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Bando navi green: è stato un quasi flop

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nautica elettrica
Cittadini per l'aria chiedono navi senza fumi

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Un quasi flop per il bando da 500 milioni di euro destinato a rendere meno inquinante navigazione e stazionamento in porto delle navi.

Parlano i numeri: sono state assegnate meno di un terzo delle risorse disponibili: solo 163 milioni per 88 progetti. Protestano comitati di cittadini e associazioni.

Impegnate un terzo delle risorse: bando prorogato

E’ andata male, ma poteva pure andare peggio se facciamo una comparazione con l’ecobonus per le auto elettriche. Il bando è dedicato al rinnovo green delle navi italiane con i fondi del Pnrr (leggi). Ma la complessità dell’operazione, sottolineata dagli armatori, faceva prevedere l’esito. Anche la proroga di un mese non è bastata (leggi).

Dalle barche esce veleno
Fumi dai traghetti

Cittadini e associazioni sul piede di guerra

L’inquinamento dell’aria nelle città portuali è estremamente grave non solo per l’incidenza sul surriscaldamento globale ma pure per la salute dei residenti. La conferma arriva dai numerosi comitati nati a Genova, La Spezia, Napoli, Ancona e dalla mobilitazione continua (ma inascoltata) a Venezia.

genova comitato
Una protesta del comitato No Fumi di Genova

Sono persone che convivono non pacificamente con l’inquinamento acustico e tutto lo sporco diffuso nelle case dai fumi delle navi. Per tutti questi motivi la loro posizione è di grande delusione, se non rabbia.

 “Più controlli sui fumi, anche con i droni”

Una delle associazioni più attive sul tema è Cittadini per l’aria che ha diffuso un comunicato molto duro: “La gran parte delle navi che fanno scalo e operano regolarmente nei nostri porti hanno emissioni visibilmente fuori legge e che, come è ormai dimostrato dai dati, causano l’incremento delle concentrazioni di numerosi inquinanti dell’aria (BC, NO2, PM, SO2) gravemente nocivi per la salute“.

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Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria

La presidente Anna Gerometta chiede di non perdere questi soldi: “Considerata l’inspiegabile riluttanza dimostrata dagli armatori nell’accedere ai finanziamenti, non resta che invitare il Ministero a destinare una quota significativa dell’ingente residuo finanziario dal decreto garantendo le risorse necessarie almeno a decuplicare il numero dei controlli ambientali sui fumi delle navi, da realizzarsi anche a mezzo di droni sniffers come già accade in molti porti europei”. Le associazioni hanno scritto a Confitarma e Assarmatori e al Ministero per chiedere chiarimenti e un nuovo bando. Ma soprattutto: “Le navi per le quali non siano stati richiesti o ottenuti i fondi volti all’ambientalizzazione non possano più accedere ai nostri porti con il loro fardello inquinante“.

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Fumi delle navi in porto a Genova

Fuori le navi inquinanti dai porti, incomprensibile  l’inerzia degli armatori

 

Parlano anche i rappresentanti dei cittadini come Enzo Tortello, presidente del Comitato Tutela Ambientale Genova Centro-Ovest e di Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova: “Gli armatori chiedono ripetutamente al Ministero sostegno per finanziare la transizione ecologica. E’ incomprensibile come si lascino inutilizzati i fondi, dimostrando disinteresse per l’impatto ambientale e la salute dei cittadini“.

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7 COMMENTI

  1. Gian Basilio,
    ammesso che sia possibile rispondermi, chiedo: in quale misura è colpa della complessità del bando e in quale del mancato interesse ad aderirvi da parte degli armatori?
    Cioè: c’è bisogno di snellire la burocrazia o manca proprio l’interesse e la visione da parte dei diretti interessati?
    Da esterno (disinformato e profano) mi stupisco che qualcuno non pensi di investire oggi con generosi contributi piuttosto di investire domani perchè costretto, magari a prezzi stratosferici per l’urgenza.

    • Buongiorno guido faccio riferimento alle dichiarazioni degli armatori che infatti hanno chiesto e ottenuto una proroga. Il bando lasica molte possibilità d’intervento ma sulla sostenibilità non ci sono standard unici e le scelte sono differenti. La nautica non è un mercato di massa, le navi sono anche opere uniche quindi un retrofit, parliamo di milioni di euro, ha una sua complessità. Detto questo nonostante abbia scritto flop, perchè oggettivamente si sono assegnate solo un terzo delle risorse a disposizione, non è male che 88 navi diventino più green. Sarebbe più facile risponderti anche conoscendo con dettagli i progetti presentati ed approvati

  2. Dipende da come è strutturato l’ecobonus, e siccome chi lo ha fatto è lo stesso governo che ha fatto quello delle auto non mi stupisce che sia un flop.

    D’altronde ieri sera su tgcom c’era un politico del partito dei beoni che a gran voce pontificava:

    “ora siamo schiavi del petrolio russo con l’elettrico diventiamo schiavi della cina che fa le batterie”

    E io dico:

    – il petrolio lo bruci costantemente e tutta la filiera è un danno ambientale costante e devastante;
    – le batterie durano decenni e quando sono esauste le puoi riciclare al 97%;
    – nessuno ti impedisce di costruire gigafactory in italia;
    – l’italia non ha petrolio ma ha tanto di quel sole con il quale il fotovoltaico andrebbe a nozze e li si che saremmo indipendenti.

    E poi scusate: da 25 anni importiamo orologi, telefonini, p.c., piccoli elettrodomestici prodotti in cina tutti contenenti batterie, senza contare abbigliamento, giocattoli ecc. Ma come mai si svegliano proprio adesso?

    Morale: mentono sapendo di mentire.

    • Chiaro che la tecnologia delle batterie ci riserverà sorprese visto le ricerche attuali per rendere meno impattante e più diffuso l’elettrico. Sul bando un flop si, però 88 progetti finanziati non sono pochi.

      • Piuttosto è meglio che niente, infatti gli incentivi per auto elettriche non sono del tutto inutilizzati, ma sono tutti strutturati male in modo volontario.

        Non ci fosse stata la volontà strisciante di ostacolare l’elettrico, tutti gli incentivi sarebbero utilizzati.

  3. Un interessante servizio sulle emissioni è stato trasmesso il 23/01/2023 da Report. Si evidenziava come si tenda a investire nella tecnologia del gas per l’alimentazione delle navi e poi si continua a bruciare il combustibile tradizionale per via dei costi aumentati del GNL. Invece di sviluppare tecnologie a idrogeno o elettriche ci si riempie la bocca con questo gas che oltretutto senza depositi costieri è assolutamente inutile. Vedi un mezzo ibrido che opera nello Stretto di Messina e che continua a bruciare olio combustibile pesante sin dalla sua entrata in servizio. I futuri bandi mirano a impiegare ancora questa tecnologia sui mezzi in divenire ma altra forma alternativa di combustibile potrebbe essere l’ammoniaca e già qualche armatore come Corsica Ferries vuole costruire un cargo che sfrutti il vento come forma propulsiva. Interessante sarebbe approfondire l’impiego del sistema Air Lubrication, mirato a ridurre ulteriormente i consumi e pertanto l’impatto ambientale. Allo studio anche la possibilità di rendere superidrofobico lo scafo delle navi, ma questa tecnologia è ancora ad uno stadio embrionale.

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