Banchine elettriche? Le chiedono i cittadini che segnalano i fumi delle navi

Cold Ironing

Sono i cittadini a chiedere le banchine elettriche. I residenti delle città portuali, da Genova a Livorno passando per Napoli e Ancona, che denunciano da anni i problemi causati alla qualità dell’aria dai fumi delle navi. A Genova li fotografano, li catalogano e inviano i report alla Capitaneria di porto che, in alcuni casi, ha portato a dei fermo barca. Insomma non regge la tesi che l’Europa impone la decarbonizzazione, Intervista a Enzo Tortello del comitato di Genova. 

genova comitato
Una protesta del comitato No Fumi di Genova

A Genova i cittadini hanno inviato 2000 segnalazioni alla capitaneria di porto

Enzo Tortello da oltre tre decenni denuncia l’inquinamento da fumi. «Mia moglie era partita già nel 1997 e sei anni fa è mancata per un tumore. Io a 80 anni continuo l’impegno con la rete dei comitati». Cittadini organizzati nelle città portuali italiane:  Genova, Venezia, Ancona, Napoli, Civitavecchia, Livorno, Savona, La Spezia.

Enzo Tortello del comitato durante un incontro sulle comunità energetiche

Sono cittadini attivi che  «fotografano i fumi e poi li catalogano secondo una scala di nero ovvero la scala di Ringelmann che misura la densità apparente del fumo. Seguono la reportistica e le segnalazioni alla capitaneria di porto che in alcuni casi è intervenuta anche con dei fermi barca». Un lavoro intenso: almeno 2000 segnalazioni.

A questo lavoro si aggiunge quello di sollecitazione sulle istituzioni. «Abbiamo incontrato tutti a iniziare dal difensore civico, c’è una buona rispondenza della capitaneria di porto che recepisce le nostre segnalazioni sui fumi. Se questi superano i 4 minuti si sta verificando qualcosa di illegale».  Insomma la tesi della decarbonizzazione imposta dall’Europa in questo caso non regge, la vogliono e la pretendono i cittadini.

Il problema del biossido di azoto, la difficile riduzione entro il 2030

Dal 1 maggio è in vigore l’area Seca in tutto il Mediterraneo che riduce considerevolmente la presenza di zolfo nel carburante (leggi qui), ma resta grave il problema dell’biossido di azoto. «Entro il 2030 per legge il limite dovrebbe scendere da 40 a 20 microgrammi a metro cubo e il limite di 50 mg/m3 non deve essere superato per più di 18 giorni l’anno, sottolinea Tortello,  secondo i tecnici sarà difficile rispettare questi valori».

Cittadini in piazza
Il comitato cittadini Genova

Il 2025 non si apre bene come hanno sottolineato in una recente assemblea i componenti del comitato No Fumi: «Il 25 aprile la centralina Arpal in funzione in via Bari, sulle alture di San Teodoro, ha registrato le più alte concentrazioni orarie di biossido di azoto rispetto a quelle misurate da tutte le centraline in funzione in città».

Il legame? «In porto erano attraccate contemporaneamente navi da crociera non di ultima generazione e alcuni traghetti obsoleti. E l’estate non è ancora iniziata!». Si parte male e nei quartieri affacciati sul porto «respirare aria di pessima qualità a causa dei fumi delle navi non è una novità: nel 2024, per 21 giorni, in via Bari si è respirato biossido di azoto a concentrazioni giornaliere superiori a 50 µg/m3, limite indicato dalla direttiva UE 2024/2882».

La direttiva, tiene conto delle indicazioni OMS del 2021, entrerà in vigore nel 2030 ma sottolineano dal comitato: «già da adesso il superamento dei limiti determina una situazione di pericolo per la nostra salute».

cold ironing
Un traghetto alimentato con l’energia elettrica in Norvegia

La soluzione? Banchine elettriche. Una guida contro l’inquinamento

Enzo Tortello dice a Vaielettrico come le misure adottate non siano sufficienti. «C’è un accordo per l’utilizzo di biocombustibile ma non ci siamo accorti dei suoi effetti. La soluzione è l’elettrificazione, ma ci sono dei ritardi».

Genova ha iniziato ad elettrificare prima delle altre città portuali italiane, «è presente nell’area per le riparazioni con una dotazione di 10 MW», e ci sono investimenti per avviare il cold ironing nei moli dedicati alle navi da crociera e per i traghetti. Ma c’è da aspettare ancora.

Entro dicembre 2025 è prevista la conclusione dei lavori per la cabina elettrica necessaria ad  alimentare le banchine nel porto. Ci sono risorse per 20 milioni più altri 32 con il Pnrr (sono stati stanziati 700 milioni dedicati a 40 porti italiani) e si stima di arrivare a regime ad una potenza di 132 megawatt. Sarà così possibile spegnere i generatori e alimentare da terra i servizi di bordo delle navi ormeggiate. Per abbattere i costi maggiori dell’energia la Commissione Europea ha stanziato 570 milioni in agevolazioni fiscali.

Non mancano la tecnologia, le agevolazioni e le risorse. Ora spetta alla burocrazia, come alla politica, garantire che gli investimenti pubblici per l’elettrificazione vadano a buon fine nei tempi previsti. I cittadini per l’aria hanno pubblicato la guida Cambiano Rotta per “respirare aria pulita e vivere meglio nelle città di porto”. Si ottiene  da questo link mentre qui si scarica la nostra guida sui motori marini elettrici.

LEGGI anche “Ammoniaca: il carburante quasi perfetto (automobili a parte)“e guarda il VIDEO con l’intervista al professor Alessandro Abbotto

 

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