Bici a idrogeno: anche in Italia le eBike ad acqua

La bici a idrogeno è una realtà e si può acquistare anche in Italia. Vi spieghiamo come funziona e quanto costa averne una.

L’ultima arrivata si chiama HYRYD Sport Bike 1.0 ed è una bici a idrogeno che elimina le batterie al litio: si ricarica con 400 ml di acqua del rubinetto e promette 60 km di autonomia a zero emissioni. L’azienda che la produce è cinese, ma sarebbe meglio parlare al plurale perché i modelli disponibili sono già tre e comprendono una pieghevole e un modello più sportivo a metà tra la eMtb e la cyclette da palestra.

[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=BuydOzhxaTU[/embedyt]

Per tutte il propulsore è lo stesso con potenza da 180 W e una capacità di di batteria da 300 Watt. Il tutto si alimenta però con meno di mezzo litro d’acqua del rubinetto. Si viaggia senza interruzioni per 60 km, sfruttando le marce disponibili su bici con freni a disco davanti e dietro, senza batteria, senza presa elettrica, senza litio.

Bici a idrogeno: come funziona

Il cuore del sistema è una cella a combustibile da 300 watt alimentata da idrogeno. Nessuna batteria da ricaricare alla presa: per ottenere l’energia basta utilizzare l’apposito kit domestico fornito insieme alla bici, che sfrutta acqua del rubinetto per produrre idrogeno verde. In cinque ore, 400 ml d’acqua sono sufficienti a generare 40 grammi di gas, stoccati in una cartuccia a bassa pressione (10 atmosfere), facilmente sostituibile. Una volta montata nel telaio, la cartuccia alimenta il motore brushless da 180 W integrato nel mozzo posteriore. Il risultato è un’autonomia di circa 60 chilometri nominali (poi si deve vedere sul campo) a pedalata assistita, senza alcun tipo di emissione inquinante.

È l’azienda cinese Youon a firmare questa tecnologia, un gruppo già attivo nella micromobilità e ora anche nel settore automotive a idrogeno. In Italia a importarla e distribuirla è Remoove, realtà trentina impegnata da anni nella mobilità inclusiva e sostenibile, che ha scelto di investire su questa nuova frontiera del trasporto leggero. Il prezzo del modello Sport Bike 1.0 è di 4.800 euro più IVA, comprensivi del kit per la produzione di idrogeno domestico. 

l debutto italiano è avvenuto a Bergamo, in occasione di BikeUP, il festival della mobilità elettrica e sostenibile. La bici si distingue anche per caratteristiche tecniche tradizionali ma affidabili: telaio in alluminio, forcella ammortizzata, cambio Shimano a 7 velocità, freni a disco anteriori e posteriori. Il peso complessivo è di 23,5 kg.

Costi alti, poca scelta per ora

Certo una bici a idrogeno costa di più di una eBike, che molti già considerano un investimento oneroso. Dalla sua però ha una tecnologia ancora più avanzata e tutta da scoprire nella produzione di larga scala. Può davvero essere la bici a idrogeno il futuro della mobilità green? Oggi, quasi tutta la mobilità leggera si basa su batterie al litio, con problemi noti: costi elevati, difficoltà di smaltimento, dipendenza da risorse limitate e spesso estratte in condizioni sociali discutibili.

La pioniera francese

La bici a idrogeno propone un modello alternativo: nessun cavo da attaccare, niente rifiuti elettronici, solo una cartuccia che si cambia in 10 secondi e si ricarica con acqua. Se l’idrogeno viene prodotto in modo sostenibile (ad esempio, con energia rinnovabile), l’impatto ambientale si riduce quasi a zero. E la possibilità di autoprodurlo a casa segna una svolta di autonomia e consapevolezza.

Come funziona una bici a idrogeno

D’altra parte l’offerta di bici a idrogeno in questo momento è limitata con prezzi molto alti. In Francia dal 2017 esiste Pragma Industries con il modello Alpha Neo ancora disponibile a circa 5.600 euro, con offerte di leasing a lungo termine a partire da €79 al mese. Si tratta però di un modello nato nel 2022 e che dimostra gli anni che ha. Modelli più nuovi di Pragma costano oggi oltre 7.500 euro, ma la promessa dell’azienda è di scendere nel tempo fino a 3.500.

– Iscriviti alla newsletter e al canale YouTube di Vaielettrico –

Visualizza commenti (10)
  1. se non è uno scherzo, sarebbe una dimostrazione di tecnologia, anche utile a capire perchè è un acattiva idea usare l’idrogeno dove si può usare anche solo una batteria

    la bici a idrogeno contiene un motore elettrico e anche una BATTERIA elettrica,
    poi in aggiunta contiene anche un cella a combustibile per alimentare la batteria,
    e la gestione del serbatoio ad idrogeno, e in garage l’elettrolizzatore da alimentare a elettricità, moltà più di quella che arriva poi alla batteria

    viene naturale chiedersi perché non ricaricare dalla rete di casa direttamente la batteria della bici, con risparmio e semplicità (e alla peggio per i feticisti della ricarica in 1 minuto, avere 2 batterie estraibili ricaricabili a turno)

    PS. quantò potrà durare la cella a combustibile in un sistema che non garantisce la purezza necessaria dell’idrogeno, già anche solo considerando l’area di innesto del serbatoietto?

  2. Vi meritate articoli come questo, dopo che vi siete prostrati in elogi e complimenti alle sparate del exPaolo…

  3. Credevo che con aborti tipo la Toyota Mirai si fossero toccati i punti più bassi dell’abisso, ma mi ero dimenticato che toccato il fondo si può anche cominciare a scavare. La redazione non me ne voglia, ma questo articolo è davvero pessimo, a cominciare dalla capacità della batteria (che ovviamente è presente) espresso in watt, con buona pace di quanto scritto nell’articolo, che riporto: “Oggi, quasi tutta la mobilità leggera si basa su batterie al litio, con problemi noti: costi elevati, difficoltà di smaltimento, dipendenza da risorse limitate e spesso estratte in condizioni sociali discutibili.”. Ma davvero questo articolo ha potuto trovare spazio su vaielettrico?

  4. Si ricarica con acqua? Quindi prendo la mia bottiglietta da mezzo litro, ci do una sorsata e il resto lo butto nella bici e ho 60 km di autonomia? Non è così? Bisogna avere la corrente? Allora non va ad acqua, tanto vale avere una normale ebike

  5. Interessante futuro idrogeno casalingo. Non rileggo l’articolo ma mi pare che sia stata dimenticata la cella a combustibile che serve da pompa al brushless. E quella è la parte più interessante della bici la più innovativa. Il motore elettrico ce l’hanno tutte le bici, la fuel-cell è unica. Non ho visto come si aggancia la bomboletta. Con un fv casalingo ed un elettrolizzatore un bombolone faremo scorta di energia per l’inverno.

  6. Articolo molto clickbait. Se non funziona per le autovetture perché dovrebbe funzionare per le bici? Pesa 23.5 kg, la mia bici economica + kit 250w batt 450wh pesa 18kg… Il rapporto di energia consumata tra mezzi a batteria e mezzi ad idrogeno è sempre 1 a 2.5 per coprire la stessa distanza. Se non ci sono neanche le moto ad idrogeno significa che il gioco non vale la candela. Una batteria economica da 450wh costa 200 euro, un kit conversione affidabile (lo uso da 2 anni) 400 euro. Basta un caricatore da 48v come quello di un portatile. Il litio si ricicla al >90% Ci vorrebbe un bel video di Chimicazza 🙂

  7. Mi chiedo perchè anche su testate serie come questa ci si lasci andare a baggianate del tipo “si ricarica con acqua”. La bici si ricarica con IDROGENO che viene prodotto con acqua e ENERGIA ELETTRICA da un kit esterno.
    Quanta energia elettrica? Per 40 gr di idrogeno con un elettrolizzatore industriale servirebbero 2 kWh, con questo “mini-scale” probabilmente qualcosa in più. Non sono un esperto di e-bike ma per le auto il rapporto di percorrenza tra batteria e idrogeno è di 3:1 a parità di energia immessa.
    Per cui onestamente non ci vedo il senso, forse dovendo comprare un elettrlizzatore e una fuel cell preferirei tenermeli in casa come accumulo alternativo alle batterie

    1. È un articolo confezionato su misura per i fanatici, che ci sono in gran numero, dell’idrogeno. Approfondendo l’articolo o comprando direttamente la bici toccheranno con mano la realtà tanto amata, e ben gli sta’! Saluti

      1. trovo molto discutibile che su vaielettrico si dia spazio, con toni quasi promozionali, ad una baggianata come l’idrogeno per la mobilità leggera (qua addirittura impiegato per una BICICLETTA!!), già su un’auto è una sola colossale, su una bicicletta non saprei nemmeno che termini usare senza scadere nello scurrile. Sono deluso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

Batterie più intelligenti: così l'industria europea sfida i big asiatici

Articolo Successivo

Le colonnine vanno segnalate, come i distributori

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!