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Batterie al sodio: sono un’occasione per l’Europa?

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batterie al sodio
Che prospettive apre, all’industria europea,  la nuova tecnologia delle batterie al sodio? Può ridurre la nostra dipendenza dai Paesi produtori di litio e dalla Cina. Ce lo chiede Roberto, dopo aver letto il nostro articolo. Inviate i vostri quesiti a info@vaielettrico.it.
batterie al sodio
Le batterie al sodio di HiNa Battery Technologies che equipaggeranno l’auto elettrica cinese Hua Xianzi della joint venture JAC Group-Volkswagen.
Vi ho già posto un quesito in passato al quale avete risposto con un interessantissimo articolo e così stavolta chiedo lumi su di un vostro articolo “Addio litio: ecco Hua Xianzi, la prima auto al sale”.
Potrebbe essere che con la tecnologia al sodio ci si possa svincolare un po’ più facilmente dalla Cina per la reperibilità di batterie e/o dallo sfruttamento di miniere di litio sparse prevalentemente (non solo) in zone del mondo più facili da sottomettere? Il verbo sottomettere non mi piace, ma sfrutto anche il fatto che possa apparire come una provocazione.
Ricordo inoltre, che voi stessi avete fatto luce su come il litio sia uno degli elementi più abbondanti sulla Terra e tra l’altro potrà essere riciclato molte molte volte.
A mio avviso, resta poi il fatto che non è colpa dei cinesi se si sono portati avanti sugli studi, anzi direi che piuttosto di lamentarsi in maniera sterile sarebbe meglio accelerare la ricerca anche nel vecchio continente per accorciare il Gap
Le competenze ci sono e sono di elevatissimo livello, per cui basterebbe organizzare ricerche più mirate a mio avviso, preparando nel mentre fondi per costruire fabbriche dove iniziare con la produzione appena pronti. 
Mi auguro che la presente possa essere spunto per un nuovo articolo.
Continuate così e complimenti per l’informazione che fate!„ Roberto Cezza

L’Europa ha una sola chance: l’innovazione

Risposta – Anche noi pensiamo che l’Europa debba indirizzare ogni sforzo nello sviluppo di una sua filiera industriale nel settore chiave delle batterie, anziché nel tentativo di trovare escamotage per prolungare l’agonia dei motori termici.
I motivi sono almeno due: da un lato emaciparci dalla scomoda dipendenza cinese, dall’altro creare nuove occasioni di lavoro per gli addetti dell’attuale filiera termica,  in inesorabile ridimensionamento.
Quello delle materie prime, litio o sodio che sia, ci pare un problema sopravvalutato. Entrambi i minerali sono abbondanti ovunque. I giacimenti di litio, per esempio, sono numerosi anche in Europa: finora non è stato necessario sfruttarli ma domani nulla ci vieta di farlo. Utilizzare entrambi i minerali per batterie con utilizzi diversi (il litio per i veicoli ad alte prestazioni e il sodio per city car e utilitarie) ci metterà comunque al riparo da speculazioni e ricatti commerciali.

Entrambi, poi, si possono recuperare dalle batterie a fine vita. Quando i volumi di batterie esauste saranno significativi, nascerà in Europa un fiorente business del riciclo. Sarà un business virtuoso: creerà nuova occcupazione, ridurrà ulteriormente  la richiesta di materia prima vergine, darà un valore residuo significativo alla batteria finita riducendo il costo dell’eventuale sostituzione.
Per l’Europa la vera sfida è invece tecnologica e industriale. E’ vero, come scrive lei, che non ci mancano le competenze. Ma si fermano per ora alla ricerca da laboratorio, mentre  le tecnologie applicate sono escusiva dei colossi industriali asiatici: BYD e Catl in Cina, LG e Samsung in Corea, Panasonic in Giappone.

Bruxelles punta sulle batterie di nuova generazione

Scalfirne il dominio partendo da zero è impensabile. Solo un salto tecnologico che rimetta tutti, europei e asiatici, sulla stessa linea di partenza può permetterci di recuerare il gap. L’occasione per costruire una nostra filiera industriale può essere lo sviluppo delle batterie di nuova generazione, come quelle al sodio, ma anche zolfo-aria, litio metallico e a stato solido o al grafene. Qui bisogna sviluppare la chimica da un lato e dall’altro progettare e fornire i processi produttivi su larga scala. L’Europa, e anche l’Italia, su questo fronte non hanno nulla da invidiare alla Cina. C’è poi l’enorme (in prospettiva) settore dello stoccaggio di rete che si svilupperà parallelamente  alla diffusione delle fonti rinnovabili: si parla di batterie a flusso, ancora di batterie al sodio, batterie gravitazionali e a CO2 compressa.
Di tutto questo l’Europa è ben cosciente. Tant’è vero che la prossima settimana Bruxelles presenterà due provvedimenti, il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Material Act, con l’obiettivo di riportare in prima fila l’industria europea della sostenibilità.

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11 COMMENTI

  1. Sarebbe stupendo, ma con i politici che ci ritroviamo la vedo dura.

    Purtroppo la storia insegna che l’asse Roma Berlino non ha mai portato buoni frutti, anzi ha provocato catastrofi.

    • Ben venga un nuovo asse Roma – Berlino – Parigi e il resto delle capitali europee. Perché al momento il resto del mondo ci sta seppellendo …

  2. Buongiorno, voglio fare i complimenti al sig.r Cezza per aver posto questo interessante quesito e di conseguenza voglio complimentarmi per il sito dell’ esauriente risposta in merito.
    Purtroppo tra i tanti detrattori dell’ elettrico ci sono anche quelli che o per svogliatezza o per partito preso insistono sul problema della perdita della forza lavoro e dell’ eventuale smaltimento delle batterie, smaltimento non riciclo ( e’ cosa difficile da comprendere per loro ).
    Spero vivamente che noi lettori di Vaielettrico possiamo ” divulgare ” queste risposte con dati oggettivi agli scettici colpevoli a mio avviso di non informarsi bene ma dando retta solo alla propaganda antielttrica.
    Cordiali saluti e ancora complimenti ad entrambi.

    • Guardi, copio proprio dall’articolo che sta linkando lei:

      “Le batterie cosiddette “al sale”, da non confondere con le batterie agli ioni di sodio”

    • Lei confonde le batterie ai sali fusi con le batterie agli ioni di sodio. Forse è colpa nostra, che non l’abbiamo specificato nell’articolo che lei commenta, ma era scritto esplicitamente qui.

  3. Sicuramente una tecnologia interessante, ma nessuno parla della temperatura di funzionamento, proprio per questo sembra siano più indicate per uso stazionario

    • Non sono (o non dovrebbero essere…) le stesse batterie al sodio “che scaldano”.
      Anche quelle “che scaldano” sono al sodio, ma salvo mio errore funzionano su presupposti differenti.

      • Infatti, come ho già scritto in un’altra risposta si confondono le batterie ai sali fusi, che funzionano solo a 250 gradi, con quelle agli ioni di sodio utilizzabili sui veicoli elettrici.

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