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Batterie a Termoli, governo deciso a togliere i fondi

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Il n.1 di Stellantis, Carlos Tavares: che succederà ora a Termoli? (foto: Stellantis Media).

Batterie a Termoli nella fabbrica ex Fiat: il governo è pronto a togliere i fondi già stanziato se l’investimento non si concretizzerà entro giugno-luglio 2025.

Batterie a Termoli
L’annuncio sul sito del ministero delle Imprese e del made in Italy.

Batterie a Termoli: troppa incertezza da Stellantis e soci, via 200 milioni

Resta in stand-by il progetto di realizzare una gigafactory a Termoli per la produzione di batterie per le auto elettriche. E i fondi del Pnrr che vi erano stati destinati, dall’estate del 2025 quasi certamente saranno dirottati verso altri investimenti per non finire persi. È un’altra puntata della guerra tra il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e Stellantis, che deve realizzare la riconversione dell’impianto molisano con Mercedes e TotalEnergies. I tre partner hanno dato vita a un’impresa comune, ACC, che ha già avviato la produzione di batterie nel sito di Douvrin in Francia. In Italia, come al solito, è tutto fermo e rischiamo di perdere anche questo treno, con un governo che continua a mostrare il suo scetticismo nei confronti dell’elettrico. E  con Stellantis che a suo tempo aveva promessio che non avrebbe toccato gli impianti italiani ex Fiat-FCA. Ma che ancora non trova il modo di dare un futuro a lungo temine per una grande fabbrica come Termoli, che tuttora conta 2 mila dipendenti.

Batterie a Termoli
Carlos Tavares, n.1 di Stellantis, parla durante l’inaugurazione della Gigafactory di Douvrin, nel maggio 2023.

Progetti ancora da validare per batterie migliori e meno costose

Solo dopo il primo trimestre 2025, però, ACC sarà in grado di confermare la strategia di costruzione della gigafactory in Italia (e in Germania, a Kaiserslautern). Questo perché sta lavorando allo sviluppo di una tecnologia più performante, capace di rendere le batterie più efficienti e con minori costi di produzione (-20/30%). Il nuovo progetto dovrebbe essere presentato a gennaio 2025. Sulla base di questo, ACC dovrà poi esprimersi e sottoscrivere contratti per un prodotto testato e validato. Di fronte a investimenti ingenti per le 2 gigafactory (un miliardo per Termoli e 2 per Kaiserlautern), l’azienda sostiene che le decisioni andranno ponderate attentamente. E i tempi imposti da Urso appaiono decisamente stretti. Al momento dallo stabilimento molisano Stellantis escono i motori termici Gme e Gse, in produzione fino al 2028/2029. Ma dopo? Urso dice che per la riconversione si troveranno altri fondi. Tutt’altra storia in Francia: lì mercato tira e il governo fa pesare la sua voce. E l’investimento (con relative assunzioni) è partito da tempo.

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17 COMMENTI

    • a parte qualche (comprensibile ? ) sospetto per eccessivo servilismo ai produttori di gas e petrolio (e compagnie collegate… pure statali..) io noto più che altro andar dietro all’esistente (Confindustria … Stellantis …) senza avere una corretta visione di dove sta andando il “mondo avanzato” (di cui stiamo per non fare più parte .. e da anni).

      Il “peccato originale” lo hanno compiuto le case europee (italiane) NON seguendo i nuovi filoni di sviluppo.. sia nelle motorizzazioni elettriche ed elettrificate (lasciando ampio margine di sviluppo a paesi come la Cina.. che hanno pure le materie prime a disposizione – o se le procurano in Africa – e le filiere di lavorazione).
      I nostri costruttori dovevano investire di più quando erano “forti” e facevano profitti su tutti i mercati mondiali per sviluppare pure loro prototipi copiando cinesi ed americani (Tesla) sia nelle progettazioni che nelle nuove tecniche di assemblaggio di motori e batterie e veicoli completi (Tesla il gigacast lo sfrutta ed ha amplissimi margini commerciali … ma deve ringraziare l’italiana IDRA – ed in futuro ulteriori robot a controllo I.A. ).

      Adesso è parecchio tardi … 15 anni di ritardo in campo elettronico, scienza dei materiali e I.A. sono un’enormità di evoluzioni da recuperare…. inutili gli isterismi ed i piagnistei… le richieste di dazi (che causeranno peggiori danni da ritorsioni da parte di chi ha la Seconda economia ed 1/5 della popolazione mondiale ! ); ci possono mettere in ginocchio in qualunque momento decidano…. basta replichino coi dazi (come già minacciano… e Sanchez si è genuflesso..) oppure creino semplici “ritardi” e complicazioni nel transito materie e componenti (per noi) o nel nostro export verso di loro (nb secondo uno studio letto su Reuters la voce prevalente italiana verso di loro è … la moda ! che ci possono tranquillamente copiare – as usual – o farne a meno dell’originale).

      Tra qualche mese dovremo scoprire le vere carte…. Draghi ha già ampiamente spiegato la situazione .. e la “direzione” da seguire per rimediare.

  1. …io invece l’articolo l’ho inteso esattamente così:
    È (SEMPRE E COMUNQUE) tutta colpa della Meloni!
    In soldoni, solita fritta, riferita propaganda antigovernativa.

    • puoi interpretare l’articolo come ti pare,
      anche che sia un attacco ai milanisti
      poi ci sono i dati e le oggettività.le opinioni sono personali, anche le mie,
      che ho espresso sotto.

      il piagnisteo “ce l’hanno con noi” invece ha un po’ stufato

      • se ti ha stufato ce ne daremo una ragione, purtroppo ognuno fa gli affari propri (soprattutto stellantis) e l’Italia viene tagliata fuori sempre per prima.

        • si chiama libero mercato,
          l’italiano medio vota da 30 anni abbaggliato dalle meraviglie del libero mercato spacciato per libertà di fare il c.zzo che pare,
          e poi regolarmente non gli piacciono gli effetti.

          se Stellantis ha munto allo Stato italiano fior di quattrini
          perché adesso ce ne lamentiamo?
          e non allora?
          e poi: quali leggi ha violato? leggi non etica del lavoro e dell’economia.

          e poi: oltre al piagnisteo
          c’è anche altro?
          perché a me sembra che ci sia solo il piagnisteo e l’incapacità,
          son 2 anni ormai che doveva prevalere il merito, invece abbiamo ministri che si fanno infinocchiare come pirla da biondone e da pelati portoghesi.

          dov’è il merito?
          dove sono le meraviglie della ritrovata sovranità?

          • non ho votato questi partiti per cui la tua filippica “politica” non mi tange, comunque tornando all’articolo la cancellazione degli aiui è stata,determinata dal tira e molla di Tavares coi suoi soliti “vedremo in futuro se le condizioni lo permetteranno” e che coi soliti ticattj occupazionali (altro che libero mercato .. ) con quelli forse crede di aver la meglio anche sui tempi del pnrr …. altro che piagnisteo.

          • @antonio gobbo
            E’ un piagnisteo
            perchè, come dici tu, i “soliti ricatti” sono soliti, quindi noti,
            e allora un ministro si organizza di conseguenza,
            non si mette DOPO a lamentarsi dei “soliti ricatti”,
            si attrezza prima.

  2. Visione molto parziale della situazione:
    – Francia tramite Bpifrance ha una quota in Stellantis e quindi pesa, noi no
    – non è Urso a voler dirottare gli investimenti, è ACC che ha comunicato di non essere pronta e i fondi del pnrr non possono essere messi in stand-by a tempo indeterminato. Tant’è che ACC era presente all’annuncio e ci mancava poco che non baciava la pantofola di Urso per ringraziare di non averli presi pubblicamente a calci in cul@

    In sintesi: prendersela con Urso è come sparare sulla croce rossa, Urso non c’entra nulla.

    La verità, come ebbi modo di scrivere quando l’Europa fu colta dall’annuncite delle gigafactory delle batterie, è che una batteria non è un fast food dove si confezionano panini ma è un settore ultra tecnologico dove a dominare non è il numero di cacciaviti in funzione ma la ricerca tecnologica. Ricerca che non si può né improvvisare né finanziare con 2 spicci.

    Quando iniziò l’annuncite delle gigafactory chiesi quale tipo di celle volevano produrre e a che costo. E la risposta la sapevo già: le celle tecnologicamente meno evolute di tutte al costo più alto di tutti. Le batterie prodotte in Europa NON sono competitive né sul prezzo né sulla tecnologia, in futuro forse arriverà qualcosa di tecnologicamente passabile ma a prezzi esorbitanti o, in alternativa, tra 7 anni arriveranno le prime 4680, quando tutto il resto del mondo avrà smesso di produrle e sarà passato ad altro.

    Le giga-factory non servono a nulla senza una parte di R&D fortissima, parola questa che è completamente assente nei piani dei signori europei che vedono l’auto come un asset finanziario (visione che sta contagiando e non poco anche Tesla) e non come un prodotto che, come tale, sta sul mercato perché è competitivo, innovativo e ha un prezzo congruo.

    Non è un caso che tutte le giga-factory sono state messe in stand-by e anche quelle nordiche di NorthVolt sono ferme.

    • @enzo
      ma….domanda:
      seppercaso il governo in questi due anni avesse dimostrato con parole e con fatti
      interesse allo sviluppo della mobilità elettrica…

      sarebbe andata alla stessa maniera?
      saremmo qui a leggere queste dichiarazioni di Stellantis?

      • “Solo dopo il primo trimestre 2025, però, ACC sarà in grado di confermare la strategia di costruzione della gigafactory in Italia (e in Germania, a Kaiserslautern).”. E ho citato gli impianti di Northvolt.

        Ti ribalto la domanda: tu sei l’ad di ACC e all’ultima riunione chiedi un aggiornamento sulle previsione degli investimenti a cui stare per inizio per la costruzione di batterie con tecnologia dell’anteguerra. Con la frenata dell’elettrico in Europa e il rinnovato interesse verso le PHEV (che montano batterie meno costose), con la Von Der Leyen (che non è un ministro di questo governo) affetta da ecolalia e che ogni 3 parole pronunciate dice “e-fuel”, con i costruttori che tornano a investire sull’ibrido e con i cinesi le cui batterie ogni anno si ricaricano sempre più velocemente e sono sempre più dense, tu Mario Milanesio nuovo ceo di ACC costruiresti altre 2 gigafactory in Italia e in Germania per costruire le pilette NMC della Nissan Leaf o fermeresti nuovi investimenti anche solo per capire se è questo che ACC deve fare da grande o no? Poco, poco, poco, per non sapere niente di questo mondo, come minimo punteresti alle 4680, ti chiederesti in quanto tempo sono pronte, quanto costano di più rispetto alle asiatiche e qual è la strategia se, dopo 2 anni necessari per avviare la produzione, gli asiatici mettono giù una tecnologia che è di gran lunga superiore, che so, le batterie a stato solido o semisolido. E in tutto questo l’Italia non c’entra nulla perché le batterie per auto, per quanto possa sembrare assurdo, non sono prodotti a km 0, non è che chi vive in Abbruzzo compra la batteria abbruzzese sotto casa, non sono gli arrosticini di pecora.

        Io fossi ACC procederei così: PRIMA investimenti con fondi europei e non in ricerca e sviluppo, POI industrializzazione del processo vincente individuato e produzione di massa. Ma fare una gigafactory per fare le solite NMC e LFP è da totale perdenti.

        • Ti sei dato anche la risposta che speravamo di non darci: siamo fregati, non recupereremo il gap con i cinesi, almeno non nel breve periodo.

          • la “strada più percorribile” è arrivare ad un accordo coi cinesi.. ed impiantare anche da noi altre fabbriche di batterie (ed eventualmente anche assemblaggio auto) per il mercato EUROPEO… tanto, senza il mercato cinese, asiatico, indiano ed africano, a chi dovremmo vendere auto “made in Europe” ??

        • tra l’altro … pure Tesla ha avuto problemi di messa a punto della produzione delle sue 4680 … e ne sta cominciando ad uscire ora dopo due anni almeno…

  3. Solo un inciso: nell’articolo si insiste a far intendere che sia da addebitare a ‘un governo che continua a mostrare il suo scetticismo nei confronti dell’elettrico’ lo spostamento dei fondi.
    Mi pare invece che il vulnus stia nella totale assenza di garanzie su qualsivoglia investimento, con i fondi che hanno tempistiche precise pena la loro perdita.

    • Io l’articolo l’ho inteso esattamente così: Stellantis non può garantire (approfittandosene come sempre) tempi certi che il PNNR impone, fine.

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