Auto elettrica all’italiana: pregiudizi più forti dell’esperienza

auto elettrica pregiudizi

Gli italiani e l’auto elettrica: l’interesse c’è, ma si risolve per lo più nei pregiudizi sentiti al bar. E l’acquisto continua a spostarsi ad un futuro lontano. Conta poco – o forse nemmeno arriva alle orecchie dei più – l’esperienza largamente positiva della minoranza di automobilisti che la possiede e la utilizza quotidianamente. È il paradosso che emerge dalla ricerca “L’Italia e l’auto elettrica: tra percezioni e consapevolezza” (qui le slide con i risultati integrali del rapporto) , presentata a Villa Blanc dall’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School in occasione della conferenza UNRAE di fine anno.

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Luigi Nasta durante la presentazione del rapporto

Lo studio mette a confronto le valutazioni sull’auto elettrica di non possessori e possessori, utilizzando anche modelli avanzati di Intelligenza Artificiale per analizzare in profondità opinioni, timori e vissuti reali. E’ stato realizzato dall’Osservatorio Unrae/Luiss diretto da Fabio Orecchini e Luca Pirolo e presentato dal curatore Luigi Nasta, Ricercatore Luiss Business School.

Il risultato è una fotografia nitida del vero ostacolo alla transizione: non tanto la tecnologia, quanto il divario tra percezione e conoscenza concreta.

Pregiudizi più forti dell’esperienza: cosa frena i non possessori

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Tra chi non guida un’auto elettrica, le barriere appaiono soprattutto cognitive e informative. Il 67% teme la durata della batteria, oltre il 58% giudica insufficiente la rete di ricarica autostradale e il 72% considera il prezzo d’acquisto troppo elevato. Dati che raccontano una diffidenza strutturale, spesso costruita “da fuori”, senza un’esperienza diretta del mezzo. Qui sotto la composizione del campione di “non possessori” preso in esame dal rapporto. Da notare che il 59% dichiara redditi inferiori ai 35.000 euro annui e il 65,7% è in possesso di laurea triennale.

E qui le loro abitudini di mobilità, abbastanza simili, come vedremo,,,,,,,, a quelle del possessori di auto elettrica. Ma solo il 9,8% ha preso in esame attivamente l’acquisto di una EV pur disponendo della possibilità di ricaricare a casa o al lavoro (41,2%)

Colpisce in particolare un altro elemento: quasi la metà del campione dichiara difficoltà nel reperire e interpretare informazioni affidabili su costi reali, incentivi, autonomia e tempi di ricarica. Un segnale chiaro di come la comunicazione sull’elettrico, in Italia, resti frammentata e discontinua, lasciando spazio a narrazioni parziali o superate. E queste ultime, più che i dati reali, portano il 71,8% del campione ad escludere l’acquisto di un’auto elettrica nei prossimi 3 anni. Tuttavia c’è un promettente 22,6% che sarebbe pronto all’acquisto anche domani se si verificassero condizioni economiche molto favorevoli.

Quindi su costoro dovrebbero concentrarsi gli interventi qui sotto individuati:

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Prezzo, incentivi e ricarica: le vere leve della transizione

La ricerca individua con chiarezza le leve su cui intervenire per sbloccare il mercato. La priorità assoluta è la riduzione del prezzo di acquisto, indicata dal 55,4% degli intervistati. Subito dopo emerge il tema della stabilità degli incentivi, considerata più importante della loro entità: ciò che manca, oggi, è la prevedibilità nel tempo.

Segue la richiesta di una rete di ricarica capillare e affidabile, soprattutto sulle lunghe percorrenze, indicata come priorità massima dal 12,7%. Infine, la garanzia di lunga durata sulla batteria risponde direttamente alle paure tecnologiche, raccogliendo oltre il 50% delle preferenze complessive nelle prime tre posizioni. Tutto il resto – wallbox gratuite, servizi digitali, test drive estesi, abbonamenti energetici – resta marginale.

Chi guida elettrico racconta un’altra storia

Il confronto con i possessori di BEV è forse il dato più interessante dello studio. L’esperienza reale d’uso smentisce molte delle paure più diffuse: il 56,4% apprezza la maggiore economicità rispetto al termico, mentre oltre il 70% giudica adeguata la gestione quotidiana dell’autonomia.

Le criticità tecniche percepite dall’esterno si ridimensionano drasticamente una volta al volante, benchè le condizioni di partenza non siano molto dissimili, a parte il reddito medio annuo più alto, una lieve prevalenza di maschi , e un titolo di studio superiore.

Quasi identiche invece le esigenze di mobilità. Aumenta lievemente il numero di che percorre meno di 30 km al giorno, ma solo il 38% ha un impianto per la ricarica domestica.

Per la maggioranza del campione la sostenibilità è una leva identitaria per il possesso di una BEV. Una larga maggioranza crede che la mobilità elettrica porti un forte beneficio all’ambiente e il 72% dichiara di averla scelta per coerenza con i propri valori etici. Una larghissima maggiorana esprime soddisfazione e tende a trasformarsi in un promotore della transizione in prima persona.

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C’è però un punto di convergenza tra chi l’elettrico lo guida e chi no: l’infrastruttura di ricarica pubblica e autostradale non è ancora sufficientemente omogenea e affidabile. Un limite che continua a influenzare la percezione di utilizzabilità del mezzo, soprattutto per chi affronta viaggi extraurbani.

Percezione e consapevolezza: il vero nodo italiano

Il messaggio finale della ricerca è chiaro: la transizione elettrica in Italia non richiede rivoluzioni, ma un sistema più solido e coerente. Dove manca informazione chiara e esperienza diretta, la percezione resta bloccata; dove l’auto elettrica entra nella quotidianità, molte barriere cadono.

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Prezzi competitivi, infrastrutture affidabili, protezione dal rischio tecnologico e strumenti informativi trasparenti sono le condizioni per trasformare l’interesse in fiducia. In questo contesto, la creazione di ecosistemi di “social proof”, in cui gli attuali utilizzatori di BEV possano diventare riferimento per i futuri acquirenti, emerge come una leva concreta per accorciare la distanza tra realtà e immaginario dell’elettrico. Solo così la mobilità a zero emissioni potrà diventare, anche in Italia, una scelta non solo possibile, ma davvero desiderabile.

  • LEGGI ancheAuto elettriche al lumicino? Quel che manca è la buona informazione” e guarda il VIDEO

 

Visualizza commenti (7)
  1. Luca Dell'Oca

    Quello che trovo sempre comico (per essere gentile) è che tutti quelli che commentano negativamente le auto elettriche, tipicamente NON le possiedono. Mi capita tra amici, colleghi e parenti, ti ripetono a pappagallo quel che leggono e sentono in giro (ed è sempre palese disinformazione, se fatta per ignoranza o interesse poco cambia) quando basterebbe chiedere a chi già le use.
    Quindi si, il problema principale è la cattiva informazione che ci gira intorno, e purtroppo se ne esce solo col passaparola, ogni utente elettrico ne convince uno, che convince poi un altro, e via così. Potrebbero dare una mano attività calate dall’alto, ma con i governanti odierni la vedo dura.

    1. però è sempre divertente veder le facce 😶che fanno i conoscenti che chiedono dell’auto elettrica quando rispondi che ormai sono anni che la usi, che ci hai -magnificamente- fatto migliaia di km e che la pure la prossima sarà elettrica

    2. Luca Marcuzzi

      Se qualcuno ha una TV col tubo catodico e non ne ha mai provata una di ultima generazione non si rende conto che le TV moderne sono migliori? Mi domando come sia possibile.

  2. Bastava guardarlo in faccia un mio vicino x capire cosa pensava…prima ho preso la Kona 64 poi un po’ di fotovoltaico e addirittura la batteria con la cucina che non preleva corrente dalla rete…lui, il vicino non voleva neanche sentirne parlare. Ora si ritrova con il genero ( che è pure elettricista) che prima si è dotato di un impianto fotovoltaico e ora ( con un sorriso a 64 denti )si presenta con una bella, nuova fiammante auto elettrica ( addirittura cinese!!)…dall’espressione del suo viso è evidente che, il vicino, comincia ad avere seri dubbi sulle sue certezze…

  3. In molti hanno già capito che l’elettrificazione ha più vantaggi che svantaggi, sia parlando con chi è già passato alle vetture BEV e sia leggendo la stampa “corretta ed onesta”. E l’interesse per le esperienze dei “pionieri” (che poi oggi non sono poi così tanto pionieri) che si trovano anche su questo sito è lì a dimostrarlo
    I nodi però sono sempre gli stessi: come evidenzia anche la ricerca i prezzi sono ancora uno spauracchio per molti potenziali acquirenti e gli incentivi, vedasi quelli appena scaduti, una presa in giro.
    Regalare fino a 11 KEuro ad un solo automobilista e nulla a molti altri è semplicemente immorale. Le Regioni che incentivano veicoli già incentivati dal Governo nazionale sono ancora più immorali.
    Alla fine con incentivi per tutti, ovviamente più limitati, si potrebbe allargare di molto la platea degli interessati e quindi dei nuovi guidatori BEV.

  4. Il freno è, secondo me, dovuto evidentemente a tre fattori: disinformazione/maleinformazione, inesperienza, interessi propri.

  5. Dato un’occhiata e faccio il riassunto: in Itaglia lo stesso virus del complottismo (alimentato dalle solite voci e che trova terreno molto fertile…) ha infettato anche il settore BEV e sarà molto arduo sradicarlo, basta leggere una delle motivazioni dal rapporto: “Filiera poco trasparente
    Il 56.4% non ha informazioni chiare su provenienza delle materie
    prime, condizioni estrattive, sostenibilità della filiera e impatti sociali
    (cobalto, litio, nickel). Questa mancanza alimenta sfiducia” come se le stesse persone avessero a cuore la filera dello smartphone che ormai fa parte di una appendice del loro corpo, e come disse non ricordo più chi ” ma mi faccia il piacere…”.l

  6. Alessandro D.

    Si parva licet, nel piccolo del mio condominio succede la seguente cosa: un condòmino (tra l’altro di professione elettricista) a furia di vedere me che scorrazzo bellamente con la merdomacchina come nulla fosse e senza farmi problema alcuno, prima mi ha fatto il quarto grado su come funziona e come mi gestisco, ora ha appena comprato il Transit elettrico “uso misto” approfittando degli incentivi N1 (e probabilmente anche di uno sconto sontuoso se il prezzo che mi ha detto è vero) e rottamando una vecchia Euro 5 diesel anche lei immatricolata autocarro.
    “Tanto in Puglia dai parenti ci vado col camper”. E ci sta, non fa un a piega, il resto dell’anno gira a scossa.
    Consegna a febbraio, mi ha già precettato per un corso avanzato di ricarica strategica.

    Un altro condòmino, costui pensionato di 72 anni, mi ha fatto il quarto grado pure lui perchè “tra un paio d’anni la mia vecchia Lancia Y ne ha 20 e non lo so mica se passa la revisione… Certo che se te ricarichi a casa…. a quelle cifre si spende un c@770 rispetto alla benzina… Tanto io ormai giro solo qui attorno, in vacanza ci vado in treno… e mettere la ricarica nel mio box è un attimo, è già tutto pronto”… eccetera.
    A suo dire gli piace la 500 elettrica.

    Vedremo. Però se le cose sono facili, non è che la gente non le capisce o non ci riflette. Se invece è unj percorso a ostacoli, allora si prosegue serenamente a benzina. Poi sì, ci sono gli zucconi per principio.

    1. Tutto vero, Alessandro. Ma la domanda è: come mai due perfetti elettromobilisti potenziali hanno dovuto chiedere a te come gira il vento dell’auto elettrica dopo un decennio che se ne parla? E se non ti avessero beccato al volante della tua Dacia Spring? Il vero percorso a ostacoli è trovare informazioni corrette nel pandemonio dei media italiani.

      1. Alessandro D.

        -hanno dovuto chiedere a te come gira il vento dell’auto elettrica-

        Hanno la fortuna di avere sottomano il n°1, e a chi dovevano chiedere?
        Rimani solo tu che non l’hai ancora capito.
        :p

        – se non ti avessero beccato al volante della tua Dacia Spring?-

        Tornando seri, quello che dici è vero, ci mancherebbe.
        Però un po’ per tutto funziona in questo modo alla fine.
        Uno vede l’altro che fa una cosa, vede che la cosa “entra” nella normalità della sua vita, che non gliela stravolge e a volte gliela migliora… Si incuriosisce, chiede, si incuriosisce di nuovo… E poi fa i suoi pensieri.
        Comunque sì, non discuto quel che dici.

      2. alla fine più che le informazioni diffuse sui vari media conta l’effetto emulazione tra conoscenti… anche ad esser zucconi, quando vedi che altri ci girano tranquillamente e magari risparmiano pure parecchio, alla fine vogliono provare. Le persone vogliono copiare chi sentono affini… non “altri” per condizioni economiche, cultura e situazioni abitative. Certo è che non si può contare sull’emulazione in gran parte dei condomini più “popolari” con parcheggi ed impianti elettrici inadeguati e/o difficilmente modificabili… ove magari abitano tanti che “vorrebbero” ma gli diventa una gimkana trovar colonnine pubbliche sufficientemente comode (per distanza e disponibilità oraria…. e si torna ai posti auto stradali con ricariche lente, che in Italia proprio è solo “sperimentale” in pochi quartieri di Milano o poco oltre.
        Bisogna contare sui molti che vivono in abitazioni con posto auto e magari disponibilità di WB per ricariche a casa (o al lavoro.. che andrebbe molto incentivato !); sicuramente ci avvicineremmo alle quote dei paesi più evoluti ed un 15/18% sarebbe fisiologico in questo decennio, visti i modelli in arrivo a breve.
        Poi a far da deterrente ci sono anche le reti di vendita ed assistenza, che spesso per (loro ! ) questioni finanziarie puntano per lo status-quo, visto che il cliente è più “spennabile” con tagliandi periodici (al massimo spingono per ibride/plugin che poco cambiano, anzi ! ).

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