Battery swap: il colosso cinese CATL pronto a “invadere” l’Europa

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Jiang Li, numero uno del colosso cinese CATL, ha annunciato un piano per diffondere su larga scala la sua tecnologia del battery swap per auto elettriche anche in Europa. In un colloquio con il Financial Times ha parlato poi di realizzare in Europa impianti per il riciclo della batterie a fine vita e della possibilità di ripararle sostituendo le celle degradate. Tutto questo ha un «enorme potenziale» in Europa. Obiettivo: rendere le batterie più economiche e durature.
Non ci sono dazi che tengano per fermare l’invasione del settore automotive cinese in Europa. Tantomeno se parliamo di batterie per auto elettriche. Visto che l’Unione non ha grandi produttori da difendere, dopo il fallimento di Northvolt. Per non parlare dei ritardi nella realizzazione di reti di ricarica che garantiscano lunghe percorrenze in tempi rapidi. Una lacuna in cui l’Italia brilla al contrario. Ecco spiegata l’importanza dell’annuncio di CATL, pronta a portare in Europa le sue tecnologie di sostituzione rapida e di riciclo delle batterie.

Secondo Jiang Li, segretario del consiglio di amministrazione del gruppo, la tecnologia del battery swap, già diffusa in Cina da Nio, rappresenta un’opportunità concreta per ridurre i costi, aumentare la durata  e migliorare l’impatto ambientale della mobilità elettrica anche in Europa.

Battery swap: il modello CATL per l’Europa

In Cina la sostituzione rapida delle batterie, consente agli utenti di non acquistare il componente più costoso di un veicolo elettrico ma di usufruirne tramite un servizio in abbonamento. Il risultato? Un prezzo d’ingresso più basso per i veicoli elettrici e una maggiore longevità delle batterie, che possono essere gestite in modo ottimale, in fase di ricarica ed eventuale manutenzione, poi reimmesse in circolazione. Con ulteriori opportunità emerse negli ultimi tempi. E forse determinanti per compensare le criticità che hanno fatto fallire precedenti progetti industriali.

Battery swap 2, la riscossa: cosa c’è dietro l’alleanza fra CATL e NIO

In Europa, il modello è agli esordi. Nio ha installato 60 stazioni in Paesi Bassi, Germania, Svezia, Norvegia e Danimarca. Stellantis ha sperimentato la sostituzione delle batterie nel car sharing elettrico Free2move, integrandola nella sua flotta di Fiat 500e in Spagna. E non a caso Stellantis ha annunciato una joint venture proprio con CATL per realizzare una gigafactory di batterie proprio in Spagna. Dove può usufruire di condizioni più che favorevoli messe a disposizione del governo di Madrid per l’industria automotive della transizione.

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Il rendering di una stazione di battery swap CATL

Batterie, l’ambizioso piano di CATL: realizzare 10mila stazioni per il battery swap in tre anni

Dopo l’ingresso in Borsa a Hong Kong, CATL ha annunciato l’intenzione di costruire 1.000 stazioni di scambio rapido delle batterie in Cina entro la fine del 2025, con l’obiettivo di raggiungere quota 10.000 entro tre anni. Una volta consolidato il modello del suo battery swap su vasta scala, l’azienda intende esportarlo in Europa, dove ha già avviato i primi colloqui con produttori automobilistici, dice Jiang Li.

Ma non si tratta solo di “intercambiabilità” delle batterie per rendere più veloce e meno costo il “rifornimento” per gli automobilisti. CATL investe massicciamente anche nel riciclo. Già dal 2015 – come ha ricordato il Financial Times – l’azienda ha acquisito il gruppo cinese Brunp, specializzato nel recupero di materiali critici come nichel, cobalto e manganese. Anche con la tecnologia attuale, CATL afferma di essere in grado di raggiungere un tasso di riciclo prossimo al 100% per questi minerali.

Anche in questo caso, il sistema di batterie intercambiabili rappresenta un vantaggio: le celle esauste possono essere sostituite e raccolte in blocco dalle stazioni di scambio,  rendendo l’intero processo più semplice, efficiente e tracciabile.

CATL in Cina coprirà l’80% della rete autostradale

L’annuncio di CATL arriva in un momento cruciale per l’industria europea. Come ricordato, Bruxelles sta intensificando la pressione su aziende cinesi e asiatiche per incentivare partnership locali, joint venture e licenze tecnologiche. Con lo scopo di ridurre la dipendenza strategica da Pechino in un settore chiave per il Green Deal europeo. Essendosi resa conto che i dazi sono un’arma relativa.

La mia soluzione finale? Sostituzione rapida delle batterie

Anche su questo punto, Jiang Li ha risposto al quotidiano finanziario britannico. Il manager cinese ha ribadito l’apertura dell’azienda a una possibile cooperazione: “Stiamo affrontando alcune difficoltà geopolitiche, ma siamo ancora aperti alla cooperazione, soprattutto nella ricerca e sviluppo. Non vogliamo fare soldi con una sola azienda. Vogliamo condividere”.

Ma la rivoluzione delle batterie non riguarda solo le auto private. In Cina, CATL ha avviato collaborazioni con oltre una dozzina di costruttori di camion elettrici, pianificando l’installazione di 300 stazioni di scambio batterie lungo le principali arterie del trasporto merci. L’obiettivo? Coprire 150.000 km di autostrade, pari all’80% delle rotte commerciali del Paese, contribuendo così alla decarbonizzazione del trasporto pesante.

Si può immaginare l’impatto di una simile operazione nel Vecchio Continente? E riuscirà CATL nella sua “rivoluzione” più volte annunciata ma che finora non ha prodotto i risultati sperati?

  • LEGGI anche: Batterie auto a stato solido? “Le vedremo fra dieci anni” e guarda la VIDEO intervista a Silvia Bodoardo

Visualizza commenti (3)
  1. Se CATL portasse anche in Italia il suo batteryswap potrebbe essere un utile strumento per aumentare il bilanciamento rete (visto che pure da noi stiamo superando stabilmente il 50% da F.E.R ) .
    Continuo a pensare che con la nostra peculiare densità abitativa abbia pochissimo senso commerciale installare queste stazioni di cambio batterie ad uso privato (forse sono in utile nelle megalopoli cinesi da >20milioni ab) ma troppo ingombranti per le nostre città di origine medioevale…molto meglio una corretta distribuzione di punti di ricarica lenta/veloce.

    Unico uso potrebbe essere a supporto delle flotte aziendali tipo TAXI…o TIR / furgoni ultimo miglio, posizionandole ai termini delle corse o anche punti intermedi di rotte prestabilite e costanti.

  2. Da apprezzare che vaielettrico posti questa notizia nonostante la storica diffidenza per il battery swap, da relegare in teoria alle sole flotte aziendali o commerciali.
    Al contrario del commento sopra penso che l’europa, e in particolare le grandi città dell’area mediterranea siano l’habitat perfetto per il battery swap: spazi stretti, pochi box auto, poca disponibilità economica, linee elettriche già congestionate e a rischio black out…tutti ingredienti perfetti per utilitarie dotate di cambio batteria.
    Ancora una volta però mi piange il cuore per l’occasione persa dalle grandi case europee: una partnershio strategica su questo punto includendo anche una big dell’Oil&Gas che avrebbe riconvertito le stazioni di servizio (ENI?) poteva rappresentare il punto di svolta per l’elettrico europeo, facendolo veramente diventare un fenomeno di massa e risollevando il mercato dell’auto.
    E invece saremo ancora una volta le vittimi perfette dell’invasione cinese.
    Mi consola solo che presto ci accorgerà di quanto le stazioni di battery swap possano essere utili per supportare sia le reti locali che quella nazionale…al primo blackout chi ha una stazione vicina magari sarà tra i pochi a non rimanere al buio

  3. Il potenziale mercato europeo del battery swap è diverso da quello cinese per dimensioni, accordi con i costruttori di auto, abitudini dei conducenti e altro ancora.. Staremo a vedere, anche per quanto riguarda la raccolta delle celle degradate (da parte delle stazioni di scambio) che, immagino, richiederá una rete parallela di officine specializzate..

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