Amnesty International lancia un segnale di pericolo sulle auto Renault che fanno parte del car sharing elettrico madrileno City , chiedendo alla marca francese di verificare che il cobalto usato per le batterie non sia estratto con violazione dei diritti umani, come lo sfruttamento del lavoro infantile o la schiavitù.
“In Congo lavoro minorile e schiavitù”
La notizia è riportata dai media spagnoli, tra cui il sito specializzato hibridosyelectricos , che cita dichiarazioni di Marta Mendiola, responsabile di Amnesty Spagna per il settore Imprese & Lavoro. Il problema in realtà non riguarda solo la Renault, ma un po’ tutte le aziende dell’automotive impegnate nell’elettrico e anche diversi grandi nomi dell’elettronica di consumo. Un’attenzione particolare alle modalità di estrazione del cobalto è stata richiesta tra gli altri anche a Samsung Electronics e Microsoft.

L’allarme riguarda in particolare le forniture dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC), su cui le organizzazioni umanitarie da tempo hanno acceso un faro per la violazione dei diritti umani nelle miniere. Proprio Amnesty in particolare a novembre ha pubblicato un report sui giacimenti di cobalto, sostenendo che diversi bambini impiegati nell’estrazione sono stati vittime di incidenti mortali o, nel migliore dei casi, colpiti da gravi disturbi polmonari.
Anche la Volkswagen in allarme
Il problema è delicatissimo e richiede la massima attenzione: sarebbe paradossale se una tecnologia nata per garantire il massimo della sostenibilità fosse inficiata all’origine da un vizio così grave. Il 15 dicembre scorso abbiamo dato conto dell’allarme lanciato dalla Volkswagen sullo stesso problema (guarda il nostro articolo) . La dichiarazione era stata firmata da Francisco Xavier Garcia Sanz, l’esperto manager spagnolo che è responsabile degli acquisti per l’intero Gruppo di Wolfsburg. La sua preoccupazione non riguarda tanto il litio, sul quale pure si sono letti allarmati reportage per le pericolose tecniche di estrazione in alta quota in paesi come la Bolivia, ma proprio il cobalto in arrivo dal Congo.

Garcia Sanz ha specificato che non gli basta appurare che tra i 40 mila fornitori del colosso tedesco non entrino aziende che violano i diritti umani: il pericolo reale si annida nei subfornitori, motivo per cui sono stati avviati colloqui con tutti coloro che maneggiano materie prime, proponendo una carta dei valori da rispettare alla lettera. Pena: l’esclusione dalla lista del Procurement Volkswagen. <Rigettiamo con forza ogni forma di lavoro forzato o minorile ed esigiamo da tutti la massima trasparenza sui processi di lavorazione>, l’avvertimento di Garcia Sanz. Logico prevedere che anche la Renault e gli altri concorrenti si muovano nella stessa direzione.