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Auto aziendale: più tasse sulle termiche, meno sulle elettriche

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Ricarica

Auto aziendale, premiata quella elettrica e penalizzate le  propulsioni diesel e benzina. Questo l’esito della Legge di Bilancio che dal 1 gennaio ha cambiato il regime fiscale dedicato al benefit.

Agenzia delle entrate
L’Agenzia delle Entrate e la norma sulle auto aziendali

Imponibile più alto per l’auto aziendale inquinante

La legge di bilancio per il 2025  ha modificato il calcolo sulle tasse dedicate alle auto aziendali. In aumento per i veicoli che producono emissioni di CO2 più elevate, più basse quelle dei veicoli elettrici e ibridi.

In percentuale si pagherà: il 10% del costo chilometrico per le auto elettriche, il 20% per le ibride plug-in e il 50% per quelle a benzina o a gasolio. Queste ultime sono passate dal 30 al 50%.

In Gazzetta Ufficiale sono state pubblicate le tabelle elaborate da Aci per calcolare il valore dei rimborsi chilometrici dei dipendenti che usano la macchina personale per lavoro.  Ma anche quello dei fringe benefit per chi si sposta con un’auto aziendale ad uso promiscuo alternando uso personale e professionale.

crisi auto elettricaCome si legge in un’analisi del Sole 24 Ore: «Con riferimento ai veicoli plug-in ed elettrici, i costi aumentano rispettivamente dello 0,9% e del 2,4% per i modelli fuori produzione e dello 0,20% e dello 0,30% per quelli ancora in produzione. Le leve che hanno inciso sulle variazioni sono state i rincari dei prezzi dell’elettricità per la ricarica, mentre i carburanti sono generalmente diminuiti (nel caso dei veicoli plug-in), come pure il generale prezzo dei listini».

soldiPer chi lavora con auto aziendale  termica  riduzione di 100 euro al mese in busta paga

La propulsione termica, parliamo di emissioni di Co2 da 61 a 160 g/km,  registra l’aumento degli oneri fiscali e previdenziali a carico del lavoratore che sempre secondo il quotidiano economico «può tradursi in una riduzione del netto in busta paga superiore a 100 euro al mese».

La nuova normativa non piace ad Aniasa – associazione di Confindustria del settore autonoleggio – che già da novembre aveva criticato la svolta.

«Così come oggi prevista la norma contempla, per il raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica, la sostituzione del criterio collegato alle emissioni di CO₂ con quello basato sull’alimentazione del veicolo».

Inoltre, accusa Aniasa «rivede i coefficienti di calcolo del valore imponibile del benefit, riducendoli per le vetture elettriche e ibride plug-in (e, non in sintonia con i dichiarati obiettivi di contenimento delle emissioni, anche per supercar e auto di lusso), prevedendo invece un forte aumento per tutte le altre alimentazioni (pari all’85% delle auto aziendali)».

Auto aziendale elettricaLa beffa: tassati i rimborsi delle ricariche elettriche domestiche

Un aspetto negativo del fenomeno è la tassazione delle ricariche elettriche fatte in ambito domestico. Una scelta che si legge nella risposta all’interpello 421/2023 dell’agenzia delle Entrate (al link si può scaricare e leggere il documento integrale).

In sintesi: «Si ritiene che anche i rimborsi erogati dal datore di lavoro al proprio dipendente per le spese di energia elettrica finalizzata alla ricarica degli autoveicoli assegnati in uso promiscuo costituiscono reddito di lavoratore dipendente da
assoggettare a tassazione».

Il quotidiano economico ha sentito Marco Cilione dell’area statistica dell’Aci: «Il costo della ricarica elettrica è calcolato considerando una media ponderata: il 70% si basa sui prezzi dell’energia per uso domestico, mentre il restante 30% tiene conto delle tariffe applicate alle colonnine pubbliche».

Scarica le tabelle con le diverse propulsioni pubblicate in Gazzetta Ufficiale.
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18 COMMENTI

  1. La solita stupidata all italiana. Ormai è stato capito da tutti che le bev non coprono le esigenze della maggior parte degli utenti. Inutile ripeterlo per l ennesima volta. Quindi chi si va a colpire? Come al solito quelli che non si possono difendere e che magari hanno un auto per uso promiscuo che costituisce un aiutino al bilancio familiare. Un auto concessa per merito perché magari l’azienda ha depositato un brevetto a tuo nome e ti vuole ricompensare. Il grande dirigente invece, con stipendi ben piu alti intanto se la spasso con una bellissima auto termica e l aumento della tassazione non lo fa altro che sorridere. Un risultatone.

  2. Vista la grande difficoltà dei privati
    in Italia la mobilità elettrica aumenterà più velocemente in ambito aziendale (tra movimento merci e TPL) per estendersi poi a quella dei propri dipendenti (e clienti) tramite parcheggi attrezzati.
    Se il sig. X arriva in fabbrica/ufficio ed attacca l’ utilitaria ad una AC per 8 ore…non credo abbia ancora molto di cui lamentarsi…anche con le seg.B attuali (per le seg. A magari ci vogliono tragitti quotidiani più brevi..o qualche sosta al supermercato ogni tanto).

    Però occorre Presa di coscienza di cosa stiamo rischiando a Non fare questo passo (inquinamento e cambiamenti climatici non perdonano e non concedono proroghe, anzi ! ) e le politiche europee e d italiane devono cambiare passo .

  3. Al netto di alcuni svarioni (quali la tassazione della ricarica domestica), mi pare un buon primo passo per disincentivare l’uso di auto termiche in ambito aziendale.
    Ci vorrebbe il coraggio di estendere la penalizzazione all’acquisto di auto termiche per i privati, ad esempio agendo all’immatricolazione come in Francia con la tassa specifica “Malus CO2”, tanto più elevata quanto più l’auto emette CO2. Ma, per dirla con il famoso Razzi-Crozza, “questo io non creto”.

    • Esiste già da anni ed è applicata la sovrattassa all’atto della immatricolazione per le emissioni di CO2 sull’auto; sono cinque fasce, sotto i 160g/km nulla e poi a crescere 1100€-1600€- 2000€- 2500€-2800€ ; quando ho preso il Fuoristrada all’immatricolazione ho aggiunto al listino i 2,8k€ come malus essendo dichiarato 439 g/km CO2 nel ciclo combinato, anche sul coupé preso la scorsa primavera che è a 384 g/km

      • Eraldo mi perdoni ma quando leggo 439gr/km mi si accappona la pelle. Poi riprendo il controllo ben conscio che bisognava agire sulle Panda, ogni grammo risparmiato erano milioni di grammi, toglierne 100 al suo fuoristrada erano forse 10.000 in tutta Italia, insomma, vale la somma globale e non certo il singolo, però fa un certo effetto…
        Ed ecco perché trovo un errore intervenire su certe auto (Supercar e supersportive) coi divieti, avrei colpito con tasse lasciando la vendita, spiegandola bene, però (se una Lamborghini paga 10.000€ all’anno di tassa CO2 e quei soldi li tramuto in 2 incentivi da 5.000€ per la sostituzione di due utilitarie Euro0/1/2 con elettriche ho ugualmente fatto un favore all’ambiente, cosa che in Italia è pura utopia, all’estero no)

        • la vetture con classe ambientale più bassa hanno già un malus sul bollo il cui valore euro kw è più altro ; una euro 0 paga 3 euro/kw fiano ai 100 kw poi 4,5 euro ogni kw eccedente, una euro 6 2,58 fino ai 100 e 4,28 oltre i 100; superati i 185 ma meno di venti anni c’è l’addizionale del superbollo (che aihmè conosco a menadito ) che partono da 20 euro kw a scalare ogni cinque anni fino ad azzerarsi al compimento del ventesimo anno. nel mucchio ce ne sono tante però c’è chi fa regolare manutenzione e passa le revisioni e poi una marea di catorci circolanti tenuti su col nastro adesivo che è impossibile possano aver passato una qualsiasi revisione. per il mio fuoristrada posso dire con certezza che è qualcosa da vetrina , parliamo di poco meno di 450 veicoli prodotti nel 2006 data di fine produzione, meno di 12000 vetture prodotte in quindici anni

    • Eugenio tassare ulteriormente le ICE all’acquisto sarebbe la volta buona che l’usato passerebbe da 4 auto su 5 immatricolate a 9 su 10 🙂

      • Non se la tassa la fai in percentuale sul valore di acquisto e sulle emissioni.
        Una Euro0 da 300 gr CO2 km è meglio non circoli, quindi devi disincentivarne anche la vendita.
        L’eternit è stata vietato perché cancerogeno, le auto lo sono anche loro, Euro1 risale al 1993, sono passati più di 30 anni, Euro 2 è del 1997, mi sembra ragionevole penalizzare quello che viene prima in maniera importante (camion e furgoni inclusi).

        • Bravo Guido, l’Euro0 deve essere trattato come l’Eternit, insomma le auto oltre 30 anni devono restare a casa. Chi non ha soldi trova cmq un’alternativa con meno emissioni e poco prezzo

  4. Il problema delle ibride plug-in è la lentezza della ricarica, e quindi chi le sceglie come auto aziendale non le ricaricherà mai. Questa è l’esperienza diretta di alcuni miei colleghi che hanno scelto una plug-in come auto offerta dall’azienda solo perché il prelievo in busta paga è inferiore a quello di un’auto puramente termica. Non caricheranno mai a casa, perché l’azienda non ha previsto il rimborso dell’energia utilizzata e quindi caricheranno, forse, quelle 10 volte all’anno che passano per la sede e ci restano per almeno mezza giornata. Gli unici che le usano in modo corretto sono i dirigenti che tutte le mattine vano in sede e ci restano, allora si li vedo connettere l’auto alla colonnina appena scendono dall’auto, ma a quel punto andava bene pure una EV.

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