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Arriva il Microlino, vi ricorda qualcuno?

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L ‘Isetta rinasce elettrica e diventa Microlino. Secondo La Stampa il fondatore  di Micro Mobility Systems, l’imprenditore svizzero Win Ouboter, sta per dare il via alla produzione della vetturetta che rende omaggio alla mitica creatura della Rivolta.

Vim Ouboter  (foto e filmato da micro-mobility.com)

Costerà 12 mila euro

Isetta precursore Microlino
La vecchia Isetta, cui si ispira il Microlino

L’obbiettivo di Ouboter è di ridare il sorriso a chi viaggia in città e se ne sta ingrugnito al volante delle auto di oggi. E in effetti l’Isetta (guarda la scheda) è entrata nella storia come un’auto di immediata simpatia, una bubble car, come la definirebbero gli americani. Ideale per parcheggiare, grazie a misure contenutissime e al fatto di salire e scendere dal portellone anteriore, senza sbattere con lo sportello con le auto che stazionano a fianco. Il Microlino  è lungo 2 metri e 43, larga appena un metro e mezzo e un peso di 450 kg. Il motore elettrico assicura una potenza massimo di 20 cavalli, con la possibilità di scegliere tra due pacchi batterie: uno da 8kWh e uno, più capace, da 14 kWh. Ovviamente cambia anche l’autonomia, che sarà rispettivamente di 120 e 215 km. La velocità massima è annunciata di 90 km all’ora, più che sufficiente nell’uso cittadino. Il prezzo sarà di 12 mila euro, tutt’altro che irragionevole per un’elettrica pura.  Per ricaricarla servono quattro ore con la presa di casa, che si riducono a una se si dispone di un connettore Type 2.

Il Microlino sarà prodotto da Tazzari a Imola

La cosa interessante è che il Microlino verrà prodotto in Italia, presso la Tazzari di Imola, con cui Ouboter e i figli Oliver e Merlin hanno stretto un accordo. La Micro Mobilità System è nata nel 1999 per studiare nuove soluzioni di mobilità, tra cui un famoso monopattino elettrico. L’idea di ridare vita alla vecchia Isetta è nata guardando un servizio televisivo, ma gli Ouboter ci tengono a dire che non si tratta solo di un omaggio a un mito del passato, ma di ridare nuova vita a quel concetto. Cosa che è stata fatta assieme all’Università di Zurigo e ai creativi di Designwerk. Come sempre, in questo tipo di vetture, l’incognita maggiore è la sicurezza negli urti: vedremo anche su questo come è stata reinterpretata l’originale del 1954.

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