Auto aziendali, la riforma fiscale “green” di T&E Italia

T&E auto aziendali

Una riforma della fiscalità delle auto aziendali basata sulle emissioni di CO₂ potrebbe garantire all’Italia 4,3 miliardi di euro entro il 2030 e ridurre oltre 2 milioni di tonnellate di emissioni clima alteranti. A rivelarlo è un nuovo studio di Transport & Environment (T&E), che denuncia come il nostro Paese continui a sostenere con oltre 14 miliardi l’anno le auto più inquinanti attraverso un sistema di agevolazioni controproducente. La Legge di Bilancio 2026 potrebbe diventare così un passaggio chiave per correggere la rotta.

Il rapporto T&E evidenzia come l’Italia sia ancora il Paese europeo che più sostiene, indirettamente, le auto endotermiche, ibride e ibride plug-in attraverso una serie di agevolazioni: IVA detraibile, ammortamenti, bollo ridotto, carburanti agevolati e soprattutto tassazione favorevole dei fringe benefit.

La norma attuale tassa solo il 50% del valore convenzionale delle auto endotermiche e addirittura il 20% delle plug-in, nonostante diversi studi ne attestino emissioni reali fino a cinque volte superiori rispetto a quelle dichiarate. Un paradosso che, secondo T&E, rischia di salire a sistema.

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Le flotte aziendali emettono il 60% del totale auto

In Italia i trasporti generano oltre un quarto delle emissioni complessive di gas serra e il 90% arriva dal traffico su strada. Le auto rappresentano circa due terzi di questo totale. A incidere è soprattutto un parco circolante fra i più vecchi d’Europa, città che spesso superano i limiti di qualità dell’aria e un mercato elettrico che, pur crescendo nel 2025, resta ancora marginale.

Per questo T&E spinge per una leva fiscale capace di accelerare la transizione delle flotte aziendali verso tecnologie a zero emissioni, fondamentali anche per sviluppare un mercato dell’usato elettrico accessibile.

Puntare in primis sulla transizione delle flotte ha un suo perchè, secondo T&E. Nel 2024 le auto aziendali hanno rappresentato il 40% delle immatricolazioni, ma hanno prodotto quasi il 60% delle emissioni di CO₂: un dato che evidenzia quanto le percorrenze medie siano molto più alte rispetto alle vetture private.

Le aziende, però, sono anche gli attori più pronti a cambiare: hanno maggiore capacità finanziaria, sono sensibili al total cost of ownership, possono installare infrastrutture di ricarica in sede e integrare energie rinnovabili. Inoltre, dopo 3-4 anni queste vetture alimentano il mercato dell’usato, offrendo l’occasione di rendere la mobilità elettrica più accessibile a un pubblico ampio.

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La leva fiscale europea: il modello belga

La Commissione europea raccomanda da tempo all’Italia una fiscalità più coerente con gli obiettivi di decarbonizzazione e sta preparando una normativa dedicata alle flotte aziendali.

Il Belgio è il caso più citato: una riforma del 2021 che prevede, dal 2026, la deducibilità piena solo per i veicoli elettrici, ha fatto passare la quota di auto aziendali a zero emissioni dall’8,8% al 41,1% in tre anni. Un esempio che mostra come la tassazione possa orientare in modo rapido ed efficace le scelte delle imprese.

T&E e la riforma basata sulle emissioni

T&E suggerisce quindi una riforma strutturale e non parziale, applicabile solo alle nuove immatricolazioni, con un sistema di bonus-malus che includa: tassazione dei fringe benefit in base alle emissioni, revisione della detraibilità IVA, aggiornamento della deducibilità dei veicoli e lintroduzione di una tassa di immatricolazione unica parametrata a CO₂ e prezzo del veicolo.

L’obiettivo è aumentare i vantaggi per le tecnologie zero emissioni, ridurre gradualmente quelli per le endotermiche e allineare il sistema alle migliori pratiche europee, evitando distorsioni o perdite di gettito.

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Quattro mld allo Stato e 235.000 EV in più entro il 2030?

Secondo le simulazioni T&E, tra il 2026 e il 2030 questa riforma produrrebbe un saldo positivo da 4,3 miliardi di euro, una riduzione del 6% delle importazioni di petrolio e l’arrivo di 235.000 auto elettriche aggiuntive, pari a un incremento del 29% nel segmento aziendale.

Risorse che potrebbero essere reinvestite per colmare il  divario infrastrutturale, sostenere programmi di social leasing, potenziare il trasporto pubblico, il car sharing e le forme di mobilità attiva.

  • LEGGI anche “Incentivi, ricariche, ban 2035: Cardinali (UNRAE) suona la carica” e guarda il VIDEO

Visualizza commenti (1)
  1. roberto guidetti

    La proposta di T&E così come è pubblicata sul sito di tale organizzazione, colpirebbe però anche i privati. Leggo infatti: “Rimodulare la “tassa di immatricolazione” in base alle emissioni di CO2 e al costo del veicolo, per garantire una fiscalità più sostenibile ed equa” senza che venga fatta distinzione tra flotte aziendali e privati. Si tratta quindi dell’ennesimo aumento dell’imposizione fiscale. Possibile che i fautori di tale iniziativa non comprendano come tali proposte non fanno altro che portare acqua al mulino di sovranisti&negazionisti. Gilet gialli, AFD, Trump e simili non hanno insegnato nulla? La transizione non può essere fatta a suon di tasse!

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