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Auto elettriche in stallo: “All’Italia manca una cabina di regia”

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La diffusione delle auto elettriche in Italia è in stallo perché manca una cabina di regia politica. Mentre Renault ed Enel X battibeccano sul più classico degli arcani (viene prima l’uovo o la gallina? Ovvero: prima le auto elettriche o prima le colonnine di ricarica?) l’Osservatorio Smart Mobility Report 2024 curato da Energy & Strategy-School of Management del Politecnico di Milano taglia la testa al toroDevono crescere entrambe.

Ma non possono crescere se non coordinandosi. Serve insomma una cabina di regia che pianifichi gli incentivi nel loro insieme, ne dia puntuale applicazione e dia loro coerenza.

La conclusione chiama in causa inevitabilmente gli ultimi governi, molto criticati dai relatori che si sono succeduti sul palco per commentare la corposa mole di dati e proposte contenuta nel rapporto.

rinnovabili 2021
Davide Chiaroni

Auto elettriche in stallo? Per l’Osservatorio Smart Mobility 2024 “in Italia la politica va a corrente alternata”

Il responsabile dell’Osservatorio Davide Chiaroni parla di una politica a “corrente alternata. Occorre invece «una pianificazione strategica a lungo termine e vanno adottate politiche pubbliche più incisive e continuative, incluse campagne sui benefici della mobilità sostenibile, per favorire concretamente chi intende comprare auto elettriche e promuovere la fiducia dei consumatori. Diversamente, l’Italia non sarà mai protagonista del cambiamento».

Ce lo dicono impietosamente i numeri. Per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 (fissati dal Pniec, cioè da noi stessi e da nessuno imposti)  bisognerebbe immatricolare più di 800.000 veicoli elettrici fin dal prossimo anno. Ma nell’ultimo triennio sono stati appena 130.000 all’anno in media. I dati stagnanti, addirittura in discesa, del 2023 sono noti.

auto elettriche in stallo
Auto elettriche in stallo in Italia: da più di tre anni non cresce la quota di mercato

Il divario con il resto d’Europa è drammatico. E il 2024 rischia di chiudersi ancora peggio. Nei primi otto mesi  le immatricolazioni di auto elettriche (Bev e Phev) sono scese del 12,3% e la quota di mercato è calata al 7,1% contro il 21,2 della media europea.

Lasciamo ai grafici che corredano il rapporto illustrare in dettaglio il disastro italiano.

auto elettriche in stallo

Auto elettriche in stallo: così crescono le emissioni medie delle nuove immatricolate

E mentre nel resto d’Europa le emissioni medie delle nuove auto immatricolate continuano pur faticosamente a scendere, da noi addirittura riprendono ad aumentare, allontanandoci sempre più dai target fissati per i prossimi anni.

Andando avanti così, dicono gli estensori del rapporto, saremo relegati tra coloro che subiscono una epocale transizione su scala mondiale, i followers, senza coglierne le opportunità (ma pagandone le conseguenze). Potremmo invece “cambiare passo” rientrando nella pattuglia dei leader. Ecco tre scenari ipotizzati:

La situazione di partenza 2023, le stime per l’anno prossimo e quelle al 2030 nelle tre ipotesi di Business as usual (Bau), Policy Driver (PD) e Full Decarbonization (FD), In verde le auto ad alimentazioni alternative (GPL, metano, idrogeno. Il secondo scenario (PD) implica una politica che almeno si impegni a guidare la transizione in coerenza con gli impegni presi a livello europeo. Il terzo (FD) ipotizza un cambio di passo.

Nello scenario di sviluppo “inerziale” delineato nel Report (BAU, cioè proseguendo alle condizioni attuali) si raggiungeranno al 2030 a mala pena 2,8 milioni di auto elettriche (cui vanno sommati 4,3 milioni di vetture ad alimentazione alternativa).  Contro i 7,7 milioni dello scenario “full decarbonization” (FD) che addirittura oltrepasserebbe i target europei. Ma da domani dovremmo adottare una strategia alla norvegese. Davvero improbabile.

Cambio di passo o finiremo followers

Un obiettivo possibile è quello intermedio, identificato nello scenario “policy driven” (PD), che vedrebbe 6,6 milioni di auto elettriche al 2030 nel nostro Paese ma richiederebbe un insieme di misure normative, economiche e culturali – individuate insieme ai partner della ricerca – capaci di  guidare l’azione politica dei prossimi anni.

Possiamo farcela? I ricercatori di Energy & Stategy, pur a denti stretti, non lo escludono. Fanno notare per esempio che l’offerta di modelli elettrici in tutti i segmenti si è molto ampliata (100 modelli sul mercato italiano, +20% sul 2022), le prestazioni sono migliorate, sta calando il differenziale di prezzo rispetto alle auto tradizionali.

«Gli alti costi d’acquisto iniziali, pur con gli incentivi, e una percezione ancora limitata dei benefici a lungo termine della mobilità elettrica hanno rallentato le immatricolazioni». E’ il commento di Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy.

Migliora l’offerta di auto elettriche e a 4 utenti su 10 può già convenire acquistarne una

Tuttavia, modellando il Total Cost of Ownership (TCO) per 5 diverse tipologie di utenti, i ricercatori hanno dimostrato che l’auto elettrica è meno costosa di quella termica in 4 delle 10 combinazioni analizzate. Nell’analisi si tiene conto conto della percorrenza annua (da 7 mila a 23 mila km) e del mix di ricarica adottato (prevalentemente pubblica o prevalentemente privata) per ogni segmento dall’A al D.

In generale, le determinanti più significative della competitività dei veicoli elettrici sono la percorrenza annua, cruciale per ammortizzare più rapidamente l’elevato costo di acquisto, le abitudini di ricarica degli utenti e il prezzo dell’energia ricaricata. La possibilità di ricaricare il veicolo a casa o sul posto di lavoro, a costi vantaggiosi o addirittura nulli, rappresenta ovviamente un significativo vantaggio economico.

Paradossalmente il vantaggio maggiore si registra per i proprietari di auto di segmento D con lunghe percorrenze e ricarica prevalente sul luogo di lavoro. Quindi gli utenti benestanti, ma soprattutto i classici titolari di auto aziendali.

Il punto d’attacco per innestare il “cambio di passo”? Le flotte aziendali

Proprio alle flotte aziendali è dedicato  un corposo capitolo delle studio. Nel quale si documenta una penetrazione di veicoli elettrici molto bassa (quasi nulla nelle piccole aziende) e comunque lontana dalle medie europee. Pur in un comparto che rappresenta il 29,5% del totale del mercato auto. Un altro elemento di riflessione per chi volesse fare il regista della transizione.

Non buttate la croce addosso alla rete di ricarica: rischia di essere sovradimensionata

Dulcis in fundo, la ricarica. A prima vista (nel grafico qui sotto) anche quella potrebbe sembrare solo l’altra faccia dell’anomalia italiana. Ma non è così.

Il numero di punti di ricarica pubblici continua ad aumentare a buon ritmo (+35% rispetto al 2022) e quelli privati hanno raggiunto le 500.000 unità. Il rapporto fra punti di ricarica pubblici e parco auto circolante è fra i migliori d’Europa. E abbiamo soprattutto una ottima percentuale di ricariche fast e ultrafast, che sono la chiave per abilitare lunghi viaggi in auto elettrica. Tornando alla querelle iniziale fra Renault ed Enel X, quindi, l’Osservatorio di Energy & Strategy sembra dal ragione alla seconda e torto alla prima.

Con questo divario (fra il trend di crescita dei punti di ricarica e quello calante delle Bev immatricolate n.d.r.) Chiaroni paventa il rischio di avere già «una rete di ricarica sottoutilizzata che non potrà supportare appieno la transizione elettrica».

Ma queste tariffe addio svolta elettrica

Il sottoutilizzo, infatti, è uno dei motivi per i quali una rete tutto sommato adeguata alla richiesta attuale sta diventando il cruccio degli Ev driver e uno dei principali ostacoli alla diffusione delle auto elettriche: l’abnorme lievitazione delle tariffe di ricarica.

Ma su questo torneremo, perché il dibattito seguito alla presentazione del rapporto merita un approfondimento a parte.

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22 COMMENTI

  1. L’inflazione c’è eccome basta guardare cosa costano le case, le auto, fare la spesa, gli stipendi che sono regrediti ecc.
    Alzare i costi dei carburanti ne farebbe diminuire l’uso, aguzzare l’’ingegno per ottimizzare i costi.
    Gli aumenti derivanti si assorbono dalla deflazione.
    La crescita com’è impostata è una presa per i fondelli.
    Serve guidare con i costi le scelte eco sostenibili
    L’ambiente non guarda l’inflazione e chi si erge tra le economie più sviluppate deve dare l’esempio.
    Oppure noi “non siamo uno dei membri del G7”
    Certo al parlamento europeo servirebbe proporre questa strada non esattamente il contrario.
    È una scelta che deve essere condivisa dall’ Europa
    Scommettiamo che molto prima del 2035 ci sarebbe una svolta ?
    Comunque ci stiamo arrivando per induzione l’eventuale aumento dei carburanti lo stiamo già pagando sulle bollette, tra poco sull’innovazione delle abitazioni, assicurazioni, ecc. Altrimenti i costi fissi ci mangeranno senza che ci accorgiamo.

  2. Siamo al cane che si morde la coda, da qualsiasi parte là si guardi le auto tradizionali inquinano e sono destinate al lento ma inesorabile declino.
    Le elettriche non sono per tutti “ per ora” ma sono il futuro “ a meno che non trovino ALADINO per i tappeti volanti” in mezzo ci stiamo noi fanalino di coda dell’Europa, mettere d’accordo tutti non si può ma se portassero il gasolio e benzina a 3€ al litro aiuterebbe molto.

    • “mettere d’accordo tutti non si può ma se portassero il gasolio e benzina a 3€ al litro aiuterebbe molto”: non so la vendita delle BEV, ma sicuramente un tale aumento aiuterebbe l’inflazione a raggiungere livelli sudamericani

  3. No no, la cabina di regia c’è, ed è impegnata con tutte le sue forze a fermare l’elettrico in quanto deve difendere gli interessi dei petrolieri e dei suoi amici.

  4. Che bello scenario. Praticamente l auto elettrica in Italia non é mai nata. Speriamo così si tornerà ad auto vere e non a questi lego con le batterie inguardabili

    • una triste realtà: l’auto elettrica non è mai nata (ma il padre di quelle cinesi è italiano ), in compenso da noi morirà per forza di cose quella termica… si rassegni a comprarle cinesi tra pochi anni…

      • si è vero comprero probabilmente cinese, una bella MG HS 1500 magari a km 0 su cui montare il GPL, non perchè disprezzi l’elettrico ma perche nel momento dell’acquisto le condizioni ritengo non saranno assai dissimili da quelle odierne che mi escludono una dcelta elettrica.

        • Tanto per cominciare … su un’eventuale prossima vettura mi informerei su diversi aspetti:
          intanto su “come va” in generale (la MG HS 1500 ce l’ha un mio vicino di casa… la moglie critica i consumi elevati… che non credo sarebbero bassi neppure a GPL)
          seconda cosa, buona l’idea di prendere una KM0 o Ex Demo, ma per la modifica a GPL occorre valutare sia la fattibilità tecnica (alcuni motori esigono impianti – BRC o Landi R – particolari, con iniezione di una % di benzina, come ad es. gli ultimi FCA/Stellantis di 500X/Renegade)
          terza cosa, va valutata la Policy di Garanzia che la Casa applica in caso di modifiche rilevanti come la modifica di alimentazione; in ogni caso, meglio chiedere la modifica direttamente al concessionario in modo che se ne prenda la responsabilità.

          • Ancora più semplice: acquistare un’auto con l’impianto montato in origine dal produttore, Lo fa Renault, anche con il marchio Dacia, ad un sovrapprezzo modesto, oltre ai soliti cinesi

          • Ovviamente si… Da ex responsabile accettazione & garanzia… trovo sempre più sicuro avere un veicolo predisposto dal costruttore…che ne deve rispondere totalmente (anche se spesso impianti After market sono migliori… ma quello è un altro aspetto del problema).

            Io ho solo fatto riflessioni sulla potenziale scelta di @antonio gobbo in caso cambiasse con un’ auto cinese…. (tutto da vedere come si svilupperà la rete concessionaria e assistenza…e con quali condizioni di garanzia..nel quadro delle norme europee).

          • Damiano osservazioni giuste,
            – sulla affidabilità sinceramente ad oggi non ho letto pareri negativi, comunque dato che la acquistero a fine 2025 inizio 2026 credo che nel frattempo se si evidenziassero problemi lo si verrebbe a sapere.
            – sulla garanzia lo so ibfatti lo farei montare a garanzia scaduta o acquisterei un auto con 2 annj e pochi km
            – sui consumi ok però io faccio 1000 km al mese + qualche we estivo e direi che iist nion sarebbero mostruosi soprattutto se paragonati a quelli di una BEV ricaricata in DC che sarei costretto a sopportare non potendo ricaricare da casa.

          • Antonio..su 1000km/mese c’è da verificare se in futuro continuerà ad essere conveniente mettere impianti a gas…visto costi installazione e successivo mantenimento.. sicuramente giustificabili per elevate percorrenze annue ..molto meno su quelle basse.
            Va anche considerato che il gas ci arriva via nave…a costi molto elevati … e tendenzialmente crescenti.

            Pure il riallineamento delle accise sui carburanti (ad oggi “minacciato” per il gasolio) potrebbe portare a brutte sorprese ( c’è 1 articolo su ANSA2030 che paragona oneri di sistema tra BEV e carburanti: al momento per Ricariche Domestiche siamo a oneri più elevati del
            +5% rispetto a Benzina
            +30%. ” a Gasolio
            +265% ” a GPL
            Se dovessero riequilibrare più equamente….)

            Comunque purtroppo non ho la sfera di cristallo… starò a vedere cosa succede . .sperando per scelte più intelligenti per il futuro prossimo

    • “Lego” “inguardabili”? Perche’ Lei riesce a distinguere una BEV da una ICE dall’esterno (a parte la marmitta…..)?

    • Questo commenti idioti son sempre da fantomatici nick name… probabilmente é sempre e solo lui… un benzinaio disperato

  5. alla fine temo che ci si stia parlando addosso alla ricerca dell’assassino ma mancando i maggiordomi nessuno lo trova, un grafico che ritengo esaustivi è quello che mostra le BEV in tapporto a 1000 abitanti che pur essendo incompleto (maca più di mezza Europa soprattutto paesi dell’EST) mostra che Italia e Spagna sono parimenti ultime e qursto pur avendo la Spagna costi dell’energia che sono la metà, se non di più, dei nostri. Questo perchè? semplice siamo nell’elenco dei paesi presenti nel grafico quello con salari/pensioni (netti) di fran lunga inferiori agli altri e le case automobilistiche mica fanno prezzi differenziati in base al PIL procapite del paese.

    • In realtà Antonio le vetture (ICE o BEV) hanno tutte listini differenti in base alle specifiche condizioni di mercato: non a caso le concessionarie spesso importavano FIAT dal mercato spagnolo..o vendevano Peugeot a quelle francesi ..
      In Spagna alcune vetture di alcuni marchi avranno prezzi più bassi rispetto alle equivalenti in Italia (o condizioni di sconto diverse..a parità di listino).
      Spagna e Portogallo hanno raggiunto il vantaggio del PUN elettrico solo recentemente.. ma penso che presto (entro 1 o 2 anni) recupereranno il gap con Francia e Germania, sia perché stanno arrivando molti modelli più moderni nel seg. B/C sia perché i loro governi sono più “attenti” a certe scelte; in fondo la Spagna è già stata capace di attrarre diverse produzioni (persino la Nuova Y viene assemblata a Saragozza.. e poi hanno diversi modelli Cupra in arrivo…), sicuramente non mancheranno di rendere più attrattive le auto elettriche che producono..

      Più avanti… vi aggiornerò…. a Madrid … ho familiari 😉

      • ho qualche dubbio a riguardo (soprattutto sui numeri richiesti all’Italia dove per ora a farla da padrone sono le vendite dell’usato) comunque vedremo

        • siamo sempre più poveri .. ed il futuro prossimo non lo vedo affatto benigno…. Bisogna pregare perché qualche costruttore estero prenda in considerazione pure il nostro paese… perché se vanno solo nei nostri paesi concorrenti (Spagna, Serbia, Polonia, Ungheria etc) saremo veramente messi malissimo…

          e poi c’è l “elefante nella stanza”: la gran prevalenza degli idrocarburi nel mix nazionale, che aumenta tragicamente i prezzi di qualunque bene prodotto e trasportato in Italia… oltre a gravare pesantemente sui costi luce/gas delle famiglie.

          • infatti anche il tuo (come il mio)”pessimismo” porta e credere che il passaggio all’elettrico in queste condizioni resterà un libro dei sogni.
            Ci sono troppe variabili da “sistemare” perchè possa entrare nella “confort zone” degli italiani: costo all’acquisto, numero e dislocazione delle colonmine di ricarica soprattutto AC, prezzo di ricarica, meccanici spealizzati ovunque in Italia ecc, cose che non si aggiustano col solo ‘piacere di guida’
            Visti gli attuali sipendi/pensioni temo che il futuro sarà molto più simile a Cuba che alla Norvegia.

          • Auto elettriche o elettrificate…le vetture moderne sono sempre più complesse e costose da gestire…botteghe artigiane con buoni meccanici non bastano più; oramai servono diagnosi elettroniche, strumentazioni sofisticate… l’ effetto Cuba lo avremo ancora finché saranno consentite vetture vecchie ed inquinanti in giro.. in grandi città, specialmente in inverno, il rischio di fermo circolazione sarà elevato in futuro…
            Bisogna sperare che finalmente investano per realizzare un buon trasporto pubblico… efficiente ed economico…

  6. Prezzi più bassi alle colonnine, prezzi parificati tra le EV e le ICE (ma non continuando ad aumentare il prezzo di queste ultime, ma iniziando ad abbassare seriamente il prezzo delle prime).

    E la rete di ricarica non rischierà mai di essere sovradimensionata: basta farsi un giro di notte per qualsiasi città italiana, dando un occhio a tutte le auto parcheggiate per strada durante la notte, per rendersi conto andrebbe più che bene un punto di ricarica per ogni singolo parcheggio.

  7. la cabina di regia c’è. Peccato che stia coordinando il sabotaggio sistematico della mobilità elettrica.

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