Batterie domestiche per stabilizzare la rete: possono bastare?

batterie domestiche

Sempre più lettori ci scrivono chiedendo se le batterie di accumulo domestico possano davvero rendere la rete elettrica più stabile. Vaielettrico risponde. Per scriverci: info@vaielettrico.it

Per stabilizzare la rete non basterebbe incentivare fortemente l’installazione di batterie di accumulo domestico di piccola taglia? Magari connesse alla rete, che decide quando ricaricarle, ovvero nei picchi di produzione, a prezzi vantaggiosi. Anche chi vive in appartamento trarrebbe vantaggio da una batteria se pagata il giusto. Milioni di batterie da 7-8 kWh nelle case degli italiani darebbero più stabilità alla rete.” Daniele.

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La teoria: milioni di piccoli accumuli per una rete più stabile

In teoria l’idea di disseminare il territorio italiano con milioni di batterie da 7-8 kWh è perfetta. Ogni abitazione potrebbe ricaricare la propria batteria nei momenti di picco della produzione rinnovabile e restituire energia quando il sistema ne ha più bisogno. In questo modo, non solo si stabilizzerebbe la rete, ma si potrebbe anche contribuire a ridurre il prezzo dell’energia nei momenti di alta domanda.

Tuttavia, la realtà è più complessa. La rete elettrica europea sta evolvendo rapidamente e integra nel suo mix sempre più fonti rinnovabili — come sole e vento — che hanno una produzione intermittente e imprevedibile. Il risultato è un sistema che alterna eccessi e carenze di energia, rendendo necessario un meccanismo di compensazione in tempo reale tra domanda e offerta.

batterie domestiche

Il ruolo dei grandi sistemi di accumulo

Le grandi batterie di rete, i cosiddetti BESS (Battery Energy Storage System), sono progettate per essere controllate direttamente dai gestori e operatori del mercato elettrico. Oltre a spostare l’energia nel tempo, offrono servizi ancillari come la regolazione di frequenza, il controllo della tensione e la stabilizzazione istantanea del sistema.

In altre parole, agiscono come una cintura di sicurezza per la rete, garantendo continuità e affidabilità. Le batterie domestiche, invece, nascono con un obiettivo diverso: ridurre i picchi di consumo e aumentare l’autoconsumo del fotovoltaico. Se però fossero connesse e gestite in modo coordinato, potrebbero diventare parte di un sistema più ampio e intelligente.

Verso le “centrali virtuali” di accumulo

Collegando migliaia di batterie tramite software di gestione avanzati, è possibile creare le cosiddette Virtual Power Plant (VPP): centrali elettriche virtuali capaci di aggregare risorse distribuite e rispondere ai segnali della rete in tempo reale.
In questi sistemi, le singole batterie domestiche si comportano come un unico grande accumulatore virtuale, capace di partecipare ai mercati dell’energia e offrire stabilità senza costruire nuove infrastrutture.

Nel mondo, esempi di VPP funzionano già da anni. In Italia però il percorso è ancora agli inizi: più che a ostacoli tecnologici, il ritardo è dovuto a burocrazia e costi elevati.

Un tassello importante, ma non sufficiente (ancora)

Incentivare le batterie domestiche è utile, ma non basta da solo a garantire una rete stabile. Oggi servono soprattutto accumuli veloci, affidabili e coordinati centralmente, come i BESS, in grado di agire in millisecondi.

Le batterie casalinghe potranno avere un ruolo sempre più importante con la diffusione di software di gestione condivisa e dei progetti di aggregazione virtuale. In futuro, saranno parte integrante di una rete più intelligente e partecipativa.

  • LEGGI anche “Elettricità pulita e a buon mercato? SENEC: anche l’Italia può farcela” e guarda il VIDEO

Visualizza commenti (7)
  1. Guido Baccarini

    Io riporto la mia piccola esperienza.
    Ho un impianto fotovoltaico dal 2012, già ampiamente ammortizzato nonostante i costi del 2012 fossero circa il triplo degli attuali.
    A settembre ho sostituito l’inverter, ormai cotto, con uno nuovo e affiancato una “piccola” batteria di accumulo, 5kWh netti.
    Il tasso di autoconsumo di questi 2 mesi è del 96% (dato non indicativo, la produzione è ridotta e la batteria non riesce mai ad arrivare al 100% da ottobre a febbraio probabilmente, quindi l’autoconsumo è totale), in ogni caso ho evitato di prelevare 400kWh dalla rete (sempre in due mesi autunnali). Mi risulta ci siano quasi 900.000 BESS private con una capacità pari a 17,5GWh e una potenza di 7GW, con una crescita del 50% in capacità rispetto all’anno precedente).
    E quando ti capita di avere acceso la lavatrice, la lavastoviglie, stai caricando la macchina e cucinando (col sottofondo della pompa di calore che silenziosamente consuma), la batteria interviene (gli ho forzato una riserva del 20%) in appoggio alla mia modesta linea monofase che NON è da 6kW. Non si stabilizza solo la rete generale, si stabilizza anche la mia.

    Se avete un fotovoltaico ma siete sempre fuori casa e quindi avete tutti i consumi spostati alla sera/notte, è un toccasana.
    Certo, prima programmavo le lavatrici e la lavastoviglie di giorno, così come programmavo l’aria condizionata in deumidificazione durante il giorno godendone tutto il giorno (mai usato condizionatori di notte), ora ho più flessibilità, aggiungiamoci il piano cottura ad induzione perchè ho disdetto il gas, solo questo abbatte di 400€ (il costo annuale di un contratto gas a zero consumi, almeno qui a Modena) che equivalgono a 2.000kWh di consumi elettrici.

    Come sempre: chi può, lo faccia, va a beneficio di tutti, a partire da se stesso. E chi non può, eviti almeno di lanciare invettive contro le detrazioni fiscali dicendo che sono soldi di tutti, perchè anche i benefici sono di tutti, a partire dal fatto che per produrre gli 8MWh di energia che serviranno alla mia pompa di calore (calcoli pessimistici) verranno usati, al netto delle dispersioni e considerando la quota italiana di produzione da metano, 450 metri cubi di gas a fronte dei 1.050 che ho consumato io nel 2024.
    Nella peggiore delle ipotesi e senza considerare il MIO fotovoltaico, che ho completamente escluso dal calcolo, dimezzerò il mio consumo (indiretto) di gas.

  2. In questo momento il picco di consumi è soprattutto nella fascia 18-20, gli accumuli domestici potrebbero tagliare di molto questi picchi quindi andrebbero assolutamente incentivate.
    Io proporrei di ridurre o eliminare gli incentivi su tutti gli impianti fotovoltaici senza accumulo, e di introdurli per i retrofit con batteria.

  3. Io già 15 anni fa avevo iniziato a risparmiare sulla bolletta, caricando grandi batterie durante la notte a costo molto basso, per poi utilizzare la corrente di giorno quando costava molto di più, usavo per caricare 2 caricabatterie da 70 ampere l’uno

  4. c’è anche un tema di efficenza:

    – un BESS oggi pare sia previsto durare 20-25 anni; ha una resa su un ciclo di carica-scarica superiore al 92%; come spiegato nell’articolo offre anche servizi ancillari di rete (per merito di inverter più evoluti); ed ha economie di scala su misure di sicurezza, installazione e potenza di picco gestibile sulla connessione alla rete

    – un accumulo domestico forse dura la metà degli anni? poi l’efficenza potrebbe essere un po’ più bassa, e l’installazione se la deve fare un tecnico ti costa in proporzione di più, e se installato al chiuso idealmente sarebbe meglio in un locale accessorio, che non tutti hanno, che in corridoio

    detto questo, siccome migliorano ancora tecnicamente, per es si cerca la resistenza al fuoco totale, non solo al 99,999%, e avremo anche in casa inverter durevoli ed efficenti al carburo di silicio come nei BESS, e con software evoluti, anche gli accumuli domestici (e aziendali) potrebbero effettivamente agire come dei Bess virtuali in parte gestiti dal gestore di rete e in parte dal proprietario

    in un mix 100% rinnovabili per l’Italia del 2050, con consumi elettrici quasi raddoppiati rispetto ad oggi per poter sostuire l’uso di metano e petrolio, a seconda dei parametri del mix vedo nelle simulazioni che servirebbero:

    300-500 GW-h di batterie di rete

    ..di questi almeno 100 GW-h in Italia li avremo dagli accumuli idroelettrici, ne abbiamo già ora 50-60 GW-h (molti al Nord Italia) e altri sono stati approvati per essere costruiti (al Sud Italia)

    .. altri 100 GW-h o più probabilmente verranno dal vehicle-to-grid delle auto e camion eletrici quando non in viaggio (avranno 2000-2400 GW-h di batterie su ruote.. almeno un 5% di questa capacità sarà condiviso come accumulo di rete dinamico)

    ma stiamo larghissimi e diciamo che servano 400 GW-h netti tutti ricavari da batterie stazionarie.. contando usura e cicli non sotto al 10% di carica, diciamo 500 GW-h lordi nominali… con una popolazione prevista di 55 milioni di abitanti sono effettivamente 9 KW-h nominali a persona.. media del pollo ovviamente 🙂

    1. R.S. a volte l’efficienza non è tutto….come avevo già scritto in un altro commento non è difficile immaginarsi un pacco batterie in ogni casa, magari proprio dove ora c’è la caldaia.
      Il vero game changer saranno le tariffe dinamiche che permetteranno a tuttti di beneficiare delle rinnovabili pur non avendo un tetto per un FV..
      Non ha veramente senso andare avanti con bioraria e trioraria nel 2025, con l’F2 che costa più dell’F1 e che copre anche il sabato a mezzoggiorno quando i prezzi all’ingrosso sono tipicamente molto bassi.
      Inoltre si considerano sempre molto poco i costi delle reti: un BESS da 100 MWh costerà sicuramente molto meno di 1000 accumuli da 10 kWh, ma si sono fatti i conti di quanto si dovrà investire per adeguare le reti di distribuzione cittadine, soprattutto in ottica aria condizionate ed auto elettriche? Le batterie fanno peak shaving, e lo fanno al livello a cui sono installate: i BESS a livello rete RTN, gli accumuli domestici nelle reti cittadini e se usati in maniera coordinata ANCHE per l’RTN.
      Sarebbe una bella rivoluzione un accumulo in ogni casa…

      1. beh, non sarebbe mica una brutta idea obbligare per legge le nuove costruzioni a dotarsi di accumuli, un po come si fa per il fv.
        certo andrebbe ragionato un minimo, il condomino che abita al decimo piano del palazzone se ne fa poco o nulla però ci sono tanti casi un cui sarebbe effettivamente utile sia all’utente sia alla rete.

  5. Batterie accumulo domestiche potrebbero esser aquistate da chiunque abbia saltuarie disconnessioni dalle rete elettrica (ho abitato 30 anni in campagna .. e ad ogni pioggia forte o vento mi “saltava” la corrente), anche quindi in assenza impianti FV propri, giusto per una funzione di “backup” in casa e mantenimento serivizi essenziali (oltre a frigo-congelatori ci sono anche apparecchi medicali per alcune persone… ma anche semplicemente il riscaldamento per persone fragili).
    Ovviamente abbinate a sistemi FV consentirebbero anche ai gestori di rete di bilanciare meglio i carichi in certi momenti difficili (se non altro perché le abitazioni dotate di batterie non aggraverebbero la domanda di energia).
    Quel che serve primariamente è che siano sia gli impianti fornitori di energia ma anche e soprattutto i grandi consumatori (industrie etc) a dotarsi di BESS, anche per evitar interruzione di produzioni (ce ne sono alcune che, se bloccate, butti via tutto il semilavorato!) o influire negativamente sulla stabilità dell’intero sistema.
    Certo è che il governo deve facilitare ed incentivare al massimo l’installazione di F.E.R. ed Accumulo prima di trovarsi in situazioni drammatiche come il generalizzato blackout spagnolo… o magari “indotto” da azioni di sabotaggio tipo guerra “ibrida” ed azioni terroristiche.

    1. Se poi avessimo tante rinnovabili come Australia e si decidesse di regalare 3/4 ore al giorno di energia elettrica tipo 11-15, tutti anche chi non ha il fotovoltaico avrebbe convenienza a caricarle e poi usare quell’energia al bisogno

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