Batterie in “seconda vita” delle BMW a supporto delle colonnine di ricarica. Il primo impianto è stato inaugurato a Madrid. E’ frutto di una collaborazione fra la casa tedesca e il costruttore di accumuli stazionari BeePlanet. Equipaggia una stazione di ricarica della portoghese Galp.
Il sistema è in grado di alimentare punti di ricarica ultrafast (HPC) che si approvvigionano dalla normale rete a bassa tensione. Le batterie fungono insomma da “tampone”.
Il progetto denominato ‘Second Life Batteries ‘ si basa su un container di accumulo con una capacità di 368 kWh. Tutte le batterie che lo compongono sono di recupero e provengono da veicoli elettrici che le hanno dismesse. Il sistema assorbe gradualmente energia dalla rete elettrica, senza stressarla con violente richieste di picco, e la fornisce a due punti di ricarica da 180 kW ciascuno.
Le recupera BeePlanet riducendo del 75% l’impronta di carbonio delle batterie
BeePlanet aveva già installato un impianto di ricarica del genere, con batterie auto in seconda vita, per Iberdrola. In questo caso sono state utilizzate le batterie dismesse di 14 auto elettriche, per una capacità complessiva di 200 kWh. L’impianto si trova sulla A3 Madrid-Valencia ( Area 175 del gruppo Avanza).
Secondo Galp la stazione inaugurata in questi giorni a Madrid può “alimentare fino a nove veicoli in successione con una minima alimentazione di rete“. Il sistema è stato installato presso una stazione di servizio ad Alcalá de Henares, nell’area metropolitana di Madrid.
Galp gestisce 5.000 punti di ricarica in Spagna e Portogallo e ha l’obiettivo di arrivare a 10 mila punti nei due Paesi entro il prossimo anno. Ha ricevuto per questo un finanziamento agevolato di 41,5 milioni di euro dalla BEI (Banca europea per gli investimenti). Il prestito è condizionato all’installazione di almeno 5 mila di questi caricatori in zone economicamente svantaggiate.
Uno studio pubblicato sul sito di BeePlanetdimostra che l’estensione della vita utile delle batterie per autotrazione nell’accumulo stazionario può ridurre fino al 75% l’impronta di carbonio delle batterie.
Quello delle colonnine con accumulo è una prospettiva talmente interessante da meritarsi una sorta di “osservatorio permanente”.
Questo perché all’atto pratico è l’unico sistema per installare tante e tante postazioni di ricarica ad alta potenza senza diventare inutilmente matti con lavori all’atto pratico quasi antieconomici, tecnicamente difficoltosi e su scala continentale materialmente quasi impossibili per “tener dietro” la rete di distribuzione.
Le cabine di trasformazione, con tutti i cinematografi che ci vanno appresso, teniamole per le autostrade o per i grossi centri di ricarica laddove effettivamente necessari.
Al contrario, un allaccio fino a 50 kW tutto sommato non è una tragedia e con adeguate batterie di accumulo come si legge chiaramente nell’articolo vuol dire mettere giù anche parecchie colonnine in grado di erogare a 100 kilowatt o anche di più in contemporanea. Senza particolari menate.
E abbinarci un po’ di sano fotovoltaico sarebbe il top