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Big Oil influenza le università: “Non studiano i danni dei fossili sull’ambiente”

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Uno studio che ha preso in esame 14mila articoli accademici degli ultimi 20 anni rivela come soltanto una decina parlino delle influenze dannose sul cambiamento climatico da parte dei combustibili fossili. E ha rivelato come Big oil influenzi la ricerca nelle università

Le università dovrebbero essere il luogo in cui la ricerca su tutti i campi delle conoscenze si sviluppa senza interferenze e senza essere soggetta a ideologie politiche o interessi economici.

Uno studio appena pubblicato rivela che non è così. E che le grandi società hanno strumenti e mezzi per influenzare la ricerca in direzione opposte alla ricerca scientifica senza condizionamenti. Soprattutto se a finanziare i corsi universitari è Big Oil.

“Ecco come Big Oil può rallentare la ricerca sul cambiamento climatico finanziando le università”

Uno dei più ampi studi mai pubblicati sulla ricerca in ambito accademico ha appena rivelato come i finanziamenti da parte delle aziende di combustibili fossili, in realtà, siano stati in grado di rallentare la ricerca sulla transizione verde.

Lo studio, come ha segnalato il quotidiano britannico Guardian, è apparso sulla rivista on line WIREs Climate Change.  Dopo aver preso in esame migliaia di pubblicazioni accademici, ha scoperto come soltanto una decina si sono concentrate sulle conseguenze dei combustibili fossili sull’ambiente e sui cambiamenti climatici.

 “L’indipendenza della ricerca universitaria è a rischio”, scrivono i sei autori della ricerca nelle loro conclusioni. Un giudizio che si allinea sugli allarmi lanciati da organizzazioni no profit, associazioni universitarie e gruppi di ricercatori sull’influenza dell’industria che finanzia cattedre negli atenei.

Zero ricerca sui sostituti di gas e petrolio

La ricerca – che si è concentrata su 14mila pubblicazioni dal 2003 al 2023 – ha documentato l’influenza delle società dei fossili perché in ambito accademico non ci occupasse degli allarmi sui cambiamenti climatici nonostante gli allarmi degli esperti.

Questo, in concreto, significa che gli studi universitari non si sono concentrati per dare soluzioni a come sostituire petrolio, carbone e gas per evitare che le condizioni climatiche continuino a peggiorare, come abbiamo visto negli ultimi anni.

Exxon e BP hanno finanziato Princeton e Harvard. Eni lo fa con Bocconi e Politecnico

Lo studio ha citato alcuni esempio su come Big Oil può influenzare la ricerca. British Petroleum ha sostenuto l’Università di Princeton con oltre 2 milioni di dollari.

Il Mit Energy Initiative, in una ricerca, ha preso posizione sul gas naturale come “un ponte verso un futuro a basse emissioni di carbonio“. A firmarlo docenti e ricercatori che hanno avuto finanziamenti da società del settore fossile.

Ma sono solo alcuni degli esempi citati dalla ricerca, dove si mette in evidenza anche la scarsa trasparenza degli atenei a rendere pubblici tutti i finanziamenti ricevuti. Come Harvard che ha preso posizione contro i risarcimenti decisi dai tribunali mentre era finanziata da Exxon alle prese con un processo per inquinamento in Alaska. 

Una pratica che non riguarda solo il mondo anglosassone. Come Vaielettrico, possiamo citare l’elenco di partnership che il gruppo Eni intrattiene come il mondo universitario, come si può leggere dallo stesso sito del gruppo leader dell’industria fossile in Italia.

Per esempio, ha contribuito alla creazione dell‘Eni Chair in Energy Markets all’Università Bocconi, di cui l’ateneo è partner strategico dal 2007. Allo stesso modo, Eni ha preso altri accordi per master e corsi di secondo livello che vanno dai Politecnici di Milano e Torino all’Università di Bologna.

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8 COMMENTI

  1. Triste storia, le grandi compagnie di fonti fossili quando si sono accorte di come poteva evolvere la situazione climatica, hanno attivato vari metodi (corruzione, intimidazione ecc..) il negazionismo climatico, proprio per prevenire le azione contro i combustibili fossili, resto è già storia, oggi c’è confusione tra le persone o nella politica ecc. Le solite società petrolifere adesso finanziano le università, un ultimo tentativo per rallentare il cambiamento energetico e climatico.

  2. Ho potuto toccare con mano questo effetto al politecnico di Milano. Ogni anno organizza il Festival dell’Ingegneria, che è un’iniziativa ottima e sempre interessante. Bene, due anni fa c’era la presentazione su “fonti alternative per riscaldamento”, io mi aspettavo discussioni su pompe di calore, geotermico, isolamento… no, due studenti ricercatori presentarono le caldaie a idrogeno. Non con fuel cell, ma proprio caldaie che bruciavano idrogeno. Alla domanda del perchè studiassero un sistema così inefficiente, sia per rendimento che per problemi di trasporto del combustibile, l’imbarazzante risposta fu: “la ricerca è finanziata da una nota azienda che produce caldaie a gas, di cui non possiamo fare il nome”. Siamo a posto…

  3. scusate il doppio commento quasi identico ma a causa di un messaggio di errore credevo che il primo non fosse arrivato a destinazione, non tenetene conto.
    sorry

  4. Dato che gli stati non finanziano le università per queste ricerche, chiede a Musk di finanziarla al posto di acquistare tweeter e di farsi pagare uno stipendio plurimilionario da Tesla, sarebbe tutto suo interesse farlo.

  5. esatto, se poi i governi sia di dx che di sx (e pure quelli tecnici) hanno come sport preferito il taglio dei fondi pubblici alle università cosa ptretendete. che i ricercatori lavorino gratis ed anzi acquistino macchinari e pubblicazioni di tasca propria perchè animati dal messaggio di Greta Tumberg? chiedete a Musk di sponsorizzare conbparte del suo immenso patrimonio studi e ricerche sul clima … magari al posto di acquistare twitter e/o andare su Marte.

  6. La scoperta dell’acqua calda!!! È sempre stato che tesi e ricerche sono sponsorizzate dalle aziende o enti; a suo tempo sia io che mia sorella abbiamo svolto dottorato con sponsorizzazione della MPS ; ovvio che viene vincolato

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