Il Black Friday è un evento di proporzioni colossali. Ma lo è anche per le ricadute negative sull’ambiente. A partire dalle emissioni legate alla logistica: il trasporto delle merci genera oltre un milione di tonnellate di CO2 solo in Europa. Con un aumento del 94% rispetto a una settimana normale.
Nato negli Stati Uniti, il Black Friday è ormai un evento internazionale. In Italia, il 70% delle persone dichiara di voler approfittare delle offerte. Concentrandosi soprattutto su acquisti che riguardano elettronica, moda e cosmetici. Il che, inevitabilmente, comporta con un incremento dello shopping online, con un costo ambientale sempre più elevato.
Come ricorda un comunicato del Wwf, storica associazione per la tutela dell’ambiente, durante la settimana del Black Friday il trasporto delle merci genera oltre un milione di tonnellate di CO2 solo in Europa, un aumento del 94% rispetto a una settimana normale. In Italia, le emissioni derivanti dalle consegne online ammontano a circa 500.000 tonnellate di CO2 equivalenti. Termine che indica quanta CO2 avrebbe lo stesso effetto sul riscaldamento globale di una determinata quantità di un altro gas serra).
Il peso del Black Friday sull’ambiente: per il trasporto merci un milione di tonnellate di CO2 solo in Europa
Ma c’è consapevolezza dell’impronta climatica di quanto andremo ad acquistare? Un esempio concreto del problema è rappresentato dagli smartphone. Ogni dispositivo emette oltre 70 kg di CO2, di cui l’80% durante la fase di produzione, e contiene materiali rari e preziosi come oro, platino e terre rare.
In Italia – ricorda sempre il Wwf – si generano 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici ogni anno, ma solo 6 kg per abitante vengono correttamente riciclati. Questo rappresenta una perdita enorme. Considerando che da questi rifiuti si potrebbero recuperare fino a 70 materie prime seconde, riutilizzabili in nuovi cicli produttivi
Moda e fast fashion: “l’insostenibile” peso di un settore
La moda è un altro settore critico. Negli ultimi 15 anni, la durata media di utilizzo degli abiti è diminuita del 36%, trasformandoli in prodotti usa e getta. In Italia, vengono immessi sul mercato 23 kg di prodotti tessili per abitante ogni anno, ma ne vengono raccolti solo 2,7 kg. A livello globale, meno dell’1% dei rifiuti tessili viene riciclato per creare nuovi capi, con gran parte di essi esportata in discariche nei paesi in via di sviluppo.
Il Wwf invita allo “shopping sostenibile”
Inoltre, la produzione tessile è una delle principali fonti di inquinamento da microplastiche. Le fibre rilasciate durante il lavaggio degli abiti sintetici finiscono nei mari, nelle acque superficiali e persino nel corpo umano. Il WWF invita, pertanto i consumatori a ripensare il modo in cui fanno acquisti. Scegliere marchi attenti alla sostenibilità , acquistare solo ciò che è davvero necessario ed evitare gli acquisti impulsivi sono passi fondamentali per ridurre l’impatto ambientale.
Per esempio, ricordandosi del problema dei resi. “ Quando si acquista da negozi fisici – si legge ancora nel comunicato dell’associazione del Panda – i resi rappresentano meno del 10% dei prodotti venduti”. Ma nel caso degli acquisti in Rete, i resi aumentano fino a quattro volte. “I resi – si legge ancora – hanno un peso sulle emissioni che può essere del 30% maggiore rispetto alla consegna iniziale. Dovuto al peso della logistica ad alta intensità energetica. Ad aggravare il peso ambientale è che oltre il 25% dei resi viene buttato via dai rivenditori“.
Come sottolinea Eva Alessi del WWF Italia “il consumismo si scontra con i limiti del nostro pianeta. Il Black Friday può diventare un’opportunità per ripensare le nostre abitudini e adottare uno stile di vita più sostenibile”.
Il fatto è che compriamo, compriamo e compriamo…
Facciamo piccoli sforzi ma poi arriva Natale e sprechiamo energia per le luminarie (I Comuni non hanno un altra per asfaltare strade o cambiare lampioni obsoleti che gli permetterebbero di inquinare e consumare meno ma guai se non trovano soldi per certe cose, la popolare One si ribella!!!), ci rincoglioniamo per la differenziata ma cambiamo auto ogni cinque anni (la produzione inquina!), abbiamo vestiti e scarpe in sovrabbondanza, gettiamo parte del cibo che compriamo, ecc…
Prima che me lo diciate (“Io non faccio cert cose, sono attentissimo, ecc…”), ho detto noi anche se io non metto le luminarie, né mangio carne (la cui produzione, lo sapete, è un problema mondiale), né faccio altre cose, ma appartengo al genere umano e quindi ho colpe anche io.
Dovremmo comprare solo quel che ci serve e possibilmente a chilometro zero, vivessi come viveva mio padre mi avanzerebber lo stipendio….
Sarebbe utile un articolo che compari il peso in CO2 prodotta con acquisti in maniera tradizionale con la CO2 prodotta da acquisti fatti online.
Abito in un paese i cui centri commerciali distano almeno 20 km, qual è l’ impatto di muoversi alla ricerca di qualcosa di specifico?
Quando posso ordinare online esattamente quello che mi serve, confrontare i prezzi e lasciare che il corriere me lo porti in maniera ultra efficiente, visto che non gira solo con il mio pacco ma con almeno 100 altri colli?
L’ importante e sacrosanta regola è: comprare solo quello di cui si ha effettivamente bisogno
Condivido. E poi anche quando compro dal negozio fisico, ammesso di avercelo vicino, qualcuno con qualche mezzo quel prodotto ce lo avrà portato. Sono anni ormai che tranne poche cose di uso quotidiano e gli alimentari compro tutto online, anche perché c’è molta più scelta ( qui alcuni articoli sono introvabili ) e i prezzi sono molto più abbordabili, cosa che non guasta per chi vive con lo stipendio. Non compro cose inutili, non faccio reso e quello che compro me lo tengo fino a quando non è da buttare
Stesso mio ragionamento. I Locker Amazon, Inpost etc. hanno il vantaggio di concentrare i viaggi. Io ogni giorno passo letteralmente davanti ad uno di essi e ne ho un altro a 200mt rispetto alla strada che farei comunque e in più posso pianificare il ritiro per non andarci appositamente.
E contano principalmente i soldi…..
Siamo troppi su questo pianeta….
E troppo stupidi…
Con la pandemia ti è andata male, siamo ancora qui.
Prova a sperare nella guerra, magari ti va meglio