione dell’interconnessione con la Francia, ha smorzato l’instabilità, ma ha anche innescato un pericoloso innalzamento della tensione“.
Black out: dito puntato sul gestore della rete
Quando è arrivata la seconda oscillazione, alle 12.16, il gestore ha tentato di attivare una centrale in grado di stabilizzare la tensione, ma il blackout è sopraggiunto prima che l’impianto potesse intervenire. Inoltre, alcune centrali si sono disconnesse in modo improprio, prima ancora che venissero superati i limiti di tensione stabiliti.
Black out Spagna, le rinnovabili non c’entrano: l’indagine parte dalla rete
La rete spagnola ha mostrato gravi limiti strutturali e operativi: impianti chiamati a gestire la tensione hanno immesso energia reattiva invece di assorbirla, e altri non hanno risposto affatto. Le rinnovabili, al contrario, si sono disconnesse per autodifesa, in alcuni casi anche troppo presto rispetto ai valori limite previsti, aggravando ma non causando il blackout.
Il governo: avanti con le rinnovabili
Aelec, l’associazione che rappresenta i produttori energetici come Iberdrola e Endesa, ha respinto le accuse governative. Sottolineando che le centrali hanno rispettato le normative vigenti. Secondo Aelec, sono maggiori le responsabilità di Red Eléctrica. Perché avrebbe gestito la tensione con una capacità sincrona troppo limitata e una distribuzione geografica sbilanciata, rendendo il sistema vulnerabile.
Il gestore Red Eléctrica, dal canto suo, ha puntato il dito contro un impianto fotovoltaico a Badajoz, attribuendogli l’innesco delle oscillazioni. Non la pensano così i tecnici che hanno redatto la relazione governativa. A loro dire, le responsabilità maggiori ricadono sulle centrali termiche pagate per un servizio di regolazione che non hanno svolto in modo efficace.
Regolamentazione: aprire alle rinnovabili i servizi di rete
Secondo analisti ed esperti , la soluzione è evidente. Come segnalato dal sito Qualeenergia.it, citando il ricercatore del Cnr Luigi Moccia, occorre aprire il mercato dei servizi di rete anche agli impianti rinnovabili, che oggi sono esclusi da regolamento, non per limiti tecnici. Attualmente, il servizio di regolazione della tensione è affidato quasi esclusivamente alle centrali termiche, per un costo annuo stimato di 600 milioni di euro.
Tecnologie come gli inverter grid-forming e i sistemi di accumulo a batteria sono strumenti chiave per migliorare la flessibilità e la resilienza della rete. Lo ha ribadito anche SolarPower Europe, che ha criticato la lentezza della Spagna negli investimenti in batterie: nel 2023 sono stati installati solo 250 MWh di capacità, a fronte di ben 9 GW di nuova potenza solare.
Da parte sua, il governo ha fatto sapere che proseguirà nella sua politica per l’espansione delle rinnovabili. “Crediamo nella transizione energetica e sappiamo che non è una questione ideologica. Ma uno dei principali vettori di crescita di questo Paese in termini di opportunità di reindustrializzazione”, ha affermato.
Il governo – allo stesso tempo – ha annunciato che presenterà una serie di misure per rafforzare la rete. E migliorarne la capacità di controllo della tensione. Una serie di provvedimenti riguarderà l’aumento della flessibilità del sistema e il potenziamento delle interconnessioni con i Paesi confinanti.
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se ho capito da qui e altre letture (ma ci vorrebbe un tecnico di rete per decifrare le parti più tecniche dei vari commenti letti):
– c’è in corso uno scaricabarile tra le parti a base di colpi bassi, cioè far pubblicare sui giornali spagnoli articoli parziali rispetto al report ufficiale.. in questo, dai, siamo cugini latini 🙂
– la rete spagnola era un po’ leggerina come meccanismi di controllo della stabilità, meno evoluti della rete italiana (che invece ha sui vari nodi oggetti tecnologici chiamati “condensatori sincroni” (?) e anche già una quota di accumuli a batteria abilitabili al controllo della frequenza), oltre che geograficamente svantaggiata da pochi collegamenti verso l’esterno (ma ora in potenziamento)
– durante delle oscillazioni di frequenza avute delle giornata, gli operatori del gestore di rete avrebbero avuto una parte, compiendo degli errori nelle procedure per stabilizzarle agendo sui nodi di collegamento
– la goccia finale di troppo nelle oscillazioni di rete di metà giornata, pare essere stata la disconnessione di un impianto FTV da 250-500 Mw, evento che però di per sè la rete avrebbe dovuto gestire normalmente
– una buona parte del problema pare essere stato che le 3 centrali nuculari spagnole e le 6 centrali a turbogas e ciclo combinato (e forse una altra di non so cosa, dicono fossero 10 in tutto) che erano attive in rete pagate non solo per l’energia, ma anche in modo specifico per offrire i servizi di stabilizzazione della frequenza, non hanno reagito come il loro servizo avrebbe richiesto, troppo lente o distratte, anzi pare abbiano peggiorato la situazione (non ho capito bene in dettaglio, si parla di aumento delle potenza reattiva, o forse si sono disconnesse troppo presto per proteggersi, invece di “sforzare” i loro generatori per eseguire la ri-stabilizzazione della rete)
– quando la tensione è andata fuori controllo, si sono disconnessi in cascata molti inverter di FTV e per forza anche le sopra citate centrali
a questo punto, se l’inerzia classica (centrali termiche e idroelettriche con parti in rotazione) non è stata affidabile, a maggior ragione si passa in fretta all’ inerzia “sintetica”.. inverter aggiornati nelle funzionalità e accumuli a batteria con anche incarico retribuito di stabilizzazione veloce della frequenza, se ho capito sono imbattibili in questo
Chissà se Tabarelli rettifica ..