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Batterie, che sorpresa: Italia al secondo posto in Europa per potenza installata

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A sorpresa, l’Italia risulta il secondo paese in Europa nella classifica delle batterie e dei sistemi di accumulo con oltre 11 gigawatt di potenza installato o in via di realizzazione. Lo si legge nei dati messi a disposizione dall’European Energy Storage Inventory, il nuovo database e mappa dell’accumulo energetico in Europa.

Potrebbe sembrare un dato sorprendente, che va contro la narrazione di una Italia che non regge il passo dell’Europa del nord sulla green economy. Invece, grazie al nuovo strumento creato dal Centro comune di ricerca della Commissione Europea (qui trovate il sito) si scopre che l’Italia è uno dei Paesi membri più avanzati nel settore dell’energy storage.

L’Italia è al secondo posto assieme alla Germania nei sistemi di accumulo, dietro all’Inghilterra ma davanti alla Spagna

La particolarità della nuova piattaforma dati è aver preso in considerazione, ogni forma di sistema di accumulo, dalle batterie ai pompaggi idraulici. Complessivamente, l’Italia conta 8,08 GW di potenza attiva sul proprio territorio. Con altri 3,19 GW di progetti annunciati o in fase di realizzazione.

Batterie e pompaggi, in Europa 66 GW installati

Numeri che ci pongono – per il momento – al secondo posto per potenza in esercizio. Siamo al pari della Germania e davanti alla Spagna, subito dopo il Regno Unito (8,45 GW). Anche per questo motivo sarà molto importante mantenere gli attuali livelli di crescita, visto il prossimo aumento della domanda di energia elettrica, dai trasporti al riscaldamento.

L’attuale potenza operativa totale in Europa – come si legge sul sito della Commissione – è di circa 66 GW e i progetti pianificati indicano che potrebbe raddoppiare a 132 GW entro il 2035. La principale tecnologia operativa in termini di potenza è l’idroelettrico a pompaggio; tuttavia, le aspettative future sono principalmente per la tecnologia elettromeccanica, ovvero le batterie.

Al momento prevale l’idroelettrico. Seguono i sistemi di accumulo elettrochimico (per lo più batterie al litio) con 11 GW, lo storage termico (1,1 GW) e ancora in fase embrionale i sistemi chimici (0,04 GW).

  • LEGGI anche e guarda il VIDEO: Energy Dome Storage: il lato B (buono) della CO2

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4 COMMENTI

  1. Bene che qualcuno a livello governativo abbia fatto questi conti, ma lo sanno anche i sassi che in Italia l’idroelettrico è una eccellenza, e che è usato da decenni come accumulo per stabilizzare la rete. Avendo le alpi piene di dighe, abbiamo un sacco di “batterie” idrauliche.. a cui si sommano ovviamente le (ancora poche) batterie chimiche.

  2. Al di là della comunicazione mainstream e delle improvvide sortite mediatiche di alcuni esponenti politici..gli stakehiolders sono tutti fortemente impegnati in progettazione e realizzazione di dorsali energetiche (v. piani di TERNA con cadenze 2030 e 2035) per le dorsali energetiche nazionali ed internazionali nonché i tanti impianti di accumulo (come descritto in articolo).
    Mi auguro che aumentino anche le aziende ed i privati a dotarsi di impianti F.E.R. & accumuli, e che magari venga implementata rapidamente anche la tecnologia V2G / V2H per le BEV come già hanno in sperimentazione in Europa (Francia e GB).
    Col costante ingresso di nuove.gigafactory sul mercato mondiale dovrebbero calare i prezzi anche degli storage domestici che potrebbero aiutare coloro che non beneficiano più dello scambio sul posto .

  3. Qui i grafici a istogrammi,
    https://ses.jrc.ec.europa.eu/storage-inventory

    — Inghilterra, Italia, Germania, Spagna,
    sono i principali, ognuno con accumuli di rete già per circa 8 GW di potenza

    per l’Italia sono soprattutto accumuli a pompaggio idroelettrico (sistemi P.I.) ereditati dal passato, e che stiamo usando poco per conflitto di interesse economico con le centrali a metano; ma ora cresceranno anche accumuli a batteria B.E.S.S., anche se da noi frenati nelle autorizzazioni

    — nelle installazioni previste a breve, spicca l’Inghilterra con 45 GW (!!!) di potenza complessiva di accumuli totale in arrivo, in termini di capacità dovrebbero essere circa 90-160 GW-h (!!); sembrano aver preso molto seriamente agendo senza esitazioni l’intenzione di far scendere i prezzi energia (da loro molto alti, come da noi) e correre con i mix rinnovabili + accumuli

    ..sui siti a tema ogni settimana c’è qualche notizia di un nuovo grosso accumulo autorizzato in Inghilterra/Scozia, che siano batterie BESS da 0,2 – 2 GW-h di capacità, oppure sistemi idroelettrici P.I. sino a 20-30 GW-h di capacità ognuno

    — uno scatto di reni non si vede ancora nei dati riportati per la Germania, attardata nelle decisioni normative dalla crisi di governo (ora risolta, con 100 miliardi assegnati per 12 anni di spese in infrastrutture di rete e aste pubbliche virtuose), ma questo anno potrebbero recupoerare, dibattono già da un po’ di spingere molto per installare in breve tempo i loro primi 100 GW-h di accumuli di rete

    == come prezzi

    per i BESS continuano a scendere, pare che un grosso accumulo Bess al momento costi in occidente (in Cina molto meno) per il blocco container DC circa 110-120 euri al Kw-h, che diventano circa 150 euri per un blocco AC cioè se dotato di suo inverter (per installazioni stand-alone in rete, invece che presso impianti di rinnovabili), che con spese di autorizzazione, installazione, spedizione dei componenti, dovrebbero restare ormai poco o molto sotto a 200 euri al KW-h (mentre un anno fa erano a 230-240 euri e due anni fa a 400 euri)

    cioè ora sotto 0,2 miliardi per un bess grande o molto grande, es. 1 GW-h di capacità e 250-400 MW di potenza

    ricordiamo che 300 MW di nuculare costano in occidente almeno (16 mil a GW) x (0,3 GW) = 5 miliardi, e hanno tempi biblici e molta meno flessibilità; le batterie sono molto meglio per stabilizzare la rete, tempi di reazione del millisecondo e ora forniscono anche l’inerzia sintetica per la fase e il riavvio della rete.. costo 0,2 vs 5.. non so se mi spiego.. per i “terrapiattisti” rimasti al secolo scorso che fanno caciara invocando il nuculare

    == 730 GW-h (!) di accumuli idroelettrici P.I. possibili in Italia

    due ricerche recenti hanno quantificato in 730 GW-h il potenziale di realizzazione di accumuli idroelettrici in Italia, selezionando solo i siti che sarebbero più economici a realizzare (tipicamente si riesce a stare sotto a 0,15 miliardi per GW-h di capacità)

    qui il conto di RSE
    https://www.rse-web.it/prodotti_editoriali/il-ruolo-dellidroelettrico-nel-processo-di-transizione-energetica/

    qui spiegano più concetti e c’è un tool di calcolo
    https://www-ess–news-com.translate.goog/2025/03/14/unlimited-energy-storage-in-europe/?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it

    e sappiamo che avremo in Italia 1200 GW-h di batterie su ruote (la auto BEV)

    Per fare un mix 100% rinnovabili in italia leggo nelle simulaizoni ci bastano accumuli di rete giornalieri (batterie o idroelettrici) tra 100 GW-h (per un mix perfetto, e abbiamo già ora circa 60 GW-h di sistemi P.I.) e 450 GW-h (per mix realistici con meno pianificazione, a membro di segugio come piace a noi)..

    nel caso peggiore sono 8 KW a testa.. quando avremo una produzione industriale per auto BEV da 60 KW-h e un potenziale enorme anche dei sistemi P.I… insomma è un NON problema.. piuttosto c’è “solo” mettersi daccordo e agire, a questo punto direi come l’Inghilterra (Spagna, Germania, etc)

    • errata lapsus:
      “.. nel caso peggiore sono 8 KW-h (mancava una -h) a testa..”
      di accumuli di rete, da installare nei prossimi 15 anni

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