Auto elettrica, come fanno in Cina a tagliare i prezzi? Non pagano i fornitori

In Cina, la corsa al ribasso dei prezzi tra i costruttori mette in crisi la tenuta finanziaria della filiera dell’auto elettrica. Margini in calo, fornitori in sofferenza e rischi crescenti per l’intera filiera: è quanto emerge da un’analisi del Financial Times. Un campanello d’allarme per l’industria automotive o l’inevitabile  ricaduta della concorrenza “spietata” per la conquista di quote di mercato?

Come fanno in Cina a sostenere la corsa al ribasso dei listini dell’auto elettrica? Non pagando i fornitori. Ridotta all’osso è questa la sintesi di una elaborata analisi del mercato automotive appena pubblicata. Un servizio che prende spunto dalla lotta senza quartiere che i marchi più grandi hanno scatenato per conquistare quote di mercato. Con il governo di Pechino che da un lato spinge per un consolidamento del settore (ci sono oltre 100 marchi di primo livello). Ma dall’altra – dopo aver ottenuto risultati anche sul lato ambientale, ora vuole raffreddare il mercato.

dazi auto
Una fabbrica di batterie in Cina

Auto elettrica, in Cina un terzo dei costruttori cinesi quotati ha passività correnti superiori alle attività correnti

Lo studio ha rivelato che oltre un terzo dei costruttori cinesi quotati ha oggi passività correnti superiori alle attività correnti. Sintomo di un deterioramento della liquidità dovuto a una competizione interna feroce, fatta di sconti aggressivi e vendite al limite della sostenibilità. I produttori, in primis BYD, leader del settore, stanno utilizzando il capitale circolante per finanziare la crescita. Ritardando i pagamenti ai fornitori e accettando marginalità sempre più ridotte. Il risultato è un mercato iper-competitivo e instabile. Con il governo di Pechino che ha cominciato la manovre per invertire la rotta.

La spinta espansiva di BYD è emblematica, fa notare il Financial Times. Il deficit di capitale circolante ha superato i 15 miliardi di euro alla fine del 2024. La casa automobilistica ha scelto di non ricorrere al debito convenzionale. Ma finanziare lo sviluppo mediante la dilazione dei pagamenti a valle della catena produttiva. Una strategia che ha permesso a BYD di guadagnare terreno nei volumi, ma a discapito della solidità dell’intero ecosistema industriale. Rivali come Geely, Nio, Seres, BAIC e JAC seguono lo stesso schema, con un deficit aggregato di 17,8 miliardi di RMB.

Il rischio è che si stia replicando nel settore dell’auto elettrica ciò che è già avvenuto nel comparto immobiliare. Con uno scenario da bolla che potrebbe scoppiare sotto il peso del debito sommerso. Una situazione che ha spinto anche i vertici del governo cinese a intervenire, convocando i principali produttori per intimare la fine degli sconti eccessivi e chiedere tempi di pagamento più brevi ai fornitori, entro i 60 giorni.

Geely

La Cina teme la replica della bolla immobiliare: potrebbe scoppiare sotto il peso del debito sommerso nel settore auto elettrica

I numeri parlano chiaro: nel primo trimestre 2025, i margini operativi medi sono scesi al 3,9%, con un calo di 0,7 punti rispetto all’anno precedente. Anche gli utili aggregati sono in flessione del 6,2%, in una dinamica che vede l’aumento dei volumi di vendita senza però una crescita proporzionale dei profitti. Il rischio paventato dagli analisti è quello di una “crescita senza profitti”, che rende l’intero comparto vulnerabile a oscillazioni economiche o cambiamenti normativi.

Nel frattempo, il Ministero dell’Industria cinese ha dichiarato di voler rafforzare i controlli contro pratiche anticoncorrenziali, per impedire un’ulteriore corsa al ribasso che potrebbe compromettere la sopravvivenza di molti operatori. Ma l’eventuale consolidamento del mercato, da tempo atteso, procede lentamente proprio a causa del forte sostegno statale a diversi gruppi in difficoltà.

Le implicazioni per l’Europa (e per l’Italia)

Mentre la Cina cerca un equilibrio tra competizione e sostenibilità industriale, le ripercussioni sul mercato europeo sono già visibili. Le auto elettriche cinesi, spesso vendute a prezzi estremamente competitivi, stanno guadagnando terreno anche nel Vecchio Continente. Al momento, l’incertezza sulla solidità finanziaria dei produttori non solleva ancora dubbi sulla loro capacità di mantenere prezzi così bassi nel lungo periodo, soprattutto se vincolati a condizioni più rigide di pagamento e margini compressi.

  • Guarda anche il VIDEO di Marco Berti Quattrini con il punto della settimana

Visualizza commenti (17)
  1. A parte la fonte che non mi pare sull’argomento da considerare vangelo, la bolla immobiliare l’hanno chiusa o la stanno chiudendo , mi pare, e senza farla pagare a tutto il mondo e specialmente ai poveri cristi quando esplode nel meraviglioso ns mondo di specialisti della finanza. Per quel che riguarda i pagamenti a 2, a 3 mesi e oltre io già li vedevo negli anni 80 e 90 e ho visto fallire una buona ditta torinese che non riusciva a farsi dare i soldi, milioni , da Telecom e altre società più o meno statali. Mi doveva qualche milione, di lire, su cui ho pagato iva e tasse. Forse dopo un anno o più il mio commercialista mi ha fatto rientrare dell’ iva, ma non ci posso giurare.

  2. Bell’affare, ciò significa che uno come me ( e tanti altri ) che vorrebbe passare all’elettrico ma non può permettersi un auto europea dovrà stare mooolto attento a ripiegare su modelli cinesi che magari può permettersi, non tanto per bontà d’animo verso i poveri fornitori di questa gentaglia che molto probabilmente falliranno presto ma perchè potrebbe ritrovarsi un giocattolo cinese per il quale non saranno disponibili pezzi di ricambio una volta che il colosso inevitabilmente fallirà seguendo a ruota i suoi fornitori! Che schifo, questa si chiama transizione debitoria altro che energetica…

      1. Si l’ho letto, e mi rendo pienamente conto delle implicazioni, a lavoro stiamo via via eliminando le aziende che pagano così a lungo ( almeno per quanto riguarda i clienti meno affidabili)…spesso limitando i profitti, purtroppo siamo piccoli e scoppiamo se andiamo dietro a questa gentaglia! Di fatti saltiamo da un settore all’altro dell’industria per rimanere a galla fra 1000 difficoltà…questa è la realtà purtroppo…sfido chiunque a passare dall’automazione industriale, alla nautica e alla cosmetica di settimana in settimana! Ma se vuoi sopravvivere questo è.

    1. Mi pare ci sia un po’ di catastrofismo in eccesso in questo commento… Ritardare I pagamenti per finanziare la crescita è un po’ diverso dal non pagare perché in fallimento. Certo non bisogna esagerare e va regolata come cosa ma una non è conseguenza diretta e inevitabile dell’altra.
      Altra cosa: la concorrenza spietata se la stanno facendo in casa… Dove le stesse auto costano la metà o meno che da noi… Solo noi tra dazi e prezzi alti rischiamo di restare al palo senza transizione e falliti. Si daranno una regolata tra loro e vedrete che i big non falliranno di certo.
      PS: va poi tenuta in considerazione la fonte della notizia, che ha tutto l’interesse per drammatizzare la situazione in Cina sperando di trarre vantaggio per l’occidente…

    2. In Italia non è che siamo messi meglio. Aziende che spariscono senza pagare ce ne sono a bizzeffa e il vizietto di non pagare lo ha anche il comparto pubblico: non è che se fai un lavoro per lo stato sei sicuro di prendere quanto dovuto . In ogni caso anche produttori nostrani come era per esempio Saab hanno chiuso ed arrivederci ai clienti

      1. Anzi, funziona così:

        Lo stato ri deve (poniamo) 100.000 euro per un lavoro fatto.
        Te li da a babbo morto, due, tre, a volte cinque anni.
        Nel frattempo però tu devi pagarci sopra le tasse per l’anno di riferimento, come se li avessi presi davvero.
        Ma tu non li hai presi, e quindi magari non puoi materialmente pagarci sopra le tasse.
        Quindi e dai e dai (magari gli hai fatto due o tre lavori) a un certo punto ufficialmente diventi “moroso”, “evasore”: quindi lo stato mica ti paga se non sei in regola con le tasse. Eh no ragazzi, scherziamo?

        Per farvela breve, so di gente nelle costruzioni che è FALLITA, letteralmente FALLITA con tentinaia di migliaia di euto di CREDITI a causa di questo cortocircuito. Oppure ha dovuto chiedere prestiti in banca per pagare le tasse.

    3. Stai tranquillo che finchè in Europa continueranno a mantenere i prezzi stellari nel settore auto (non mi riferisco solo al settore elettrico) i principali produttori di auto elettriche in Cina non falliranno mai, nonostante abbiamo pure i dazi, oneri di trasporto, Iva da pagare in piùe nonostante la loro concorrenza interna, che però appunto svantaggia i costruttori non leader

      1. @Renato… Pensa la sorpresa dei nostri politicanti e loro seguaci quando si accorgeranno che , nonostante dazi BEV e precipitosa retromarce su produzione di auto ICE… saremo facilmente invasi dalle loro ICE (comunque più accessoriate ed economiche) e le loro varie NEV (ICE ibdridate con varie soluzioni) con rendimenti del 47% .. e sempre e comunque più economiche delle controparti made in Europe o USA…

        Magari dei 100 marchi cinesi ne resteranno solo 10 (BYD, SAIC, Cheryl, Geely di sicuro) ma visto che mentre guardiamo “il nostro ombelico” le case cinesi si stanno velocemente espandendo nel sud America ed Africa, erodendo fortemente quote a noi ed ai giapponesi (altri che si stanno rendendo conto di dover “rendere merito” agli storici rivali/nemici…e sviluppare e produrre auto nel loro mercato per il loro mercato -1º al mondo – e forse da esportare poi pure in quelli “occidentali”…

        Il tempo stringe…e se le case europee non si alleano (fondono) tra tutte loro… ne resteranno solo i “blasoni” da attaccare su veicoli studiati e prodotti altrove.

    1. Concordo in pieno.
      Da decenni l’universo FIAT vive sullo strozzinaggio dei fornitori, tanto piú piccoli quanto piú strozzati.
      Negli anni ’90 si davano i macchinari ai capireparto facendogli aprire aziende, cui chiedere anno dopo anno riduzione dei listini fino a farle scoppiare.
      Nei primi anni ’10 si è assistito alla fuga dei subfornitori migliori verso le case tedesche, chi non aveva la qualità necessaria sta affogando piú o meno lentamente.
      Non piú tardi di pochi mesi fa, ricordiamo la lettera di Stellantis ai fornitori: “la crisi erode i margini, vi chiediamo l’x% di riduzione dei listini per aiutarci a superare la crisi”.
      Dopo aver imparato come dare le auto, i cinesi ci copiano nel peggio..

      1. e decenni fa leggevo di situazioni simili anche nella “galassia giapponese” dei fornitori & sub_fornitori…di cui è “figlia” anche la vicenda “airbag” Takata… (che per altro si protrae da troppi anni…coinvolgendo vari marchi con stabilimenti in diversi continenti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

Ci pensino le aziende a ricaricare gratis le auto dei dipendenti

Articolo Successivo

L'E-Day delle Comunità Solari: sabato 21 all'Autodromo di Misano

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!