Bankitalia si schiera in favore dell’ambiente: a condizione, però, che la transizione ecologica sia colta come «un’opportunità di crescita economica». In sostanza, è una scommessa sul futuro: offre indubbi benefici macroeconomici nel medio-lungo periodo evitando costi indotti dal cambiamento climatico. Ma nell’immediato implica investimenti e sacrifici che rischiano di minare il consenso sociale necessario a perseguirla.
E’ questo il pensiero espresso dal capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, Roberto Torrini, in un’audizione alla X commissione della Camera sul Patto per l’industria pulita della Commissione europea. La transizione energetica «è un percorso complesso, ma abbandonarlo non porterebbe vantaggi né sul piano ambientale né su quello economico» ha sostenuto. Quindi per Bankitalia la strategia di Bruxelles «ha obiettivi condivisibili, ma non è sufficientemente ambiziosa nel prevedere azioni comuni, anche con riferimento alle modalità di finanziamento».
Molti progressi in Europa e in Italia, ma dobbiamo fare di più per la competitività dell’industria

L’Europa, ha sottolineato Torrini, ha fatto enormi progressi negli ultimi vent’anni. Ha creato per esempio un efficiente “mercato del carbonio” attraverso lo strumento dell’European Union Emissions Trading System (EU ETS) che ha già consentito di abbattere le emissioni totali di quasi il 30% rispetto al 1990. E nello stesso periodo ha triplicato la quota di rinnovabili sul totale dei consumi energetici toccando il 25%.
Anche l’Italia ha fatto la sua parte, pur su scala leggermente più ridotta: dal 2004 a oggi, la quota di rinnovabili sul fabbisogno di energia primaria è passata dal 6% al 20%. E l’industria italiana in particolare si è impegnata nella transizione. Dal 2013 al 2023 ha aumentato del 7% il proprio valore aggiunto riducendo del 20% il rapporto tra consumo energetico e produzione. Non continuare ad investire sull’innovazione collegata alla transizione verde «non farebbe che perpetuare il ritardo nella crescita della produttività che frena lo sviluppo europeo e mina la competitività della nostra economia» si legge poi nel docum
ento presentato da Torrini.

La transizione non è un lusso, evita crisi ancora più gravi
Il problema, oggi, è coniugare la sostenibilità ambientale con la competitività industriale. Occorrono perciò da un lato «investimenti mirati, infrastrutture adeguate e semplificazioni burocratiche». Dall’altro «meccanismi di compensazione per famiglie e imprese» che attenuino gli oneri della transizione nel breve termine, evitando che si sviluppi «un ostilità diffusa verso le politiche climatiche» tale da compromettere i traguardi futuri.
Ciò premesso, Bankitalia lancia un messaggio chiaro: la transizione non è un lusso per economie già avanzate, ma una condizione necessaria per evitare crisi sistemiche ancora più gravi. L’’alternativa, infatti non è tra “ambiente” e “sviluppo”, bensì tra “azione” e “arretratezza”. Va perseguita non per moda o ideologia, ma per convenienza economica. Peggio: la decarbonizzazione, oggi, è una questione di sopravvivenza industriale.
Qui il testo integrale dell’audizione (https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-vari/int-var-2025
/Torrini_testimonianza_16072025.pdf)
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