Auto elettrica: Aramco, gigante arabo del petrolio, collabora con Byd

Aramco, prima compagnia petrolifera al mondo, si allea con BYD, il colosso cinese della mobilità elettrica. L’accordo guarda al futuro dei trasporti: assieme vogliono collaborare “sui veicoli energetici”. Si tratta di un accordo “per la ricerca comune, per trovare nuove tecnologie e migliorare l’efficienza dei trasporti“.

E’ come se ExxonMobil si alleasse con Tesla per il futuro della transizione. Strano che non ci abbiano pensato negli Stati Uniti. Visto che Exxon, come tutta Big Oil, è uno stretto alleato di Donald Trump, esattamente come Elon Musk. Per fare un paragone con l’Italia, è come se Eni facesse ricerca sulla mobilità assieme a Stellantis per un nuovo modello di 500 elettrica.

Combustibili fossili e batterie assieme. Potrebbe sembrare controintuitivo, ma non lo è se pensiamo che i Paesi del Golfo sono l’area del mondo dove rinnovabili e tecnologie green sono proporzionalmente cresciute di più negli ultimi anni. Per conoscere ulteriori dettagli bisognerà aspettare, quando si andrà oltre gli annunci di cooperazione.

dazi cina
Stella Li, Executive Vice President BYD

La collaborazione tra Aramco e Byd è importante per i sauditi che hanno sempre espresso scetticismo sui tempi della transizione dai combustibili fossili

Ma non c’è dubbio che la collaborazione tra i sauditi di Aramco e i cinesi di Byd è un passo importante per la transizione, oltre che un segnale geopolitico non indifferente. Perché è un ulteriore avvicinamento della Cina ai Paesi del Golfo. Area, fino a pochi anni fa, strettamente legata agli Stati Uniti. Ma sempre più autonoma.

L’accordo – come ha sottolineato Bloomberg – è un cambiamento per Aramco. I cui dirigenti hanno spesso espresso scetticismo sul ritmo della transizione dai combustibili fossili tradizionali. Non per nulla, Aramco ha finora investito nella ricerca sulle tecnologie e l’efficienza dei veicoli a motore endotermico. Per esempio, con una partecipazione del 10% in una joint venture per sviluppare propulsori con la francese Renault  e la cinese Geely.

Quest’ultimo caso è ovviamente un modo per sostenere i combustibili “alternativi” e la cosiddetta “parità tecnologica“. In pratica, un tentativo per garantire ancora un po’ di anni di sopravvivenza al petrolio. Ma anche in Arabia Saudita sanno benissimo che il futuro dei trasporti è ormai indirizzato.

In Arabia Sau

dita un terzo di auto elettriche al 2030

L’Arabia Saudita guarda sempre di più alle auto elettriche. Negli ultimi anni si sforza di creare un centro di produzione automobilistica nazionale, secondo l’agenda del principe ereditario Mohammed bin Salman. Il fondo sovrano saudita Pif è il principale azionista del produttore di veicoli elettrici Lucid group. E ha creato il proprio marchio chiamato Ceer.

Il tutto per creare un modello industriale che non dipenda più soltanto dal petrolio. L’obiettivo è che i veicoli elettrici rappresentino circa un terzo delle auto su strada entro il 2030 e raggiungano emissioni nette zero entro il 2060.

  • LEGGI anche “BYD Sealion 7: è l’anti Tesla Model Y?” e guarda il VIDEO di Marco Berti Quattrini qui sotto

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Visualizza commenti (4)
  1. Semplicemente con la fine della globalizzazione come la conosciamo noi, l’arrivo delle tensioni commerciali da un lato (dazi a tutto spiano) e la Cina che sta convertendo tanta roba a benzina in roba elettrificata, il petrolio quota a 67$ e la prospettiva è che vada giù ancora probabilmente.

    Infatti se non erro, proprio l’Arabia Saudita ha accettato e anzi appoggiato l’aumento di produzione di petrolio da parte dei paesi OPEC+.

    Questo vuole dire che anche loro hanno buttato la spugna, sanno che a 100$ a barile nel breve periodo non lo rivedranno il greggio. Inoltre sotto i 60$ mettono fuori gioco lo shale oil USA (e tanti saluti al drill baby drill).

    Si stanno solo riposizionando su un nuovo mercato che tira e sarà importantissimo nel futuro.
    D’altronde se hai deserti dove il FV produce ad 1cent a KWh perchè non sfruttarli, mica si fanno tutte le p***pe mentali che ci facciamo qua per due pannelli e qualche pala eolica.

    A qualcuno la venderanno con profitto.

    1. su googlemaps, nella vista aerea:

      — Emirati Arabi Uniti
      si vedono facilmente già almeno tre mega-parchi fotovoltaici 6 km x 3 km (e dalle news, so che stanno anche abbianando mega-accumuli cinesi a batterie)

      — Qatar
      un mega-parco FTV 3 km x 3 km

      — Arabia Saudita
      così al volo non ho visto (per ora) analoghe mega-strutture, ma immagino ci siano installazioni anche se di taglia meno evidente, e tante altre ne cresceranno

      poi dispiacere a ricordarsi che a non troppa distanza invece c’è la zona del massacro di guerra.. purtropo natura umana è anche scannarsi e depredarsi invece che cooperare per avere poi tutti più risorse da ripartirsi/condividere

    1. mario milanesio

      mi sbaglierò…ma ho idea che avverrà il contrario,
      il petrolio finisce, prima o poi, morituri te salutant

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