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AutoCharge è davvero un miglioramento? Io non credo

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AutoCharge, il sistema automatico di identificazione e ricarica introdotto in Italia da Electrip, è certamente un passo avanti rispetto ad App e RFID card, ma sconta alcune criticità. Ce le illustra Paolo Casciello, informatico di professione, ben conosciuto dai più assidui frequentatori del blog di Vaielettrico per i commenti con il nick Endyamar.  Un ringraziamento da tutti noi.                                            

                                    di Paolo Casciello

Il conducente crea un account con una rete di ricarica che supporta Autocharge,
completa la registrazione e, una volta fatto, qualsiasi colonnina della rete
riconoscerà automaticamente il veicolo. Autocharge offre un’esperienza di ricarica più semplice ed immediata per l’utente: basta collegare il cavo di ricarica all’auto, senza bisogno di ulteriori passaggi. Inoltre, garantisce una maggiore sicurezza dei dati rispetto a tecnologie RFID come il MIFARE Classic, poiché gli indirizzi MAC non sono facilmente replicabili (a differenza delle carte RFID).

Quindi è la soluzione definitiva? Forse no. Vediamo di capire insieme quali sono i pro
e i contro di questa tecnologia.

Come funziona AutoCharge

Quando il cavo viene collegato all’auto, viene creato un canale di comunicazione dati con la colonnina. Come in ogni comunicazione i due attori devono essere riconosciuti e ognuno ha un indirizzo. L’auto ha un suo identificativo univoco che chiameremo MAC Address. Analogamente al numero di telaio (VIN), il MAC è univoco al mondo. Nessun altro veicolo ha lo stesso codice. O almeno così dovrebbe essere.

Ecco che è facile intuire quanto sia semplice Autocharge. Sapendo “chi è” l’auto non serve autenticare ulteriormente l’utente.
E’ a grandi linee il meccanismo che utilizza anche Tesla nei suoi Supercharger.

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Sembra tutto perfetto. Dov’è il problema?

Questo semplice metodo di autenticazione è anche, a mio avviso, il principale limite di Autocharge. Perchè il MAC address è uno. Quindi il veicolo ha, di fatto, un solo account con quel provider. Non possiamo usarlo in roaming. Non possiamo usare “la tessera migliore al momento”.

Questa limitazione non è di certo la fine del mondo. Ma contribuisce a creare ulteriore
segmentazione. Perchè se, lentamente, si sta arrivando alla possibilità di avere una card
che funziona in interoperabilità con più operatori possibili, Autocharge imporrebbe di avere un account con ognuno di questi operatori.

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E poi c’è tutta la questione sicurezza. Il MAC address è un numero “importante”. Permette di identificare univocamente il veicolo e rientra nei dati considerati privati.
L’Unione Europea ha stabilito misure di gestione dei MAC address in quanto sono codici
univoci che permettono di localizzare persone. E prevede anche la cancellazione del dato se non più utile. ( per maggiori informazioni qui il pdf). E’ interessante notare che aziende come VW decidono, al momento in cui scrivo questo articolo, di non comunicare il MAC address nella comunicazione con la colonnina. Non supportando di fatto Autocharge. Tecnicamente potrebbero usare codici equivalenti ma si
starebbe solo spostando il problema.

Rischio (remoto): spoofing. Per quanto raro esiste anche il rischio di “spoofing”. Cioè la possibilità di intercettare il MAC address e clonarlo. Poiché non vi è nessun altro meccanismo di controllo, un malintenzionato, una volta ottenuto in vario modo l’identificativo, potrà usarlo per caricare al posto nostro. E attenzione, se anche ce ne accorgessimo, non potremmo mai cambiare il nostro identificativo quindi non potremmo più usare la funzione in quanto il nostro MAC address sarebbe per sempre compromesso.

Abbiamo un sistema migliore? Sì, il Plug&Charge

Ne abbiamo già parlato su queste pagine. Il P&C risolve tutti gli aspetti negativi di Autocharge. Il codice che viene scambiato con la colonnina è un token di autenticazione che dipende dal contratto dell’utente e non dal veicolo. E’ inoltre firmato crittograficamente e quindi sempre diverso. Se anche viene intercettato non può essere riutilizzato. E’ adatto all’uso con più operatori perchè l’auto può (in base al software) inviare certificati diversi a seconda di quello che si vuole usare.

Insomma, Plug&Charge, standardizzato come ISO 15118 è, nell’opinione di chi scrive, la
migliore alternativa alle card e alle app di ricarica.

LEGGI anche e guarda il VIDEO: AUTOCHARGE con Electrip | ricaricare come TESLA si può

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Apri commenti

58 COMMENTI

  1. A proposito di quanto scritto da Luca riguardo ai costi della ricarica, io non sono riuscito a trovare da nessuna parte (sono arrivato fino al sito del consorzio CharIN!) una spiegazione di come si possa indicare al Plug&Charge quale tariffa scegliere per pagare la ricarica qualora fossero disponibili più tariffe per lo stesso servizio.
    Un esempio per chiarire.
    Ad una colonnina HPC, il CPO/MSP chiede 0,90 €/kWh, mentre un MSP alternativo chiede 0,70 €/kWh.
    Oggi ho in tasca app e tessera RFID di 3-4 MSP alternativi presso cui mi sono registrato come utente, e quindi, ad ogni marca di colonnine a cui ricarico, posso scegliere di usare l’app o la tessera RFID con la tariffa più conveniente.
    Utilizzando il Plug&Charge, è possibile già oggi – o sarà possibile in futuro – che ognuno dei 3-4 MSP alternativi attivi il Plug&Charge sulla mia auto e che quindi la colonnina mi permetta di scegliere (per esempio, dal display) con quale degli MSP ricaricare?

    • Con Autocharge non è possibile. Almeno non in modo comodo. Se interessa mi dilungo un po’ di più sul perchè.

      Ma tu mi chiedi del P&C.
      Innanzitutto sì. Dal lato tecnologico la cosa è fattibilissima e non difficile.
      Per come è strutturato il P&C tu puoi avere sulla tua auto un numero variabile di certificati. Ognuno rilasciato da uno degli operatori con cui hai fatto l’account.
      Se l’auto ha più di un certificato sarai tu che, prima di collegare l’auto, sceglierai quale usare.

      Lato colonnina, l’operatore riceve un certificato che può controllare e sapere a chi indirizzare la richiesta. Ad esempio hai il certificato di Elli di VW. Verrà indirizzato il tuo token a Elli che approverà o meno la ricarica.
      Quest’ultima parte è uguale al passaggio di una RFID.
      E infatti, semplificando al massimo, il certificato equivale alla RFID (solo molto più sicuro). Quindi è come se avessi una serie di RFID nell’auto e passi quella che vuoi alla colonnina “attraverso il cavo”. 😀

      • Però è controproducente per la casa madre …che preferirà sempre “legarti” al proprio sistema…

        Pensa quanto tempo c’è voluto per arrivare alle e-sim…e trovarne una “multi-operatore”…

        • La casa madre ad ora sta facendo ZERO per legarti. Anzi. Ti abbandona a te stesso. Quindi ogni passo avat sarebbe tutto fuorchè controproducente.
          VW per esempio che supporta il P&C lo fa con la limitazione di legarti al loro Elli. Quindi il caso che citi tu.

          Io credo che per le case possa essere un selling point.
          Ma sono miopi. Guarda per esempio quanti continuano a vantarsi di inutili e vetusti navigatori quando ti basta dare supporto a Android Auto e Apple Carplay. O meglio ancora usare Android Automotive.

          Sim ed eSim non ti seguo. La eSim è solo una sim “non fisica”. L’uso delle SIM fisiche era una questione tecnologica. Un ponte che andava interrotto ma che richiede sforzi dei produttori.
          Ma se vogliamo fare paragoni me ne viene uno ottimo. Immaginati se invece della eSIM gli operatori se ne fossero usciti con “ehi, ho una idea geniale. Non usiamo le SIM ma usiamo il codice IMEI del cellulare per capire chi è l’utente!”.
          Ecco. 😀 Sarebbe stata una cosa simile ad autocharge. 😀

          • Nel caso telefonia cellulare non basta l’ IMEI (che viene comunque trasmesso) perché serve anche il codice della SIM col numero di telefono rilasciato dall’ operatore (su smartphone puo/devi cambiare SIM/eSiM..ti ricordi le SIM formato tessera sono nate per consentire di usar i cellulari come “cabine telefoniche mobili” e non pagare le tasse sul contratto telefonico mobile..
            Stesso problema lo hai con l’ auto (che ha il suo VIN per la parte telaistica) ma può essere usata da vari utenti (in famiglia o aziende) e tecnicamente dovrebbe garantire una pluralità di contratti di ricarica (un po’ come le chiavi con la memoria delle impostazioni utente..che ti configura posizione di guida, clima ed altro).

            Per quanto riguarda le case automotive… vengono da troppi decenni di potere assoluto sulle scelte dei clienti, approfittando anche della scarsa conoscenza.. ma dovranno cambiare atteggiamento.. con la concorrenza, almeno fino a quando i processi di fusione tra gruppi non lasceranno che 2 o 3 mega-gruppi con 10 e più marchi interni…che sfrutteranno il grande potere di avere anche i database degli utenti (profilati su ogni abitudine).
            Il Grande Fratello a 4 ruote..😞

      • Grazie Endy, ottima e chiarissima spiegazione! 👍🏻👏🏻👏🏻👏🏻
        Se questo però è il meccanismo con cui si può scegliere il fornitore di ricarica con il P&C, mi viene da osservare che in sostanza il P&C non modifica il modo con cui oggi si fa la stessa cosa, perché per avere più “RFID nell’auto” (espressione efficacissima, bravo!) occorrerà sempre e comunque registrarsi presso più fornitori ecc. ecc., e l’unico vantaggio sarà un portafoglio meno gonfio di RFID fisiche. 😂
        Lungi da me esprimere una critica, osservo semplicemente che il P&C viene magnificato da ogni singolo fornitore di ricarica come la panacea contro il “mal da ricarica”, mentre viene utilizzato come un modo per fidelizzare i clienti affascinandoli con un’operazione di ricarica “zero sbatti” (espressione che odio!) per non farli pensare troppo a quanto pagano e che potrebbero spendere meno con un altro fornitore.
        Grazie ancora! 👏🏻👏🏻👏🏻

        • Capisco la tua opinione. Ed è corretta.
          Ma tutto sta, come sempre, al pattern di utilizzo di ognuno di noi.
          Tanto nella quotidianità ognuno di noi usa principalmente l’operatore che gli conviene al momento.
          Pochi decidono l’operatore in base alla colonnina. O la colonnina in base agli operatori che hanno. Soprattutto in DC. E ricordiamo che tutto questo vale in DC. Quindi per soste veloci.

          Io stesso a volte preferisco uscire dall’autostrada per andare ad un SuC e altre volte fermarmi al FtX pur sapendo che pagherò di più.
          E non è il P&C la discriminante in questo caso. 🙂

          Il P&C è una panacea per l’autenticazione.
          Ma nessuno credo abbia mai detto che lo sarebbe per le tariffe. Non è l’obiettivo di quella tecnologia.

        • PS: “Se questo però è il meccanismo con cui si può scegliere il fornitore di ricarica con il P&C”

          Quello è un metodo che ho immaginato sulla base di quel che abbiamo ora. Ma le possibilità sono tantissime quando hai più certificati.
          Imprescindibile il primo passo di registrarti a tutti gli operatori.
          Fatto questo ci sono mille possibiltà.
          Per esempio l’auto potrebbe farti scegliere l’operatore la prima volta che ti fermi in quella location e memorizzarlo. Solo la prima volta quindi. E tu lo cambieresti solo se necessario.
          E tante altre possibilità che non vengono in mente ora ma che bravi team tecnici e di UX potrebbero pensare. 🙂

  2. Bell’articolo. Semplice pur essendo un argomento complesso non facile da semplificare, mi risulta molto chiaro.
    In pratica il Plug&Charge non si diffonde perché i produttori anziché pensare che è un ENORME leva di marketing pensano a guadagnarci pure loro. In realtà se nascondessero nel prezzo del veicolo 1000€ e sbandierassero che per tre anni (con un limite di 2500kWh annui) paghi il kWh con chiunque 30 centesimi, non ci rimetterebbero nemmeno pagando al fornitore di energia 20 centesimi a kWh.
    Ma, si sa, i produttori di auto non si stanno dimostrando molto lungimiranti…

    PS: belli questi articoli di “noi” lettori, fanno molto “comunità”.

    • Ciao Guido…a me sembra che i costruttori sulle auto attuali di migliaia di euro di costi R&D ed altro ne abbiano già messi un po’ troppi (visto che non hanno eroso i margini nei loro bilanci)…e difatti hanno bloccato il mercato europeo, andando sotto la capacità produttiva…

    • Ma il bello è che non devono nemmeno sbattersi sul fronte ricarica.
      Basterebbe solo dare ache la feature di permettere ai proprietari di caricare certificati per il P&C e gestire la parte software di handshaking con la colonnina.
      Poi, se volessero, potrebbero cucirci sopra il servizio di ricarica ed espandersi anche in quel campo, come del resto ha fatto Tesla prima di tutti.

      Ma sappiamo quanto è pachidermico il firmware di un’auto di un produttore tradizionale.

      Ecco, mi stupisce l’assenza della cosa anche dai brand cinesi, anche quelli più importanti. Dovrò indagare in merito. 🙂

  3. Premesso che poter scendere, prendere il cavo di ricarica, attaccarlo e parte tutto è comodissimo.

    Però non è che passare una card sia cosí complesso e nemmeno usare il POS è tanto difficile.

    • Se nella routine di carica ci si mette pure 1 minuto 1 per verificare TariffEV l’ operatore più conveniente e scegliere quell’ app/tessera per attivare non è che cambi il mondo…

      In fondo fino a pochi anni fa tutti volevano pagare in contanti e perdere minuti a contare i soldi… verificare i resti, sempre col rischio di ritrovarsi con banconote false .. (a me è capitato…e pure con tanto di segnalazione in banca come “potenziale spacciatore”.. nonostante l’uso delle famose macchinette anti-falso).

      È sempre così..quando una cosa è nuova si brontola…poi quando ci si abitua… tutto comodo e normale..

      • Pochi anni fa? Hai presente la lunghezza delle code al casello nelle corsie per il pagamento in contanti, quando ci sarebbero le corsie telepass libere, o anche solo quelle con carta di credito/debito?
        In Italia abbiamo un rapporto morboso col contante, senza nemmeno scomodare il discorso evasione.

        • Se ci pensi Luca… più o meno l’ uso delle carte pagamento ha preso il via con il cash back “di stato”..
          Poi molti scoprono la comodità dei Wallet (Google o Apple o Samsung) per pagare touchless con smartphone o smartwatch….

          Dalle statistiche ufficiali l’ uso sta continuando ad aumentare e siamo a livelli “europei”…
          Anche quello è tempo risparmiato (e poi puoi rivedere dove e quando hai speso…mentre con i contanti..ci vuole memoria!).

        • Sei certo si tratti di rapporto morboso? Non pensi che potrebbe esserci qualcuno che la pensa differentemente da te? Tipo: “il contante è l’unica e vera moneta emessa dallo stato, le restanti forme di pagamento sono moneta privata che viene offerta in qualità di servizio, con costi, difetti e pregi”. Capitolo evasione fiscale: lei crede ancora che l’evasore sia il proprietario del bar che non le emette lo scontrino alle sei del mattino per il suo caffè? Veramente crede che quell’uomo è diventato ricco facendo così? E, se è ricco, chi glielo fa fare a stare lì all’alba a preparare il caffè per lei? Stiamo con i piedi be piantati in terra, l’evasione è nelle multinazionali con sede all’estero e mercato in Italia

  4. Un semplice pieno di carburante, sta diventando un affare serio.
    La tecnologia utilizzata così invasivamente non porta alcun beneficio. Non semplifica ma complica la vita, come se non fosse già abbastanza complessa.

    • In effetti anch’io, che dell’argomento ne so veramente meno di nulla, faccio veramente una grandissima fatica a comprendere come mai si debba passare per forza attraverso questa quantità di complicazioni. E quasi mostrando soddisfazione nel doverlo fare.

      Scendo dalla macchina, mi avvicino alla colonnina, passo la prima tessera con cui la colonnina riconosce me come utente e la mia tariffa. Poi in un lasso di tempo ragionevolmente vicino passo il mio Bancomat/carta di credito con cui la colonnina capisce dove andare a prendere i soldi alla tariffa di cui però è già stata informata col passaggio della prima tessera.

      È veramente così difficile?

      • non dare idee a Urso, sennò preparano una norma per cui bisogna passare tessera e bancomat,
        in contemporanea o entro 0,3 secondi,
        su due lettori distinti carte, però posti a 2 metri di distanza uno dall’altro

        motivazione ufficiale: incentivare l’uso dell’auto in due oppure per chi viaggia da solo allenarne l’italica prestanza fisica

        • In effetti sarebbe sadico, io mi limitavo a una cosa normale tipo passare due tessere una dopo l’altra sullo stesso contactless.

          Bip! “ciao Alessandro, questo è il tuo abbonamento, questa è la tua tariffa”
          Bip! “ok, la prelevo da questa carta”

          Su due piedi, da perfetto ignorante in materia, mi sembrava la soluzione più semplice per un sacco di motivi che se vorrete vi elenco un’altra volta.

          Rimane aperta la domanda: sarebbe una cosa così complicata?

          Anche perchè mi chiedo: ma col plug&charge se per esempio prestassi la mia macchina al Signor Massimo… Anzi, no, facciamo il contrario dai, se lui mi presta la sua MG4 e io ricarico… Paga comunque lui? Vabè che è un ricchissimo fruitore di assegno INPGI e manco se ne accorge, però (fuori dallo scherzo) se uno presta o prende in uso da un parente/amico una vettura dotata di plug&charge e deve ricaricare a sue spese… che succede?

      • Scusami, ma… non c’è un passaggio di troppo nella tua descrizione?
        Se usi “la prima tessera (RFID) con cui la colonnina riconosce me come utente e la mia tariffa”, significa che ti sei registrato presso quel fornitore (di solito tramite la sua app) e gioco forza hai già dovuto specificare il metodo di pagamento per la ricarica (di solito una carta di credito o di debito). Giusto?
        Se è così, non c’è necessità di utilizzare la carta di credito o di debito DOPO aver passato la tessera RFID… 😊

        • Metti che un giorno paghi con una carta e un altro con un’altra. Lo so che suona strano, però ad esempio a me capita per ragioni con cui non sto a tediarti. bisogna pensarle tutte.

          • Le tecnologie non si evolvono attorno al caso d’uso di pochi. Il tuo è proprio un caso d’uso più unico che raro.

            Nel tuo caso specifico diverse app hanno il profilo di pagamento. Lo scegli prima di far partire la ricarica e quella ricarica, lanciata via app o via rfid, verrà pagata con quel profilo di pagamento.
            Utile per eventuali carte aziendali senza fare due account.

        • C’è anche il problema fiscale di mezzo, con la prima tessera dico alla colonnina chi sono e quindi a chi devono fatturare, con la seconda a chi devono prendere i soldi: potrebbe essere utilizzato (anche se è un modo poco efficiente per la verità) per riciclare denaro.

          • Se parliamo di carte di credito, tenderei ad escluderlo categoricamente. Si ricicla il contante.

          • Oh perbacco! La maggioranza delle leggi più recenti antiriciclaggio riguardano il web 3.0, ovvero contante ZERO…

          • Beh, che l’attuale governo sia a favore della piccola evasione è chiarissimo: tetto contanti alzato (senza un motivo e contro le richieste UE e una legge già approvata), condono sulle imposte passate e non versate, concordato fiscale che è conveniente esclusivamente se sei un evasore e non solo per sanare irregolarità, progetti da 13 miliardi senza gara nonostante tutti sappiano che serva, centro smistamento in Albania costruito in affidamento diretto senza gara in spregio delle leggi italiane (ma tanto siamo in Albania..), direi che è chiarissima l’intenzione e la direzione.

          • Si, ok teoricamente possibile, ma l’ha già detto lei che è un modo totalmente inefficiente di riciclare. A meno di non ricaricare a un megawatt pet volta, chiaro. 😂
            Insomma, direi che, di tutto, quello è il minore dei problemi. Ma, ripeto, parlo da totale incompetente.
            Il mio punto di vista è quello del cliente, peraltro un po’ tonto in materia, che per esempio già per ricaricare la Spring non è entusiasta di dover armeggiare con le app e che quando ha provato a far funzionare la ccs (che è andata a meraviglia) sulle prime non è riuscito a fermare la carica perchè non trovava più il comando… 😂😇

            Il mio livello è quello e sinceramente non è mia ambizione migliorarlo più dello stretto necessario in quel campo. 😇

          • D’accordo.
            Per gli aspetti fiscali sappiamo che in Italia si vanno a “guardare le pagliuzze negli occhi senza accorgersi delle travi piantate”…
            Per le difficoltà è importante semplificare le procedure, perché i proprietari delle Tesla non si lamentano della difficoltà di utilizzo dei Supercharger e/o delle tariffe applicate, mentre per gli altri produttori le persone si lamentano di essere come in una giungla?

    • Senza quella tecnologia invasiva contro cui si è frettolosamente scagliato non avrebbe mai potuto scrivere il suo commento

      • Commento sconclusionato.
        Il coltello è utile per tagliare il pane. Ma è criminale quando lo si utilizza per tagliare la gola ad un altro essere umano.
        Se non ci fosse stata questa tecnologia ci saremmo sicuramente risparmiati simili idiozie
        Chiuso discorso

    • In realtà con cose come il P&C o l’autocharge è più facile caricare un’elettrica che fare il pieno ad una termica.

      In realtà anche senza, se consideriamo che per fare il pieno devi stare li piantatao con la macchina.

      Mentre una BEV la attacchi alla colonnina/walbox e poi fai quel che ti pare.

      • Per favore… Io quando faccio il pieno alla mia ibrida sto ” piantato” al distributore due minuti, direi che per caricare 800 km di autonomia su una bev ci vuole un po’ più di tempo ( e in più riprese). Detto questo non capisco tutta questa problematica di prezzi, card, app ecc. Ma una colonnina non potrebbe vendere energia ad un prezzo chiaro, esposto e uguale per tutti? Io arrivo, vedo che il kWh costa 50 cent , passo la carta di credito ed ottengo la preautorizzazione, collego l’auto e quando finisco la carica mi viene addebitato quanto dovuto. Perché non si può fare? Con i carburanti funziona così da anni

          • Eugenio inutile fare ironia, è per questo che in Italia saremo sempre gli ultimi. Perché ci piace complicare tutto e ci sono anche quelli che li giustificano. Se io devo acquistare un bene, qualsiasi cosa sia, benzina o corrente elettrica che differenza fa per il pagamento dal punto di vista tecnologico? Fatemi collegare questa maledetta colonnina pagando con quello che ormai tutti abbiamo, che sia carta di credito o bancomat. Non mi pare che io abbia detto di usare il contante. Poi a livello fiscale che facciano cosa vogliono, i dati li hanno. Che mettano chiaro in vista quanto costa un kWh così come si sa quanto costa un litro di benzina, un contatore di consumi e via. Con questa burocrazia, con questa soffocante imposizione di regole astruse resteremo sempre gli ultimi. Però vuoi mettere il piacere di dare a voi smanettoni la gioia di sfoggiare app e card varie quando uno potrebbe pagare in modo semplice? Ormai per andare in giro in auto bisogna diventare come i Furio di Carlo Verdone , ma per favore

          • @Ilario
            Speravo che la mia osservazione (quella era, una semplice osservazione) la stimolasse ad approfondire il perché carburanti ed energia elettrica sono trattati diversamente.
            Invece…

    • Attilio, questo è un articolo TECNICO che spiega cosa succede dietro le quinte.
      Non mi interessa farlo ma se avessi scritto del fuzionamento di una pompa di carburante dal pagamento all’erogazione avrei scritto un post molto simile.
      E anche in quel caso sarebbe stato “complicato”?

      Lato utente è “scendo, attacco e attendo”. Cosa c’è di complicato?

  5. A mio parere Plug&Charge è senz’altro una soluzione globalmente migliore, ma è anche comprensibilmente più complessa da implementare; prova ne è il fatto che, ancora adesso, non è così diffusa. Molte vetture già in circolazione non potranno mai supportarla.

    AutoCharge è una sorta di hack, se vogliamo, ma ha l’indubbio vantaggio pratico di essere implementabile totalmente lato erogatore, e quindi compatibile con qualsiasi vettura che supporta CCS. È del del tutto opt-in da parte del cliente, che può scegliere se/quando cominciare ad usarlo o smettere.
    Negli U.S.A. EVGo lo supporta ormai da diversi anni, senza che siano emerse particolari criticità, nella pratica.

    Credo si tratti di un classico esempio di soluzione non ottima, ma buona abbastanza da essere utile.

    • Indubbiamente.
      Ma la semplicità porta con se dei rischi che ora, con la poca diffusione delle BEV, sono rari o “sorvolabili”. Ma in futuro è come autenticare gli utenti in una rete wifi pubblica usando solo il mac address del dispositivo. E addebitare i costi in base a quello. Cosa può mai andare storto? Ora che persino molti smartphone fanno MAC spoofing con un semplice tap sul display. 🙂

      • Chiaro. È che ho poca speranza che il settore old-auto riesca ad offrire un’implementazione coi fiocchi del P&C, con tutta la desiderabile configurabilità del caso lato utente, in tempi non biblici! 😀

  6. Fateci caso: riguardo a Plug&Charge si legge e si sente parlare solo dal punto di vista tecnologico. Si trovano in rete video su quanto sia figo arrivare alla colonnina attaccare il cavo e ricaricare senza pensieri, ma sono tutti video di test. Nella pratica quotidiana sono davvero pochi gli utenti comuni ad utilizzarlo. Perchè?
    Perchè ha dei costi molto più alti rispetto a quelli che si possono trovare surfando le varie app.
    Essendo legato all’auto (e al suo brand), non esistono opzioni per risparmiare sui prezzi della ricarica: sei vincolato ad un abbonamento fisso stipulato con il brand (VW, Hyundai, ecc) e oltretutto il prezzo del kWh non è il più conveniente.
    Quindi, ok la sicurezza informatica, ma rimane pur sempre un sistema “chiuso”, che spinge i costruttori che lo adottano a fare cartello sui prezzi.

    • Forse si è perso il fatto che può essere utilizzato con più operatori. Certo, se il produttore dell’auto decide di utilizzarlo contro i suoi stessi clienti ne può decretare il suo insuccesso. Ma il problema non risiede nel sistema quanto nella stupidità commerciale di chi lo implementa castrandolo di proposito.

      • Non è che il produttore dell’auto decide di utilizzarlo contro i suoi stessi interessi. Al contrario: il P&C fa sì che nel rapporto commerciale tra eMSP e cliente si inserisca un terzo soggetto, il produttore dell’auto. Che ovviamente vuole anche lui la sua parte di guadagno dalla ricarica.
        E lo fa dicendo al cliente “se abiliti il P&C con me avrai tutta la sicurezza e la comodità di utilizzare le colonnine Ionity, Ewiva, FreeToX senza dover usare la tessera”. Ok, ma a che prezzo?
        Questo è il problema: c’è un terzo “incomodo” che vuole guadagnare (anche) dalla ricarica.
        Semplicemente tutto ciò con Autocharge non esiste, perchè il rapporto commerciale è solo tra eMSP e cliente. Poi è vero che funziona solo sulla sua rete di colonnine, e per usarlo su altre reti di colonnine va attivato ciascuna volta alla prima connessione. De gustibus…

    • Piccola correzione, in realtà è possibile usare certificati differenti su un sistema P&C, non è velocissimo farlo ma dall’app dell’auto si può di volta in volta caricare il certificato (legato quindi al fornitore) che si vuole utilizzare.
      Basterebbe che le app dei vari brand auto avessero una funzione di selezione rapida del certificato da usare per renderlo facile.

      Io vedo il vero vincolo lato colonnina, pochissime sono quelle in grado di leggere i certificati. Che io sappia, ad oggi lo supportano Ionity, Ewiva e soprattutto FreeToX al momento. Specie l’ultima però vuol dire già oggi poter usare P&C su gran parte della rete autostradale, che è esattamente dove si vuole risparmiare tempo per chi viaggia tanto in elettrico.

      Secondo me ci arriveremo ad avere P&C ovunque, siamo solo agli albori di questa tecnologia. L’ecosistema termico con cui continuiamo a paragonarci esiste da un secolo.

    • No. Richiede un maggiore investimento tecnologico per fuzionare.
      E i brand automotive sono indietrissimo. Aziende che puntano a usare adirittura la stessa piattaforma per fare termico e EV di sicuro non investono nel P&C che è un po’ la famosa ciliegina sulla torta.
      Inoltre anche gli operatori di ricarica devono supportarlo. E non sono tanti, purtroppo.
      Ma spesso la tecnologia migliore non è quella maggiormente utilizzata. Succede in tutti i settori.

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