
Bertone risorge dalle ceneri con due supercar elettriche. Un progetto tutto made in Italy svelato a Milano dallo staff di Flymove Dianché, guidato da Paolo Carlin.
Un gruppo made in Italy che pensa alla Cina
Tutto comincia un anno e mezzo fa, quando Carlin riesce a coalizzare un gruppo di investitori attorno al suo sogno.

Ovvero lanciare una piattaforma completa di mobilità elettrica, che va dalla generazione di energia da rinnovabili fino allo stoccaggio nei punti di rifornimento. E, soprattutto, fino alla produzione di supercar e persino di aerei. Il gruppo di investitori mette all’inizio i primi 5 milioni. Ora ne servono altri 30 per proseguire.

Tra di loro c’è lo stesso Carlin, che viene da una famiglia veneta di imprenditori della chimica, ma poi ha lavorato anche nella finanza e nella consulenza. E c’è Paolo Clerici della Fintrade di Brescia, azienda del settore sanitari. Ma oltre agli investitori c’è l’appoggio del gruppo di engineering francese AKKA (16 mila dipendenti, oltre 1,5 miliardi di fatturato tra automotive, aerospazio, tecnologie digitali e biomedicale). AKKA da qualche tempo ha acquistato dal fallimento il marchio Bertone. E lo ha concesso in uso, come garanzia di stile, a Flymove Dianché. Nome scelto con un occhio ai mercati del Far East: Dianché in cinese significa proprio auto elettrica.
Due supercar, il prezzo circa tre milioni di euro
Il sogno di Carlin, in realtà, è già piuttosto concreto. Nella sede milanese di via Gadames, zona Certosa, sono state presentate le prime due supercar di Flymove Dianché by Bertone, la GT Cube BSS e la GR One BSS. La prima è descritta come un mostro da 600 kW di potenza (804 cavalli), con due motori da 300 kW ciascuno, uno sull’anteriore e uno sul posteriore. Con trazione integrale, un pacco-batterie da 100 kWh e una velocità massima di 350 all’ora. Oltre a un’accelerazione da 0 a 100 in 2,2 secondi.

La GT One è un po’ più tranquilla. La potenza è di 300 kW (400 cavalli), sempre con doppio motore e trazione integrale, con velocità massima di 300 all’ora. L’accelerazione da 0 a 100 si annuncia in 2,6 secondi. Lo stile è firmato da Carlos Turone, le prime consegne avverranno nel 2020. Ma una macchina è già stata venduta a un acquirente arabo, rivela Carlin. E l’ambizione riguarda anche le performance sportive: nel 2019 la GT Cube BSS al Nurgurbring tenterà di battere il record sul giro per auto elettriche. Quello assoluto, per auto in produzione, appartiene comunque ad una supercar elettrica, la Nio EP9 che l’anno scorso percorse i 20 km dell'”Inferno verde” in 6:45.9 battendo di oltre 6 secondi il precedente record della Lamborghini Hurrican Performante. E nel 2020, gareggerà alla Pikes Peak, dopo la straordinaria performance della Volkswagen I.D. R. nel 2018 (guarda).
Rilancia la sfida del battery-swap

Flymove Dianché ha in programma anche un’altra sfida: rilanciare il sistema del battery-swap. Ovvero il rifornimento non attraverso colonnine, ma con la sostituzione rapida delle batterie scariche con analogo pacco di batterie cariche. Una soluzione già sperimentata senza successo una decina di anni fa dalla start-up israeliana Better Place, che dilapidò svariate centinaia di milioni di euro raccolte tra investitori di tutto il mondo. Carlin ritiene che i tempi non fossero maturi, allora, ma oggi sì. Per una città come Milano, per esempio, si pensa a una rete di 16 punti di battery-swap, con un investimento di circa 16 milioni di euro. Ma il programma è pensato anche per le megalopoli cinesi. E non a caso proprio un costruttore cinese, Nio, sta pensando di rispolverare lo stesso sistema. La produzione di energia avverrebbe in loco da rinnovabili. E comunque le ambizioni di Flymove Dinaché non si fermano alle auto: c’è un’idea che riguarda anche gli aerei elettrici. Ma per ora c’è già abbastanza carne al fuoco.
Guarda anche la supercar elettrica di Automobili Pininfarina