Il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin non ha dubbi. “Le auto cinesi non le fermi con i dazi“. E siccome per aggirare le barriere doganali apriranno fabbriche in Europa, propone uno scambio di conoscenze e tecnologie. “BYD venga ad aprire il suo terzo stabilimento europeo in Italia“
Se non li puoi combattere, puoi sempre stringere un’alleanza. Federico Visentin, presidente di Federmeccanica e proprietario della Mevis di Rosà, azienda della componentistica per il settore automobilistico, non ha dubbi. «Sull’avanzata che avranno i cinesi nelle auto elettriche non c’è discussione». La strada da percorrere – sostiene in un’intervista che ha appena rilasciato al Corriere Veneto – è quella di indurre i cinesi a produrre in Europa.
“Le auto cinesi sono molto competitive sui costi”
I dazi introdotti dall’Unione Europea non sembrano aver avuto l’effetto sperato. E anche su quelli introdotti dal presidente Donald Trump non è molto fiducioso. «Non sono certo i dazi a fermarli in Europa», afferma Visentin. «Dobbiamo prendere atto che sulle auto elettriche non solo riescono a essere molto competitivi sui costi, ma assai attrattivi su altri fronti: la tecnologia delle loro vetture non è niente male».
Le tariffe d’importazione sono aggirabili, sostiene l’imprenditore veneto: perdono efficacia quando produttori come Byd decidono di impiantare fabbriche direttamente nell’Unione Europea. La questione, pertanto, diventa come gestire l’inevitabile espansione.
Auto cinesi, entro la fine dell’anno 12 marchi sbarcheranno in Italia e in Europa. BYD ha aperto un salone in piazza Duomo a Milano
Visentin propone un approccio strategico. «Dobbiamo accompagnare questo cambiamento, condizionando l’espansione». L’obiettivo non è impedire l’avanzata cinese, ma governarla. «Conquistino il 10 o il 15% del nostro mercato, a fronte di uno scambio», suggerisce Visentin. Facendo eco alle parole di Luca De Meo, amministratore delegato del gruppo Renault.
Del resto, l’avanzata delle case cinesi è un fatto che si basa sui numeri e sulla campagna marketing. Entro la fine dell’anno, almeno 12 marchi di Pechino inizieranno a commercializzare le loro vetture in Europa. E lo faranno in grande stile: BYD ha aperto il suo autosalone in piazza Duomo a Milano. E sempre nel capoluogo lombardo, Leapmotor ha invaso le stazioni della metropolitana con la sua campagna pubblicitaria.
E quale sarebbe lo scambio proposto da Visentin nell’intervista? Un trasferimento di know-how, soprattutto “nell’innovazione di processo”. «Si faccia in modo che ci sia un trasferimento di conoscenze», afferma. L’obiettivo è evitare che i cinesi si prendano il 50 o il 100% del mercato. Contribuiscano attivamente allo sviluppo del sistema industriale europeo.
“Auto elettrica, BYD acquisti la nostra componentistica”
BYD, uno dei principali produttori cinesi, potrebbe essere uno dei candidati naturali. Il più importante marchio cinese sta già avviando la produzione in Ungheria, con l’obiettivo di produrre 300.000 auto entro quest’anno. Visentin auspica che il terzo stabilimento BYD lo possa impiantare in Italia. Ma sottolinea che per attrarre investitori stranieri è necessario ridurre i costi dell’energia nel nostro Paese.
Nel febbraio scorso, BYD ha incontrato i rappresentanti della filiera italiana della componentistica. «Se fanno le auto da noi in Europa è fondamentale che acquistino i nostri componenti», ha affermato Visentin. L’incontro a Torino ha visto la partecipazione di dieci team BYD, che hanno espresso l’intenzione di assumere 50 designer a Milano. Questo significa che le fabbriche italiane non saranno solo centri di assemblaggio, ma centri di progettazione e ricerca, connessi con la realtà industriale.
Visentin ribadisce che i dazi non sono la soluzione per fermare l’avanzata cinese. «Possono essere al massimo uno strumento negoziale in via temporanea, proprio per accompagnare e condizionare questa espansione», conclude. L’avanzata cinese nel mercato delle auto elettriche è una realtà con cui l’Europa deve fare i conti. La sfida è trasformare questa minaccia in un’opportunità, promuovendo uno scambio di conoscenze e innovazione che possa rafforzare il sistema industriale europeo.
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Se non sbaglio avevamo già fatto accordi con i cinesi per avere produzione BYD e altre in Italia, poi abbiamo osteggiato l’ elettrico e , soprattutto, abbiamo “firmato” ( Italia in testa, mentre Spagna e Germania si sono rifiutate) per i dazi sulle auto cinesi, e quindi loro costruiscono nei paesi dell’Est, sono già in Europa, ma noi abbiamo perso anche questo treno…
Tra burocrazia folle e prezzi dell’energia alle stelle non abbiamo un grande appeal tra i colossi industriali. Scommetto che la apriranno in Spagna
GRAFICO MARZO 2025 prezzo all’ingrosso del kw-h elettrico
nei diversi mercati europei
https://www.pv-magazine.com/wp-content/uploads/2025/04/20250331-AleaSoft-European-electricity-market-prices-2048×1426.png
partendo dai meno cari:
linea arancione -> paesi nordici -> circa 30 euro a MW-h
linea nera e gialla -> Spagna e Portogallo
….
….
linea verde (prezzi cari)-> UK
linea rossa (prezzi ancora più cari) -> Italia
=== il grafico è preso da questo articolo
https://www.pv-magazine.com/2025/04/04/european-markets-hit-by-negative-electricity-prices/
Vengano in Italia?
Queste cose prima si concordano e poi si fa il pavone sui media, altrimenti si rischia di ottenere l’effetto l’opposto.
Emagari l’intento vero è proprio quello.
Se li governiamo come abbiamo fatto con il settore tessile, elettronica, farmaceutica etc etc si prenderanno l’80% del mercato.
“Il problema” alla diffusione delle ev è il costo dell’energia .
“La soluzione” rinnovabili + Storage di accumulo + V2H .
Se qualcuno vuole vederlo bene altrimenti lo vedranno gli altri !
«Conquistino il 10 o il 15% del nostro mercato, a fronte di uno scambio», suggerisce Visentin… ma immagino si riferisca al mercato europeo nel suo complesso… quello asfittico italiano no di sicuro…troppi pochi “pezzi”.
Comunque la capacità produttiva dei marchi cinesi è sovrabbondante in ogni senso e dovranno affrontare grandi lotte interne per sopravvivere (facendo J.V. e fusioni) ma comunque un po’ di contrazione della produzione complessiva dovranno affrontarla a breve termine perché, dazi USA & UE a parte, globalmente ci son sempre meno persone con capacità di reddito di cambiare spesso auto, dovendo affrontare sempre maggiori costi e gravi problemi dovuti ai cambiamenti climatici (con danni e distruzioni a campi, aziende, abitazioni etc).