Conveyor line for the production of lithium ion batteries. Ecological energy. 3D illustration. 3D rendering. High quality photo
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Paolo ci segnala un articolo dal titolo: “Le auto elettriche inquinano? Lo studio su Nature lancia l’allarme sui Pfas nelle batterie“. Inviate quesiti e osservazioni a info@vaielettrico.it.
Bufala numero uno: la maggior parte delle batterie finisce in discarica
Lo studio riporta analisi su campioni di acqua e di neve raccolti in prossimità di alcune fabbriche di batterie americane (non si specifica di quali batterie si tratti) e nota tra l’altro che “questi composti possono disperdersi nell’ambiente anche attraverso le discariche, dove finisce la maggior parte delle batterie agli ioni di litio.
“Come a dire che le batterie non vengono riciclate„. Paoloblog
Bufala numero due: analisi su aziende che non producono batterie per auto
Risposta- Dagli all’auto elettrica. Dopo il rischio incendio, emissioni di C02 in fase di produzione, il degrado e i costi di smaltimento, ci mancava solo l’allarme sul Pfas.
La “chicca” che ci segnala Paolo sulle batterie da autotrazione imbottite di Pfas che finirebbero in discarica (mai documentato un solo caso, benché oggetti da 3-4 quintali, grandi come un materasso a due piazze non dovrebbero passare inosservati) dà la misura dell’attendibilità dello studio. Quanto meno, di chi l’ha riportato. Aggiungiamo che le due aziende oggetto delle analisi (3M in Minnesota e Arkema in Kentucky) producono batterie per elettronica di consumo. La prima addirittura per strumenti medicali.
Bufala numero tre: I Pfas sono pericolosi, ma si trovano ovunque
Ma per tagliare la testa al toro, vediamo un sommario elenco dei settori che utilizzano comunemente i famigerati Pfas (perfluorinated alkylated substances):
prodotti ad uso domestico per conferire proprietà antiaderenti alle superfici interne delle pentole.
detergenti, lucidanti per pavimenti e vernici al lattice, come emulsionanti, tensioattivi o agenti umettanti.
tessuti, rivestimenti, tappeti e pelle per conferire resistenza all’acqua, all’olio, al suolo e alle macchie;
articoli medicali per impianti/protesi mediche e per prodotti come teli e camici chirurgici in tessuto non-tessuto;
nella placcatura di metalli;
lavorazione del petrolio e nella produzione mineraria;
nella carte e imballaggi oleorepellenti e idrorepellenti
nel settore aeronautico, aerospaziale e della difesai;
nel settore automobilistico, per migliorare i sistemi di erogazione del carburante;
nella produzione di cavi e cablaggi, grazie alla bassa infiammabilità;
nell’edilizia, per rivestire materiali che diventino resistenti agli incendi o agli agenti atmosferici;
nel settore elettronico, grazie alle proprietà dielettriche e idrorepellenti;
nel settore energetico, per coprire collettori solari e migliorare la loro resistenza agli agenti atmosferici;
nei prodotti antincendio, come schiume ed equipaggiamenti.
La fonte è: Fondazione Veronesi
Mi guardò questo studio, ma, da possessore di auto elettrica e medico, non posso che non essere preoccupato. Soprattutto mi ha dato fastidio che nel vostro articolo si concluda con “bufala n.3, i PFAS sono ovunque” questa non è una giustificazione. I PFAS sono sostanze prodotte dall’industria chimica per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta e rivestimenti per contenitori di alimenti, oltre ad essere impiegate per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa; possono essere presenti in pitture e vernici, farmaci e presidi medicali. Sono ritenute contaminanti dell’ecosistema, dato che la loro elevata resistenza termica e chimica ne impedisce qualsiasi forma di eliminazione, favorendone l’accumulo negli organismi. I PFAS potrebbero incidere sui meccanismi di coagulazione del sangue, esponendo gli abitanti delle zone inquinate a un aumento del rischio di contrarre malattie cardiovascolari, oltre a provocare un aumento di ischemie, ipertensione, malattie cardiovascolari, autismo, Alzheimer e trombi, indeboliscono le ossa e riducono la fertilità nei maschi. Nei giovani residenti nella zona rossa (quella maggiormente contaminata) è stata riscontrata la presenza di PFAS nel liquido seminale, una diminuzione degli spermatozoi e una riduzione del 10% della distanza ano-genitale, connessa con una riduzione del testosterone.
Come è ormai noto da tempo, in alcune zone della Regione Veneto è stato rilevato un importante inquinamento da PFAS nel territorio, soprattutto nelle falde acquifere delle Province di Vicenza, Padova e Verona.
Quindi i PFAS, i cui in comunità europea si sta discutendo da anni se eliminarli (ma le lobby…) sono estremamente nocivi, e come medici da anni ci stiamo battendo su questo argomento.
Saluti
Nessuno vuole minimizzare i rischi del PFAS. Ma è evidente che sottolinearne la presenza solo nelle batterie delle auto elettriche, quando sono presenti in decine di oggetti di uso comune, è una carognata bella e buona.
Non è una carognata, è l’ennesimo indizio che chi desidera frenare le auto elettriche non si fa alcun problema a seminare informazioni opportunamente confezionate per generare dubbi, incertezze e paure contro di esse.
Sappiamo anche che basta seguire i soldi per avere un’idea su chi potrebbe esserci dietro a questa orchestrazione.
Senza voler entrare in polemica, non trovo corretto ne costruttivo che i talebani dell’elettrico smentiscano a spada tratta ogni appunto venga loro fatto.
Ormai è più che comprovato che nell’intero ciclo di vita dell’auto elettrica (dall’estrazione del litio e degli altri componenti allo smaltimento delle batterie) vi è un impatto devastante per l’ambiente. È pur vero che è così anche per il termico, ma questa transizione (tra l’altro imposta) ci era stata propinata come la soluzione green per salvare il pianeta …
In risposta al mio omonimo sulla domanda sugli impianti di riciclo in Italia, La puntata di Presadiretta del 9 ottobre 2023 intitolata “la scossa elettrica” aveva intervistato un imprenditore Veneto che si occupa in uno degli impianti proprio di riciclo di batterie al litio, e diceva che aveva domanda di litio riciclato per almeno 3 volte tanto, ma la burocrazia bloccava l’avvio di un secondo impianto.
Scusate l’intromissione.
Si parla sempre più sovente di riciclare, recuperare, ecc. ma per caso in Italia, esiste oggi anche solo una azienda attiva che faccia ciò con le batterie delle BEV?
E come potrebbe fare con tutte le batterie ormai a fine vita?
Sarebbe curioso con che risultati a livello di recupero, costi, utilizzo di energia, scorie e scarti, materiali inquinanti, convenienza economica, costi di trasporti ed impatti ambientali di questo…
Lo scorso anno mi ero documentato, e non mi risultava esistessero.
Grati per una vostra risposta.
Il mondo non si ferma solo all’Italia.emo male direi.
Si informa su che cosa.succede all’estero e scoprirà delle industrie già operative nel settore. Inoltre le grandi aziende auto hanno già dei contratti e sviluppi con queste aziende….VW, Volvo, ecc…
Ma il punto è che ci sono molto poche batterie da riciclare perché durano molto di più del previsto.
Una batteria da riciclare può tranquillamente muoversi da una nazione all’altra e non deve necessariamente rimanere in Italia in attesa che qualcuno ci pensa. Altri lo hanno già fatto.
Certo sarebbe bello se, almeno una volta, su un giornale dei soliti (Libero, il Foglio, il Giornale, etc…) si leggesse…che so…che qualcuno si è accorto, stando dietro ad una BEV, di non aver respirato miasmi o fumi.
Ma ché!
Mai una volta!
Ma, non appena si può sputt…re, allora subito pronto l’articolo adatto!
Anche se nemmeno lontanamente veritiero.
quasi quasi organizzo un raduno di Euro 0.1.2.3 soprattutto a gasolio sotto la loro redazione…. tanto sono “fan degli idrocarburi” … apriranno le finestre per salutare calorosamente…
La “bufala” nr 3, scusate tanto, ma è una cazzata.
Il fatto che una cosa venga usata tanto non l’hai mette al riparo dall’essere cancerogena o pericolosa. Basti pensare all’amianto, al pfoa o al talco. Usati per anni ovunque, case, pentole, sulle parti intime dei neonati, ma scientificamente dimostrato strettamente correlati a tumori prima inesistenti ed ora bannati in più paesi nel mondo.
La vostra spiegazione nr 3 è superficiale, banalotta e sciocca.
Il pacco batterie da 51kW della Zoe pesa circa 250kg, per sollevarlo servirebbe dotarlo di 4 maniglioni e di 4 uomini robusti e in salute, oppure un carrello sollevatore o un autocarro con gru. Credo che tutte le batterie avariate, di auto elettriche e non, una volta sostituite vengano registrate e conservate dall’ autofficina e consegnate gratuitamente alle ditte di riciclaggio autorizzate.
tra l’altro Renault e pure Stellantis han recentemente inaugurato appositi reparti per il recupero e la rigenerazione interna delle batterie; sicuramente a breve entreranno nel normale ciclo commerciale dei ricambi ricondizionati quindi pensare che le batterie da autotrazione (così costose e preziose) finiscano “in discarica” è una bella barzelletta…. Un pacco batterie pur completamente rovinato (per incidente ad esempio) può comunque essere recuperato fino al 97% del materiale; poi, si i cicli industriali hanno “perdite e sversamenti” quello è nella triste storia degli impianti industriali, di qualunque materiale si occupino; allora chiudiamo qualunque fabbrica, raffineria, industria chimica e farmaceutica, visto che dopo Seveso ed altri casi abbiamo “trasferito ” certe lavorazioni pericolose altrove (Cina o India … ad esempio chi si ricorda di Bhopal ? )
Se uno legge correttamente lo studio, schivando tutti i paroloni che gli esperti del settore mettono sempre per allungarlo, si vede chiaramente che questo è riferito principalmente alle batterie di uso commerciale ( stilo, ministilo etc.), che hanno una componente maggiore di litio.
Per questo non vengono indicate, ad esempio, le diverse percentuali di dispersione di pfas su diverse chimiche (le lfp ad esempio) e viene detto che molte batterie vengono buttate nelle discariche (ahimè le AA e le AAA vengono spesso buttate nell’indifferenziata).
Ovviamente i soliti ignoti delle nostre parti, sfruttando la disinformazione ancora forte del nostro paese, hanno rigirato la storia come se fossero le macchine elettriche a minacciare le nostre vite. A lor dire, infatti, tutte le EV vanno con batterie AA e le batterie a sacchetto, prismatiche, a lama e a canistro non esistono.
È sempre triste vedere come tutto fa brodo quando si vuol dare contro a qualcuno e come sia facile smentire il tutto semplicemente rileggendogli l’articolo che loro stessi hanno impugnato di rimando.
C’è un famoso detto di Mark twain: Una bugia può fare mezzo giro del mondo mentre la verità si mette le scarpe. Almeno qui c’è qualcuno che si mette le scarpe.
Però su questo sito, vedo che ogni notizia contro le auto elettriche, o la bollate come palesemente falsa, o comunque sia avete sempre pronto l argomento per smentirla. Non è che siete più prevenuti voi, di quelli che sono contrari all auto elettrica?
A me sembra che la redazione di Vaielettrico non si tiri mai indietro quando c’è da evidenziare qualcosa che palesemente non funziona bene nel settore delle auto elettriche. Nascondere la testa sotto la sabbia e dire che l’auto elettrica è perfetta da ogni punto di vista non gioverebbe a nessuno. E’ proprio la critica costruttiva che permette di evolvere. e migliorare.
Non le viene in mente che gli articoli che smentiscono le notizie si occupino solo delle notizie che sono da smentire…?
Come dire: ma possibile che tutti quelli che sono in ospedale siano ammalati?
Vaielettrico non ha mai nascosto le difficoltà e i limiti che ci sono nell’elettrificazione di massa. Purtroppo molte volte il focus viene spostato dal problema reale (esempio: ricarica in strada, difficoltà nell’avere tre o quattro APP) a falsi problemi che vengono ingigantiti o distorti e si finisce a parlare solo di quello.
Letto su Linkedin ieri, direttore commerciale della ditta XXX che scrive “Eh ma con le elettriche se le usi di notte coi fanali ti prosciuga la batteria” e Pizzuto (CEO di Automobili Estrema che produce la Fulminea) gli risponde, perculandolo, “per non parlare di quando ricarichi il cellulare”.
Di bufale è pieno il web e le bufale a corrente piacciono tantissimo…
Il “problema” è che a volte non ci si accorge di comportarsi come chi si vuole contestare.
Premesso che la “notizia” da cui parte la sua replica la bollerei assolutamente come vaccata, anche nella replica stessa vi sono argomenti che trovo privi di significato.
Se per assurdo volessimo dare un piccolo credito alla bufala dei PFAS, l’elenco degli utilizzi di queste sostanze che senso avrebbe? Come proverebbe che l’inquinamento analizzato provenga da quegli utilizzi (tutti? alcuni?) e non dalle batterie? (Che poi in parte potrebbere essere vero, solo che palesemente non è relativo a batterie da autotrazione).
Altro punto critico è la sicumera con cui si parla del riciclo. Magari io non sono informato, ma esiste uno studio Europeo (o relativo ad uno stato qualsiasi) dove si indicano quante batterie di BEV sono state dismesse e quante tonnellate di prodotti sono stati effettivamente recuperati?
Perché ad oggi bisogna fidarsi o degli odiatori della transizione o dei difensori di essa, solo che per vari aspetti entrambi tendono a seguire la propria ideologia (oltretutto alcuni soggetti hanno pure interessi in ballo) dando per certo aspetti che certi lo sono solo quando vengono dimostrati.
Buongirono a tutti, credo ci sia un piccolo refuso nell’articolo, ove si scrive “oggetti da 3-4 tonnellate”. Penso sia quintali, non tonnellate. P.S.: La ricerca è una palese, mi si permetta, minchiata. Pare che il mondo si sia accorto dell’inquinamento da quando esiste l’auto elettrica….
Corretto, ma dell’inquinamento da petrolio non se ne parla mai.
La notizia dovrebbero farla le tonnellate di batterie delle e-cig usa e getta che non vengono conferite ai centri di smaltimento ma finiscono nel cestino dei rifiuti indifferenziati , magari quelli delle strade, lì si parla annualmente di un quantitativo pari ad un migliaio di batterie di auto elettriche, solo nel Regno Unito.
Credo che nell’articolo ci sia un errore: le batterie pesano circa 3-4 quintali, non tonnellate, a meno che non si parli di mezzi molto, ma moooooolto pesanti 😜
Effettivamente quella del Tesla Semi da 900kWh non dovrebbe essere lontana dalle 4 tonnellate… nel senso che ne potrebbe pesare anche di più, dato che è 9 volte di capacità la batteria della Model S
Mi guardò questo studio, ma, da possessore di auto elettrica e medico, non posso che non essere preoccupato. Soprattutto mi ha dato fastidio che nel vostro articolo si concluda con “bufala n.3, i PFAS sono ovunque” questa non è una giustificazione. I PFAS sono sostanze prodotte dall’industria chimica per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta e rivestimenti per contenitori di alimenti, oltre ad essere impiegate per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa; possono essere presenti in pitture e vernici, farmaci e presidi medicali. Sono ritenute contaminanti dell’ecosistema, dato che la loro elevata resistenza termica e chimica ne impedisce qualsiasi forma di eliminazione, favorendone l’accumulo negli organismi. I PFAS potrebbero incidere sui meccanismi di coagulazione del sangue, esponendo gli abitanti delle zone inquinate a un aumento del rischio di contrarre malattie cardiovascolari, oltre a provocare un aumento di ischemie, ipertensione, malattie cardiovascolari, autismo, Alzheimer e trombi, indeboliscono le ossa e riducono la fertilità nei maschi. Nei giovani residenti nella zona rossa (quella maggiormente contaminata) è stata riscontrata la presenza di PFAS nel liquido seminale, una diminuzione degli spermatozoi e una riduzione del 10% della distanza ano-genitale, connessa con una riduzione del testosterone.
Come è ormai noto da tempo, in alcune zone della Regione Veneto è stato rilevato un importante inquinamento da PFAS nel territorio, soprattutto nelle falde acquifere delle Province di Vicenza, Padova e Verona.
Quindi i PFAS, i cui in comunità europea si sta discutendo da anni se eliminarli (ma le lobby…) sono estremamente nocivi, e come medici da anni ci stiamo battendo su questo argomento.
Saluti
Nessuno vuole minimizzare i rischi del PFAS. Ma è evidente che sottolinearne la presenza solo nelle batterie delle auto elettriche, quando sono presenti in decine di oggetti di uso comune, è una carognata bella e buona.
Non è una carognata, è l’ennesimo indizio che chi desidera frenare le auto elettriche non si fa alcun problema a seminare informazioni opportunamente confezionate per generare dubbi, incertezze e paure contro di esse.
Sappiamo anche che basta seguire i soldi per avere un’idea su chi potrebbe esserci dietro a questa orchestrazione.
Senza voler entrare in polemica, non trovo corretto ne costruttivo che i talebani dell’elettrico smentiscano a spada tratta ogni appunto venga loro fatto.
Ormai è più che comprovato che nell’intero ciclo di vita dell’auto elettrica (dall’estrazione del litio e degli altri componenti allo smaltimento delle batterie) vi è un impatto devastante per l’ambiente. È pur vero che è così anche per il termico, ma questa transizione (tra l’altro imposta) ci era stata propinata come la soluzione green per salvare il pianeta …
Ampiamente dimostrato da chi? Ci porti un esempio. E la smetta con i talebani dell’elettrico se le interessa intervenire in questo sito.
Chiedo scusa per l’epiteto..
Questo può essere uno spunto di riflessione: https://www.orizzontipolitici.it/il-dilemma-del-litio-transizione-ecologica-e-danni-ambientali
Per cortesia non mi dica “bufala n. 4”, altrimenti non Le credo più..
Bufala numero 4, la più grossa di tutte. Se vuole imparare qualcosa può leggere e guardare quiUna filiera europea, dalle materie prime alle batterie? Ecco come, Ma non credo che questa sia la sua vera intenzione.
In risposta al mio omonimo sulla domanda sugli impianti di riciclo in Italia, La puntata di Presadiretta del 9 ottobre 2023 intitolata “la scossa elettrica” aveva intervistato un imprenditore Veneto che si occupa in uno degli impianti proprio di riciclo di batterie al litio, e diceva che aveva domanda di litio riciclato per almeno 3 volte tanto, ma la burocrazia bloccava l’avvio di un secondo impianto.
Vaielettrico l’ha chiamato sul palco: Una filiera europea, dalle materie prime alle batterie? Ecco come
Scusate l’intromissione.
Si parla sempre più sovente di riciclare, recuperare, ecc. ma per caso in Italia, esiste oggi anche solo una azienda attiva che faccia ciò con le batterie delle BEV?
E come potrebbe fare con tutte le batterie ormai a fine vita?
Sarebbe curioso con che risultati a livello di recupero, costi, utilizzo di energia, scorie e scarti, materiali inquinanti, convenienza economica, costi di trasporti ed impatti ambientali di questo…
Lo scorso anno mi ero documentato, e non mi risultava esistessero.
Grati per una vostra risposta.
https://www.stenarecycling.com/it/cosa-offriamo/riciclaggio-dei-materiali/batterie/
Il mondo non si ferma solo all’Italia.emo male direi.
Si informa su che cosa.succede all’estero e scoprirà delle industrie già operative nel settore. Inoltre le grandi aziende auto hanno già dei contratti e sviluppi con queste aziende….VW, Volvo, ecc…
Ma il punto è che ci sono molto poche batterie da riciclare perché durano molto di più del previsto.
Una batteria da riciclare può tranquillamente muoversi da una nazione all’altra e non deve necessariamente rimanere in Italia in attesa che qualcuno ci pensa. Altri lo hanno già fatto.
Certo sarebbe bello se, almeno una volta, su un giornale dei soliti (Libero, il Foglio, il Giornale, etc…) si leggesse…che so…che qualcuno si è accorto, stando dietro ad una BEV, di non aver respirato miasmi o fumi.
Ma ché!
Mai una volta!
Ma, non appena si può sputt…re, allora subito pronto l’articolo adatto!
Anche se nemmeno lontanamente veritiero.
Sveglia!
E non è così solo per le auto….
quasi quasi organizzo un raduno di Euro 0.1.2.3 soprattutto a gasolio sotto la loro redazione…. tanto sono “fan degli idrocarburi” … apriranno le finestre per salutare calorosamente…
La “bufala” nr 3, scusate tanto, ma è una cazzata.
Il fatto che una cosa venga usata tanto non l’hai mette al riparo dall’essere cancerogena o pericolosa. Basti pensare all’amianto, al pfoa o al talco. Usati per anni ovunque, case, pentole, sulle parti intime dei neonati, ma scientificamente dimostrato strettamente correlati a tumori prima inesistenti ed ora bannati in più paesi nel mondo.
La vostra spiegazione nr 3 è superficiale, banalotta e sciocca.
Il pacco batterie da 51kW della Zoe pesa circa 250kg, per sollevarlo servirebbe dotarlo di 4 maniglioni e di 4 uomini robusti e in salute, oppure un carrello sollevatore o un autocarro con gru. Credo che tutte le batterie avariate, di auto elettriche e non, una volta sostituite vengano registrate e conservate dall’ autofficina e consegnate gratuitamente alle ditte di riciclaggio autorizzate.
tra l’altro Renault e pure Stellantis han recentemente inaugurato appositi reparti per il recupero e la rigenerazione interna delle batterie; sicuramente a breve entreranno nel normale ciclo commerciale dei ricambi ricondizionati quindi pensare che le batterie da autotrazione (così costose e preziose) finiscano “in discarica” è una bella barzelletta…. Un pacco batterie pur completamente rovinato (per incidente ad esempio) può comunque essere recuperato fino al 97% del materiale; poi, si i cicli industriali hanno “perdite e sversamenti” quello è nella triste storia degli impianti industriali, di qualunque materiale si occupino; allora chiudiamo qualunque fabbrica, raffineria, industria chimica e farmaceutica, visto che dopo Seveso ed altri casi abbiamo “trasferito ” certe lavorazioni pericolose altrove (Cina o India … ad esempio chi si ricorda di Bhopal ? )
Se uno legge correttamente lo studio, schivando tutti i paroloni che gli esperti del settore mettono sempre per allungarlo, si vede chiaramente che questo è riferito principalmente alle batterie di uso commerciale ( stilo, ministilo etc.), che hanno una componente maggiore di litio.
Per questo non vengono indicate, ad esempio, le diverse percentuali di dispersione di pfas su diverse chimiche (le lfp ad esempio) e viene detto che molte batterie vengono buttate nelle discariche (ahimè le AA e le AAA vengono spesso buttate nell’indifferenziata).
Ovviamente i soliti ignoti delle nostre parti, sfruttando la disinformazione ancora forte del nostro paese, hanno rigirato la storia come se fossero le macchine elettriche a minacciare le nostre vite. A lor dire, infatti, tutte le EV vanno con batterie AA e le batterie a sacchetto, prismatiche, a lama e a canistro non esistono.
È sempre triste vedere come tutto fa brodo quando si vuol dare contro a qualcuno e come sia facile smentire il tutto semplicemente rileggendogli l’articolo che loro stessi hanno impugnato di rimando.
C’è un famoso detto di Mark twain: Una bugia può fare mezzo giro del mondo mentre la verità si mette le scarpe. Almeno qui c’è qualcuno che si mette le scarpe.
Però su questo sito, vedo che ogni notizia contro le auto elettriche, o la bollate come palesemente falsa, o comunque sia avete sempre pronto l argomento per smentirla. Non è che siete più prevenuti voi, di quelli che sono contrari all auto elettrica?
A me sembra che la redazione di Vaielettrico non si tiri mai indietro quando c’è da evidenziare qualcosa che palesemente non funziona bene nel settore delle auto elettriche. Nascondere la testa sotto la sabbia e dire che l’auto elettrica è perfetta da ogni punto di vista non gioverebbe a nessuno. E’ proprio la critica costruttiva che permette di evolvere. e migliorare.
Non le viene in mente che gli articoli che smentiscono le notizie si occupino solo delle notizie che sono da smentire…?
Come dire: ma possibile che tutti quelli che sono in ospedale siano ammalati?
Vaielettrico non ha mai nascosto le difficoltà e i limiti che ci sono nell’elettrificazione di massa. Purtroppo molte volte il focus viene spostato dal problema reale (esempio: ricarica in strada, difficoltà nell’avere tre o quattro APP) a falsi problemi che vengono ingigantiti o distorti e si finisce a parlare solo di quello.
Letto su Linkedin ieri, direttore commerciale della ditta XXX che scrive “Eh ma con le elettriche se le usi di notte coi fanali ti prosciuga la batteria” e Pizzuto (CEO di Automobili Estrema che produce la Fulminea) gli risponde, perculandolo, “per non parlare di quando ricarichi il cellulare”.
Di bufale è pieno il web e le bufale a corrente piacciono tantissimo…
Siamo ben informati. Ci smentisca con qualche prova, se ci riesce.
Il “problema” è che a volte non ci si accorge di comportarsi come chi si vuole contestare.
Premesso che la “notizia” da cui parte la sua replica la bollerei assolutamente come vaccata, anche nella replica stessa vi sono argomenti che trovo privi di significato.
Se per assurdo volessimo dare un piccolo credito alla bufala dei PFAS, l’elenco degli utilizzi di queste sostanze che senso avrebbe? Come proverebbe che l’inquinamento analizzato provenga da quegli utilizzi (tutti? alcuni?) e non dalle batterie? (Che poi in parte potrebbere essere vero, solo che palesemente non è relativo a batterie da autotrazione).
Altro punto critico è la sicumera con cui si parla del riciclo. Magari io non sono informato, ma esiste uno studio Europeo (o relativo ad uno stato qualsiasi) dove si indicano quante batterie di BEV sono state dismesse e quante tonnellate di prodotti sono stati effettivamente recuperati?
Perché ad oggi bisogna fidarsi o degli odiatori della transizione o dei difensori di essa, solo che per vari aspetti entrambi tendono a seguire la propria ideologia (oltretutto alcuni soggetti hanno pure interessi in ballo) dando per certo aspetti che certi lo sono solo quando vengono dimostrati.
Facciamo così: noi ci informiamo da sette anni. Lei cominci, e poi intervenga.
beato te che
Buongirono a tutti, credo ci sia un piccolo refuso nell’articolo, ove si scrive “oggetti da 3-4 tonnellate”. Penso sia quintali, non tonnellate. P.S.: La ricerca è una palese, mi si permetta, minchiata. Pare che il mondo si sia accorto dell’inquinamento da quando esiste l’auto elettrica….
Corretto, ma dell’inquinamento da petrolio non se ne parla mai.
La notizia dovrebbero farla le tonnellate di batterie delle e-cig usa e getta che non vengono conferite ai centri di smaltimento ma finiscono nel cestino dei rifiuti indifferenziati , magari quelli delle strade, lì si parla annualmente di un quantitativo pari ad un migliaio di batterie di auto elettriche, solo nel Regno Unito.
Credo che nell’articolo ci sia un errore: le batterie pesano circa 3-4 quintali, non tonnellate, a meno che non si parli di mezzi molto, ma moooooolto pesanti 😜
Effettivamente quella del Tesla Semi da 900kWh non dovrebbe essere lontana dalle 4 tonnellate… nel senso che ne potrebbe pesare anche di più, dato che è 9 volte di capacità la batteria della Model S
Ha ragione, correggiamo