Auto elettriche Ue: ecco tutti i rischi del lungo addio al 2035

Una frenata, anzi una retromarcia, dell’Europa sulle auto elettriche e sull’abbandono dei motori termici dal 2035 sembra ormai inevitabile. Lo ammette perfino il Direttore per l’Italia del think tank europeo Transport & Environment Andrea Boraschi alla luce delle dichiarazioni del Cancelliere tedesco Friedrich Merz che ha sdoganato perfino le auto ibride. Ma «l’elettrico sta crescendo, i prezzi calano e le vendite aumentano: sul mercato la transizione è in atto e non si piò fermare» conclude. 

Boraschi si è sempre battuto per confermare, e semmai accelerare, la transizione elettrica totale prevista dal Green Deal europeo. Tuttavia oggi, interpellato da Fuoco Amico, dice che «il vento è cambiato» e «la situazione non è rosea». Sotto la spinta di nuovi equilibri politici nei governi, insomma  «l’agenda dell’Europa non mette più al centro gli obiettivi climatici».

Buttiamo alle ortiche quello che già abbiamo fatto?

Per «realismo politico», oggi spera solo che l’asse ambientalista a Bruxelles riesca a «piegarsi senza  spezzarsi» quando, da qui a pochi mesi, inizierà ufficialmente il processo di revisione delle regole sulle auto solo elettriche per il 2035. Sono sbagliati i tempi, aggiunge, perchè non abbiamo ancora in mano «elementi, dati e analisi per una valutazione seria dei processi avviati».   Rischiamo così di «gettare alle ortiche investimenti,  processi già avviati e tanti progressi già conseguiti sulla via della transizione. Questo potrà avere costi economici e sociali più pesanti che non giocarsi la partita fino in fondo».

Il piccolo cabotaggio senza fine dei costruttori europei

Andrea Boraschi

Come si spiega allora la pressione di tante categorie, in primis dei car maker, per smantellare i paletti fissati per il 2035? «Hanno sbagliato la strategia -risponde -. Hanno fatto soldi a palate nel biennio 2022-2023 ma hanno preferito distribuire utili agli azionisti anzichè spingere sull’innovazione. E oggi d’improvviso si trovano tutti in crisi nera». Questo è il prezzo che pagano per aver scelto «di massimizzare i ricavi con i veicoli premium anzichè sviluppare le nuove tecnologie sulle auto di massa». Un «piccolo cabotaggio» che oggi li ha resi «molto fragili rispetto alla concorrenza del competitor cinesi e americani».

Taglio alle emissioni di CO2, case auto europee avanti piano

Proseguendo nello stesso errore, ora chiedono altro tempo.  Lo dimostra il documento recapitato a Bruxelles dai costruttori di ACEA, che Transport & Environment ha analizzato e Boraschi boccia senza appello . Ibride, ibride plug in, alimentazioni a e-fuel e biocarburanti che i costruttori chiedono di sdoganare sono «scappatoie per mantenere in vita l’ecosistema del termico e del rifornimento al distributore di benzina anche dopo il 2035».  Non risolvendo i problemi ambientali perchè sono  veicoli tutt’ altro che ad emissioni zero allo scarico, e non attenuano l’impatto sociale di una transizione elettrica che comunque ci arriverà addosso dall’Estremo oriente e dall’America.

costruttori auto europei

Così l’Europa perderà altri treni: riciclo batterie, V2G, trasferimento tecnologico. E finirà in stallo

In compenso l’Europa finirà per perdere altri treni: il nuovo business del riciclo delle batterie, lo sviluppo di sistemi “vehicle to grid” (V2G) capaci di mettere le auto elettriche al servizio della rete, l’opportunità di un trasferimento tecnologico che potrebbe venire dall’arrivo di produttori extraeuropei.

Azzerare o ridurre gli obblighi normativi fissati per il 2035, in conclusione, rallenterebbe l’evoluzione dell’industria auto europea fino al punto «da metterla in stallo».

 

LEGGI anche “La transizione energetica è un buon affare, solo la politica non lo capisce” e guarda il VIDEO

Visualizza commenti (22)
  1. A quanto pare, anche CleanTechnica concorda con le considerazioni di Massimo Degli Esposti, chiedendosi addirittura, con un titolo ad effetto, se l’industria automobilistica europea si stia scavando la fossa con le sue mani, ma dando in realtà la colpa tutta ad ACEA che si sarebbe radicalizzata dopo l’uscita di Volvo e Stellantis:

    Is The European Car Industry Digging Its Own Grave?

    https://cleantechnica.com/2025/10/15/is-the-european-car-industry-digging-its-own-grave/

  2. Come ho provato a scrivere in un’altra discussione, io credo che si debbano valutare le decisioni ed agire anche considerando una visione globale.

    Fermo restando gli obiettivi di decarbonizzazione, se l’Europa vuole correre, ma se insieme all’Europa corrono solo pochi altri intimi, e se la Cina vuole partecipare veramente all’impresa (detto che io per esperienze pregresse credo poco alle dichiarazioni cinesi, e mi piacerebbe capire veramente cosa intendono fare nell’industria e nei riscaldamenti), rimarrebbero oltre 6 miliardi di persone che non stanno facendo nulla o comunque poco (e che rappresentano il 60-70% delle emissioni).

    Premesso che spero di sbagliarmi, questo renderebbe vana (ai fini di un maggior contenimento dell’innalzamento della temperatura globale) la corsa che l’Europa vorrebbe fare con un apporto relativo della Cina.
    Se questo fosse vero, allora forse sarebbe meglio prendere i nostri tempi senza rinunciare all’obiettivo finale ma anche senza rischiare di mettere in crisi le aziende occidentali che ci danno lavoro.

    1. Lei spera di sbagliarsi, e Le do una buona notizia, ci è riuscito.
      Lei scrive: “Fermo restando gli obiettivi di decarbonizzazione”:
      per mantenere un obiettivo serve avere una data, senza una milestone nessuno si impegna in nulla, rimane tutto campato in aria (e questo è l’obiettivo
      delle big oil). Poi scrive: “insieme all’Europa corrono solo
      pochi altri intimi” : approfindisca perché non è corretto, le rinnovabili stanno facendo il boom proprio nei paesi in via di sviluppo
      e se Europa, Cina e India secondo Lei sono “pochi intimi” deve correggere quei numeri che inserisce.
      Poi scrive: “Prendiamoci i nostri tempi”: scrivere questo implica necessariamente un negazionismo
      climatico o per lo meno una mancata conoscenza di come stanno effettivamente le cose in materia climatica. Non ci possiamo più permettere ritardi in questo
      frangente.
      Le aziende occidentali che ci danno lavoro sono le stesse aziende del diesel gate, che hanno tapezzato l’europa di turbodiesel, e le stesse che hanno clamorosamente
      sbagliato previsioni sulla transizione verso l’automotive elettrico, sottovalutando tragicamente il dragone cinese. Ora urlano e ricattano il legislatore europeo minacciando
      senza vergogna licenziamenti di massa e prendendosela con la tecnologia del futuro. Ma il dragone cinese ha dimostrato che il mercato se lo prenderà comunque
      con elettrico, con l’ibrido o con il kerosene. Quindi tornare ora indietro sul ban 2035 è solamente un misero tentativo di salvare quello che non è più salvabile.

      1. Caro StefanoT,
        dato che penso che in linea di principio siamo dalla stessa parte in relazione agli obiettivi, mi fa piacere replicare.
        Partiamo da un punto: molti paesi hanno annunciato obiettivi ambiziosi, ma per quanto io abbia cercato in internet, ho trovato che nel 2024 solo la UE ha ridotto le emissioni di CO2 (vs 2023) del 3% circa.
        Tutti gli altri paesi del mondo, da quello che ho trovato, le hanno aumentate; anche la Cina le ha aumentate del 4% circa.

        Sulla materia climatica non sono assolutamente un esperto, ho solo cercato di leggere i rapporti climatici dell’ONU oltre a varie altre pubblicazioni scientifiche.
        Non sono un negazionista, anzi mi sento di far parte dei pro-scienza, (gruppo al quale de facto un po’ appartengo).
        Quindi sono per la riduzione delle emissioni.

        Sul fatto che le case occidentali abbiano sbagliato anche sottovalutando il mercato potenziale dell’elettrico, ho già scritto altrove che sono d’accordo.
        E’ altrettanto vero però che le auto elettriche non stanno incontrando un grande favore del pubblico (senza la Cina siamo sull’11% delle auto vendute nel 2024; 21% con la Cina – incluse però le PHEV).
        Quindi bisogna capirne bene le ragioni ed agire di conseguenza.
        Una via potrebbe anche essere la forzatura per legge, ma personalmente non sono convinto che possa essere tollerata dagli elettori.

        In definitiva io sto solo dicendo che (e posso sbagliare), se vero quanto sopra, al momento (al di là delle proclamazioni e degli intenti), solo l’Europa ha ottenuto risultati.
        Ma l’Europa pesa per il 6% (CO2) a livello mondiale.
        Ed il peso delle auto per trasporto privato è il 45% del 23% di questo 6%.
        Questo significa che se in Europa azzerassimo tutte le emissioni del parco auto privato avremmo un impatto dello 0,6% mal contato a livello mondiale.
        Allora il mio pensiero è solo quello di adottare soluzioni proporzionate ai benefici potenziali ottenibili senza trascurare i rischi delle stesse soluzioni proposte.

        E forse (ripeto forse), oltre alle auto ci potrebbero essere tante aree dove poter intervenire con il maggior favore delle persone e magari ottenendo risultati ben maggiori (generazione energia elettrica, industria, residenziale e trasporto merci, che insieme rappresentano circa l’80% delle emissioni di CO2).

          1. A parte che avevo risposto a StefanoT, e non credo che lui abbia bisogno del suo simpatico supporto, ma sono numeri non chiacchiere.

          2. E Stefano T le ha dimostrato che si sbaglia. Vuole continuare ancora a ripetere la stessa tiritera? Se perde la pazienza lei, che può permettersi di smettere di leggerci, si figuri noi che siamo costretti a sorbirla, pubblicarla e contestarla. Sa, vero, quale sarebbe l’alternativa?

        1. Se sei pro-scienza, dovresti condividere, almeno in parte, la crescente preoccupazione, la crescente urgenza degli scienziati del clima nel dare l’allarme sul muro di cemento armato verso il quale stiamo (tutti) correndo forsennatamente come se non ci fosse.

          Per dire: ogni, per quanto piccolo, possibile rallentamento ridurrà un poco il danno dell’impatto, ormai inevitabile, con il muro. Che rimane là davanti, grosso, alto, spesso, immobile. Chiaro, evidente, lampante che l’impatto ci sarà. Vuoi accelerare?

          Ultimo richiamo (cinico ma, sotto sotto, disperato) viene dal Climate Change Committee (CCC), l’organo indipendente inglese che “consiglia” il governo di Londra:

          CCC letter to Minister Hardy – advice on the UK’s adaptation objectives

          https://www.theccc.org.uk/publication/letter-ccc-letter-to-minister-hardy-advice-on-the-uks-adaptation-objectives/

          Traduzione dal politichese di Albione: adattarsi significa che non possiamo salvare tutti, ma, se facciamo qualcosa, possiamo salvare qualcuno (meglio i ricchi e i potenti prima). Consiglio disperato, ma cinico, come Boris Johnson che disse che gli anziani dovevano rassegnarsi a morire di COVID-19.

          1. @Edwin Abbott
            Ma è il suo vero nome o è ispirato allo scrittore e teologo britannico dell’800?
            A parte questo, la lettera è tosta e mi stupisce positivamente che il CCC la abbia scritta e resa nota.
            Si, sono convinto che il problema sia grave.
            Il mio punto è che quando sento questa continua banale bagarre sulle auto, perdo la pazienza.
            Perché sembra che tutto si concentri su un risultato minimo che da solo o con poco altro non servirebbe chiaramente a niente. Se anche tutto il mondo riducesse le emissioni del 20%, cambierebbe davvero qualcosa?
            Di conseguenza oltre a fare un’azione a più ampio raggio interna all’Europa (per traguardare una riduzione di almeno il 50%), l’Europa stessa dovrebbe forzare gli altri paesi a muoversi concretamente nella direzione della riduzione delle emissioni con l’unica vera forza che ha: noi siamo un mercato ancora ambito e se vuoi vendere qui devi agire secondo le regole che l’Europa dovrebbe definire chiaramente.
            Tutto il resto serve a poco se siamo i soli a farlo.

        2. Buongiorno MT64,
          qui discutiamo spesso questi temi e forse abbiamo già visto una serie di fallacie logiche nei calcoli che ha proposto, o almeno fallacie secondo me, e che sono convinto invece lei non noti in buona fede, perché sono proposte di continuo sui socials fino a far credere tramite la ripetizione che siano vere.. provo a segnalarne qualcuna:

          – intervenire sulle emissioni delle auto non è a una azione a basso rapporto effetto/sforzo, anzi è un settore con un rapporto migliore di altri (case, industrie) e forse è secondo solo al settore energia (dove gli effetti di decarbonizzazione sono ancora più rapidi ed efficaci a ottenere e infatti li è già in corso la decarbonizzazione a tempi record).. molto a spanne, se un europeo o un cinese emette in media 8 tonn di Co2 annue (comprese industrie nazionali) circa 2 sono del carburante dell’auto termica, oppure 1,3 se facciamo media con chi non ha l’auto; e quasi altrettante emissioni sono del riscaldamento di casa, che però è un settore non ancora pronto per essere decarbonizzato, al momento gli investimenti iniziali sono ancora alti e con ritorni di investimento ancora lunghi, molto più che scegliere una auto BEV al posto di una ICE

          – in occidente mentre gli altri settori (case, industria, energia) stanno comunque chi più chi meno diminuendo le emissioni, il settore trasporti (specie su gomma) le sta ancora aumentano, significa che il suo peso % aumenta negli anni se non lo elettrifichiamo

          – lei cita il dato del 2021, cioè 23% emissioni EU dovute ai trasporti nazionali (di cui 90% su gomma), ma il dato 2023 dei trasporti naionali europei è già salito a 27% delle emissioni totali
          https://www.eea.europa.eu/en/analysis/maps-and-charts/greenhouse-gases-viewer-data-viewers

          – inoltre vanno aggiunte le emissioni delle raffinerie dei carburanti e filiera, normalmente conteggiate nel settore industria e non nei trasporti, circa un altro 4-5%, e allora il trasporti superano la quota del 30% delle emissioni EU,

          e questa quota per circa il 90% sono dovuto ai mezzi su gomma, e non distinguerei tra auto, furgoni, camion, conviene elettrificare tutto visto che nei prossimi 10 anni le soluzioni tecniche sono già più che buone (i camion, oggi limitatai a 600 KWh, supereranno presto i 800 KWh di batteria) e ottimizziamo le infrastrutture

          – il danno ambientale (cioè poi anche economico) aggiuntivo globale e anche nel nostro territorio, dato dalle nostre emissioni di Co2 e metano che scegliamo o meno di emettere/ridurre, non dipende da cosa fanno gli altri, ma da una formuletta con un coefficente per ora circa fisso:
          200 Gtonn Co2 = +0,1 gradi temp. ( +0,2 gradi in Italia)

          – se allora ridurre le emissioni di Co2 delle auto elettrificando il nuovo non oggi (allora si sarebbe costoso) ma al 2035 non comporta grossi costi (anzi io sostengo che sarà un vantaggio economico, ci perde solo la filiera petrolifera) perché non dovremmo farlo? per fare dispetto ai paesi peggiori ( es USA /Russia) non ridicendo le emissioni come loro? ma danneggeremmo anche noi stessi

          – sostengo che è un vantaggio elettrificare le auto nuove al 2035 (con politiche adeguate o con imposizione) perché l destino delle industrie auto non mi sembra legato al tipo di motore (la concorrenza c’è comuque, specie dal 2027 con le fabbriche BYD che si aggiungono in EU) ma alle loro politiche commerciali; e anche se fosse che i brand auto perderanno volumi, l’elettrificazione è un sistema che non include solo l’auto, porta più valore economico aggiunto e più nuovi servizi energetici e digitali, come ogni rivouzione tecnologica, ritradarla significa impoverire l’economia,
          ..come l’inghilterra che aveva il vapore prima di altri
          ..o oggi alcuni paesi dell’est europa in teoria poveri, ma che hanno già digitalizzato tutta la burocrazia e ne traggono grossi benefici, mentre noi arranchiamo

          inoltre banalmente:

          – tagliare progressivamente le importazioni da estero petrolio e metano con rinnovabili ed elettrificazione dei servizi, trasporti inclusi, signifia migliorare nettamente il bilancio l’economico europeo, elettrificare le autoaiuta a spingere in questa direzione l’inerzia del sistema e le resistenze delle posizioni di guadagno aquisito delle vecchie filiere

          – rinnovabili ed elettrificazione portano molti più posti di lavoro della filiera oil e forse anche delle fabbriche auto, perché anche sull’elettrificazione esiste un vasto indotto di installatoi, tecnici, aziende fornitrici di componenti, di cui proprio Germania e Italia sono già i primi esportatori europei (elettronica di potenza, trasformatori, cavi di potenza , pompe di calore, semiconduttori, colonnine di ricarica, cambi e turbine eoliche e idroelettriche, ripresa di fabbriche europee di pannelli ftv e batterie, etc )

          poi le rinnovabili sono scese di prezzo da pochi anni, per cui la loro installazione sta accelerando ora e conviene guardare i dati aggiornati al 2025 e anche i dati di tendenza, per cui un paio di buone notizie.:

          emissioni in Cina hanno iniziato a diminuire:
          https://www.carbonbrief.org/wp-content/uploads/2025/05/Chinas-CO2-emissions-drop-due-to-clean-energy-for-first-time.png

          e forse anche India è vicina a mostrare risultati:
          https://www.carbonbrief.org/wp-content/uploads/2025/09/india-co2-emissions-growth.png

          idem Pakistan , Australia, Sud-America, Asia, Canada, Corea, Giapppone stanno correndo per invertire le loro emissioni, anche se per invertire la loro curva serviranno altri anni, e ci sono segnali che l’Africa crescerà nei consumi direttamente con energie rinnovabili, saltando la fase fossile

          mancano all’appello dei volenterosi Russia (economia basata su petrolio e nuculare), gli USA dell’attuale presidenza, e altri paesi minori o purtroppo in guerra

          guardando alle previsioni e contando l’inerzia nel decarbonizzare, è possibile che la temperatura salirà ancora parecchio, e che a un certo punto verranno usati rimedi abbastanza disperati (come l’immissione di polveri in atmosfera), ma ogni mitigazione del danno è più che utile, a maggior ragione se non ci porta grossi costi economici, o ancora meglio se come penso ci porta invece dei vantaggi economici

          1. @Massimo Degli Esposti
            se preferisce mi limiterò a leggervi, quando ne vale la pena.
            A quanto pare le sue ambizioni sembrano quelle di divulgare senza contradditorio.
            Mi fa pensare a qualcun altro…
            Buona fortuna

          2. Piacere mio partecipare
            e comunque preciso che tutti questi paesi che si sono scoperti favorevoli alla decarbonizzazione lo stanno facendo anche e in primo luogo per motivazioni economiche, e dopo ambientali; ora costa meno ed è più efficente che continuare con i combustibili fossili; costa sempre meno se i fossili sono di importazione, e in alcuni casi oramai anche per chi i fossili può estrarli in casa

            in India per es. le aste pubbliche di aquisto energia stanno pagando:
            – 1,3 cents a KW-h da impianti fotovoltaici
            – 2,8 cents a KW-h da impianto fotovoltaico con integrato accumulo bess (in rapporto 1 KW FTV con 2 KW-h di batterie), cifra che sta ancora scendendo ad ogni nuova asta

            stanno anche aumentando la produzione locale di pannelli ftv e di batterie LFP, che vendono on-line già da un annetto.. questo anno India installa circa 40GW di ftv (+70% rispetto anno precedente) che rispettto ai loro livelli di consumi è già una cifra importante e in crescita

  3. Domanda OT: stavo scrivendo un messaggio su altra discussione e mi sono ritrovato con questo messaggio: Your IP has been flagged as spam/malicious.

    Potreste chiarire?
    Grazie.

  4. Il nuovo slogan per le prossime elezioni potrebbe essere “Più egoismo per tutti!”

    Chi se ne frega delle prossime generazioni! Perché dovremmo favorirli? Che cosa hanno fatto loro per noi!? Eppoi noi saremo tutti morti tra cento anni! Basta pensare al futuro: magnamo tutto qui e adesso!

  5. Scusi, ma lei è del settore? Ha conoscenze tecniche con cui confutare quanto analizzato e spulciato da Transport & Environment?
    No perché a me quanto affermato da Boraschi è condivisibile, visto che reputo anch’io un danno prolungare l’uso dei motori termici (anche se alimentati da e-fuel o biocarburanti) dopo il 2035. È solo un danno per l’industria, l’aria che respiriamo e per il clima.
    Per me basterebbe questo per anticipare al 2030 il BAN.

  6. Speriamo che questa buffonata ideologica finisca presto e ci eviti di diventare una colonia della Cina, una moderna ibrida inquina in modo irrisorio…..poi se continuiamo con i fantasmi del green deal ci ritroveremo poveri e cinesi…

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